Lo so, sembra un quesito da Carrie Bradshaw. Ma sul treno ho più possibilità di osservare, fuori e dentro.
Così, dopo una giornata abbastanza pesante, salgo e dopo un minuto di viaggio penso che la signora al mio fianco è proprio insopportabile. Continua a urlare al cellulare, direi che è alla quarta telefonata e tutto il mondo va informato di quanto sta accadendo nella sua famiglia: cambia anche il tono di voce, scivolando in sdolcinatezza da spavento quando condivide un minuto di conversazione con una povera bambina.
Io mi accorgo di pensare che non la sopporterò per l'interno viaggio e il cielo mi ascolta, perché scende alla prima fermata. Davanti a me è seduta una donna molto più tranquilla, che smanetta in silenzio con lo smartphone. Ma senza avvedersene davvero, gioca anche con i sandali e proietta i piedi fuori.
Insopportabile. Devo guardare altrove, perché cavolo ho dimenticato il libro a casa?
Per fortuna, il viaggio sta finendo. Attendendo l'apertura delle porte e un pizzico di pace, lo sguardo si posa su un ragazzo che cerca di fare una telefonata: ormai siamo in galleria, la linea ondeggia e lui sembra in imbarazzo perché deve alzare la voce in mezzo alla gente. Mi sarebbe vagamente simpatico, se non mi trovassi a pensare: ma perché non ha aspettato l'arrivo?
Insomma, anche ciò che è gradevole rispetto al mondo fracassone, questa ombra di pudore, rischia di diventare insopportabile. E allora mi chiedo: ma tutto è diventato più insopportabile o io sopporto di meno, il che significa che sono più insopportabile di prima?
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