Sfoglio in fretta le notizie, finché trovo lui. Il mio capitano. La mia Roma. Quella che non depongo per affetto, nonostante il mio crescente disinteresse per la serie A. Quella che mi riporta al mio tifo illuso e bambino, quando non conoscevo ferite.
Il mio capitano. Mi perdoni se dico che non gli chiederò pillole di saggezza (anche se secondo me sa essere più saggio di tanti altri, quando vuole), né lo imploro di darmi dissertazioni di vario tipo.
Lui si è meritato di essere il mio capitano sul campo. Perché ha amato una maglia, una maglia sola. E finché sarà così, in questo mondo in vendita, io avrò ancora qualcosa in cui credere quando un pallone rotola in campo.
Grazie, Francesco Totti, del tuo prodigio più forte di un cucchiaio.
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