Il viaggio dei secondi a Parolario mi ha offerto luci preziose, riflessi antartici misti a polvere di campi divorati e piccoli grandi ricordi personali. Per tanti motivi, dalla conduzione e dall'intensità del dialogo a un pubblico concentrato e capace di domandare aiutandomi a imparare molto.
Ci sono poi motivi personali, come un filo della mia famiglia ritrovato per cui il lago splendeva con ulteriore orgoglio.
Tuttavia, un momento decisivo è quello che segue l'incontro, quando le persone arrivano ufficialmente per una dedica e molto più per un confronto lontano dalle orecchie altrui. Per pudore, non perché ci sia qualcosa da nascondere: io mi ritrovo, perché ho confessato anche nel libro "L'importanza dei secondi", come la cronista macinatutto si sia trovata imbambolata in circostanze particolari, non ultimo l'incontro con i discendenti del capitano Scott.
Ovviamente, quello era un caso unico e con personaggi: ma a volte, non è più emozionante incrociare (rubo un termine all'amico laziale) le persone? Ti presentano qualcuno che mica è un vip, ma ti batte il cuore perché senti che potresti rivelare molto più di te o ascoltare e assorbire un mondo da lui o lei. Io amo questa timidezza, forse perché la possiedo e sarò una narcisista senza via d'uscita.
Tra le gioie, quindi, ieri a Como l'incontro con una ragazza, rivestita di quel pudore e nello stesso tempo di un entusiasmo che tradiva tutta la sua età. Un bel nome, antico, e liceo classico alle spalle; adesso frequenta Chimica, mi spiega, e io le riservo tutta la mia ammirazione.
Il tuo nome, rimane un dono che mi hai offerto. Come quella luce, quella sensazione di essere seconda: ma guarda che non solo conta il lavoro, non l'applauso, come scrive Scott. Importa che tu stia attraversando nuovi mari, e i timori sono la base del coraggio.
Sei una viaggiatrice nata, e sono felice di averti incontrata. Grazie, a tutti quelli che hanno viaggiato anche ieri con noi.
https://www.facebook.com/Limportanzadiesseresecondi
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