È uno scoiattolo prima a balzarmi davanti, poi a ripensarci. Poco prima mi avevano ammaliato i girasoli, il loro grido al cielo timido, che mi introduceva ai vigneti.
Non posso stare lontano da questa terra, che sa sempre raccontarmi storie immutabili in modo diverso. Sono bambina e scalpito, perché voglio scendere dall'auto ed entrare nei vigneti. Esito, tuttavia, perché nel casolare c'è la perpetua di don Giacomo con vino e biscottini. I miei piedi dalla sedia non toccano terra, ma io sono indubbiamente grande.
Mi scuoto, quando incontro un cervo nella via infinita tra i vigneti. Restiamo immobili io, lui, la mia migliore amica che ho voluto portare con me, perché lei è una regina, ma non te lo fa pesare. Perché lei ha ricordi, intrecciati ai miei. Forse, quel cervo è mandato da papà che sa sempre come stupirmi.
Sono a Castel Boglione, ora. La prima persona che incontriamo è la nonna di Gianluca, alla Cascina Garitina. Ha una luce contagiosa. Poi lui, che ci mostra i suoi tesori. Hanno colori fuori dal mondo, che il mondo chiamano, e scorrono come ruscelli felici. Qui respiro anche il suo lavoro antico e moderno insieme, anche lui è un esploratore.
Sa trasmettere energie e sete di futuro, Gianluca. A Nizza andiamo alle Due Lanterne, un pranzo meraviglioso. E solo qui riesco a mangiare il vitello tonnato, magnificato. È la prima volta da quando non lo fa più papà, e lui è felice.
Stasera gusto le pagine di Enzo Bianchi sul vino e so che sceglierò la bottiglia giusta.
Grazie, Gianluca e angeli tutti
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