Sto viaggiando con gli occhi e i profumi: mi spingo lontano e mi fermo a Lisbona, non respirata abbastanza. Mi tuffo a Procida, negli occhi saggi chi non ha dovuto affidarsi a un diploma per trasmettere la vita. E torno verso casa, sono a Sesto Calende con le religiose, mi accorgo dal lago di Monate che i giorni non si spengono mai veramente.
Paola mi stupisce, mi guida, non mi fa pressione, ancora. Questa volta con il suo libro, che sboccia nella mostra a Somma Lombardo, nella Galleria Fallaci.
Che cosa si può imparare da una Pellai? Tanto. E figurarsi da due. Perché quando parla suo padre, non c'è cornice più straordinaria, essenza che mostra le radici di un cammino. E tra le parole che vengono scandite, si fa strada questa espressione: giornalista per sempre.
Non esiste omaggio più efficace a Paola. Racconta di un amore nato lontano, un amore che non si spegnerà mai, e non conta dove lo esprimerà, perché quella curiosità buona non può essere frenata. Può solo spingere a guardare ancora le persone, non le immagini. A cambiare abito ma senza cambiare se stessi, come una mirabile famiglia americana fotografata da lei.
Giornalista per sempre, Paola, e chi sa guardare negli occhi, incontrare, cercare.
Anche attraverso un libro come "Il tempo di uno sguardo" (edizione Giv, prefazione Lina Wertmüller) e la mostra che lo accompagna.
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