venerdì 31 dicembre 2021

Impreparati ma con un "parlontano" dentro il 2022


O
rmai da 2 anni mi trovo impreparato all'incontro delle persone care.

Cullata da parole non mie, chiudo il cassetto del 2021. Sono state scritte da uomo di una cultura e una sensibilità rare, che 12 anni fa ha infuso fiducia e pazienza a una cronista abituata a bruciare tutto in poche ore. Quando lei gli ha consegnato le pagine del primo libro che voleva pubblicare, ricevuto in gran parte dalle mani del padre.

Nel vortice favorevole che condusse alla pubblicazione di "Quando il Nonno prese per il naso il Re", se dovessi però nominare una persona chiave dovrei indicare lui. Non lo faccio apertamente, perché tra gli aspetti che più mi colpisce di quest'uomo, c'è la riservatezza. Lo vedevo chino a curare i minimi dettagli, senza temere le emozioni, accarezzando in particolare le pagine dove affiorava la fede dei miei avi e dello stesso mio papà, con la gratitudine a don Carlo Gnocchi.

Il caso strano è che quest'uomo, lo conoscevo da sempre: ci eravamo senz'altro visti diverse volte quando ero piccina, per una contiguità che rende la storia del nostro libro ancora più speciale. Eppure non ci siamo mai parlati fino a quando sono giunta alla soglia dei quarant'anni, con l'idea di togliere gli scritti dai cassetti partendo da quello più importante per me.

Non è un lungo preambolo, bensì un doveroso grazie a chi con poche parole, talvolta con un cenno, ti svela tutto. Anche la sensazione che ti divora dentro e a cui non sai offrire alcuna definizione, il che forse contribuirebbe ad attutirla. 

Di mese in mese, rimando parecchi incontri. Quando la pandemia sembra sonnecchiare, in qualche caso quest'attesa si è spezzata. In altri, no, per timore della fragilità di persone così care. 

Sicuramente, le feste prima rappresentavano un turbinio, anche sfibrante: o meglio i giorni prima, quando ricordo che correvo dai parenti e dagli amici, avevo l'ansia di dover arrivare dappertutto pur con presenze minimalisteIn questi ultimi anni, quello che percepivo come "il problema", è venuto meno. Specialmente in questo Natale che ha imposto ulteriori allontanamenti. 

Ma ce l'avrei poi fatta? Ecco che mi si accosta quella frase: mi sento impreparata... Mi sono resa conto anche che dietro quelle corse sfrenate per accontentare tutti, raramente ho reso felice qualcuno, quasi mai me stessa. Avrei dovuto scegliere: così mi trovo a ripensare alle Vigilie di Natale, come a quelle di un anno e della Vita.

Si fa strada, con calma ammirevole e finora sconosciuta, sempre più la stagione delle scelte. Del lasciare indietro e del recuperare. Del chiudere le porte appena appoggiate e dello spalancare le finestre. 

Dentro tutto ciò, avverto anche il bisogno di sentirmi preparata a incontrare le persone care. Per celebrare al meglio la mia ricerca di saggezza, oggi ho preso in mano ancora "Topolino". In una tempesta che minaccia naufragio, si cita il "parlontano" e io sono corsa a cercare il significato.

Che sforzo inutile, quando leggo nel fumetto «Solo le navi reali hanno i parlontano a bordo». 

Allora penso che ci siamo: abbiamo perso tanto, troppo, anche con la pandemia (non possiamo attribuirle certo tutte le colpe, visti gli anni e gli atti da cui proveniamo). Ma la vita è una nave reale e almeno abbiamo un parlontano, lo voglio tirar fuori in questo 2022 con decisione. Non si tratta di un cellulare, quello piuttosto ci ha divisi più che mai. È qualcosa che conosci fin da piccolo, di cui magari non ti sei mai accorto, che al momento giusto però si è offerto ai tuoi occhi e alla tua anima, che ti ha convinto a fare ciò che dovevi e a scovare in te il coraggio.

È un volto, un pensiero che unirà per sempre. È l'amicizia - citazione cara al mio amico da sempre - «superiore a tutte le cose, poiché ci fa brillare innanzi una lieta speranza per l'avvenire e non permette che gli animi si scoraggino o si abbattano» (Cicerone).  

Impreparati, ma con un "parlontano" sul mare del 2022 ci avventuriamo.

giovedì 30 dicembre 2021

Patti e noi schiavi, noi liberi


Le notti di rock and roll, quelle più inscenate che vissute. La prima canzone che ho riversato dal disco al pianoforte, l’unica che ancora eseguo senza eccessive esitazioni ma con la tua crescente, amorevole rabbia. I tuoi versi che studiavo nella fedele trascrizione di un compagno di scuola. Poi vederti, semplice e sconvolgente su un palcoscenico spogliato da distanze: tanto ormai la tua musica aveva scavato quel fiume in me.

Patti, capace di ripetere un’orazione della sera a modo tuo, di invocare libertà e di prenderla. Forse questo, mi hai trasmesso più di tutto: che siamo schiavi, che siamo liberi. 


Should I pursue a path so twisted?

Should I crawl defeated and gifted?
Should I go the length of a river?
The royal the throne the cry me river


- Patti Smith, 75 anni, dicono

giovedì 23 dicembre 2021

Le ultime pesche sciroppate e il Natale che si fa cercare


Un anno fa, bevevo l’ultimo caffè natalizio con un uomo che era un padre per me. Lui, che aveva perso l’unica figlia, io che ogni giorno di più soffro per la mancanza di papà. Nei giorni prenatalizi, io ero impegnata nella caccia alle pesche sciroppate, il tipo che lo deliziava.
 

Quest’anno non devo cercare le pesche sciroppate. Riguardo i nostri messaggi: l’ultima sua parola, calvario. Quella più ripetuta, vaccino. Il vaccino per cui è stato in inutile attesa dopo l'apertura della campagna. Il mio “capo” - lo chiamavo così per farlo sorridere - non ha potuto sottoporsi alle cure. Un giorno, in ospedale non mi ha risposto più. 


Non è l’unica persona alla quale ho detto addio per il Covid. Ci sono tante immagini che scorrono in me: le mani che mi hanno dato i primi quaderni, gli occhi di un uomo che aveva avviato una nuova attività e mi descriveva i suoi sogni, il primo medico che da ragazza avevo intervistato, un uomo preciso e brillante con il quale abbiamo condiviso momenti luminosi nella mia Scozia. E altre, ancora.


Ora, io non sono un’ultrà della scienza. Filosofa per deformazione, prima che per formazione, credo che tutto possa essere messo in discussione: sono poi cresciuta a pane e Feyerabend. I dubbi fanno parte della mia vita, fino allo sfinimento. Ma ammiro gli scienziati, come chiunque studi e metta a frutto le proprie conoscenze per gli altri.


Questo, non riesco a mandare giù. La derisione, il "sotuttismo". La battaglia, persino questa sfida estenuante ella nostra epoca trasformata in un vuoto derby. 


Oggi più che mai, sento dentro di me l’eco di quel calvario del mio "capo". Sento il suo grido per il vaccino, mi riporta alla prima cosa che mio padre ha invocato per me quando sono nata: mettermi al riparo dalla polio che l'aveva così profondamente ferito.


Ma non voglio fare arringhe sui vaccini. 


Non è una gara a chi sa: l’unica cosa su cui questo virus dovrebbe averci dato robuste ripetizioni, è la nostra fragilità, di vita e anche conoscenza.  


Né c'è da ridere. C’è un calvario. Ma non ci sono, soprattutto, le pesche sciroppate: l'assenza più amara, in un Natale che mette alla prova, ancora una volta. Un Natale che si fa cercare anche da me, scossa nella mia debolezza, e in qualche modo lo troverò. Magari aiutata da una farfalla, anche solo dal sussurro del suo battito d'ali.

lunedì 20 dicembre 2021

Non sono confusa


 Talvolta mi rifugio dietro la foschia, padana o scozzese, decidete voi: anzi io.

Qualcuno ci rimprovererebbe: siete confuse, tu e la luna. Ma non abbiamo mai visto più chiaramente.

Non sono confusa, ho solo bisogno di osservare dietro una cortina di dubbi.

sabato 18 dicembre 2021

Ho trovato una cometa

 

Ci sono sogni che nascono dagli errori. Una luna incantata mi rincorreva per la città e io cercavo di catturarla. 

Ogni fotografia mi risultava così sbiadita rispetto alla sua lodevole complessità. Finché combino un pasticcio e la deformo. A ben guardare, però, ora è una cometa!

Mi delizia questo sbaglio, sublimato dal desiderio. Volevo la luna, ho trovato una cometa e non mi scappa più.

domenica 12 dicembre 2021

Pensieri stretti nel cielo


 Pensieri stretti nel cielo, che più grande non si può. 

Por una cabeza (colpa della musica)

 È bastato che Violetta richiamasse Alfredo alla bellezza di amarla e mi sono smarrita nella musica.

Un girovagare da dissennati giudiziosi. Sono risalita dai secoli e ho fatto zig zag negli anni. Non mi son fermata se non da lei.

Por una cabeza: sto correndo e mi manca un secondo per vincere, ma ecco che non mi importa poi abbastanza. 

La vita, un colpo di testa; una gara che non abbandoni forse ma cambia direzione. Nella valigia, era tutto follemente ordinato: tu scompigli tutto e ridi libera. Che casini ti combina la musica, o forse lei guarda mentre i casini li combini tu.

mercoledì 8 dicembre 2021

Solo gelidi fiori

Tutto il calore di Assisi nel giorno di festa mi scuote dal nulla in cui mi congelo ancora troppo spesso. Grazie a un caro amico, ripercorro gli istanti della cerimonia, accarezzo con gli occhi la statua della Madonna e la tomba di San Francesco.

Che cosa posso offrire io? Rigidi i pensieri, lo sguardo fruga tutt'attorno. Solo gelidi  fiori, abbracciati dalla prima neve. E non si capisce se non possano scrollarla via o ne siano incantati.

Solo gelidi fiori, ti offro, come me. 






domenica 5 dicembre 2021

Sotto la tua ala (sognando la Scozia, tutta mia)


Un uccellino fuori strilla con tanto fiato nel gelo dell'alba, che posso permettermi di uscire a gambe nude. Il freddo le pizzica giocoso e io non mi lamento. Qualche giorno fa, sotto un testardo cielo blu che soffiava via le nuvole, ero all'aeroporto vicino al volo che avresti preso subito tu. Io no, io sarei partita piuttosto per la Scozia, naturalmente: niente Paesi esotici, con volti così contrastanti, spiagge e miseria, estasi e sofferenza.

Con un pizzico di stupore, ho pensato che nessuno  mi ha mai instradata verso la Scozia, anzi ci ho messo molti anni a partire: tanto, la conoscevo già fin da bambina. Mi ricordo un olandese che si meravigliò nel sentirmi parlare, «sembri proprio una scozzese» commentò.

Ecco, io qui non assomiglio a nessuno, non tendo a emularti. La Scozia è solo mia: una fiera dichiarazione di indipendenza.

Ma mentre la sogno, io resto qui. A fare ciò che devo, a vegliare su tutti e a farmi pizzicare le gambe nude dal freddo. A stare anche un po' sotto la tua ala, ora invisibile: come sotto un grande aereo, che partirà e in barba alle tue esitazioni non ti lascerà a terra.