A volte apro un cassetto e sento uno strano cigolio. No, non è che gli serva un falegname, come sussurra Arguta Paffuta. È come una resistenza, un dire "no, questo non va aperto".
Se accosto l'orecchio, potrei sentire che si trasforma in mille suoni. Forse persino nel canto di sirene o nel singhiozzo di un bimbo, così simile a una risata.
Parla il cassetto, mentre si ritrae. Non si fa aprire da noi, figurarsi dagli altri, a maggior ragione da chi tenta di forzarlo. Va lasciato lì, avvolto nel suo profumo di legno, ammalato di nostalgia o innamorato, ancora.
E il suono diventa come un fruscio di carta che si richiude, più veloce di un cassetto.
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