Per varie ragioni, me li sono goduti così poco, questi Europei. Anche le favole durate di più non potevano ridarmi il sorriso, in un mondo dilaniato.
Stasera, non c'era spazio per la favola. Ma in qualche modo, sono felice. E non per motivi che non c'entrano con il calcio, come la bellezza profumata del Portogallo e gli occhi profondi della sua gente, che mi porto dietro da tanti anni. Non sarebbe una motivazione, anche perché la Francia è una terra non meno amata, e ricca di sfumature come ogni quadro in grado di commuovere.
un pallone, per quanto prezioso sogno di bambino, non può risanare le ferite di un popolo, che siano la povertà o la crudeltà del terrorismo.
No, non porta in campo due popoli, ma due squadre. E io penso che chi è stato più squadra, persino dalla panchina, abbia stretto tra le mani la coppa. Sì, compreso il troppo presto perduto Cristiano Ronaldo, ma aggrappato agli istanti del gioco fino all'ultimo. Lui troppo bravo, bello, ricco e famoso, per non avere alle calcagna il mostro del gratuito invidiare.
Ma non ha vinto lui. Ha vinto la squadra, che sia piaciuta o no. E questo c'entra con il calcio, perché mi rende felice.
Notte e quel che c'entra con il calcio.
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