sabato 26 settembre 2020

Mettiamo la bambola a dormire

 Troppi pensieri ci assalgono, lampi della scorsa primavera.

Troppe cose sono cambiate, come noi.

Poi arriva una bambina a tavola e subito avvisa: prima, devo mettere a dormire la bambola.

Così c’è qualcosa che non cambia mai e ti fa addormentare con un sorriso.

giovedì 24 settembre 2020

Non ci fosse stata la tecnologia

Nei giorni immobili, agguanto facili soluzioni: un clic e ti consegnano tutto a casa o risolvi la tale pratica.

Nei giorni immobili, mi chiedo, un po’ sgomenta: non ci fosse stata la tecnologia?  

Chiudo gli occhi e scompaiono tutti i pigri messaggi di whatsapp, con i loro vuoti. Riaffiora un pieno di umanità, volti, mani. Come le amiche scese implacabili a portarmi fuori, il mio fratellino che ha lavorato in auto per me, l’amica saggia alla quale oso chiedere aiuto.
 
Non ci fosse stata la tecnologia, forse sarebbero traboccati quei lampi di umanità. 

mercoledì 23 settembre 2020

Mille giorni, ai miei occhi

 Il telefono impazzito mi rimanda messaggi di mille e più giorni fa: mi attraversano come brividi.

Proprio mentre il salmo mi ricorda: cosa sono mille anni, ai tuoi occhi. Un lampo fissato con morbidezza nel cielo, una scala tra le nuvole che percorri con un gesto.

Io, non mi so trovare in mille giorni. Non so fissare, lungo quel tragitto, un momento che mi ha cambiato, che mi ha fatto gustare amare verità, che mi ha fatto ridere.

Mi resta da guardare quella scala tra le nuvole e sfiorarla con le dita del pensiero: troppo grande per me, come mille giorni, mille istanti e forse anche uno.


domenica 20 settembre 2020

Il sole che non aspetta più

 Potrei aspettare il sole, ferma come devo stare, saggia come so essere quando mi obbligano.

Ma è il sole che non aspetta più. Viene a curiosare nelle mie attese e prende l’iniziativa, mi racconta favole che non hanno bisogno di veli.

Mi prende per mano e poco importa se ancora non posso volare. 

Il sole che non aspetta più, anche per me.


lunedì 14 settembre 2020

Nastri colorati


 Nastri colorati, la serietà della vita che ondeggia nel gioco. Le regole di quest’epoca schiacciante che vibrano al vento con sfumature di sorrisi.

Il cortile della scuola specchio della nostra vita.

Si può essere bambini, in ogni passo dell’anima.

Il mio amico Montalbano

Stasera mi accadi, scusa se parlo così. In un giorno in cui penso che stiamo tornando a Vivere grazie alla scuola.

Durante il lockdown, soffocati da rivoli di pareri contraddittori sul virus, spensi la tv. La riaccendevo solo il lunedì, perché arrivava il mio amico Montalbano.

La certezza che ogni giorno sarà una lotta, una pioggia di dubbi su una terra arida come la nostra.

Il mio amico Montalbano è tornato proprio oggi e io mi sento a casa, non intrappolata in una tana.

 

domenica 13 settembre 2020

Camminando nel riso

 





È tra i misteri della terra che mi hanno sempre suggerito un’ammirazione speciale.  Il riso, che scandiva le campagne attraversate e a me care, lo sguardo che si perde ancora adesso quando incontra la distesa d’acqua, il lavoro silenzioso delle donne e degli uomini che è cambiato nel tempo, il chicco che prende calore e vigore. E più lontano, nei luoghi e negli anni: a Expo, lo stupore quando lo vidi maturare nel giardino verticale di Israele. 


In questi giorni, a ExpoRice nuove suggestioni si sono aggiunte ad alimentare quello stupore muto. Nel Castello Visconteo-Sforzesco di Novara ho incontrato gli espositori con l’orgoglio del loro lavoro.


Io che cedo lo scettro (per un duraturo accordo non scritto) spesso in cucina per Sua Maestà il riso, questa volta ho sentito il bisogno di occuparmene. Di coccolarlo, stavo per scrivere: mi sono immersa nella preparazione del riso nero Artemide, che già con il nome richiama la capacità di evocare una bellezza, un senso più profondi. L'ho sentito così, che chiede più pazienza e attenzione, ripagando poi generosamente, come la natura.




La natura, tutta. Tra le bancarelle si affacciavano anche l’uva, le cipolle, altri doni della terra a cui l’uomo tenacemente collabora. 


Ma poi l’arte si è alleata nello svelarmi questo mistero sempre nuovo. 


Walter Cerutti, presentando il suo filmato con la presidente dell’Atl Maria Rosa Fagnoni (l'ente organizzatore della manifestazione con la Camera di commercio), ha detto una frase importante: «Prima non conoscevo il riso se non da consumatore». 


Non si consuma più, si partecipa. 


(Sof)fermandosi, tutto ha assunto una nuova luce. Come quella che mi ha incantata nelle opere del maestro Ignazio Lombardini: nei suoi quadri davvero sembra di camminare dentro, come gli scrive la nipote Mariolina. La magnificenza e il sussurrare della natura, bagliori e rossori fino alla nudità della stagione che cambia.  “L’ora delle lunghe ombre” è la tela che mi ha fatto balenare dentro quelle sensazioni compresse nei ricordi, perché c’è sempre un tempo per congedarsi, per riprendere fiato e speranze. Chiudere una giornata faticosa, per riaprirne un'altra al cielo piacendo.


La terra, la campagna lo sa, anzi è lei a insegnarlo e noi incerti allievi.







giovedì 10 settembre 2020

Solo un piccolo ponte

 Quando metto la “modalità sopravvivenza”  on, ripercorro i momenti in cui l’ho sperimentata con alterna consapevolezza.

Ho già aperto il cassetto di quando mi trovai nel mezzo dell’alluvione della valle e uno sconosciuto premuroso mi soccorse. La prima parte con l’acqua alle ginocchia, l’auto ferma, l’impossibilità di comunicare con mamma nel paese a fianco mi è parsa la più terribile.

Ma oggi ripenso a quando lo sconosciuto, placata la pioggia e riavvata la macchina, volle scortarmi, caricando anche la sua  famiglia spaventata. 

Lo fece anche perché aveva la lucidità di prevedere che i ponti tra la valle e la città fossero ancora allagati. Infatti mi invitò a seguirlo e mi condusse attraverso un piccolo ponte che era rimasto asciutto. Forse l’ho ritrovato, dopo tanti anni, e lo ripercorro con un senso di gratitudine.

Esistono piccoli ponti, sconosciuti, apparentemente fragili, che mettono al sicuro. Non si fanno notare, ma anime generose li usano per mettere al riparo gli altri.

Piccoli ponti da scoprire nella notte e da serbare nel cuore.

Salvano forse perché non si fanno notare.

martedì 8 settembre 2020

Il sarto Peppino in un giorno normale

 È stato un giorno normale, felicità e tristezza distribuite a dosi alterne.

La fibrillazione di trovarsi in fiera dopo sette mesi e di non trovarsi soli. La preoccupazione in attesa di un esito. Un cagnolino saggiamente ribelle che infine è volato via. E una bimba, che non è una “notizia”.

Un giorno normale, concluso con un film e lo sforzo di non pensare. I capelli di un attore, sentiero verso un’epifania.

Mi viene in mente il sarto Peppino, che periodicamente si presentava da papà. Aveva una chioma ad onde e un’eleganza nei modi. Veniva qui e talvolta si ricambiava la visita. Sua moglie mi parlava di una soap opera, di nome Sentieri, mentre il loro cocker ci scrutava.

A Peppino, sarto dalla nobiltà così semplice da essere irraggiungibile, penso in un giorno normale e pazzesco. In cui proviamo a tessere ancora qualcosa su un vuoto che ci ha rivelato un virus.

lunedì 7 settembre 2020

La luce, dove va

Non riesco stasera a rinchiudere un sorriso, in un cassetto che faccia meno male.

Una donna che donava luce, come chi salva coloro che rischiano di annegare. E mentre li porta a riva, il suo respiro vacilla.

Dove va la luce donata da anime generose, non si sa. E loro ancor meno, perché un luogo capace di ospitare anime così immense non possiamo immaginarlo noi.

domenica 6 settembre 2020

La luna conficcata nei sogni


 La luna conficcata nelle tapparelle. Stasera la cerco nel cielo, ma lui è troppo confuso.

La luna, invece, impertinente si è rifugiata lì. Pronta a scivolare nei sogni, quando penso che sia già un sogno lei.

sabato 5 settembre 2020

Mi lasci attonito, come sempre


 Il volto tormentato di Farley Granger, che si scioglie in una certezza, sospinge via le altre sensazioni di Nodo alla gola.

Quelle che mi riportano alla testardaggine di chiedere a papà come dono i film di Hitchcock e questo, spezzato e ricomposto all’università.


Iconismo temporale.

La macchina che non stacca mai, cogli il momento in cui cambiano il nastro, appoggiandosi allo scuro della giacca.

No, in un giorno come tanti dell’era in cui saremmo stati migliori, si sono accumulati tanti atti di crudeltà e viltà, impastate insieme, nel mondo che si impone quella frase soltanto.

- Tu mi lasci attonito, come sempre.

Il mondo non cambia, non cambiamo noi.


venerdì 4 settembre 2020

Piccoli riti


 Fuori il rossetto, solo per me. Si fa per dire visto che lo “applico” sui cassetti aperti. Oggi arriva la chiamata per gli occhiali nuovi, rossi, e di rosso decido di vestirmi per festeggiare.

Poi un’ombra: da sei mesi non metto il rossetto per uscire, causa mascherina. Quando torno a casa, decido che questa lacuna va colmata.

Un piccolo rito di vita. Intanto benedico gli occhiali nuovi; stamattina per celebrare sempre avevo infilato le scarpe da ginnastica (must di questi tempi vacillanti) nuove. Quando sono giunta dall’ottico e ho tolto i vecchi occhiali, mi sono accorta che avevo indossato le scarpe di un’era geologica fa, dello stesso colore. 

Allora rido, rido forte con le scarpe impolverate e il rossetto di libertà.

giovedì 3 settembre 2020

Il momento giusto


 Mi basta vederti così vigorosa ancora per ondeggiare nel dubbio: sono arrivata troppo presto o ti stai attardando tu, luna.

Un amico mostra in diretta un’alba spettacolare, mentre il mio cielo stenta a cambiare veste. Il brivido di settembre mi sospinge via.

Sì riaffaccia il quesito che racchiude la mia imperfetta eternità. Qual è il momento giusto, c’è un momento giusto, mai.



mercoledì 2 settembre 2020

Nonno Guido che parla

Facebook ti ricorda che è il compleanno di nonno Guido. Chiamala senza emozioni, questa tecnologia. Istintivamente, clicco sulle sue mail e mi scorre un mondo davanti.

Nonno Guido, che legge il libro dedicato al suo grande amico e scopre che in trent'anni di legame ancora forse non lo conosceva del tutto, per la sua generosità smisurata. Nonno Guido che se rispondevo appena sveglia la mattina, cioè alle sei complici i gatti, mi sgridava un poco: eh ma riposati.

Nonno Guido, che la sera mi immagina così: 

«Stanca ma soddisfatta per la giornata sicuramente intensa vissuta».

 E che guarda le mie foto su Facebook e riesce a individuare una tristezza nei miei occhi, che nemmeno io vedevo.


Nonno Guido che parla, che sollecita, che osserva. Quelle mail raccolte sono come un dialogo che mi scorre dentro, che mi fa sentire in puntuale colpa quando non ho potuto richiamare, che mi fa sorridere e pensare. 


Io domani voglio alzarmi così, alle sei, complici i miei gatti e leggerò una mail sola, scritta anni fa eppure tra poche ore.


«Preparati dopo la "graziosa" sveglia ad un altro tour de force».