giovedì 30 aprile 2015

Maggio e la via sicura

Che poi è il mese tuo. Di un sorriso ferito, che non splende di meno. Di una preghiera colta come un fiore che non si vuole strappare. Di un'attenzione a ciascuna creatura, che cerchi la luce o meno.

Che poi è il mese tuo, Maria. E quel "poi" è come uno schermo, per non ammettere ad alta voce che ho sempre cercato te, per condurmi su una via sicura.

Sicura, non meno dolorosa. L'unico conforto, l'ombra lieve dei tuoi passi che mi precedevano.

Notte e ogni avventura è Expo

Poche ore e riprendo a viaggiare. Più di prima, perché ogni Paese mi si spalancherà. Vecchie conoscenze e volti sconosciuti: ma chi decide poi la reale differenza?

Vedo in tv le luci dell'albero della vita accendersi: ne ho già visto uno, dirompente, farlo con i riflessi del mio lago. Ma non importa, perché ogni passo è un'avventura.

Ogni Expo è un'avventura. E ogni avventura è un po' Expo.

Quasi non ci credevo più che arrivava, una parola rinsecchita tra il fiume delle nostre. Invece, esiste davvero.

Guarda che - scarso - coraggio. Riprendo a viaggiare. Ci metterò poco, ci metterò tanto. Mi sentirò a casa, per una volta, o sempre maledettamente forestiera. A meno che sentirsi forestiera sia una benedizione, perché ti spinge a non fermarti mai.

Notte e ogni avventura è Expo.

Nel posto giusto

Sarà colpa delle piante, che assecondano il tuo pensiero, a un cenno del sole. Oppure è il contrario, maestro.

Fatto sta che sondiamo i posti giusti. Io sento ciò che mi dici, ma ancora non capisco.

E dopo poche ore mi trovo dove non vorrei essere. Dove non dovrei. E in quelle ore interminabili, mi dico: be', dopo una giornata così, confermo, sono vagamente sfigata.

Eppure parlo con sconosciuti e mi sembra di poter fare qualcosa per loro. Un'illusione, un anestetico, o forse posso cambiare il mondo.

E penso: siamo sempre nel posto giusto, che ce ne accorgiamo o no.

Grazie Gigi e andrà tutto bene

Ha girato il mondo per aiutare a combattere i tumori e il mondo l'ha cercato con insistenza ammirata, ma la sua casa è sempre stata qui. E pensare che oggi lascerà quello studio, quel reparto, quella casa, mi sembra impossibile.

Affascinati dalle sue tecniche di radiologia interventistica e dalla sua intelligenza, l'hanno corteggiato in America ed erano pronti a costruire  tutto ciò che voleva, tutto ciò che serviva, per averlo. Eppure Luigi Solbiati ha sempre detto: no, grazie, sto nella mia Busto. Non per comodità, non per facilità, ma per dedizione. E per l'orgoglio anche di dimostrare che in Italia si può, nonostante i mille ostacoli. Finché si può.

Gigi e la voglia di scoprire e lottare accanto ai pazienti. La sincerità. L'umanità, che non è antitesi.

Penso a una ragazza, molti anni fa, che lo chiamò  da un ospedale "straniero". Il mondo le stava cadendo addosso e si aggrappò a una cabina telefonica: che cosa faccio.

 La sua voce fu l'unica luce: vieni qui, vieni a Busto, andrà tutto bene.

Quante persone hanno cercato una speranza e la verità da lui negli anni. A ciascuno ha parlato come a un padre, a una moglie, a un fratello, a un figlio: ci fosse uno spiraglio oppure no. Andando intanto sempre in giro per il mondo a condividere scoperte,  perché anche così si fa il medico, si costruisce un mondo migliore.

Adesso mica si ferma, Gigi. Sì, c'è la pensione, ma non abbandonerà pazienti e ricerca. È solo un nuovo inizio.

Tuttavia,  nell'augurargli un solenne in bocca al lupo, non posso soffocare un po' di magone. Perché quando penso all'ospedale, tanto più della mia città,  non vedo camici o cartellini, ma persone.  No, quando persone che hanno contribuito a renderlo grande se ne vanno, anche con la morte nel cuore, non riesco a sottrarmi alla tristezza.

Andrà tutto bene...

Tu, Gigi,  e tua moglie, avete fatto qualcosa di straordinario in questi lunghi anni. Grazie di aver creduto sempre, di aver fatto di tutto per Busto, e a volte di più.


mercoledì 29 aprile 2015

Dialoghi reali - la lacrima

- Ecco, mi è scesa una lacrima. Questo non lo scriverai, vero? Per favore.

- No, non posso.

Lo scrive solo la lacrima, già scesa anche sul mio volto. Ora sono nei cuori, tutte e due.

Il vento ha sempre ragione

Il vento ha sempre ragione, e non perché grida più forte.

Il vento ha sempre ragione, perché solleva un velo insidioso, che avevi tirato sulle tue paure.

Esporti,non osavi più, finché è arrivato il vento. Sincero e bastardo, come sognavi di essere tu.

Notte dai colori al bianco e nero

Non basta la pioggia nevrotica a nascondere la domanda dentro di me.

Mi chiedo come abbia fatto, in ventiquattro ore, a passare dall'esplosione di colori al bianco e nero, con due incontri così differenti, eppure no...

Mi chiedo come abbia fatto io a passare dai colori al bianco e nero ed essere ugualmente, intensamente, saggiamente felice.

Notte dai colori al bianco e nero.

martedì 28 aprile 2015

Notte e c'è sempre qualcuno da consolare

Il nostro male ci sembra il peggiore del mondo. E anche quando ci appare nel suo limite, è nostro, solo nostro. Quindi insopportabile.

Allora, andiamo a farci curare. C'è un bimbo con un papà saggio, e una gattina che sembrava fuggita, ora ferita e inconsolabile. C'è un signore che esce da una porta e non pronuncia una parola. Ma solo a un tuo sguardo tenero, confessa: che teme tanto, di perdere un cucciolo e stavolta non ce la farà.

Perché siamo tutte creature, imbarcate sulla stessa arca, e piovono troppe lacrime.

Tu hai un'occhiata d'amore per tutti, e forse anch'io. Per questo, ci curano e ci mandano via, con un pensiero.

Notte e c'è sempre qualcuno da consolare.

Tangled up in blue - canzone per il giorno

Un colore o uno stato d'animo si possono ugualmente indossare. Ti vanno alla gola, ti fanno mancare il fiato.

Un momento prima splendeva il sole, poi la pioggia è caduta sulle tue scarpe. E assisti a spettacoli senza essere certo di essere spettatore.

Piani di cura che scivolano e si scambiano. Tu ingarbugliato in un colore, sei di nuovo per strada. Così simile a prima, eppure con un punto di vista diverso da cui osservare.

Tangled up in blue, Bob Dylan, canzone per il giorno.

Se fossimo noi i piccioni

Se fossimo noi i piccioni. Quelli che sporcano, irridono, fanno ammalare

Forse siamo noi  i piccioni. Quelli che sporcano, irridono, fanno ammalare.

E neanche sanno volare.

lunedì 27 aprile 2015

Notte e dove fa freddo

Mi è sfuggita dalle mani la primavera, insieme a occhi capaci di vedere fiori.

Fa freddo. Dove fa freddo. Lungo la strada che percorrevo, e la casa non ha offerto rifugio.

Se sei in Nepal e non puoi più vedere nulla come rifugio; nessuno ha detto alla terra di avere misericordia.

Fa freddo se trema tutto, e se si ferma non si fida il tuo cuore.

Fa freddo, se sei povero, e più ancora se sei bambino.

Fa freddo se non riesci a mormorare una preghiera.

Notte e dove fa freddo,pensaci Tu.

Più ami la verità

Più ami la verità, quasi la sfiori, la puoi annusare e ti riempie l'anima con una luce simile a un sorriso. Più la ami, e la sembri perdere.

Più la ami, e ti sta già sfuggendo. Così ricacci dentro, parole, miste a lacrime. E più la ami, più scegli il silenzio, quello che però non ti lascia immobile, né impotente.

Dialoghi reali - thriller postale

- raccomandata dall'estero. Aaah, speravo di liberarmi di questo pacco, peccato, non è il suo.

Rido: mi spiace.

-  No, mi spiace per lei, piuttosto.

- perché, è un pacco d'oro?

- no, mi spiace per quello che invece le devo dare.

Non rido più: perché?

- di solito queste buste significano multe dalla Francia.

- ma io in tempi recenti non sono stata in Francia.

Alza le spalle: non so che dirle, di solito sono le buste di multe dalla Francia.

Dentro di me si aprono scenari paranormali: vedo la mia auto uscire di soppiatto dal garage di notte e schizzare verso bagordi francesi. Con un tié a me. Come si dice tié in francese?

- Signora, la busta.

- Grazie.

Solo al sicuro (si fa per dire , a questo punto ) della mia auto trovo il coraggio di aprirla. Non è una multa, posso tornare e dire tiè?



C'è sempre una tempesta - auguri papà

C'è sempre una tempesta a ridosso del tuo compleanno, come a urlare tutto ciò che sapevi fare. A confermare quell'annuncio: questo è un bambino tostissimo.

Non gli prometto una vita facile, al contrario dovrà soffrire. Ma imparerà a lottare e gli offrirò un altro dono tra i tanti che gli porgerò : non solo saprà viaggiare, conquistare, vendere telai in tutto il mondo, disegnare, progettare, costruire, scalare vette inaudite, ridere, giocare a carte e perdere con la sua bimba, raccontare barzellette che verranno tramandate in tutte le lingue, scrivere, proteggere e molto altro ancora.

No, ha detto la tempesta facendosi portavoce, voglio donargli un'altra capacità speciale, ancora: saprà amare. Tantissimo. Con un pizzicotto o una carezza, con lo sguardo o con le parole, con l'esempio , la trepidazione e la fiducia. Come un leone, come un gatto, come il sole, come me.

Benvenuta tempesta. Auguri in cielo, papà.

domenica 26 aprile 2015

Notte e tra canti o rumori

Un tintinnio, un sibilo, un mormorio che si fa più stizzito, un'esplosione di energia. Una musica, che non riesce a scegliere un ritmo e tenerselo stretto.

Tutto ciò è la pioggia, e molto di più. Interrotta ora da un grido, ora da un vetro gettato o da uno stridio di freni: rumori. Ma chi ne è certo.

Perché, canti o rumori, lo decidiamo noi.

Notte e tra canti o rumori.

Heaven - canzone per la notte

Anche questo è cielo: scivolare dentro di sé, arrendersi alla propria volontà, accomodarsi nella propria pelle.

Eppure paradiso può essere solo se si accende, a quel punto, un fuoco d'amore.

Heaven, Depeche Mode, canzone per la notte.

Tre pirla e la maggioranza silenziosa - dialoghi reali

Finché mi ribello al mio pessimismo e mi rivolgo ad Arguta Paffuta: ma che importano tre pirla contro la storia e il buonsenso, Arguta, di fronte alla maggioranza silenziosa?

Al solito, lei riconosce e mi gela: nulla, se la maggioranza non è troppo silenziosa.

sabato 25 aprile 2015

Notte e chissà se siamo più liberi

Ho festeggiato la Liberazione nel mio cuore, dove le bandiere non aggrediscono e non sono aggredite.

In questi anni tante storie mi hanno seguita, chiamata, addolorata, incoraggiata. E spento molta volontà di giudizio.

Ma quando sento vecchi razzismi e nuovi insulti, l'incremento di veleni e la fretta di distinguo, mi viene da pensare.

Non so se settant'anni dopo siamo più liberi. Ma peggiori, sì.

Le ore con le amiche

Le ore con le amiche assumono un ritmo unico, sfuggendo al tempo sempre in rincorsa.

Si fermano tra un bicchiere, un assaggio, la descrizione di una fiction, una confidenza.

Ci conosciamo da quarant'anni, da un paio, da un'ora. Siamo sfuggite alle nostre regole, forse perché nostre non sono.

Le ore con le amiche, un dono che non si perde più, che resta in un luogo segreto, come un talismano.

Consolo

Consolo come posso, a volte molto meno. E ferisco come non voglio. Rido quando viene, piango quando non puoi vedere.

E sfoglio la mia libertà, senza compiacermi, quando affondo i piedi nell'erba.

Sbaglio come posso, a volte molto di più.

E ti amo ogni giorno.

Non ci posso credere (addio al treno)

Non ci posso credere. No, non posso credere che nella regione lesta a definirsi la locomotiva e la terra del lavoro, si taglino i treni a chi deve andare a lavorare.

Che nella Lombardia pragmatica si corra a mettere treni per la gallina domani (di incerte proporzioni e frequenza) e si faccia cadere l'uovo di oggi, con noncuranza.

Non riesco a pensare che la mia città, abituata ad andare nel mondo e ad accoglierlo, si trovi con meno collegamenti con la sua Milano (perché sì, è anche un po' nostra), per non parlare della nostra Malpensa, per accogliere il mondo a Expo. Come se non potessero convivere.

Non ci voglio credere. Voglio pensare che qualcosa possa accadere, ancora. Che lunedì 27 non sarà questo groviglio di contraddizioni, ma che le persone di buona volontà e buonsenso possano fare qualcosa.

Io vengo a dirti addio, treno delle 8.04. E come una folle o come un'illusa, visto che siamo pure la città del film festival, sogno che qualcuno arrivi a Busto e dica: no, questo finale va cambiato.


dialoghi reali - già detto

- Sai che bla bla bla…?

- Ma me l'hai già detto cinque volte.

- perché è importante.

For ever and ever, allora, temo.

venerdì 24 aprile 2015

Quando mi innamoro di te

Quando mi innamoro di te, mi sento stordita e quasi impaurita.

Ci conosciamo da sempre, eppure all'improvviso mi sembra di vederti con occhi nuovi.

Forse, mi sembra di vederti.

E so che verranno altri tempi in cui la routine ti nasconderà con il tuo fascino negli occhi, o i dolori ci proveranno ad offuscare.

Ma quando mi innamoro di te, ricomincio sempre. Rinasco.

Quando mi innamoro di te, vita.

Notte e il mio lago corre avanti

Ci sono azalee già consumate dall'ardore della primavera e il cuculo si annuncia con puntiglio. L'erba è confusa quasi con divagazioni estive e anche i fiori si spalancano ad accogliere nuove forme, nuovi colori.

Un cielo senza esitazioni, compensato dal lago che si veste di pudore. Eppure è proprio lui che mi sembra correre avanti, frugare tra le stagioni e ridere, ridere forte.

Quando penso di averlo perso, sento che si ferma, senza farmi pesare il dispiacere, e torna, torna da me, persa nella primavera.

Notte e il mio lago corre avanti (ma torna da me).

Forse la primavera è un abito

Forse la primavera è un abito, indossato d'istinto o controvoglia. Distrattamente perso o strappato dalla pelle, in bilico come noi.

Forse la primavera è un abito per cui non puoi specchiarti. Se non in occhi più grandi e indulgenti dei tuoi.

Satellite of love - canzone per il giorno

Che paura di veder arrivare un parcheggio lassù. Ma intanto osservo il satellite partire, dal vivo o alla tv. Che io possa toccarlo o immaginarlo.

A me, a dire il vero, guardare le cose su quello schermo lusinghiero non piace affatto. Giusto, Lou?

Un satellite d'amore, lanciato chissà dove. Forse solo in fuga da noi. Forse qui nascosto a sbirciarci e sorridere, senza scherno.

Satellite of love, Lou Reed, canzone per il giorno.

giovedì 23 aprile 2015

Notte e ogni giorno c'è Expo

Più potente persino del lago, c'è un albero che davvero è della vita. Dicono che abbracciare le piante dia più linfa alle persone; forse trasmette anche voglia di abbracciarsi, tra alberi umani.

Fatto sta che stasera sono ancora più in attesa di Expo. Di tutto ciò che mi aspetto, di quello che non so prevedere, dei volti e delle loro storie, degli sforzi e dei piccoli grazie a un pianeta che vorrebbe sorprenderci con dolcezza.

 Ho sentito parlare di desiderio, di fragilità, di cibo, di condivisione, di acqua, di poesia, di convivialità, di righe tirate con dentro i mondi, per far crescere questo mondo.

Abbiamo ascoltato e parlato sul serio, e divertendoci un po'. I problemi non sono scomparsi, quelli di Expo e tanti altri, ma non abbiamo paura di affrontarli.

Sono grata agli amici, a chi ho conosciuto stasera. E a chi conoscerò, anche nel sito dove un albero della vita nel cuore di una città, non fiorito con pazienza sbirciando il Lago Maggiore, contribuirà ad attirare  il nostro sguardo, spronandolo poi a volare oltre e ad accarezzare riconoscente la terra.

Notte e ogni giorno c'è Expo, se lo vogliamo.

La star, anzi una signora

Poi ti sembra lei, ma non sarà lei. Elegante e quasi timida, sfiora appena la soglia della sala.

E le vanno incontro, la invitano a entrare dalla porta principale, dove la prima fila l'attende.

Lei si schermisce: non voglio interrompere chi sta parlando.

Quando riescono a convincerla, è perché un discorso si è fermato per dare il la a quello successivo. Una pausa in cui si infila con garbo, Ivana Spagna.

Così si può dire non  "Ecco la star".

Ma "ecco una signora".

Pessimo personaggio

Sono un pessimo personaggio, in un'ottima storia con intere puntate già scritte per guidarmi un po'.

Eppure mi aggiro tra le pagine, come se dipendessero da me e dalle mie mosse. E quando mi trovo così follemente ingenua, mi adoro. Tanto che cancellerei tutto, per ripartire da zero e strappare un sorriso al mio autore.

Losing my religion - canzone per il giorno

Sì, tutto è più grande di noi o semplicemente ciascuno di noi non è l'altro. Si può osservare in un angolo o scuotere forte, ma affiora quella sensazione.

Losing my religion, oscillando e cercando un punto di appoggio.

E quando osi dare volume a un pensiero, sei avvolto da un'altra indecisione: ho detto troppo o non ho detto abbastanza.

Pensavo di averti sentito ridere, ma forse era un sogno. Potrei ridere  anch'io, se pensassi che è giunto il momento di ritrovarmi. E di ritrovare te.

Losing my religion, Rem, canzone per il giorno.

mercoledì 22 aprile 2015

Notte e forse è troppo

Forse invecchi o forse è troppo. Quel fiume goffo di detriti punta proprio su di te, e non capisco perché tu stia aspettarlo.

Non dirmelo, pensi di poterlo smantellare. Anche solo scalfire, fa ridere.

Guarda che è troppo, sussurra una vocina, e puoi anche spostarti.

Notte e forse è troppo.

Vi è mai capitato (alzassero il telefono)?

Una domanda, da quella rompiballe di Arguta Paffuta.

Vi è mai capitato da coloro che pubblicamente si lagnano: non ti si vede mai.

Vi è mai capitato di sentire la loro voce? Già, ricevere una telefonata o persino un ancora più obsoleto biglietto? No dai, non esageriamo. Comunque, un segnale di vita fuori dalla vetrina pubblica?

A me e Arguta,  quasi mai.

martedì 21 aprile 2015

Dialoghi reali - Voler bene

- Ma quando non sarà più giornalista, mi vorrai ancora bene?

- Un po' meno.

Adoro le persone sincere.

Non mi stanco mai

Non mi stanco mai di ascoltare chi per prima cosa pensa a ringraziare.

Di scegliere quel cavolo che voglio io, di indossare la libertà e pagarne il prezzo sulla pelle. E quando uno pensa di avermi catturato, con uno sguardo soddisfatto, lo lascio al suo destino di autoesaltazione.

Perché cercherò sempre e ogni giorno vorrò stupire me stessa per prima. Figurati se voglio accontentare un altro che nulla conta, per il quale nulla conto.

Non mi stanco mai di meravigliarmi, dannarmi e percorrere la strada che ho scelto, a costo di perdermi. A costo di ripartire a ogni passo.

Non mi stanco mai.

Notte con il bacio del pastore

Chissà se vincerà la tensione. No che non vince, alla vista di un gregge  delizioso. Pecore candide e altre more e spaurite, agnellini che sembrano incerti.

Io, come un'idiota le saluto. Sì, agito la mano, ammettiamolo, come un'idiota, alle pecorelle spensierate. Ma un pastore, sul ciglio della strada, ricambia.

E quello dopo, dopo l'ombra di un sorriso, mi manda un bacio.

Io rido e non conterò quelle pecorelle, perché non è giusto contare le benedizioni. Ma solo ringraziare.

Notte, con il bacio del pastore.

Io seguo Zeman

Io seguo Zeman, perché non mi importa vincere, ma guardarmi allo specchio e dire: vaffa, ho dato il massimo rido.

Lo seguo perché con lui mi sono incavolata, e con lui ho abbattuto almeno con decenza le barriere. 

Lo seguo, perché dei sistemi me ne frego. E l'unico schema che conosco è attaccare. Non mi importa di cento scudetti, ma di ridere e godere, e anche quando piango voglio farlo a modo mio.

Io seguo Zeman, perché al calcio credo ancora. Perché so per chi tifo, per una maglia e non volti di passaggio.  E prima ancora tifo per ciò che mi fa ridere, godere e piangere.

A modo mio.

A MODO MIO.

Anche a costo di andarmene.


I migliori anni della nostra vita - canzone per il giorno

Ora forse non appare una pesca miracolosa, né la nuvola sembra così amichevole. La notte è dura da scrollare via, quasi quanto la pioggia.

Eppure ci sono istanti in cui compare così chiaramente: sono i migliori anni della nostra vita, quelli che sono fotografati in un abbraccio, che fuori imperversi la tempesta o no.

I migliori anni della nostra vita, Renato Zero, canzone per il giorno.

lunedì 20 aprile 2015

Sai che cambierà

Un vestito in cui non entri, ma non ti ritrovi più. Un colore sul volto che non basta o è grottesco. È un colpo di spazzola all'anima, che rimane sospeso.

Quando sai che cambierà, è perché sei già cambiato.

Ciò che ti libera

Ciò che ti libera, può avere tanti, tantissimi effetti.

ma non può farti male.

La chiesetta e il risveglio

La chiesetta abbellita, esploderebbe di gioia. Ma senti che è come se si trattenesse, memore delle tante persone che la attraversano dall'ospedale, con ferite nel corpo e nello spirito.

E così vestita a festa, con pudore accoglie sul sagrato tanti uomini e donne anche loro tirati a lucido,mentre il vicino parco si risveglia, pronto a bisbigliare pure lui. Cento anni sono trascorsi, e qui è passato un mondo, insieme al secolo.

Le porte ancora chiuse non trattengono la voglia di trovarsi e il viale colorato si fa esplorare, perdendosi nei ricordi.

Notte e anche la luna si aggrappa a qualcuno

Ricovero coatto o aspirante, pessima poesia: in autostrada sono distratta da tanta beltà.

Oltre i grovigli di pensieri e luci smunte da lamiere, le montagne raccolgono una coperta rossa, per combattere gli ultimi freddi. Sopra di loro, il cielo è già blu, di quel blu tenero che ti fa maledire i poeti.

E non è finita. Lì conficcata c'è la luna, una fetta smilza e birichina; ma a guardar bene non è conficcata. Piuttosto, pare attesa a una stella molto più esile di lei.

Ma anche la luna deve aggrapparsi a qualcuno, persino più piccolo di lei.

Come noi, aspiranti astri ammaccati.

Notte e anche la luna si aggrappa a qualcuno.

domenica 19 aprile 2015

Notte e c'è un bimbo che salva tutti i bimbi

Schiava della mia dilagante vigliaccheria, spengo ogni schermo. Voglio sfuggire alle immagini dell'ecatombe di migranti in mare. Ancor di più, al solito gioco delle parole gridate in una circostanza in cui bisognerebbe vergognarsi (anche) di non essere capaci di silenzio.

Com'è difficile, però, spegnere la coscienza. La domanda che affiora: c'erano anche i bambini? E quando riesco a soffocare il pensiero per un istante, vedo un post di suor Marcella da Haiti: è tornato il colera e i piccoli porta via per primi.

Sono in chiesa e non ho risposte. Finché vedo un bimbo di pochi anni, in braccio al papà. Gli tira il colletto della camicia, gli accarezza le orecchie, ride e ride, poi gli stampa un bacio sul mento.

Sorrido. E penso che un bambino può salvare tutti i bambini.

Che Uno, l'ha già fatto.

Notte e c'è un bimbo che salva tutti i bimbi.

Delia, dove è sempre stata

Non riesco ad andare oltre, a salire su quel palcoscenico sacro, Delia. Dove sei stata portata prima di darti l'ultimo saluto.

Ti guardo, da lontano, tra foto e fiori, nel cuore del tuo teatro. Del nostro, perché unisce le emozioni e le vite.

Poi, quando esco, sento un signore che risponde a una domanda: dov'è Delia?

Delia Cajelli è là, sul palcoscenico. Dove è sempre stata.

E riesco persino a sorridere.

Le parole - canzone per il giorno

Le parole vanno quasi masticate. Per digerirle e farle digerire.

Sì, pronunciale piano. Rimangono, ti feriscono, ti cambiano: come se avessero un'esistenza propria.

Invece, siamo noi a esistere.

Le parole, Umberto Tozzi, canzone per il giorno.

sabato 18 aprile 2015

Notte e avrà ragione il vento

In questa tempesta di arroganza, avrà ragione il vento. Lui almeno ti scuote e non finge di aiutarti, canta a squarciagola e non vuole essere intonato: gli importa solo di farsi sentire.

Non si ferma ad ascoltarti, ma soprattutto neanche finge.  Carte chiare, quasi indiscutibili. Come un arrogante da rispettare, non uno pavido.

Mi fermo io ad ascoltarti, va bene. L'ho fatto con tanti ottusi umani, non mi ribellerò con te.

Notte e avrà ragione il vento.

La professoressa e il gelo

Mi racconta, uno dei miei angeli custodi, di quando andava alle medie, tanti anni fa. E una professoressa aveva sempre caldo, per cui teneva aperta la finestra, con ogni temperatura.

La piccola e i suoi compagni si ammalavano, ma quando andavano a casa, dovevano giustificarsi: dovevi stare attenta tu, e non metterti vicino alla finestra.

Lei non protestava, e diceva che c'era una ragione per cui teneva duro: la sua prof, era bravissima.

Medesima scena, trasportata nell'odierno scenario. Primo giorno freddo e i genitori arrivano a scuola: licenziate quella prof irresponsabile.

Bravi, e voi tenete i vostri figli ignoranti come voi al caldo.

venerdì 17 aprile 2015

Troppe piazze, sempre meno liberi

Crescono queste grandi piazze virtuali. Eppure mi sembra che possiamo dire sempre meno.

A torto o ragione, non entro nel merito. Ma si fa presto a bollare, sospendere, assillare, a seconda del caso. E i primi a farlo, spesso, sono quelli che di quelle e altre piazze di comunicazione abusano.

Troppe piazze e sempre meno liberi noi siamo, anche di sbagliare.

Notte e l'amore è più forte

Bimbo, che diritto ho io di giudicare il tuo papà? e in questo mondo dove, ammalandosi, si decreta la morte altrui, ho una speranza.

Tu sei al sicuro, ora. E lo sei sempre stato, anche se non lo sapevamo. Torna a casa, dalla tua mamma, alla tua vita.

L'amore è più forte, piccolo, e tu a modo tuo l'hai sperimentato.

Notte e l'amore è più forte.

Troppi se ne vanno

Scuserete se non riesco a postare una canzone. Ho un ritornello nella testa, e non me ne  libero più.

Troppi se ne vanno. Delia e il teatro che è stato, che sarà. E noi ingrati, sempre.

E altri volti, in dissolvenza: si congedano senza farsi troppo notare, perché conoscono la nostra vaghezza, temo.

Poi, ti porto fuori cucciola. E non mi impensierisce l'assenza di un tuo storico amico, perché a volte si riposa. Ma incontro la sua padrona - così la chiamano, gli umanisti senza umanità -, la sua mamma umana, in lacrime.

Lui non c'è più. Il tuo muso vaga oltre le inferriate e io vorrei piangere, ancora di più, perché le lacrime hanno un limite oltre il quale non possono fermarsi. Vorrei piangere se potessi, ancora.

Finché, piangendo entrambe, tu incontri un altro amico e lo baci. In quel gesto, c'è il tuo amore che sgorga e deve viaggiare, conquistare le creature arrendendosi.

Troppi se ne vanno. E noi restiamo ad amare, finché possiamo.

Ciao Delia (e il nostro caro Angelo)

Ciao Delia. Non vengono le parole, quando scorre tutta una vita, legata come la tua al teatro e alla città.

Quando muovevo i primi passi da cronista, tu eri il teatro Sociale, la creatività, la voglia di chiamare e crescere i giovani. Lo sei rimasta, sempre.

Eppure in questo momento sono dominata da un ricordo. Tu e il nostro caro  Angelo (come suole dire una poetessa). Angelo Castiglioni, il dramma della deportazione, dell'essere strappati da tutto e del poter ricominciare con un obbligo, un grido nella coscienza: non si può dimenticare, non si può far dimenticare.

Adesso il nostro caro Angelo ti sarà venuto incontro. E tanti innocenti con lui, ti ringrazieranno.

giovedì 16 aprile 2015

Iris - canzone per la notte

Meglio non farsi vedere, quando senti che il mondo non può capire. Meglio non farsi vedere mai, a questo punto.

E se questo fa venire il dubbio di non essere vivi, meglio sanguinare per provarselo.

Tanti a caccia di angeli, e forse tanti angeli, ancora di più. In cerca di ciò che non si vede, per sentire qualcosa di vero.

Yeah you bleed just to know you're alive.

Iris, Goo Goo Dolls, canzone per la notte.


Il certo per l'incerto sui binari

Mi racconta un amico che anni fa era già accaduto. Per garantire l'intenso traffico legato a Italia '90, avevano chiuso uno svincolo che serviva una città minore.

Ottantamila abitanti. La mia, per la precisione.

Risultato, quell'onda irresistibile di persone da fuori non si vide neanche con il lanternino.

Ora Expo porta a questa minuscola città un problema analogo. Meno treni per tutti, dobbiamo fare spazio ai milioni di milioni di visitatori dell'Esposizione universale. Me li immagino arrivare con i loro treni, che sarebbero anche i nostri, felici. Poi danno uno sguardo al convoglio a fianco, che scoppia di pendolari e sicuramente la loro immagine positiva dell'Italia sarà confermata.

NO CHE NON MI BASTANO I TRENI CHE CI AVETE RIDATO.

Di più, se e quando torneranno tutti i Malpensa Express anche per i poveri viaggiatori quotidiani, chissà che molti affezionati l'affetto l'abbiano perso. E abbiano trovato vie alternative e perso la voglia di continuare a prendere quel treno.

I nonni ci insegnavano a non lasciare il certo per l'incerto. Anche perché poi pure il certo, incerto diventa.

Dialoghi reali - Non ti arrabbi?

- Se ti faccio una domanda, mi rispondi per favore senza arrabbiarti?

- Che domanda?

- Ho detto rispondi. Mica: fai  un'altra domanda.

- Quindi?

- Uffa. Se ti faccio una domanda, non ti arrabbi ma mi rispondi davvero?

- In che maniera.

Vinci sempre tu. Per sfinimento.

Ti voglio bene.

Notte e ora ascolto il mondo (e me)

Il telefono cade dalla borsa, poi dicono che sono oggetti inanimati. Un po' impietosito, mi illudo, mi sospinge fuori dall'uscio, ignara.

E mi congratulo con quest'aria di primavera, che non lo fa squillare come un ossesso. Ma quando voglio fotografare un fiore, mi accorgo che lui non c'è. Come se mi avesse detto: vai, sei grande anche senza di me.

Ora, ascolto il mondo.

Quando rientro, parecchio più tardi, vedo che lui ha danzato da solo. Mentre io ascolta il mondo, e me.

Notte e ora ascolto il mondo (e me)

Chi non sa dirti no

Chi non sa dirti no, mai saprà pronunciare l'altra, fondamentale parola.

Sì.

mercoledì 15 aprile 2015

I should be in Scotland

The name is enough. Scotland…

I almost start to cry.I should be in Scotland. I should trust hills and their heather, not these flowers singing of an endless and useless summer.

I should be in Scotland and breathe my freedom, as I can. As we can. I should trust the warm sun and even remember snow. I should listen to seagulls and pretend to love the whole world.

I should be in Scotland and you should be with me.

Una parentesi tutta per me

Una parentesi tutta per me, due morbide barre che mi racchiudano anche per un pugno di secondi.

Scaldando quanto basta, fili di desideri e confondendosi con essi. Ingarbugliandosi, forse, ma lasciandomi lì così.

Dolcemente tra parentesi, finché non so scrivere punto e a capo.

Notte e quello che non so dire

Parole, si nutrono di parole. Dovrei nutrirmi e sfamare di parole.

Dovrei?

Eppure mi sono fatta una mia idea, testarda come me.

Quello che non so dire, è più importante.

Notte e quello che non so dire.

martedì 14 aprile 2015

Notte e ci vorrebbe un mondo così

Arrivi con la primavera e te ne vai con l'estate. Hai sulla pelle una strana miscela di smog e verde. E poi esci con il profumo di legno addosso.

Hai negli occhi mille incontri. Chi è orgoglioso, chi ci prova, chi è venuto da lontano, chi se allunga una mano sfiora il salone e i suoi segreti. Chi guida un Paese, chi un servizio di cucina e ti dice: signora, però passi a mangiare, altrimenti non lavoro.

Ma tu sei già di corsa e aggrappandoti a un gelato giri il mondo, così ascolti mille lingue anche sotto il sole. Una giovane giornalista gentile, dalla Cina, che perché ti fermi un momento con lei ti ripete: you are so sweet. Un grande architetto, che non si sottrae alle interviste, eppure forse preferirebbe passeggiare. Ragazzi che iniziano a camminare, vecchi che indossano ancora sogni.

Ci vorrebbe un mondo così. Hai visto un mondo così.

Notte e ci vorrebbe un mondo così.

Le ragazze della Nigeria e un quasi di troppo (un anno dopo)

Forse voi sarete migliori di me e conoscerete  il numero esatto delle ragazze nigeriane rapite un anno fa.

Un anno fa. Trecentosessantacinque giorni.

Quasi ogni giorno ho pianto per loro, eppure non sono certa del numero. In molti articoli, ho trovato questa espressione: quasi trecento.

Quasi. Se ogni ragazza la vediamo come nostra figlia, nostra sorella, avvertiamo tutta la follia di quell'avverbio.

Quasi, come se si potesse comprimere il dolore.Ciascuna di loro è un volto, un'anima, una ferita, una famiglia. Non ci sono scorciatoie.

E hanno trascorso un anno lontane dai loro cari, dalla speranza, dalla vita che semplicemente conducevano, con un unico crimine riconosciuto da quei vigliacchi: studiare.

Le ragazze della Nigeria, un anno dopo. Quanti di noi pensano ancora a loro. E anche chi ci prova, anche chi si ribella a parole, può cadere in quel "quasi".

Bring back our girls.

Perché non possiamo andare a prendercele, noi quasi (quasi) più vigliacchi di quelli che le hanno portate via.

Sai perché non ci sono?

Quante colpe, quante assenze. Ma in fondo, sai perché non ci sono?

Perché non ti importa.

E anche se non determini tu le mie azioni, presenze, assenze e gesti sparsi, cerco di offrirmi laddove posso portare qualcosa.

Ho bisogno di crescere

Ho bisogno di crescere. Non per diventare più saggia, che non significa sempre più felice.

Ho bisogno di crescere per sbirciare più in alto, per raggiungere un altro gradino e riporre un sogno nell'ultima mensola, più vicino alla stella che mi ricorda te.

lunedì 13 aprile 2015

Il mondo che non sa piangere

Il mondo che non sa piangere. La luna che continua a splendere.

Tu che non sai capire, quanto tocchi anche te. Quanto la tua vita sia gettata a gambe all'aria dai drammi altrui.

La risata che non si fa spegnere. Il dubbio che non si fa sciogliere.

E tu, schiavo ancora, della certezza che puoi vivere senza essere coinvolto.


Sei un lottatore

Sei un lottatore. Lo so - pensa, io che coniugo il verbo sapere - perché non lo strilli. Perché combatti senza causare il minimo rumore.

Perché metti canzoni e a volte persino balli. Piano, ma senza abbassare il capo.

Sei un lottatore, perché non lo scrivi. Si lascia scrivere da sé nello spazio invisibile tra i nostri cuori.

Notte e brilli per me

Quanta bellezza scorgo lungo la via. Creazioni umane da sospiro, sorriso e brivido.

Poi vedo il tuo riflesso: quella statua sul Duomo che esclama la voglia di splendere. Non per se stessa, ma per ricordare te. E tu, poi: mica hai voglia di splendere, per te stessa, bensì per offrirci un po' di luce.

Guarda che ardire il mio, proiettare su di te miei pensieri.

Sto camminando sotto il cielo di Milano e sotto quello del mondo. E tu,Madonnina, brilli per me.

Notte e brilli per me.

domenica 12 aprile 2015

World - canzone per il giorno

Anche se non piove tutti i giorni, ci si potrà lamentare un po'. Così suonano le domande, che invece sono un istinto alla ripartenza.

Perché sono qui? O, perché mi tengono qui?

Un buon modo per vivere in questo mondo, è non sentirsi il mondo.

World, Bee Gees, canzone per il giorno.

C'è qualcuno che ti sta aspettando

Qualcuno che danno per spacciato o vuoto (ammesso che ci sia una differenza), sta aspettando te. Solo te.

Non sei migliore degli altri, ma vede qualcosa che lo convince: sei tu quello che si deve fermare e deve prendersi cura di lui. Forse riuscirà ad alzare la testa, per attirare la tua attenzione fino in fondo e domare la tua titubanza. Forse, neanche riuscirà a muoversi.

Ma sei tu, quello atteso. Quello che può cambiare le cose.

C'è qualcuno che ti sta aspettando ed è ora che non ti tiri indietro.

Notte che serve per fermare

Ore che si confondono con i minuti e vorresti fermare la corsa. Perché non le appartieni, perché non ti appartiene, perché hai bisogno di spiare ogni movimento che compi, da un'altra prospettiva.

Qualcuno ha dato uno spintone al tempo, e rotola, e tu con lui.

Finché la notte, con un mezzo sorriso, affatto invadente, lo ferma. Ora puoi osservare e condividere quel sorriso.

Notte che serve per fermare il tempo.

The tide is high - canzone per la notte

Sì, la marea è alta e l'acqua non è il mio ambiente preferito.

Eppure non cedo, la cavalco e so che voglio essere la numero uno: dei miei sogni. Di più, dei tuoi. Le uniche classifiche di cui mi importa e per cui vale la pena aspettare.

The tide is high, Blondie, canzone per la notte.


Ho sognato che non avevo un letto

Ho sognato che non avevo un letto. Non c'era spazio nemmeno per terra, per me. E la t si ingigantiva, tutto il pianeta si ritraeva, per un essere minuscolo, insignificante come me. Non potevo riposare, né guardare le stelle, né trovare la forza.

Bimbi di Haiti, non so come io possa perdere tempo ed energie nelle banalità, quando penso a voi e al vostro grido silenzioso. Sorridenti, anche quando non avete niente, finché vi accolgono le braccia di suor Marcella.

Lei sta cercando, oltre che di sfamarvi e accudirvi, tanti lettini per voi. E noi possiamo aiutarla.

http://www.vilajitalyen.org

Aggettivi come pietre

Sono grata alla mia professione che ha cercato di strapparmeli. Perché gli aggettivi sono come pietre.

Aguzzi e senza pietà, scagliati con una facilità disarmante: vedi che si avvicinano con la lentezza che non lascia scampo e quanto, quanto tempo per liberarsene. A volte, restano conficcati sulla tua pelle.

Gli aggettivi scherniscono, mettono a fuoco bugie ed esagerazioni, si intingono nel veleno.

Aguzzi e senza pietà. Tranne quando li rivolgiamo verso di noi e ciò che ci fa comodo. Allora li plasmiamo, ammorbidiamo, coccoliamo. Allora, forse, sono il vero pericolo.

sabato 11 aprile 2015

I feel you - canzone per il giorno

C'è un'alba sospetta, come una luce che qualcos'altro, qualcun altro chiama. Chiama noi e sa il cielo quanto detesto essere romantica, specialmente quando canto: perché è troppo facile.

Eppure ti sento, con quel verbo unico in inglese, o almeno che in italiano non ha stessa onnipotenza. Un movimento, un respiro: avverto persino la tua preziosa anima dentro la mia testa.

E viaggio verso ogni mattino, con questa percezione. Ti sento e posso attraversare ricordi  e oblio. Lasciar persino cantare quello stonato del cuore.

I feel you, Depeche Mode, canzone per il giorno.

Dialoghi reali - Ringiovanita

- Ciao, ma sai che ti osservavo da dove ero seduto e sembravi ringiovanita.

- Sembravi?

- Sì, poi mi sono avvicinato.

A me basta la mia età: ulteriori passi sconsigliati, grazie.

Notte e Bette Davis non è bella

Ti sto ascoltando, ma c'è un vecchio film tra di noi. Ci racconta che Bette Davis non è bella, in una tragedia in bianco e nero.

Non c'è perfezione di lineamenti, e ogni suo sguardo è un cambio di scena. Un'espressione che colpisce, fugge, scava.

Bette Davis non è bella. E' meravigliosa.

"il borsellino in cui tenete il vostro coraggio, non è vuoto come quello in cui tenete il vostro denaro".

E il vostro fascino, moneta sonante, in un mondo di bellezze stantie.

Notte e Bette Davis non è bella.

venerdì 10 aprile 2015

Notte e cosa incute più paura

Si conversa alla presentazione del libro di un amico e di pagina in pagina, tra i suoi racconti scopro qualcosa che più paura incute.

L'ascensore. Il vuoto. Il non ritrovare. Il non ritrovarsi. Un amore impossibile. Il diavolo o chi si spaccia per lui. Poi trovo ciò che più di tutto può distruggerti: una stanza. Tu e la tua mente, che potrebbe avere il sopravvento.

La stanza, specchio della tua anima, quando è stretta dai confini e non trova frammenti di cielo.

E ciò che più paura soffia addosso alla tua pelle, forse ti salva.

Notte e cosa incute più paura.


La libertà di condividere, e di sbagliare

La libertà di condividere il tuo successo. Di sorridere di gioia, perché ce l'hai fatta.

E' preziosa, perché ti fa sfilare davanti una marea di libertà dimenticate.

Quella di sbagliare, prima di tutto. Quella di provare, goffamente, a rimediare. Quella di amare, perché senti, non devi.

La libertà di condividere. E via il giogo che è procedere da soli.

La libertà di amare, più di tutto.

giovedì 9 aprile 2015

In Hollywood - canzone per il giorno

Che sia un treno, un bus o un aereo, poco importa: basta che ti metti in viaggio.

E la Hollywood celebrata dai Village People può essere dappertutto. Solo, devi pensare da prima classe e non farti ricacciare indietro, verso riflessioni da seconda mano.

Tutti possono essere delle star. Che poi forse significa: non avere bisogno di niente.

Tutti possono essere delle star. E rischiare di dimenticarsi che sono persone.

In Hollywood (everybody's a star), Village People, canzone per il giorno.

Notte e scema io nel mio Paese folle

Vivo in un Paese folle e credo di condividere meno di zero. Troppo rumoroso, troppo incline alle (false) abbronzature, fighetto e obsoleto, perennemente in ritardo.


Datemi la Scozia e qualche altra mia terra più sincera.

Vivo in un Paese folle, che si straccia le vesti e non sopportare la propria vista, nudo. Vivo tra regole che sono convinte di non esistere o di incontrare presto gli alieni.

Scema io, decisa a restare nel mio Paese folle, a cui appartengo anche contro me stessa, pallida e felice, fuori moda e testarda.

Notte e scema io nel mio Paese folle.

Ci sarebbero delle vittime

Ci sono delle vittime, tante, tantissime. E tra di loro, troppi bambini.

Nei campi profughi, nei luoghi di cui ci siamo dimenticati, in quelli che non fanno tendenza. O che lo fanno, a seconda di chi quelle violenze commette.

Ci sono palestinesi che vengono uccisi e, guarda caso, a un tratto non importa più a nessuno. Dell'Iraq poi: non pervenuto da un pezzo. E Yemen, volete spiegarci cosa sia per la precisione? Del resto, non ha fatto neanche troppo clamore il Kenya.

Ci sono delle vittime.Ci sarebbero, a quanto pare. Ma troppi sono impegnati a scagliarsi contro i carnefici, veri o presunti: se sono di moda.

mercoledì 8 aprile 2015

Conosci la tua città (se ti diverti)

Questa è una sfacciata pubblicità progresso a favore di un'opera meritoria di un amico. Che cos'è il progresso, a proposito?Andare avanti, senza perdersi. E conoscere da dove si proviene, è probabilmente un buon inizio.

Andrea Fazzari è un fan della storia, di quelli veri, perché la sa portare nell'oggi, di più, nel domani. Il museo della Pro Patria è uno straordinario esempio. Ma da qualche tempo offre anche un acuto esame generale: quello sulla sua (e mia) città. Si è inventato "BustoArquizio", che è un modo divertente di mettersi alla prova sulla propria terra.

E lo fa in una festa, come quella della Madonna in Veroncora, che ai bustocchi piace da sempre moltissimo. Forse per nostalgia della campagna e di ciò che ha sempre significato per noi, non solo legati alle ciminiere.

Si gioca giovedì sera alle ore 21. E siccome è un quiz serio e si gioca a squadre, bisogna prenotarsi per giocare in largo San Grato (prenotaveroncora@gmail.com).

A proposito… siete al corrente della leggenda di San Grato, vero? 

Notte e il bello di essere dove non devi

Quando non puoi, quando non devi, la vita ti offre incontri e riflessioni, migliori dei riflessi sull'acqua lì vicino.

Birichinate, cose serissime, divagazioni filosofiche si mischiano, quando ti trovi dove non devi. E sei felice, perché accarezzi momenti storici, nel bene e nel male. Perché tutto è un controsenso e forse per questo ha più senso tutto.

Il bello di essere non devi è scoprire ciò che sei, davvero.

Notte e il bello di essere dove non devi.

Sing a song - canzone per il giorno

Se si deve cominciare da qualcosa, si può scegliere una canzone.

Vale molto, forse tutto, perché aiuta a portare un sorriso, a volte così pesante. Canta una canzone e sarà il tuo giorno: dalle tue note dipende ogni momento.

sorridere e credere: canta una canzone. E quasi vorresti danzare.

Sing a song, Earth Wind & Fire, canzone per il giorno.

martedì 7 aprile 2015

Notte e qualcuno fingerà di inseguirci

Lo sapevamo, che non ci voleva male. Inseguirci era farci sentire veloci e vivi.

E lo saremo, sempre, vero? Come lui sarà sempre lo sceriffo Rosco, capace di combinare deliziosi casini e di portarci, almeno per un istante (quello giusto per sottrarsi alla malinconia) sulle strade di Hazzard.

Notte e qualcuno fingerà di inseguirci, ancora.

My man - canzone per la notte

Strane sono le donne che sanno amare per sempre. Quelle che sanno amare per sempre, un mondo nel mondo. Non parlano di formule magiche, bensì di fatica.

Alcune soffrono, altre sono più fortunate o lo vogliono.

Grate di vedere che ogni stanchezza passa, ogni difficoltà quando sono con l'uomo che amano, con il loro uomo.

My man, Billie Holiday, canzone per la notte.

Troppe domande

Troppe domande, già tutto conoscono. Avide di se stesse, rigide e sguaiate.

Chiedono uno specchio, non un mare morbido in cui tuffarsi, accettando anche di tornare a mani vuote e sazie della sola voglia di cercare.

L'ingiustizia e la rabbia

L'ho più che riportata, tempo fa: condivisa. Una grande ingiustizia, patita da una famiglia coraggiosa.

E ogni volta, quando ci sentiamo per le feste, mi riassale la rabbia. Politici e non solo, perché dentro ci sono pure i cavalieri del bene propagandato, che spariscono a una grana così.

In queste ore parlo con lui, il papà. Mamma si è spenta, da tanti anni ormai. Sono lui e il figlio, fragile e meraviglioso. La vita è dura, ma lui se lo gode, quel ragazzo che sa fare molte cose, a partire dalla più importante: amare.

Ha fede, molta fede, questo papà. E tanta dignità.

Ora mi ha raccontato: ogni tanto vedo quelle persone, sa? Le saluto per primo. Non ho rabbia nel cuore.

Che diritto ho, di provarla io?

Pietà, per i tristi. Quelli che hanno arrecato a una famiglia coraggiosa danni e ingiustizia.

Perché questo papà, con il suo immenso figlio e sua moglie come angelo, è felice. E io gli sono grata.


Unchained - canzone per il giorno

Le catene cadono così, senza che altri se ne accorgano. Non so se avviene perché erano più leggere di quanto ritenessi o perché si può sempre contare sull'altrui distrazione.

Cambia.

Niente rimane scolpito nella sua fissità, nulla vuole rimanere lo stesso. Nemmeno io.

È il mio turno. Può sempre essere il tuo.

Unchained, Van Halen, canzone per il giorno.

lunedì 6 aprile 2015

Notte con una piccola stella

Abbandonato, ma non troppo, perché qualcuno ti potesse trovare, bimbo con un sacchetto come coperta. Curare, coccolare, cantare melodie in grado di placare le paure.

Piccolo lasciato da parte, non so con quanto dolore. Non posso capire, non posso giudicare. Non voglio.

Sei una piccola stella, di cui la terra si vuole prendere cura.

Dolce notte, piccolo, al caldo di una culla e di un bacio.

Notte con una piccola stella su questa terra.

Ninna nanna - canzone per la notte

Una stella è tutta mia, se posso dividerla con me. E anche il mio regno è tale, se puoi entrarci tu.

C'è una ninna nanna che può apparire dissacrante. Eppure non c'è sonno più sereno e bambino, di quello concesso, regalato, condiviso in un mare di emozioni così.

Quando è l'ora del caffè, dell'abbraccio, del silenzio.

Ninna nanna, Loredana Bertè, canzone per la notte.

Il signor Lubitz

Comunque sia, comunque arriveremo a credere, la piccola Malu pensa questo.

È un lieve balsamo leggere, negli articoli anglosassoni: Mr. Lubitz. Non si toglie, non si può, quel "Mr.".

Quando la forma offre (in)consapevole aiuto alla sostanza, terribile e necessario.

Persone che hanno perso la vita, in apparenza per una persona.

Persone.


April in Paris - canzone per il giorno

Sì che ci sono luoghi dove cogli l'esistenza della primavera. Come un fiore da accarezzare, senza staccarlo dalla magia.

Ci sono abbracci, che hanno quel tepore, quasi salvifico.

Incontri il suo volto e giochi con i suoi capelli, insieme alla brezza: come una festa, la primavera, che non ignora la fine, ma la fa danzare con lei.


April in Paris, Ella Fitzgerald, canzone per il giorno.

domenica 5 aprile 2015

Se volessi credere

Se volessi credere che va tutto bene, incomincerei dai tuoi occhi.

Nel tuo sguardo leggo che, succeda tutto, niente può accadere. E le poche illusioni che mi concedo, le ripongo lì, per non lasciarle mai andare davvero.


Che cosa voleva il destino

Non so cosa volesse dirmi il destino.

Ma qualche volta, cortesemente, ho voglia di parlare anch'io.

Notte e non so dirti

Non so dirti cosa sia giusto, cosa mi piaccia davvero e se questa sia poi la primavera. Chi aiuta, chi finge, chi ci prova un po'.

Non so dirti, raccontare il fiume di pensieri dentro di me. Neanche quando si affaccia la notte, ne sono capace.

Tutto ciò che so fare, è posare la mia fronte sulla spalla tua. Tutta me stessa, leggera senza parole.

Notte e non so dirti. O forse sì.

Quelli che ridono sempre

Quelli che ridono sempre, pazzi o fin troppo saggi.

Preservati o provati, al punto da esclamare: basta.

Ora rido sempre, perché nulla mi distruggerà.

Quelli che ridono sempre. Li volevi strozzare, ma adesso non vuoi che se ne vadano. Mai.

sabato 4 aprile 2015

Notte e se devi gridarlo

Scorrono gli abbracci silenziosi, la fedeltà di un amico che sa ricordare mio padre e smuovere i dolori bloccati nella gola dell'anima. Come i fiori, le persone che ti amano, non si affidano spesso nemmeno alle parole.

Un giorno di attesa, un giorno di corse per poter offrire un po' di te e non ce la fai neppure.

Ma questo mormorio buono accompagna e sprona. Non c'è bisogno di esibire l'affetto, a meno che manchi.

Notte e se devi gridarlo forse è perché non lo senti.

Tutti ottimi genitori (dei figli degli altri)

Oh sì, certo che mi getta nello sconforto il bullismo, sotto varie forme. E mi straccio le vesti alle reazioni dei genitori.

Ma siamo tutti ottimi educatori, tutti ottimi genitori. Dei figli degli altri.

Preferisco un pirata gentile

Abituata a essere snobbata dagli automobilisti, per convinzione, distrazione o scarsa visibilità, mi affaccio sul passaggio pedonale senza osare.

La sera è scura, quasi intinta nella tristezza. Lui, con il Suv d'ordinanza, arriva e non frena.

Ma quando mi scorge,immobile e un po' amareggiata per la perenne attesa, alza la mano a chiedere scusa.

E in un'onda di menefreghismo, io sorriso e alzo la mano a mia volta.

Preferisco un pirata gentile, a questa selva di indifferenti.

Sorprendermi per la primavera

Stiamo parlando nel parco, finché mi distraggo. Un ramo con fiori dolcemente arroganti mi chiama, mi sorprende.

Questa è la primavera, e sorprendermi non dovrebbe. Nemmeno il pino, di nuovo di un verde brillante. Figurarsi l'erba che sbuca curiosa dal terreno arido.

È primavera, tutto così normale. Ma noioso, no. E soprattutto mi sa sorprendere, io amo lasciarmi sorprendere, rimanere a bocca aperta di fronte a un miracolo rinnovato.

It don't come easy - canzone per la notte

Non viene facile la fiducia, non resta come se niente fosse l'amore.

Eppure semplice, questo lo è. Liberarsi del passato e non aggrapparsi al futuro, plasmare con le mani e la fatica piccoli mattoni di pace.

Pace e amore, Ringo, sembra uno slogan, ma chissà.

Basta non urlare, basta vederlo crescere - questo nostro amore - più forte anche di noi.

It don't come easy, Ringo Starr, canzone per la notte.

Borrowed time - canzone per il giorno

Non so sempre prima, nei noiosi dettagli, ciò che farò o riterrò così intrigante da raccontare al povero mondo.

L'unica certezza è che lo farò a modo mio. E ascolto, a volte annuisco per distrazione o per trattenere uno sbadiglio, di fronte a tante lezioni di vita gridate (rispetto solo quelle vissute, in silenzio, eppure capaci di superare ogni volume).

Ma so che agirò con la mia testa. Per tante ragioni, la prima è che il mio tempo è solo prestato e non posso renderlo malconcio o - peggio - ripresentarlo senza una ammaccatura.

Tempo prestato, non si può sprecare, più ancora di quello regalato.

Così Arguta Paffuta vive al ritmo AcDc oggi.

Borrowed time, AcDc, canzone per il giorno.

venerdì 3 aprile 2015

Dialoghi reali - Il treno

- Ma non vai?

- Adesso, il treno arriva tra mezz'ora.

- E se arriva in anticipo?

- Mi prendo una sbornia, immagino.

- Da terra.

Da dove vuoi.

Notte e tutti vittime

Un pugno di ore e sui siti scivola la notizia del massacro dei ragazzi in Kenya. Più importante la mirabolante politica, o la rivelazione di nuovi dettagli sulla tragedia dell'aereo tedesco.

Perché quest'ultima tocca tutti, ciascuno di noi poteva essere al posto di quei poveretti, mi si risponde.

Già. E ciascuno di noi poteva essere al posto anche di quei poveretti in Kenya.

Siamo tutti vittime. Soprattutto quando non lo capiamo.

Notte e tutti vittime.

Non mi fido più

Non mi fido più delle promesse, degli slanci e delle moine. Non mi fido dei "vedremo" e ancor meno dei "certo".

Non mi fido di tanti, di me men che meno.

Non mi fido e per questo - per quanto possa sembrare - non mi arrendo.

giovedì 2 aprile 2015

Ti ho inseguito

E forse no, ti ho inseguito, il tempo necessario a lasciarti andare.

Mentre sogno, mentre so già che stai tornando da me.

I like Chopin - canzone per la notte

Amo Chopin o forse solo le illusioni, servite con profumo di anni Ottanta.

Una sensazione classica. Una confusione sentimentale. Tutte percezioni che ci potevamo permettere, pensando che avremmo ancora stretto tra le dita il mondo. Non ci accorgevamo che era sabbia, forse perché aveva il colore dell'oro.

Persino passeggiando tra le tombe di Parigi, mi inchinavo al genio e assicuravo: amo Chopin.

Ma a suonarlo, ero un disastro. Come a capire che dietro quei raggi del tuo volto c'erano giorni di pioggia, che non passavano mai.

I like Chopin, Gazebo, canzone per la notte.


Grazie AmiKo.

Notte e sono ancora più vigliacca

Non riesco a guardare un attimo di più. A conoscervi, nel dolore. A perdere ogni fiducia di fronte al futuro, perché sarebbe questo ad accadermi: mi giustifico così.

Non riesco ad aprire un fottutissimo link. Ad avvicinarmi alla tragedia che vi colpisce, ragazzi del Kenya. Volto dopo volto, cuore dopo cuore.

La mia viltà mi disgusta, giovani martoriati da bastardi schiavi di sé o di altri, o entrambi le cose.

Vi chiedo perdono e vi porto tutti nel cuore, con, come un pianto sommesso che vi avvolga. E che lasci allo scoperto delle ferite solo me.

MARTIRI, PERDONATEMI.

Notte e sono ancora più vigliacca.

Tu non ci sei mai

Tu non ci sei mai.

Ma non è perché tu manchi sempre?

I dolori di tutti, i dolori tuoi

Mi ricordo dov'ero quella sera di dieci anni fa, in cui il Papa si spense. Ed era un dolore immenso, condiviso. Quest'ultimo aggettivo, intinto in un verbo, mi fa sentire ferita eppure distante.

Mi ricordo dov'ero quella sera, piccola e coccolata, quando la mia regina se ne andò. Lo ricordo nello sguardo devastato di mia madre, nella impossibilità di sorridere ancora.

I dolori di tutti sono immensi. I tuoi, nel silenzio, di più.

mercoledì 1 aprile 2015

Mi dicevano: lascia l'auto

Mi dicevano: lascia l'auto e ama l'ambiente. Sai che gioia, faccio dai 100 chilometri al giorno in su e sono solo felice di obbedire al tuo richiamo.

Ero disposta a pagare di più per assecondare questo saggio consiglio e credevo che un altro mondo fosse possibile. Se mi danno la possibilità, io neanche apro il garage. Finché mi cancellarono, anzi mi tagliarono (dopo solenni proteste) i treni.

Meno Malpensa Express per tutti, anzi per noi pendolari ai quali avete  sempre giustamente raccomandato: lasciate l'auto a casa.

Nel frattempo mi avete costruito strade che ogni tanto imbocco per variare: tipo la pedemontana, che a me non serve, se non negli orari di punta, quando posso permettermi di allungare i percorsi pur di sfuggire a code cosmiche e navigare quasi solitaria. Ma se la affronto la sera, mi sento un navigante disperso. Pochissime macchine, sotto le stelle divertite.

Mi dite: lascia a casa l'auto.

Poi mi tagliate i treni e mi offrite nuove strade.


Buona notte coni il vento, i bambini

Chi urla di più, non so. Il vento cocciuto. I ragazzini che lo inseguono.

Vuoi vedere che lo metteranno in fuga. Nelle fiabe funziona così.

Volume al massimo che rincorre i sogni e li trasporta nella notte, forse fino alla mattina e a un'altra ancora. Anche quando il vento sembra addormentato e i bambini di nuovo silenziosi, fino a una risatella sfuggita al controllo.

E il gioco ricomincia.

Buona notte, con il vento, i bambini.

Non ho più voglia

Non ho più voglia di appassionarmi a chi non conosce che la propria passione. A chi non ha tempo per un ciao, ma per un pettegolezzo sì. A chi ha fretta di commentare una tua foto e neanche legge la dida, tanto che ti fa una domanda idiota.

Idiota come te, che ancora guardi queste cose. Mentre non hai più tempo, e non dovresti avere più voglia di buttarlo così.

non ho più voglia di fare ciò che non mi chiama più e di diventare sorda a ciò che mi insegue con la sua voce buona.