Non scomodo il mondo e i massimi sistemi, non voglio mettere la mia piccola testa in un pianeta che ostenta di non avere confini (e prima o poi si risveglierà, trovandoli). Ma cammino lungo la mia piccola strada e in più di un'occasione sento come un tuffo del cuore.
Lo sento. E' quando visualizzo un concetto troppo doloroso: abbiamo detto un sacco di balle ai bambini. Balle su ciò che siamo, su ciò che vogliamo. Giuriamo eterna fedeltà a un amore o a un progetto, mentre inavvertitamente lo stiamo già calpestando. Li accusiamo di essere distorti da questo tecnologico mondo, mentre consegniamo puntuali il nuovo telefonino. Non siamo capaci di donare loro un gesso e insegnar loro semplicemente a saltare.
Oggi pensavo allo sforzo di un'amica per rendere speciale il mondo dei bambini. E guardandomi indietro, mi sono detta: abbiamo detto un sacco di balle a loro. Anche a lei.
Siamo ciò che siamo, non ciò che gridiamo di essere: cocciuti nella nostra fragilità.
L'unica coerenza, l'unico filo robusto che spesso troviamo, è questa capacità di dire un sacco di balle ai bambini.
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