Ha solo visto un miracolo, di quelli che se non stai attento, se ti fai irretire dall'abitudine, ti sfuggono. E non possiamo permettercelo, cara merla. Non in questo mondo balordo, che abbiamo sconquassato a dovere.
Lui mi scrive così e io soffro con lui.
"L'ho conosciuta per l'assidua frequentazione di un grosso e basso cespuglio nel mio giardino: stava costruendo un nido. L'ho vista deporre, uno al giorno, quattro uova di in bel verde smeraldo. Potevo io non fare partecipi i miei nipotini?
Sono venuti, hanno guardato a lungo stupiti, il papà ha fotografato...
La merla è volata. Sono due giorni che non torna. Ha abbandonato il nido".
non si dà pace, il mio amico. E nemmeno io.
Dove sei, merla? Nessuno voleva guastare o usurparti le tue creature. Dicci che tornerai.
Ti vorrei rivolgere le parole più belle che invocano un ritorno, quelle di Rimbaud a Verlaine. Oso sussurrarle, seppure in circostanze così differenti, perché mi sembrano una preghiera stupenda.
"Ritorna, ritorna, amico mio, caro, unico amico, ritorna. Ti giuro che sarò buono. Se sono stato grossolano con te, era uno scherzo in cui m'incaponivo, me ne pento più di quel che non sia possibile dire. Ritorna, tutto sarà dimenticato. Che disgrazia, che tu abbia dato peso a quello scherzo. Da due giorni non smetto di piangere. Ritorna. Sii coraggioso, amico mio, caro. Non c'è niente di irrimediabile. Basterà che tu rifaccia il viaggio".
Cara merla, il mio amico neanche voleva farti uno scherzo: al contrario, ti vuole bene e voleva far ammirare la tua bellezza, il tuo amore.
Torna, o cara merla. O almeno un angelo, sappia sostenere il volo più bello, il volo più alto di quelle creature.
Nessun commento:
Posta un commento