Così è la vita: vent'anni fa, e qualcuno in più, l'ascoltavo quasi di nascosto, per paura di scomunica rock. Poi ho imparato a suonarla, tanto con la tastiera si può abbassare il volume.
Adesso mi ispira sentimenti contrastanti, una strana euforia e una tristezza malandrina. Perché sento che il conto alla rovescia è iniziato, e parecchio prima di quanto io sospettassi; magari ha cominciato la propria corsa quando eravamo beati e tranquilli. Poi c'è il nome del gruppo, certo, che mi riporta al tramonto della mia illusione: quand'ero europeista al massimo e felice attraversavo Strasburgo, captando linguaggi differenti e ridendo come una bambina di un mondo diventato realtà.
L'orologio, il calendario, tutto sta scorrendo e io di quest'Europa non vedo più una traccia convincente. Ma insieme a questa tristezza malandrina persiste la strana euforia di una canzone. Perché forse ritorneremo, chi lo può dire?Però qui qualcuno da biasimare c'è, temo: forse persino noi illusi e distratti. Euforia, euforia dove... Non mi abbatte nemmeno quell'interrogativo ulteriore: saremo mai più gli stessi?
No, per forza. Anzi, penso di sì e sorrido.
The final countdown, Europe, canzone per la notte mia e di chissà quanti altri.
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