Avere dato molto, forse tutto e di più, e non sentire - per un attimo - più niente. Sentire il guscio vuoto, inadeguata casa che pur ambisce a ospitare un po' di luce.
Chiudere gli occhi come quando pensavi: così la Luce arriverà, e sarà un dono bellissimo. Ma poi l'umanità prendeva il sopravvento e tendevi la trappola a tuo padre, spostando una sedia, per capire se fosse lui o altri a introdursi in quella notte del tuo Natale e proiettarvi gioia.
Non sei cambiata. Potessi spostare ancora quella sedia. Essere sicura. Potessi credere che tutto è rimasto immutato. O si è capovolto. Ma non ondeggiare, annaspando tra certezze.
Hai dato tutto, e hai ricevuto tanto. Eppure il guscio è vuoto, freddo. Sai che ciò che hai e sei, non è merito tuo. Ogni emozione di questo scorcio finale non ti appartiene.
Il guscio. Arido. Era la sensazione di cui parlava Teresa di Lisieux?
Non lo sai. E chiudi gli occhi. E pensi che forse la Luce arriverà. Ma ti chiedi se tu sarai capace di accorgertene, come quando aprivi gli occhi su una mattina di Natale.
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