domenica 10 febbraio 2019

Brava perché

Ho pochi metri di autonomia in questi giorni, un minuto d'aria richiede l'energia di un'ora: sarà per questo motivo, che faccio incontri speciali, perché le ricompense accadono quando meno te l'aspetti.

Esco per la cucciola e quando compio rapida retromarcia, incontro una signora anziana ed elegante che mi fissa ed esclama: brava.

Disorientata, mi interrogo silenziosamente sul fatto che io possa conoscerla.  E poi, anche se fosse, brava perché. Per un articolo non credo: oggi è più facile sentire un vaffa che un brava. Avessi compiuto anche qualche meraviglia in passato, non capisco ugualmente.

-Le ho visto buttare il sacchetto con il bisognino del suo cane.

Ah. Ripenso, con un vago retrogusto di tristezza, a un signore poco educato che una sera alla cieca mi ha insultata perché non avevo raccolto il bisogno del cane sull'erba: gli feci notare che raccogliere la pipì mi risultava un tantino difficile. Ma tanto neanche mi ascoltò: le sue sentenze, le aveva già sputate.

Questa signora ascolta e merita una risposta grata.

- Ma questo non è "brava". Questo è normale!

. Purtroppo non tutti fanno come lei

- Purtroppo signora, se guarda il verde del viale, lo vede pieno di ben altro… bottiglie, plastica, mozziconi.

-Ai miei tempi eravamo educati.

Mi arrendo, lo so anch'io, anche se non c'ero. Però la ascolto, perché è una signora elegante nella sua semplicità: "E poi sa cosa, eravamo sempre in ordine, si usciva pettinati, a posto".

Io penso che questa mattina ero così a pezzi che non mi sono neanche guardata allo specchio. E che lei ha ragione. Così riporto la cucciola e impiego gli ultimi istanti di energia per andare dietro l'angolo in farmacia a fare i rifornimenti.

Ma prima un velo di cipria, un  filo di matita sugli occhi, un colpo di spazzola. Perché bisogna uscire in ordine.

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