venerdì 30 novembre 2018

Notte e l'umanità della tosse

Da qualche giorno le telefonate con gli intervistati si concludono così: signora, si curi. Oggi anche un messaggio simpatico, che terminava proprio con un appello simile.

Ecco perché mi viene da scrivere sull'umanità delle tosse. Persone sconosciute o che poco conosci, si preoccupano di quei colpi secchi e seccanti, che invano cerchi di domare.

Così lontani, improvvisamente vicini.

Mentre tra i vicini troppo spesso la lontananza ti sfiora e scorre via indifferente il tuo tossire. E molto altro.

Notte e l'umanità della tosse.

giovedì 29 novembre 2018

Notte e il conforto di Marsiglia

Degli spezzoni di film a Marsiglia, l'ultima sera - quando ragazza testarda dovetti muovermi da sola - oggi resta con me quello alla fermata del bus.

Sarà perché ho scritto questa storia sulla fiducia per VareseNoi https://varesenoi.it/fidiamoci-della-fiducia-porta-piu-lontano-e-se-va-male-ci-lascera-un-sorriso/

In quel momento, con la metropolitana che chiudeva, mi sovviene della fermata con un pullman che sarebbe servito a farmi rincasare serenamente. Stavo scrutando se si fermasse la sera, quando una ragazza scivolò lì.

Sollevata, mi lasciai andare. Ma dopo venti minuti nulla si vedeva, allora le chiesi se di sera davvero passasse il bus.

Lei scosse la testa: mi sono messa qui perché avevo paura e c'eri tu.

Ora, cerchiamo a quanto pare spesso conforto, e spesso nei luoghi e dalle persone sbagliate.

Ma stasera, il fatto che cerchiamo irragionevolmente, mi commuove.

Notte e il conforto di Marsiglia 


mercoledì 28 novembre 2018

Notte e in questo nostro passaggio

Passo, dunque vivo. Questo mezzo secolo, di cui un giorno ho calcolato i minuti per sfizio, mi appare enorme, dunque minuscolo.

La chiamano vita, eppure ha spesso le parvenze di un passaggio. Frettoloso, non superficiale: chissà se farà mai differenza.

Ma in questo nostro passaggio, possiamo eseguire una miriade di gesti. Seminare e sradicare, custodire e inquinare, dare la caccia o accogliere.

In questo nostro passaggio, superbi o consapevoli, scegliamo.

Quante scelte, sciagurate o saggissime, compiamo.

Notte e in questo passaggio.

La volpe dannosa per l'uomo, l'uomo per tutte le creature

Una fitta che si fa lentamente insopportabile: questo, come una preda colpita forse, provo pensando  che si caccia la volpe nella mia regione, il motore dell'Italia, la luce del Paese e raffica di definizioni fiere a volontà.

La volpe, del resto, è dannosa per i raccolti e l'uomo, leggo. Lo sai Willy? E noi che l'abbiamo guardata negli occhi.

L'uomo è dannoso per tutte le creature 

martedì 27 novembre 2018

Adesso ti conosco, nonno (grazie Bidén)

Ci sono persone che conosci da sempre, e conosci sempre, anche quando apparentemente non ci sono più. Le tieni nel tuo cuore, flash che si intersecano con la linea della vita e non la lasciano. 

Eppure, puoi conoscerle ancora, proprio perché di vita stiamo parlando. Come l'Augusto, come ul Bidén.

Ci vuole una serata come quelle che sa organizzare la squadra dell'"in tra da nögn" per scoprire qualcosa di più profondo ancora su quest'uomo che sapeva rispondere per le rime alle difficoltà e ai potenti maldestri e arroganti. Che amava alzare il bicchiere con gli amici, l'ultimo ancora, in una sequenza che scorre in un film ininterrotto, capace di battere anche la morte.

Infatti martedì sera abbiamo brindato con lui.  La famiglia di Augusto Brazzelli Lualdi, in testa i due straordinari nipotini che si sono messi a tenere banco con una naturalezza spettacolare e a masticare persino quel dialetto che ormai si parla con timidezza. Gli amici che il bustocco lo cullano con tenerezza, tanto più quando si tratta dei versi del Bidén.

E ancora, un piccolo prodigio: il ritorno di una gran parte di squadra della Baraonda, la rivista satirica che ha fatto dispetti deliziosi per il Carnevale a Busto. Anche lì, l'Augusto, maestro di vita, non di cerimonie, con la sua penna pungente, che non temeva nessuno, senza mancare di rispetto. Io socchiudo gli occhi ed entro in quel tempio sacro, dove ero stata ammessa incredibilmente da ragazza. Prima del profumo della carta, quello delle pietanze e il primo richiamo del vino. Perché la creatività, si nutre. Specialmente della tradizione, come qua a "La Rava e la Fava"promette di fare in modo innovativo lo chef Alexandros Faccincani, il suo menù sarà "back to the future", spiega.
Il Pedèla, il Giavini, il Gabri, Tiziano Riverso che racconta aneddoti e per farci sorridere commuove tutti.

Tanti momenti si intrecciano in questa serata, ma ce n'è uno che poso con delicatezza sul finale. Quando il nipotino racconta che lui, il nonno non ha potuto mai vederlo. Ma adesso è come se l'avesse fatto. Lui ora lo conosce, anche se già lo conosceva. Come ciascuno di noi

Adesso ti conosco, nonno.

Adesso ti conosco, amico.

Grazie Bidén e versiamo  un bicchiere. Anmò.


 

lunedì 26 novembre 2018

Notte e granelli di cielo e di terra

Un amico si trova nel deserto, cammina tra le sue inquietudini e il suo potere, lo racconta e io mi trovo a osservare orme, che non sono soltanto mie.

Il deserto fa una paura buia, boia. Perché potrebbe trattenerti lì. Tu lo sai, che una parte di te ci vuole rimanere a lungo, per sempre. Pensi al fatto che ogni granello conta per il Creatore, come ogni stella. Già, basta sollevare lo sguardo per cadere vittima di un altro incantesimo e non volersi più staccare dal cielo, con quella miriade di luci vere che trafigge l'oscurità.

Da che parte stiamo?

Forse siamo granelli di terra, granelli di cielo, mischiati e testardamente distinti. In cerca di una guida o di un motivo per perderci.


Notte e granelli di cielo e di terra.

Le carte della vita e i prof

Devo molto a nonno Giannino e nonno Mario, anche per avermi introdotto nel saggio mondo delle carte. A mio padre Nino pure, ma a lui mi sa che devo imputare una colpa dolcissima: perdeva troppo con me, in modo sospetto. Qualcosa però mi ha detto anche Jim Morrison.

Oggi gioco poco con gli umani, un po' di più con  lo smartphone. Ma grazie al vaccino dei nonni continuo ad imparare.

Perché questo gioco è come la vita. Primo, parti dalle carte che hai. E lungo la via la sorte decide se rendertele migliori o peggiori. Tu non sei in balìa, però. Puoi essere acuto o distratto, furbo o ingenuo, onesto o furfante.

Puoi rammaricarti con un compagno di gioco o te stesso, per una mossa improvvida. Perché hai buttato il fante di cuori e la ritenevi l'unica carta del mazzo che ti restava da giocare, come borbottava irresistibilmente Jim Morrison.

Persino il telefono  mi ha insegnato qualcosa. Ho scaricato la scopa (oltre alla briscola) e a volte sospiro perché ci sono un sacco di carte da spazzar via con un bell'asso. Che bottino sarebbe. Ma questa non è scopa d'assi.

Ciò a modo suo mi ricorda: non dettiamo noi le condizioni.

Ma anche quando hai perso una partita, puoi ricominciare. Più attento o incavolato, per la gioia di giocare (vivere) non di vincere.



domenica 25 novembre 2018

Notte ed esisti solo tu (non siamo una funzione)

Un lampo nella notte, perché ho staccato tutto. Disconnessa dalle funzioni, non dalla vita. Perché questo sono, siamo troppo spesso. Funzioni. Non esseri umani. Ci parlano per lo scopo in cui ci intrappolano e oltre non esistiamo.

C'è gente che mi conosce con autorevolezza e mi posta la foto di una bistecca. Del resto, sono vegetariana da soli due anni.

E ti capita di confidare: guarda, devo staccare tutto, perché adesso devo pensare a un'emergenza di vita.

Ma a molti non frega niente. Continuano a pensare a ciò a cui puoi servire.

Nella notte, mi vesto allora dei pensieri di chi invece si sta prendendo cura di me o lo ha fatto, davvero. E mi rivolgo a te, senza troppe parole.

Tu che mi contesti da sempre e da contratto. Tu che non hai mandato giù che io sia vegetariana e molte altre cose. Però te lo ricordi benissimo, anche solo il tempo di arrabbiarti.

Tu che mi chiami Marilena e non ti viene mai da dire quale funzione io abbia. Tu che adesso hai bisogno di me e non lo ammetteresti mai, neanche con te. Tu che stai lottando, e neanche questo ammetti.

Per te, io non sono una funzione, nessuno lo è.

Sono una creatura fiera e tremante, che a volte chiede tregua. E se non gliela danno, se la prende.

Perché adesso, esisti solo tu.

Notte ed esisti solo tu.

sabato 24 novembre 2018

Notte e un uomo che si emoziona (ci salverà)

Da donna, ho incontrato tanti pirla in vita mia; uomini perbene di più, ma non si facevano notare, giustamente.

Oggi stavo facendo un'intervista o almeno ci provavo. Ma lui è scoppiato in lacrime, perché si è emozionato a un ricordo.

Imbarazzato, si è scusato e mi ha chiesto di richiamarlo nei prossimi giorni.

Lo farò volentieri. Tra tanti pirla, me ne ricordo uno che mi ha fatto male nell'anima prima che sulla pelle, davanti a tanti vigliacchi. Nessuno si è emozionato, neanche quando si affettava a chiamarmi dopo per capire come stavo, o meglio per spettegolare.
 
Nonostante le cicatrici dentro di me, penso che mi è andata bene di fronte ad altre donne che hanno sofferto ben altro, altre donne che non ci sono più.

E sorrido di felicità pensando al fatto che ci sono uomini che si sanno emozionare. 
Perché sono - anche - loro che ci salveranno. Anche se lo so, dovremo salvarci da sole.

Notte e un uomo che si emoziona, ci salverà. 

venerdì 23 novembre 2018

Notte e una navetta che non si ferma

Nei luoghi dove l'umanità soffre, incontri anche i suoi sorrisi. I piccoli motivi di orgoglio, gesti che tradiscono dolcemente la voglia di andare avanti.

Si parla di tessiture, ovviamente. Piccole donne che amano il proprio lavoro. Finché all'improvviso la più giovane racconta che lei lavora su telai di cinquant'anni e più, dove la navetta ancora detta legge.

Una navetta che non si ferma, ma corre avanti e indietro, come ubriaca di gioia.

Notte e una navetta che non si ferma.

giovedì 22 novembre 2018

Se non posso non posso

Ho meditato su due frasi, che mi hanno rincorso in questi giorni.

Una era un complimento, che notoriamente non so accettare. Ma va bene così, perché poi li analizzo. Mi serve, per crescere.

- Mari, tu riesci ad arrivare a tutto.

Magari, ho commentato e riposto in un cassetto.

Oggi ho tormentato una persona che nel suo campo riesce ad arrivare a tutto. Ridendo, gli ho detto: mi hanno dato licenza di tormentarti, perché tu risolvi tutto.

Mi ha risposto: ok, ma se non posso, non posso.

La mia deformazione professionale di cronista mi impone l'obbligo di aggiornare: poi lui, ha risolto tutto.

Persino di più rispetto a quanto credeva.

Perché io oggi ho deciso di capire.

1 Sì, accade che io - come tanti altri- voglia arrivare a tutto e talvolta incredibilmente ci riesca.

2 Se non posso, non posso. Il tema del volere, mi piacerebbe approfondirlo, un'altra volta. 

E vorrei dedicare questo cassetto a quanti si tormentano...

Ehi.

Se non possiamo, non possiamo.

Ps ed è umano, bellissimo. 

mercoledì 21 novembre 2018

Notte e già troppe luci

Quando scende la sera a novembre, avverto che ci sono già troppe luci fuori di me. Troppa voglia di esclamare che stiamo bene, benissimo. Che tutto splende, anche dentro di noi.

Che Natale è così vicino, forse per questo passerà anche prima. Avrà trovato traffico, per non dire vuoto assoluto.

Già troppe luci scorgo, contro il buio sincero. Eppure le luci, colorate, cerco, incontentabile come da bambina.

Notte e già troppe luci.

martedì 20 novembre 2018

Notte e sempre felicemente forestieri

C'era una volta, tanti anni fa, una riunione durante la quale qualcuno sembrò attaccarmi. Oggi me l'ha ricordato. Stupito della mia mancata autodifesa.

Ma io ero troppo impegnata, concentrata sui veri avversari: gli amici che non mi difesero. 

Avevo tralasciato nella mia memoria tutto tranne l'unica lezione rimasta dentro di me.

Siamo sempre forestieri, nella vita. E se lo accettiamo, felicemente forestieri che respirano la libertà.

Notte e felicemente forestieri 

lunedì 19 novembre 2018

Notte e se non ci ricordiamo di essere bellissime

Una mia amica, con la quale taglio un traguardo importante, sfoglia vecchie foto e commenta: non mi ricordavo di essere così bella.

Accade anche a me, quando riguardo immagini di parecchi anni fa. Se ci penso, ero persuasa di tutto tranne che non dico della mia bellezza, ma di una mia vaga decenza.

Adesso mi osservo e dico: però!

Certo, sarà anche il raffronto con la mia immagine attuale, scolpita negli "anta".

Ma mi chiedo perché non afferriamo subito di essere bellissime. E metti che anche adesso lo siamo, quasi certamente. Solo che dovranno trascorrere vent'anni per capirlo.

Quanto tempo sprecato!

Notte e se non ci ricordiamo di essere bellissime (quanto tempo sprecato).

domenica 18 novembre 2018

Notte e qualcosa di imperdibile (la tv)

Questa sera mi sono commossa, ancora, per una trasmissione tv. Anzi, al solo lampeggiare de "I dieci comandamenti".

Ciò mi ha fatto viaggiare avanti e indietro nei ricordi e nei progetti. Prima, a quando la tv era imperdibile. Mi ha aiutato un flash di una trasmissione - Canzonissima - se ho ben inteso, con Baudo e Vittorio Gassman. Non perché me la ricordassi, chissà se poi c'ero. Ma perché mi trasmetteva una sensazione: quella di una tv imperdibile, appunto, che si affacciava dentro di te e persino ci restava.

Ho pensato, con un brivido, che il primo post di questo blog, mormorato e un po' smarrito, riguardava proprio la tv.

http://neicassettidimalu.blogspot.com/2010/04/

Ho rivisto mio padre, che mi portava a casa il primo disco (prima di quello vero vero, "Io vagabondo"), una colonna sonora della tv.

La tv era imperdibile, allora, un po' come la vita. Perché c'erano pochi, meravigliosi doni che potevi trattenere anche se non stavi attenta.

Adesso tutto scorre e puoi solo allungare la mano, se ti concentri. Se sai indicare a te stessa la possibilità di un risveglio, davanti a uno schermo che ti pareva addormentato.

Qualcosa di imperdibile, era la tv. E forse, può esserlo ancora.

notte e qualcosa di imperdibile (la tv)

sabato 17 novembre 2018

Notte e generazioni (il panda non è un serpente)

La vita è anche farti finire in un pub dove non entravi da più dieci anni. Fuori scorgi ragazzini a inquietante distanza (anagrafica), dentro vedi presto persone con più capelli bianchi di te.

E bevi whisky che non avresti desiderato, ma l'epifania è nel bagno. Non tanto negli intimi locali che resistono all'assalto, ma nello spazio comune. Generazioni si incontrano lì, soffocando l'imbarazzo finché una ragazzina confida sull'eco della Rettore a un'amica:

- che poi cosa significa che il panda non è un serpente?

Non ti sembra che la canzone sia così, ma ridi, ridi di gusto. Libera come una ragazzina.

Notte e generazioni (il panda non è un serpente).

venerdì 16 novembre 2018

Notte e tutte le volte in cui siamo fragili

Ci incriniamo, quando più ce l'aspettiamo. Eppure saldamente impreparati.

Tutte le volte  in cui siamo fragili, siamo così veri. E tutte le volte che sentiamo la stessa canzone per ore, fino ad imprimerla sulla pelle.

Tutte le volte che ricordiamo un sogno trascurato, e ora brucia fino a reclamare il diritto di essere realizzato.

Tutte le volte in cui ci ridiamo su o la matita nera insegue gli occhi, in una danza insistente.

Tutte le volte in cui siamo fragili, siamo così tremendamente veri, da smettere subito e fare i duri.

Fragilmente veri.


Notte e tutte le volte in cui siamo fragili.

mercoledì 14 novembre 2018

Notte senza dissennatori (la felicità si condivide, non si strappa)

Si avvicinano, talvolta colpiscono subito; altre volte, ci mettono giorni, mesi oppure anni. Non importa.

Quando sei cresciuto, anche solo per finta, ti rendi conto della cosa più pazzesca: la felicità, non può strappartela nessuno. La felicità, non si ruba. Si condivide.

Certo, prima ancora che te lo raccontasse Harry Potter, lo intuivi in qualche modo: esistono i dissennatori. Ti si avvicinano e non sono spaventosi come in questa magica storia, all'inizio: sono suadenti, ostentano un sorriso persino imbarazzante. Poi, quando meno te l'aspetti, ti scagliano addosso un gelo che sembra privarti di tutto.

Finché l'amore non ti scalda con un pensiero. Quel pensiero: la felicità, non te le porta via nessuno. Persino quando è minuscola, ecco che ti sembra una fiammella che può avere un unico destino: essere condivisa. Così ti trovi a offrirla, senza troppe parole.

Notte senza dissennatori.

martedì 13 novembre 2018

Tante parole e una sola

Qualcosa ha fatto finta di tenermi occupata per dieci anni, ma io a volte stento a crederci, di aver vissuto. Perché tra tante parole che sento, ne mancano poche, decisive. 

Un giorno ha poco senso se non posso chiamarti: papà.

E se non sento di risposta, ciao balen.

Tante parole superflue e l'unica essenziale intrappolata nell'aria, da dieci anni.

Papà 

Notte e un amico è di più

La tavola è spesso il luogo dell'amicizia, perché bisogna condividere davvero. Anche con punti di vista molto diversi.

Mi commuove sempre il mio amico carnivoro, che si dà da fare per accogliermi senza ferirmi. Togliendosi per non togliermi, ovvero dandomi di più.

Io vorrei imparare da lui. Amico è chi cerca di togliersi, anche mordendosi la lingua o semplicemente non imponendoti di pensare come lui.

Un amico è di più.

Notte e un amico è di più

domenica 11 novembre 2018

Un istante sospeso

Un istante sospeso, quello  prima che tu possa accorgerti della bellezza di qualcosa, eppure una parte di te l'ha già pregustata.

Un istante sospeso, come una lacrima che si chiede se debba poi scendere o non sia meglio rimanere nel tepore di un cassetto.

Quell'istante di attesa, che si chiama perfezione, perché hai la sensazione che tutto dipenda da te, prima ancora che da quello che sta per versare dalla bottiglia. Come se tutto il gioco non fosse intrappolato da regole.

Un istante sospeso e la bellezza di poter decidere almeno se fermarsi o allontanarsi, già sazio.

sabato 10 novembre 2018

Notte e più di un panino

Per placare gli sbuffi di casa, faccio una lesta irruzione a caccia di due tranci di pizza. Prima di me, entra un signore e chiede una focaccina.

Lo sento persino io, che la sta ordinando, ma non ha di che pagare. La commessa glielo domanda, espressamente, con fermo garbo e mi rendo conto che lo deve vedere spesso.

Mi sembra però insopportabile che io sia qui, a comprare due tranci di pizza e lui vada via - qualsiasi luogo o non luogo significhi questo "via" - a mani vuote. Sto per intervenire, quando la commessa gli dice: se vuoi, ti do un panino.

L'uomo lo prende ed esce rapidamente. Io sento che lei è stata giusta. Ma sento anche che io non so fare abbastanza ed esco con due tranci di pizza, che sono più lievi di un panino.

notte e più di un panino

venerdì 9 novembre 2018

Potrei essere su Marte (canzone per la notte)

Potrei essere su Marte. Forse sono su Marte. Vedo con chiarezza i movimenti sulla Terra e quelli che mi toccano da vicino, mi lasciano fredda e indifferente.

Nel cuore della galleria ascolto le note di Alice Cooper e lo so. Potrei essere su Marte. Così vicino da essere lontanissimo.

Non so volare, eppure potrei provare.

Potrei persino trovarmi su Marte.

Might as well be on Mars, Alice Cooper, canzone per la notte.

giovedì 8 novembre 2018

Il sorriso tra i volantini e foglie secche

Lungo la strada immusonita di nebbia e smog, lo sguardo viene distratto da due distributori di volantini. Freno dentro di me, perché non so proprio come definire con esattezza questa professione.

Vedo in giro ragazzi e meno ragazzi, spesso con carrellini carichi di volantini destinati per lo più a una splendida indifferenza. Ma loro li difendono come se stessi, perché è la loro vita.

Un volto serio, serissimo, a tratti doloroso.

Oggi no, nella strada immusonita. Vedo su un brandello di prato in salita, due uomini seduti tra erba e foglie secche. I volantini, sono disciplinati sul carrellino. Ma loro giacciono sull'erba, commentando e sorridendo.

Mi rimane dentro quel sorriso, nel mezzo dell'astinenza dal sole.

Il sorriso tra volantini e foglie secche, e sogni che ancora non osano sorridere.

mercoledì 7 novembre 2018

Stivali gialli nel fango

Una bimba con gli stivali gialli, nel parco smussato dalla pioggia. Lei corre e la nonna la sgrida.

Ma io penso che la bambina ha fatto ciò che doveva, con quegli stivali gialli

Perché gli stivali gialli servono per balzare nel fango, strillare forte, macchiati di libertà.

Indosso stivali gialli.

martedì 6 novembre 2018

Se tu avessi vent'anni

Vent'anni. Non puoi avere vent'anni. Dai che scrivo quelle cose sdolcinate, tipo: era ieri che entravo nel salottino e tu fissavi la televisione poco convinto, anche perché seduto sul divano ci stavi a fatica. Io ti porgevo la mano e avvolgevo un tuo ditino, così siamo rimasti a lungo a guardare o non guardare la TV insieme.

No, che sono una rocker. Allora io che a mezzanotte devo convincerti a dormire e allora dico: dai che la zia deve andare in discoteca. Tu corri in camera ma per prendere le scarpine e assicurarmi: no, ma io vengo con te.

No basta. Io non sono sdolcinata, caccio giù i ricordi. Solo, mi seguono quelli dei tuoi occhi, in qualche modo sempre seri. A ogni età, anche se quel tuo sorriso attenua l'impressione.

Da quel giorno che ti ho visto. Da quel giorno che ti ho portato al fonte battesimale, con due paure: farti cadere o dire una cavolata in inglese e invalidare tutto. Che poi io, topo, scozzese fino al midollo, a studiare il rito anglicano.

No, che non hai vent'anni, o forse li hai sempre avuti. Me lo dicono quegli occhi tuoi birbanti, Brisky. 

Se tu avessi vent'anni...

Quasi quasi divento adulta anch'io.

lunedì 5 novembre 2018

La bellezza di essere inutili

Se non servi alla loro causa, ti possono bollare come inutile. Vale per un essere umano che osa non pensarla come loro o magari condivide anche lo scopo, ma i toni no. 

E vale per tante altre creature. Una delle più sdegnate risposte che ho sentito al mio ribadire che non voglio più nutrirmi di animali è: ma allora a che servono?

A niente, come noi. Vivono, come noi.

Inutile, è stupendo. Inutile, si rassicurava di essere la filosofia ai tempi dei greci, mi ribadivano all'università.

Inutile è la meraviglia, lo sono il piacere è molto altro. La stessa vita, perché un dono. Qualcosa che non serve, un gesto liberale. 

La bellezza di essere inutile, cullata nel mio cuore.

domenica 4 novembre 2018

Notte e gli alberi siamo noi

Anch'io mi inquieto di fronte alla natura che si ribella. A questi comportamenti fuori dalle righe, righe che però abbiamo tracciato noi. Non in anni, non in decenni, forse in secoli.

La natura siamo noi. Gli alberi siamo noi. Voliamo via, strappati da una forza che non è del destino. Perché il destino, abbiamo assicurato che l'avremmo afferrato noi. E ora ci lamentiamo che nemmeno abbiamo fatto in tempo a sfiorarlo.

Ora la natura si ribella, ci raccontano così. E noi ci crediamo, perché piangiamo troppe sofferenze e vite spezzate.

Ma forse davvero la natura siamo  noi. Alberi, gocce d'acqua, animali, tutti insieme: in una parola, creature che in mezzo a un'alluvione, a un tornado o a mille parole che abilmente plasmano gli uomini, non dovevano stare.

Gli alberi siamo noi. E molti altri. Così vittime da poterci opporre, finalmente,

Notte e gli alberi siamo noi

sabato 3 novembre 2018

Dov'è la Vittoria (il coraggio di Isonzofront)

Finisco questo libro, a ridosso di ciò che non finisce: la guerra. La Grande Guerra, quella di cui si celebra l’epilogo, ma cent’anni dopo mi sembra dispersa in mille rivoli.

L’Isonzo verde smeraldo, strappato in un rosso atroce: ovvero specchio di atrocità. A un mese dal mio viaggio a Oslavia, ho il cuore che scoppia di contrasti. E devo placarli, con i pensieri.

1 La gratitudine. A Klementina, che non incontrai in Friuli Venezia Giulia la prima volta, bensì in centro Italia, in un’altra terra ferita e fiera. Ed eccomi qui a Gorizia, due volte in tre mesi, e questa seconda volta mi porta le preziose indicazioni di Silvan Primosic. I suoi occhi mentre raccontano la storia frugando tra i monti e le loro cicatrici, poi mi sussurra: legga Isonzofront, è di una donna, sa? La prima donna reporter di guerra, Alice Schalek.

2 Il dovere.  Ed è un dovere a cui non mi sottraggo. In queste settimane l’ho preso, letto piano a piano e all’alba del 4 novembre lo termino.

Vittoria.
Adesso mi rimbomba in testa quel verso dell’inno di Mameli: dov’è la vittoria?
Grandi i nostri uomini (che emozione quando gli austriaci si emozionano a loro volta per il coraggio degli alpini), ma quelli che li fronteggiavano, cos’erano? 

Liberatori. Liberati. Tutto si mischia, quando leggi l’opera di una reporter che ha osato essere lì. Forse, di una donna reporter. Perché sfogliando dolorosamente le pagine di Alice Schalek io mi convinco di ciò che già mi avevano sussurrato gli incontri con i conflitti di oggi.
Se il mondo fosse delle donne (non proprietà ma responsabilità), la guerra si infrangerebbe contro se stessa.

3 L’impotenza. Quando si vive il dolore altrui, quando esso diventa improvvisamente il proprio, si coglie anche un aspetto insopportabile. L’impotenza di descriverlo, con la penna in mano, di gridare tutta l’assurdità, di essere un poeta, di scardinare la guerra con le parole.

Non accade solo con il dramma della guerra.

L’impotenza delle parole, mi sembra di viverla quasi quotidianamente, molto più banalmente.

Ma poi Alice insegna qualcos’altro  ancora: che comunque bisogna provarci. Con i propri, fragili mezzi. Con i mozziconi di parole che affiorano tra l’orrore.

4 L’umanità. E poi per chi stiamo combattendo? O meglio contro chi? Uomini contro uomini? Io so che il 4 novembre è l’anniversario della vittoria, ma vedo anche la sofferenza spalmata su entrambi, gli incerti fronti.


5 L’indifferenza. Che cosa ci frega? Che cosa ha ripetuto le guerre e ancora le farà ripetere?

Una delle caratteristiche curiose di questa guerra è che basta allontanarsi di dieci chilometri dalle prime linee per non vedere, né sentire più nulla della guerra.

E’ questo, che ci fotte. In ogni epoca. Non c’è  mai una guerra abbastanza vicina, e quando è troppo vicina, non hai tempo per urlare l’unica certezza: la guerra è una  follia non da fermare, neanche da iniziare.



Mi sento sempre più infelice. (Alice, prima reporter di guerra, Dio ti benedica).

Uno spazio morto è uno spazio dove si resta vivi

Da dove vengono fuori all’improvviso tutti questi eroi? Da noi come da parte del nemico?

Chi è coraggioso, è un amico.

Si usa quel che c’è per abbellire la vita. Fosse anche per poco.


Che poi, ancora una volta, un libro scolpito sulla vita mi indica un orizzonte. Eppure è la vita che mi conduce fin lì: Oslavia, la collina morta, oggi è collina di vita, profumi e progetti. Un secolo dopo, è Vita.

venerdì 2 novembre 2018

And nothing else matters (eppure importerà sempre)

Sotto le gocce  di cose dichiaratamente ininfluenti arriva questa notizia nella mia anima.

Una bimba che non c'è più. Che abbiamo lasciato morire, in qualche modo. Perché è anche colpa mia, come sento e come so, nella mia splendida indifferenza quotidiana.

Yemen, e quale altro nome indosserà la morte.

Questo piccolo volto infranto mi fa pensare a una nenia rock che mi divora dentro, firmata Metallica.

And nothing else matters.

Perché nient'altro importa, mentre ti strappano via una bimba. Eppure qualcosa importerà, ancora. Qualcosa ti farà indignare, qualcosa ti farà piangere, qualcosa ti farà persino sorridere un giorno. Anche se nient'altro importa.

giovedì 1 novembre 2018

Notte e quelli che ti capiscono

Secondo il filosofo Bigazzi, in comunione con Tozzi una manciata di anni fa:

Quelli che ti capiscono sono tutti dietro a te. Voci forti eppure spente ufficialmente, che rompono il silenzio nei ricordi. Voci che vorresti destare, anche se quando c'erano non le ascoltavo quasi mai se non borbottando.

E adesso le senti di più, anche se le hanno ricacciate dietro le nuvole.

 Ma nel silenzio attuale di nome frastuono, ogni tanto arriva una voce inaspettata. Quella di un amico che non distribuisce complimenti, eppure accade che ti fotografi con una precisione di cui nemmeno tu sei capace.

Prima ti chiama tessitrice, poi spirito libero.

E tu ti commuovi perché qualcuno l'ha capito. Magari prima di te.

Notte e quelli che ti capiscono