Ho individuato la via segreta. C'era una porta di legno, leggera, che pur nessuno poteva abbattere. E sulla sinistra un salotto inondato dalla luce. Le poltrone, lo scheletro di legno e la morbidezza che invitava. Pranzi e feste lì, senza mai una lacrima: finché un Natale il nonno non poté alzarsi.
E il corridoio, perché oggi disprezzano i corridoi? La cucina dove piangevo per sfuggire alla frutta cotta. La camera che profumava di ordine e borotalco. Poi la sua, la tua: una coperta rossa e lucida. Chissà se il flipper arrivò per consolarmi della mamma, malata e lontana.
Poi servizi dai tappeti morbidi e dallo sguardo più timido sull'esterno. Fino alla sua camera, con i bisnonni che vegliavano. La sento scura, solo per sfuggire al caldo. E ai sogni calpestati, ai rimorsi, al tintinnio dei ricordi.
Ecco la via segreta per sopravvivere. Per vivere, non so.
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