sabato 31 ottobre 2015

Notte e sono tornate le stelle

La luna ci accompagna fedele, dalla terra al treno, fino al viale bello mio, intinto nell'autunno. E' rimasta accanto, discreta partner, all'Albero della Vita. Ha dato un'occhiata ai padiglioni che si spegnevano via via. Ha accarezzato l'aria fresca e illuminato ogni tappa.

Corro a casa, corro dal calore degli abbracci. E lei c'è ancora. Ma solo tardivamente, mi accorgo che non è sola: accanto, sono spuntate le stelle. Non saprei dire se siano angeli o streghette. Conta che siano tornate.

Notte e sono tornate le stelle.

venerdì 30 ottobre 2015

Expo e gli incontri

Lascia Expo a chi ha manie di grandezza o complotti.

No, cribbio, non gliela lascio affatto.

Ieri ho pianto di felicità per una ragazza che ha trovato lavoro. Ho pianto di tristezza, ancora poco abbonata alla vita, per ciò che se ne deve andare.

Avanti, chi se ne frega di ciò che se ne deve andare. Legno, cemento, deliziosi arredi.

Ma restano le persone. Le persone che mi hanno aiutata, delusa, sostenuta, fatto gioire e arrabbiare.

Le persone sono l'eredità di Expo, per cercare di aiutare il pianeta tutto, con le sue fragili creature.

Le manie di grandezze, i complotti, le attese del nulla: amen.

A Expo sono grata, per gli incontri.

Come se fosse la luna

Stanotte ho sognato una luce sorprendente. Come una cascata che scioglieva ombre e timori.

Mi sono svegliata e ho pensato che fosse la luna.

Lo era.

Expo sta cominciando

Un amico e compagno di incursione social mi ammonisce: guarda che non devi piangere. Tranquillo, sarò uomo, gli prometto.

Oggi Expo finisce. Ma per me è già finita da qualche giorno. Dall'unica volta ottobrina in cui mi sono presentata spensierata e i pensieri mi hanno subito trafitta, insieme alla folla. Nessun rammarico: avevo già avuto l'occasione di respirarla. Era pure finito il caffè made in Colombia da acquistare: tutti segni, è chiaro.

No che non piango. E non perché sia vittima di una malia, ma perché - come ho già avuto modo di dire - ho potuto conoscere tante storie e persone, più forti dei programmi ufficiali, delle strutture e anche delle sovrastrutture, per così dire. Una realtà viva, che mi accompagnerà sempre. Assieme ai Paesi che non potrò mai visitare eppure mi hanno abbracciata.

Prima di quest'ultima tappa, ho visitato Milano per un altro motivo, dopo qualche settimana di lontananza. Ho sorriso, sbarcando, perché poche ore prima una persona che stimo mi aveva detto: e ora senza Expo, quante occasioni in meno avrò, che farò? Ma sì, visiterò di più Milano.

Milano strizza l'occhio, ammantata di una luce nuova che non può essere solo l'autunno.

Ma sì, Expo sta cominciando. Bisogna dirle addio, per rinascere.

#mammagiurochenonpiango

Notte e l'unico delizioso treno affollato

Oggi risalgo sul treno di Milano, affollato. Già all'andata, dove trovo un posto per caso: peggio al ritorno, dove mi manca l'aria al solo pensiero del viaggio.

Eppure sono felice, come inebriata. Penso che qualcosa è cambiato. Che presto ritorneranno i treni tolti, e di più, nella mia città. Che si può essere civili e testardi, in una miscela perfetta.

Oh sì, questo treno è maledettamente affollato e si fa fatica, troppa fatica, dopo un giorno già pesante.

Ma si può aprire la porta alla felicità di aver riconquistato un diritto e di aver dimostrato che una battaglia condotta seriamente si può vincere.

In carrozza, anche la speranza. Sull'unico delizioso, treno affollato viaggio io, con tutti voi.

Notte e l'unico delizioso treno affollato.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/10/i-pendolari-e-la-vera-vittoria.html

Proposta - canzone per la notte

Un'amica me la offre e io la colgo senza strapparla: forse i fiori nei cannoni sbocciano con naturalezza.

La rivoluzione è la risposta diversa di ogni persona: tutte insieme non vogliamo che aria pura, o almeno non mortale come ce la vogliono propinare. Si può ridere, piangere, incavolarsi, intrecciare fili di attesa. Ma basta non cedere, non accomodarsi, non servire.


ho rinunciato ad un posto tranquillo 


Proposta, I Giganti, canzone per la notte

I pendolari e la vera vittoria

Abbiamo vinto. Leggo e rileggo la prima espressione usata del Comitato pendolari: mi trasmette tante emozioni.

Perché di solito vincere evoca qualcosa per sé. Invece, qui leggo tutta la gioia di chi ha combattuto per una comunità. Ci crede ancora qualcuno, alle comunità? Oh sì.

Rileggo: Da metà dicembre tutti i Malpensa Express da/per Milano Cadorna fermeranno a Busto Arsizio e Saronno. E ripenso a questi mesi, folli e belli. A quando ci hanno tolto i treni, in nome di Expo.

A quando ho incontrato Luca Marsico a Ispra e gli ho portato la voce dei pendolari: mica la ignorò, lui.

A quando Luca arrivò alla stazione come promesso e portò l'assessore Sorte.

A quando sono arrivate piccole risposte, ma non potevano bastare a una città di 81mila abitanti, legata a Milano anima e core. 

A quando il Comitato pendolari non ha mollato un centimetro.

A quando sono arrivate queste risposte, totali e fondamentali.

Grazie Comitato pendolari. Grazie Luca, mica ho timore di scriverlo: mi rivolgo alla persona, non a un ruolo o a un partito.

I pendolari e la vera vittoria: fare del bene a tutti.

giovedì 29 ottobre 2015

Se tu afferri tutto il tempo

Così tu afferri tutto il tempo e proclami: ora ti domerò. Metterò ogni tassello al proprio posto e risolverò tutto ciò che devo, rendendo felice ogni creatura attorno a me.

In preda al tuo delirio infantile e arrogante a modo suo, sai già chi ha vinto, da qualche parte della tua anima.

Il tempo, che non grida di volerti domare: l'ha già fatto. E pensare che neanche esiste.

Notte e come una canzone degli Ultravox

Avrei scelto cento canzoni per il mio congedo, ma penso che la vita assomigli a una canzone degli Ultravox.

Anche quando stai ballando, c'è sempre come una puntura dentro di te. E siccome devi soffocarla nel cuore, lasci credere (anche te stessa) che qualcosa sia entrato negli occhi.

io danzo con lacrime negli occhi.


Notte e come una canzone degli Ultravox.

La chitarra o la valigia

Ondeggio al bivio di vita: riprendo in mano la valigia o la chitarra (pianoforte escluso perché intrasportabile, come i sogni, troppo liberi)?

L'unico modo per battere il dubbio, è riafferrare entrambi. E le dita tremano già di libertà.

Racconti per un attimo una ferita

Debolezza o saggezza, chi lo sa: a volte racconti per un attimo una ferita.

E chi non ci crede. Chi ti deride. Chi ti incita. Chi replica pronto: e allora io, io...

Chi si ferma, ti ascolta e tu ascolti la sua.

Così ha senso, raccontare una ferita.

Ogni tanto mi perdo perché

Ogni tanto mi perdo, e credono (come credo) che io manchi di senso dell'orientamento. O che mi distragga dietro qualche fantasia o lampo terribilmente reale.

E sì, hanno ragione, mica lo posso nascondere. Eppure mi sono messa in testa che esista un'altra ragione (e non è che le strade sono complicate, come crede Arguta Paffuta).

Ogni tanto mi perdo per ricordarmi ciò che sono, ciò che siamo: confusi o falsamente precisi su una terra fin troppo paziente.

mercoledì 28 ottobre 2015

Perché gli altri

No, non partecipo al balletto nero su "perché gli altri...". Perché si comportano così, perché non si comportano come noi.

Ecco, non voglio perdere tempo a scavare nelle ragioni delle azioni altrui per criticarli. Sembrano senza senso? Non riesco già a comprendere perché io.

Notte e non ho fatto tutto

No, non ho fatto tutto. Neanche iperagendo per combattere la pigrizia. Ciascuno ha un motivo per lamentarsi. Eppure ha anche un motivo per essere felice di ciò che ho fatto per lui, ciò che gli ho dedicato.

E dove leggo bagliori, non accuse, sento la speranza per me, per i miei limiti.

No, non ho fatto tutto. Ho fatto ciò che potevo. E Dio sa quanto mi è costato, e quanto Gli sono grata.

Notte e non ho fatto tutto.

Scrivere ciò che penso

Voglio scrivere ciò che penso. Ma poi, si mette di mezzo il correttore.

Arguta Paffuta

Perché sono a casa

Dicono che l'autunno sia pesante e io con il favore della sera, che nasconde i colori, non ho armi per contestarli.

Poi, attraverso il mio viale per raggiungere le amiche e respiro un'aria fresca, di amore e commozione. Sono a casa, penso, e non riesco a pensare nulla di più bello.

Sono stata così lontana, che riesco ad osservare davvero.

E sono felice. Perché sono a casa.

martedì 27 ottobre 2015

Poi la pioggia scivola nei pensieri

Quasi quasi ricredevo a notti stellate. Ad albe che ridono con discrezione. A storie dai forzati finali splendenti.

Poi la pioggia scivola nei pensieri, più veloce che sulla pelle, e sono felice senza arrampicarmi, ma dondolando nella vita, inzaccherandomi e ridendo.

Notte e quando manca la connessione

Nel bosco manca la connessione e perdo tanti messaggi. Il telefono con noi sembra perdersi, dietro la corsa dell'autunno.

E allora vorrei sapere perché mi pare di sentire tutto il mondo dentro di me, i suoi profumi, le sue vibrazioni, le sue incertezze.

Mi basta uno sguardo attorno per arrivare a una traccia di comprensione.

Nel bosco non c'è connessione. Ma Connessione.

Notte e quando manca la connessione (forse ti sta abbracciando una con la c maiuscola).

Impossibile essere padroni di un lupo

Quanti incontri preziosi grazie a Willy. Pensate che in un luogo incantato ho conosciuto una coppia che ha due lupi.

Ha. Buon creatore, perdonami del pessimo termine da me utilizzato. Persino gli uomini e la burocrazia ci sono arrivati: non si può essere padrone di un lupo. Queste creature possono essere solo affidate.

Questa scoperta mi rende felice, e capace di audaci carezze a sogni.

Forse un giorno capire che di nulla, nessuno si può essere padroni. Solo custodi.

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Dialoghi reali - cure per la memoria

Oh, dietro il bancone la comprensiva dottoressa.

- Mi scusi, volevo quella cura per la memoria, perché la sto proprio perdendo.

- questa? Ma c'è anche quella...

- Sì, dottoressa, ma preferisco quella che avevo già provato.

Prendo e poi continuo con la spesa, finché lei mi dice: scusi, mi ridà un attimo la ricetta del medico?

Panico: dottoressa, mi scusi un attimo, non ricordo dove l'ho messa.

Frugo nella borsa, con il sorriso dell'ansia, finché ammetto: dottoressa, scusi, non la trovo, cribbio, devo iniziare al più presto la cura.

Lei impallidisce: mi scusi lei lei, l'avevo qui io e non ricordavo.

La dottoressa è comprensiva. E basta.

La bellezza che cambia colore

La bellezza che cambia colore, con lo schermo grigio attorno che impallidisce. Ti verrebbe da amare l'autunno, se non ti avesse stampato nella memoria il dolore più grande.

Eppure viene qui, passeggia nel bosco e si fa rimirare, come a chiedere una seconda chance.

La bellezza che cambia colore, non cede nemmeno alle pressioni della sera e resta dentro di noi.

lunedì 26 ottobre 2015

Forse questo l'ho già visto

Questa luce dolcemente indecisa, l'ho già vista. E forse questo l'ho già detto.

Forse da questo sono già passata. E non basta a rendere queste emozioni meno intrise di meraviglia.

Perso tanto tempo

Forse ho perso tanto tempo. Ma almeno, è tutto ciò che ho perso.

A volte solo una parola

A volte non sai cosa fare, per un amico. E ti esce una parola: la cosa più vana, imprecisa, che si dissolve nell'aria se buona e si conficca nel petto se crudele.

Ciò di cui si vantano gli uomini, rispetto alle altre creature, che peraltro sembrano vivere serenamente senza.

Solo una parola, a volte, o forse spesso, se non sempre, tutto ciò che sappiamo dare.

Notte e forse la nebbia

Sommersa da immagini della nebbia a Expo, umide di stupore, voglio meravigliarmi anch'io.

Così la nebbia è l'epilogo di un evento, di una sfida, di un sogno. E di quanti nostri desideri.

Oppure ammicca soltanto, ed è l'inizio.

La differenza, non la traccia la nebbia: la facciamo noi.

Notte e forse la nebbia.

Dialoghi reali - l'oroscopo

- dove vai? Ma non sai che il tuo oroscopo è bruttissimo?

- scusa? Che baggianate.

- peggio per te.

- va bene... Ma che cosa dice?

- ora non mi ricordo. Mi ricordo solo che è bruttissimo, per questa mattina.

- ma basta, baggianate.

Lo scrivo ora perché la mattina è finita.

domenica 25 ottobre 2015

Notte e l'incarnata saggezza

Nutri l'anima, offri alimenti sostanziosi alla mente e prova a far crescere saggezza. Eppure alla fine è il corpo, a dirti spesso ciò che devi o non puoi fare. Ad aprirti strade, a darti una calmata.

Perché la saggezza è incarnata e finché qui non possiamo scappare da questa regola. Conviene ascoltarlo, prima che urli solo lui.

Notte e l'incarnata saggezza.

Dialoghi reali - quello che vuoi tu

- Ma che cosa stai guardando in tv? Sempre le solite balle.

Resa immediata e incondizionata del telecomando da parte di chi come la povera Malu non guarda la tv praticamente mai: gira.

- Ma no, guarda quello che vuoi tu.

- io volevo questo.

- No dai, questo no.

Volti nuovi

Non è che io voglia vedere volti nuovi a tutti i costi. Vorrei solo che quelli vecchi non si fingessero nuovi, magari con fantasiose etichette che accentuano solo la noia. In politica, e non solo.

C'è luce appena

C'è luce appena per guardarti. Per trovare un pensiero timido. Per ridere, per giocare. Per pregare, ancora.

C'è luce appena, c'è luce abbastanza per fare tutto ciò che conta.

sabato 24 ottobre 2015

Si è persa una nuvola

Sto parlando con una cara amica e le confesso un segreto, qualcosa che proprio non mi va giù. Ma mi trovo a tacere, all'improvviso.

Perché sull'autostrada si è persa una nuvola: stava giocando con il sole e vi si è aggrappata, sfaldandosi. Poi cerca di ricomporsi, ma rimane a guardarci smarrita.

Quasi quanto guardo io lei. Stupita della sua bellezza, mi chiedo: sarà perché ha osato perdersi?

Alla tua età sbranavo il mondo

Così devo fare la vegliarda con un mio giovane amico: ma dai, alla tua età sbranavo il mondo.

Ometto di precisare: ora, lo gusto.

Notte e stavo aspettando te

Giro il mondo, abbraccio chi mi era vicino e forse non lo è più. Scruto sorrisi e sofferenze, impastati insieme.

Porto a casa tutto questo e spargo ragionamenti, che fingono di stare piedi. Ma anche quando sembra che io abbia visto e spiegato tutto, è chiaro che sto ancora aspettando. Stavo, sto aspettando te.

Notte e stavo aspettando te.

venerdì 23 ottobre 2015

Non resta tutto grigio

È tutto grigio questo cielo e non incita ad alzarsi e frugare nella buona volontà. Ho bisogno di ostinati alibi, così lo fisso come una prova.

Lo fisso talmente a lungo che arrossisce.

È tutto rosa questo cielo e mi perdo, perché non riesco a trovare più alibi: devo andare.

Non resta tutto grigio, se non lo vuoi.

Persone

Sbranare, accusare, ferite, calpestare. E in mezzo, chi.

Persone. Esseri che cercano di respirare, sbagliano, cadono, donano amore, piangono, scompaiono.

Persone. Di passaggio, senza certezze, esili come un giunco e a volte nemmeno capaci di piegarsi.

Persone. Fragili da spaventarsi, eppure meravigliose. Così facile farle cadere.

Non valgono un granché, ma possono crollare in ogni momento.

Come chi le sbrana, accusa, ferisce, calpesta.

Notte e un amico vero sa

Persa ancora nel groviglio che si potrebbe chiamare me stessa, ricevo un messaggio di un amico,  vero. So che non bisognerebbe aggiungere aggettivi a questo sostanziale sostantivo. Eppure non riesco a sottrarmi alla tentazione.

Io così complicata, vissuta come tale e allo stesso tempo semplice. Ma l'amico, dopo aver letto il mio libro, mi carica, quindi  mi confessa il dubbio di sempre che è lo stesso mio: come ha potuto la confusionaria Malu, quella sera condurre in auto all'hotel di Edimburgo in dieci minuti, quando lui - autista solido e abituale - si perdeva e impiegava trenta minuti, a causa di un cantiere.

L'unica risposta convincente che mi sono data, è che mi sono affidata a Chi ne sapeva più di me. È che ho confessato che io non ci capivo niente.

Notte e un vero amico sa anche ciò che non osi chiederti.

Non una nota di troppo

Raf. Ci metto un'intera giornata a formulare una parola di più, e spero non di troppo. La mia città è diventata così silenziosa, che neanche sento i soliti fracassoni.

Raf Montrasio. Ti vedo alla conquista dell'America, senza voler conquistare nessuno. A suonare e vivere, portando l'onda americana di Carosone. E io entravo ad ammirare il piano o a comprare l'armonica di papà, percepivo un'atmosfera speciale, ma ignoravo la totale verità. Finché un giorno a uno spettacolo ti ho ascoltato e ammirato.

Sai cosa mi stupisce di te, moltissimo? La non recondita armonia. Mai una nota di troppo. Perché chi suona la vita e l'anima, non ha bisogno di nulla di più.

Buon riposo, armonioso.

Quel che succede in mezzo

La Kabbalah oggi mi mette a fianco di un padre come Abramo. E mi scuote l'interrogativo, la frase più ossessiva.

Dove andiamo?

Conta poi? Abramo, è partito e basta. E nei nostri viaggi quanto accade, ci esalta, ci scava prima che sfioriamo la metà: non siamo più gli stessi.

Dove andiamo o come andiamo.

Quel che succede in mezzo siamo noi.

Tutti trovano il posto

In questa corsa finale di Expo, mi fermo ad ammirare le piantine che giocano con l'autunno. Quanta pazienza ha la natura, anche con noi. Quanto ci vuole a far crescere ciò che seminiamo. Seminiamo. Poco dopo sono sul tetto di Israele.

Angelica Calò Livné unisce i suoi ragazzi del teatro della pace, Beresheet LaShalom agli studenti italiani: d'un tratto, sembra che si conoscano da sempre. Si parla di conflitti, non solo quelli che lacerano le vite dei popoli e delle persone in Medioriente: quelli che viviamo e costruiamo noi. Ci sembrano piccoli, così li accumuliamo.

Formano cerchi dove si confrontano meglio, i ragazzi. Ogni volta precisiamo, per far capire l'importanza: ebrei, musulmani e cristiani.

Ma sono ragazzi. Noi uomini e donne.

Statue viventi ci raccontano la tensione e la speranza.

Tutti abbiamo un posto nella vita, tutti possiamo trovarlo, dobbiamo.

Shalom, Salam.

Non è una giornata

Ci sono giornate, che non possono essere una giornata sola. Non accade solo per i chilometri divorati. E' che ti sei trovata su pianeti diversi, hai imparato così tante cose che temi - conoscendoti - di perderle e non riesci a fermarti. Non vuoi…

Perché questa non è una giornata, è una vita, che non si vuole far catturare in una giornata.

giovedì 22 ottobre 2015

Notte e il calore del mulino

C'è un focolare così moderno e così antico, nel mulino, che mi sento a casa. Arrivano volti noti e altri sconosciuti, per pochi: sarà questo tepore a unirci e a diventare un tutt'uno con quello dell'anima.

Sono qui al mulino, nella meraviglia riconquistata di Baggero, e ho la conferma che qui Willy si trova a casa. Sa che a pochi metri i coniglietti si stanno riposando, e così le altre bestiole. Ma soprattutto sente il canto del Lambro, che sta ritrovando voce.

Voce. Come quella di Andrea, che ha letto e vissuto "Chi ha bisogno di Willy", perché lui sa che solo facendo la propria parte con la natura la si salva. E si salva se stessi.

Timidamente le prime domande e la serata corre dietro a un'aria che nemmeno fuori è più fredda. Siamo felici di conoscerci o di riabbracciarci, abbiamo voglia di bere un bicchiere insieme, di ridere, di cercare l'altro. Sentire anche lo sguardo buono di don Carlo Gnocchi.

Chi ha un sogno nel cassetto, chi l'ha realizzato magari capovolgendo la sua vita. Perché alla fine è tutto questo, che serve. Il coraggio. E il calore di un mulino.

Notte e il calore del mulino.

Willy è anche e-book
http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/chi-ha-bisogno-di-willy-ebook.html

Dialoghi reali - Giustizia

- Ma tu non credi nella giustizia?

- No.

- Perché?

- Perché non sono giusta.

Il fiore del cotone e il mio amico Luigi

Mi piace ammirare il fiore del cotone, un miracolo contro tempo o esploratore del vero talento del tempo, per il compleanno del mio amico Luigi Giavini.

Perché di questa bellezza ritrovata sono stata testimone, nei suoi momenti più preziosi: ovvero durante la cura.

Quando era in fermento silenzioso, come spesso cova la natura, ecco che Luigi andava a estrarlo con cura per mostrarlo senza vanto: casomai, la sua era più ammirazione, anzi riconoscenza.

Guarda come sta per sbocciare, il fiore del cotone. E stiamo attenti che il sole non si accanisca. Badiamo che un temporale non lo schiacci di prepotenza. Portiamolo al sicuro, negli ultimi, decisivi momenti che conducono al suo splendore.

Luigi, premiato non da un fiore, ma da tre.

Buon compleanno con chi ami e con il fiore del cotone.

Quanto dura un abbraccio

Medito sulla strana mattina che mi ha strappato lacrime di gioia.

Ho un'amica che vive lontano in un luogo meraviglioso e sofferente: da tempo non riuscivo a vederla.

Ho un amico che si è trasferito: meno distante, ma sempre troppo. In questi mesi ci eravamo ripromessi di vederci a Expo, anche perché lui è intelligente e oltre alla felicità di un abbraccio avrei imparato molto.

Tutto in una mattina. Riesco ad abbracciare lei, a girare i video che le servono per i suoi laboratori, a farle foto, a stringerci anche in un selfie. Un'ora che misura di immensità.

Sono contenta, peccato solo che forse oggi dovevo vedere anche il mio amico e non ci sono riuscita, devo scappare.

Alla stazione sbuffando e correndo, una voce - anzi due, in simbiosi - grida: Marilena.

Mi giro ed è lui, con sua moglie.

Ci siamo abbracciati qui, a pochi metri dal mondo, e mi è parso di abbracciare il mondo.

Quanto dura un abbraccio...

Grazie.

Purtroppo (non) è così

Un posteggio rimediato dall'altra parte del mondo dopo mezz'ora di tentativi, così entro dall'ingresso alternativi della stazione. Il treno sta arrivando e io provo a usare l'obliteratrice, ma non è quella magnetica consona al mio modesto biglietto.

Allora si apre una porta del treno e i controllori invitano a salire lì. Già... Le altre porte restano chiuse. Pazienza, anzi approfitto per farmi subito mettere a posto il biglietto.

- signora questa obliteratrice non è quella giusta, doveva andare di là. Per questa volta scriviamo sopra noi, ma la prossima...

- ma perdevo il treno. Come facevo?

- purtroppo è così.


Purtroppo è così. Quindi dobbiamo rassegnarci? Anche alle porte che non si aprono, intanto che ci siamo.

mercoledì 21 ottobre 2015

Le mie ferite

Solo io conosco tutte le mie ferite e a volte fingo di dimenticarmene, per sopravvivere.

Ma se chi ne ha condiviso un pezzo, le prende poi a calci, è in linea di massima uno stronzo, o meglio un infelice. E il minimo che puoi fare è sforzarti di non diventare così.

In fondo, anche la tua unica prova di libertà.

Dialoghi reali - Dove ti manda la suora

- Suora, mi passa X. Scusi, non mi mandi all'inferno.
(accidentiziocanarinonocosahodetto).

- Non si preoccupi, al limite la mando in paradiso.

Maria Grazia, soltanto

Maria Grazia. Basta inserire il tuo nome di battesimo e Google fa comparire il tuo volto. Non saprei che aggettivo usare, senza scadere nella banalità.

Immortali, i volti nei video. E quelli nei cuori. Ma la malattia, la morte, non la pensano così. Eppure penso alla tua stupenda frase su come invecchiare bene: io coltivo l'anima.

E l'anima, chi la tocca. Maria Grazia, soltanto.

Notte e lo strano saluto di Expo

Forse non sarà l'ultima volta che saluto Expo, in una sera dove il buio è spezzato da un'ammiccante luna. Ma così sento, nel fiume in cui mi trovo travolta.

Non mi lamento. Scema io a non goderlo quando si poteva. Sempre di corsa, e raramente dedita a me stessa e ai miei cari, se non in rare occasioni: roba da scriverci un trattato di vita, subito.

Ma non posso: devo riflettere sulle sensazioni di questa sera. Ho seguito un dibattito interessante, ho provato a trasmetterne lo spirito. Ho vagato di stanza in stanza per scrivere, perché gli uffici via via chiudevano. Dentro, la pace di chi si sta accorgendo dell'epilogo. Fuori, un formicaio di chiassose sensazioni.

La coda si è sciolta, a Palazzo Italia, e forse tutto attorno. Devo sentire ancora delle persone, un amico mi rincuora sui dolori della giornata, un altro mi accende una speranza di vederlo domani, dopo lungo tempo.

Il torrente avido della gente mi mette a disagio, come sempre, ma attribuisco la colpa solo a me stessa. Anche quando aspettiamo la navetta, accatastati, e anche sul bus stesso. Anche quando il bimbo in braccio al papà urla: guarda, l'albero della vita.

potremmo vedere lo spettacolo qui, dice il papà, dall'autostrada.

Io, dall'autostrada, vorrei solo scappare, per tornare a casa. Magari anche da Expo. Oppure a Expo vorrei tornare, per sempre.

Notte e lo strano saluto di Expo.

martedì 20 ottobre 2015

C'è un freddo intenso

C'è un freddo intenso, fuori. Te lo sento dire e so che fuori non voglio andare, perché son qui con te. E quando sarò costretta, mi accompagnerà il tuo tepore. Il tuo esserci senza incertezze e barriere.

Il tuo sole fedele, che non conosce stagioni.

Poi c'è la pace

Non lasciarsi aggredire da chi finge sorrisi, non dover indossare espressioni alla moda, fregarsene di sapere per forza cosa sia un gioiello o un profumo: all'improvviso tutto è diventato così facile che quasi mi rallegro.

Tranne guardare in faccia il dolore. Dimmi come si fa a osservarlo, anche di sbieco, e non restarne schiacciati. Proprio, non si può.

Poi arriva un messaggio confuso e adorabile. Una foto di una bimba bellissima. Una carezza fatta scivolare come se fosse per caso.

Poi c'è la pace. Anche se non sai da dove sia arrivata.

Notte e ci sono tutti (sotto la luna)

Le pizza girls combattono. Mi lascio alle spalle tutto ciò che è di buio, tranne il suo conforto che si chiama luna.

Mi parla, mentre parli tu, e insieme sembrate cantare. Chi mi ama, mi aspetta. Chi si è disfatto di me, mi ha liberata da ogni paura.

Io conto le parole buone, immeritate, e ancora di più i silenzi: poi decido che i numeri non mi importano.

Ci siete tutti, sento il vostro cuore che batte. E sotto la luna, è ancora più bello.

notte e ci sono tutti (sotto la luna).

La risposta e il lettore

Cerco di rispondere a tutti, anche sbagliando. Anche ferita. Anche senza troppe risposte. E forse perché addolorata, perché non ricevo risposte, come se una domanda non potesse essere anche una ferita.

Così rispondo anche a un lettore, che in apparenza si nasconde dietro una mezza sigla. In fondo, non ci nascondiamo tutti? Lo faccio, anche se mi sono imbarcata in un tema ancor meno mio, ma se mi ha scritto, dovrà avere un tentativo di risposta. 

E quando mi risponde a sua volta, ringraziandomi perché non sono fuggita, sento un premio immeritato, eppure prezioso.

Forse domani cambierà tutto e si lagnerà.Forse non lo sentirò più.

Ma cerco di rispondere a tutti, anche sbagliando. Perché so cosa significhi non avere risposte.

Willy fra le creature dell'oasi

Willy si guarderà attorno meravigliato, tra le creature dell'oasi. Non so spiegarvi l'emozione di compiere questo passo, uno dopo l'altro: presentare il libro nell'ecofrazione di Baggero.

Ci sono i coniglietti, con i loro nomi e le loro avventure quotidiane. E tante altre creature che ogni giorno vengono ascoltate. C'è un fiume che ha ripreso a cantare, e un tramonto che si posa volentieri su questo docile prato. Piantine che brillano, come le loro radici.

E il nostro Willy che si affaccia, per proteggerci, come può, come vogliamo.

Tanto mi incanta di questo luogo, così simile per molti versi alla mia collina. E che sia nella stessa provincia dove don Carlo Gnocchi seminò le sue opere di bene, ancora di più.

Willy, fra le creature dell'oasi.



giovedì 22 ottobre, ore 19.30.
Ecofrazione di Baggero
http://www.corazziere.it/chi-ha-bisogno-di-willy-2/

Ti ho chiamata così

Dal passato spunta una persona che ti dice: io ti ho chiamato così. Spontaneamente, senza pensarci, perché è stato un moto del cuore.

E poco l'hai vista, molto l'hai persa, mai veramente. Oggi ti scrive ed esiste ancora nella sua importanza, nel suo esserci, discreto e fondamentale.

Ti ho chiamata così. E così mi fai esistere, ancora.

Pietà

Bisogna avere pietà di tutti. Ma soprattutto di chi crede di essere migliore di un altro.

lunedì 19 ottobre 2015

Si offesero

Si offesero di essere tacciati di scarsa delicatezza, mentre ci squartavano.

Si offendono sempre, quando non sono ciò che si credono.

Il papà su e giù

Un papà giovane e forse bambino, che spinge la carrozzina su un marciapiede. Non che abbia record di pendenze, eppure lo sento urlare distintamente…

Salita!

E poi… Discesa! E ancora salita.

Non posso sentire il bimbo ridere, eppure mi accade. Quella risata la conosco, l'ho emessa anch'io. Un papà giovane e forse bambino, che vede montagne russe in una quieta pianura padana.

Forse sta insegnando ad andare su e giù nei sogni al suo piccolo. E volo anch'io.

Notte e su ci proteggono

Altri si sono allontanati oggi, in apparenza, e noi ci guardiamo attorno spaesati.

Certo, tanti arrivano, ma non abbastanza. Non per riuscire ad alleviare la mancanza degli altri. 

Forse, non abbiamo spiegazioni. Non abbiamo nulla che ci freni nella follia del dolore.

Se non una consolazione: su ci proteggono.

Notte e su ci proteggono.

domenica 18 ottobre 2015

Non pensare troppo in fretta

Quel momento del mattino in cui ancora non puoi pensare troppo in fretta.

In cui sei fermo ancora a ieri o a un pizzico di sogno. Lenta è la tentazione di rimettersi a correre, perché senti che c'è ancora qualcosa da gustare pienamente.

E non puoi pensare troppo in fretta.

Scendo un attimo

Tutti hanno una buona ragione per chiedere. Anch'io, a me stessa, devo dire però qualcosa.

Scendo un attimo, perché di attimi viviamo. Un attimo può durare il tempo di un sospiro o un'eternità.

Scendo subito, perché la prossima tappa non mi riguarda. Perché mi devo trovare, senza asfissiarmi, ancora.

Malu or Marilu

Per tanti anni sono stata Malu; ora tanti mi chiamo Marilù, prima nome di battaglia per pochi. Non ho preferenze, ma solo un quesito: se due lettere in più siano un lusso che non posso permettermi, io in cerca di semplicità per sopravvivere. Se questa differenza sussurrata, anche dolcemente, non voglia dirmi che di qualcosa io mi devo liberare.

O se va tutto bene, si cambia, per restare se stessi.

Trattenere le parole

Vale sempre la pena trattenere le parole, quando sporcano e lacerano. Ma quando possono far fiorire un sorriso, non importa se siano anche eccessive: la felicità che creano, è un motivo sufficiente per pronunciarle.

Trattenere le parole, solo quando sono crudeli.

Notte e la gioia delle ragazze

E' così bello essere ragazze, e neanche per finta. Una sera semplice in cui trovarsi e brindare con pizza e birra. Agli uomini chiediamo gentilmente di esibire il passaporto (no, quello di Expo non è valido) e poi non li facciamo entrare ugualmente.

La gioia delle ragazze, in una serata qualsiasi. Conoscersi o riconoscersi. Tenere la malinconia alla larga, non è difficile, perché l'allegria ha già occupato tutto lo spazio.

E quando bisogna tornare alla base, ridere ancora un po', anche solo per mettere in fuga il freddo. Perché la gioia delle ragazze è così, incontenibile come i loro sogni.

Notte e la gioia delle ragazze.

Gli alpini e la città più bella

Lungo il mio viale ancora più stupendo, prima si accomoda il silenzio. Poi, ecco i tamburi. E le voci. Il canto sventola come i tricolori e l'applauso lo segue con naturalezza. 

Alpini, quanti siete e quanto unici, quanto uniti anche se provenienti da zone tanto diverse. 

La mia città è più bella oggi, come il mio Paese. Un popolo unico, come voi.

Grazie.



sabato 17 ottobre 2015

Dire di fare la pace

È delizioso dire - quasi intimare -  agli altri di fare la pace nelle grandi tensioni e violenze, che diventano gare di dotta distanza per noi.

Così stiamo impegnati e non ci sforziamo di farla noi, nei nostri banali e terribili conflitti quotidiani.

Uccidere un elefante (da topolini)

Quando si vuole uccidere un elefante, forse ci si sente ciò che si è: topolini. Senza il loro ardire.

Notte e ci sono gli alpini

Da stamattina le piante hanno colori in più: quelli dell'orgoglio e della speranza, loro che cantano l'autunno già senza false malinconie. E cartelli che mi parlano di assembramento, di marce dolcemente testarde, di qualcuno che si mobilita per te.

Oh sì, ci sono gli alpini. Me lo ricorda la sera, quando tante persone soffrono in silenzio, ma una mano da loro sempre la ricevono. Me lo narra la notte, rammentando le tante volte in cui le penne nere sono andate a offrire un po' di luce. E me lo rivelerà la mattina, con la fierezza che non diventa superbia, perché si mette sempre al servizio.

Pazzesco, questo raduno: che emozione mi regala, che voglia di mettermi in marcia, nel mio piccolo, per un ideale. E quasi quasi dormo tranquilla.

Notte e ci sono gli alpini.

venerdì 16 ottobre 2015

Un'ombra rosa

Un'ombra rosa sulla pelle del cielo, trattiene l'ultimo scampolo di sogno.

Quando si scioglie sulla tela, resti ancora a fissarla. Perché tu la vedi ancora, sì, e sai come essere felice.

Notte e lo so cosa significhi (essere a casa)

Volentieri accolgo il grido di gioia di chi torna a casa. Lo so cosa significhi, in tanti modi, anche se non tutti.

Torni con una ferita, che pochi capiscono e ancor meno persone ne sono toccate. Torni nella notte, bruciando i chilometri, perché non vuoi più stare un centimetro lontano da chi ami. Torni nel tempo, perché vorresti avere una chance, una ancora, di compiere di nuovo quel gesto o rinnegarlo per sempre.

Nulla è come essere a casa. Malconci o sorridenti, riparati  anche da se stessi.

Essere a casa significa sentirsi al sicuro. Che lo si sia o no.

Notte e so cosa significhi (essere a casa).

giovedì 15 ottobre 2015

Circondati

Vento e acqua in danza travolgente mi afferrano e mi ricordano.

Che poi è bello essere circondati a volte: hai più possibilità di arrenderti. Riporre l'orgoglio, smettere di stare immobili e ballare al ritmo della natura, dire: sì, ora fai tu.

A world without heroes - canzone per il giorno

La parola eroe ci insegue dappertutto: usata e abusata ogni giorno. Sarà per questo, che alla fine ne siamo privi.

Un tempo senza spazio. Uno sbandamento, privo di grazia. O un uccello senza ali, una campana che non suona. Quante immagini per dire, quante immagini per non dire…

Un  mondo senza eroi. La punizione peggiore: le cose sono proprio ciò che appaiono, niente di più.

There's nothing to be
It's no place for me

A world without heroes, Kiss, canzone per il giorno

Dialoghi reali - tesoro

- tesorooooo.

- eccomi!

- dicevo al cane.

Naturalmente. E ci ricasco, woooof.

La mia maestra

Tu mi hai corretto i compiti per prima, quando ancora non sapevo scrivere (nemmeno ora lo sai, sussurra Arguta Paffuta, ma lo scrollo via).

E da allora ho passato tanto insegnanti reali e molti più che così si atteggiano.

nessun "brava" è più importante del tuo.

Dialoghi reali - Gli esami

 - Dottore, ho finalmente fatto gli esami.

- Brava, poi me li manda.

- Sì, ma dottore: se non vanno bene, li rifaccio, dai. Un aiutino.


Pazienza

Non è che non ho più pazienza. E' lei che mi ha congedata.

E io ho questo brutto vizio, di non chiamare mai nessuno indietro.

Regole

Rispondere a tutti. Non chiedere a nessuno. Ascoltare molti. Procedere da soli.

E quando qualcuno dovrebbe  chiedere scusa e se ne guarda, non imparare da lui.

Scusa, dillo spesso e volentieri se vuoi ripartire. Se vuoi dare una chance a te.

Notte e ho sempre questo vizio

Pioggia testarda, ma da dove spunti?E io sono incantata da te, ancora.

Ho sempre questo vizio, vizi a tradimento come la lealtà. Amo il suono della pioggia, credo sia un canto che doveva andare a male e invece si è fatto fregare diventando melodia.

Credo che le smancerie siano la via maestra delle coltellate e che i fuochi improvvisi amoreggino con le ceneri. Che chi vuole essere migliore, puzzi di fango e chi ti esige, forse non ti voglia veramente.

Oh sì, ho sempre questo vizio, di scambiare luci e buio, finché non Ti riconosco e non importa quanto sanguinante: sono di nuovo felice.

Notte e ho sempre questo vizio.

Un grazie per cominciare

Prima, dimmi grazie perché ti ho ascoltato e risposto in un mondo con le orecchie tappate.

Poi, se proprio devi, per sentirti figo, il figo fai: magari ti convincerai.

Un grazie per cominciare. Quindi se vuoi, vai avanti da solo.

Saturday night gave me Sunday morning - canzone per la notte

Non importa se manca ancora qualche ora: non c'è più tempo che tenga.

Ero immersa nel sabato sera, nelle sfide noiosamente divertenti di questo mondo. Poi ho sentito la tua voce e ogni tentazione di recita è crollata.

Inutile vivere la vita come un fine settimana perduto: lo sento dalla radio, forte e chiaro, più del battito del nostro cuore.

Le notti del sabato mi hanno dato la domenica mattina. E nemmeno il lunedì mi turba più.

Saturday night gave me Sunday morning, Bon Jovi, canzone per la notte.

mercoledì 14 ottobre 2015

Notte e scivolano i perché

Anche questa notte ringrazio di essere a casa. Ho attraversato fiumi, non solo metaforici: il senso di fragilità estrema, sotto le percosse della pioggia, e strade che assumevano un'altra natura.

Il buio rende tutto più minaccioso, da bambino fino agli ultimi passi: in fondo, l'unica certezza è che non cambiamo mai.

E quelle gocce un po' bastarde assomigliano ai perché che non voglio, che mi cascano addosso, che ostruiscono la via.

Poi, arrivi a casa e ringrazi di un tetto. Di un abbraccio. Di poter pregare al caldo, con la paura ancora bagnata. I perché scivolano via, come gli ultimi pensieri.

Notte e scivolano i perché.

Meno male che c'è la pioggia

Meno male che c'è la pioggia a coprire il suono dei pensieri. Miei e di chi non si fida più, neanche dei suoi pensieri.

Siete nate voi

Sette anni scanditi dal dolore, eppure siete nate voi. Giusto un mese prima, lui ha fatto in tempo a vedere i vostri faccini. Bollate come uguali. Eppure così diverse.

Ricordo ancora la sua espressione quando gli mostrai i vostri volti, scossi dall'essere apparsi in questo mondo. Apparsi in un ospedale da odiare poi, ma quando eravate belle, quanto desiderose di vivere.

Oggi vi amo e non so se posso spiegarvi, che siete le creature più meravigliose del mondo. Neanche più vi bollano come uguali, buon cammino e siate diverse.

martedì 13 ottobre 2015

Notte e le mie castagne dal fuoco

Stasera abbiamo le castagne sul fuoco, e non è nemmeno tanto fuoco. E temo di non averle cotte nemmeno abbastanza.

Eppure sono ottime. Perché le ho raccolte io, perché me le ha donate il bosco, perché mi sono punta e ho riso.

Le mie castagne dal fuoco, hanno un sapore straordinario. Quasi come me le fossi meritate.

Notte e le mie castagne dal fuoco.

Laboratorio del silenzio

Nel padiglione ceco mi imbatto nel laboratorio del silenzio e sono tentata di non uscirne. La natura, la vita vibrano con i suoni che osano infrangere l'aria. Anche la luce parla sottovoce.

Mi chiedo come sarebbe migliore l'esistenza, se in ogni luogo ci fosse un laboratorio del silenzio. Un rifugio, dove la vita possa riprendere fiato.

Without you - canzone per la notte

Non è che io non possa affrontare la montagna senza di te: la contemplerei, forse farei la sbruffona. Ma non riuscirei a scalarla: probabilmente, neanche vorrei iniziare.

E la vera sconfitta (o vittoria) è un'altra: che non ci sarebbe cambiamento, i giorni scorrerebbero grigi.

Senza di te appassirei e morirei lentamente. Stanotte, e ogni notte.

Without you, Motley Crue, canzone per la notte.

La civiltà e lo sportello

Con il fare guardingo da italiana media, entro nell'ufficio pubblico. Disarmata da una cortese impiegata, sbrigo la mia pratica quando entra e sbraita una donna.

Si piazza accanto a me, perché lei non ha tempo da perdere, e nemmeno il marito mandato via poco prima perché non aveva il codice fiscale: lui lavora, mica può andare a casa a prenderlo.

Ammiro la dipendente che mantiene la calma e chiama il direttore. Ammiro anche lui, di cui conosco la terribile, recente sofferenza, eppure si ferma a parlare con stanco garbo all'utente.

Mi rassicuro, che siamo pochi così urlanti e sempre dalla parte della ragione (al di qua dello sportello), quando entra un uomo che si lamenta a gran voce della scarsa chiarezza delle indicazioni sui servizi. I segnali erano all'ingresso, ma lui non aveva tempo per notarli.

Eccoci qui, con la nostra presunta civiltà che si sgretola davanti a uno sportello.

Proprio quando dentro piove (shalom)

 Cerco di seguire il telegiornale, ma sono troppo vile. Di dolore in dolore, ecco che tutto sembra esplodere anche in Israele. Piange ancora la Terra Santa, tutta.

Tra pochi giorni i ragazzi ebrei, musulmani e cristiani guidati da Angelica Calò Livné, dalla Galilea arriveranno qui. Porteranno la pace in scena, come fa da sempre il teatro di Beresheet LaShalom. In scena, perché prima è seminata nei cuori.

Fuori piove. Dentro, pure. Come potremo mai vedere il sole o anche soltanto qualche suo riflesso? Come potranno sorridere? Come potremo sperare?

Poi, lo sento tra le lacrime: proprio quando fuori piove, quando è tempesta fino nelle pieghe più profonde, abbiamo il dovere di sperare. E lavorare per quella speranza.

Shalom, Salam 

lunedì 12 ottobre 2015

Chissà perché mi proteggi

Esco coperta fino all'impossibile, perché il tuo suono mi aveva allarmata.

Invece eri tu: una pioggerella che ha solo parole d'amore. Chissà perché hai alzato la voce, prima. Adesso sembri qui a proteggermi e ti sono grata.

Chissà perché pensi che io debba essere protetta. Chissà perché ne sai sempre più di me.

Notte e le benedizioni

Finalmente la pioggia copre il rumore dei pensieri e crea un sottofondo per sensazioni più potenti. Poche giornate, così colme di benedizioni.

Poco importa se si sono aggiunte altre pene. L'acqua e la luce dominano la scena. Un'amica che festeggia e io ricevo il dono di farlo con lei, roccia esemplare. Poi entro nella mia chiesa, che celebra quando Schuster la dedicò a un santo tanti anni fa. Candele accese come un canto di inestinguibile armonia, perché questo è un giorno di potente amore.

Edoardo, santo straniero diventa di casa, caso unico nelle parrocchie italiane. Attorno a lui sull'altare, i santi che più mi hanno aiutato, felici accanto al Sacro Cuore e alla Madonna delle Rose.

Tante benedizioni, non si meritano. Si amano.

Notte e le benedizioni.

Un filo di cipria sul lago

Un velo su di te: rivela tutto ciò che vuoi, protegge ciò che non si può palesare, non ora.

Come un filo di cipria, che ti rende più morbido e profumato, lago mio: è questo il tuo vestito ancora d'estate, ma estate che si scioglie di nostalgia. E io mi fermerei qui ad ammirarti, se non temessi di venir colta dalla stagione successiva.

Un velo che danza con la brezza e con i pensieri: all'improvviso mi sembra di sapere tutto di te.

Si può essere dove si vuole

Si può essere dove si vuole, dove non si potrebbe altrimenti. Sciolte in un abbraccio, ricompattate in un cuore.

Si può rompere la paura grazie all'amicizia e rivedersi come un vetro artistico, non come i cocci che temevo. Con un'armonia, che non merito.

Si può essere dove non si osa, se due amiche osano per te.

La confusione dell'aiuola

Che gran confusione, in questa aiuola. Fiori ancora rossi di vita, margheritine che vorrebbero iniziare proprio ora e vecchie foglie che cadono con le ultime forze.

Ed erbacce - che si chiamano così, ma chissà perché, avvolgono tutto, più verdi che mai, mescolando ulteriormente le carte d'autunno.

Una confusione meravigliosa, che sembra abbracciare la voglia di vivere.

Un'amica

Un'amica è quella che - un attimo prima che tu riesca a dirle qualcosa di importante - l'ha già pronunciato. E tu cerchi di starle dietro, ma non riesci, perché lei è speciale. Così non ti resta che la gratitudine, che le mormori con parole tardive e da lei accolte come primizie di stagione.

domenica 11 ottobre 2015

Notte e chissà perché non si vuole essere felici

Scossa da una marea di volti felici, sento un'energia che mi frena nel concludere la sera. Eppure non posso negare un'altra sensazione: in mezzo a tanti affamati di gioia, scorgevo anche brontoloni cronici, persone pronte ad abbaiare per un posto traballante in fila o perché uno spingeva o perché quel profumo nell'aria non era il suo preferito.

E mi domando perché non si voglia essere felici, quando si può. Perché occorra anche cercare di guastare la vita agli altri.

C'è forse un solo modo per venirne fuori: non farsi trascinare dalla rissa, non sentire la provocazione di turno e guardare solo i volti felici, compreso il proprio, in una serata che non vuole essere d'autunno.

Notte e chissà perché non si vuole essere felici.

Evoluzione e ferocia

Ho abbastanza anni alle spalle da non dovermi stupire che la cosiddetta evoluzione umana sia scandita così.

Passano gli anni, le dotte teorie e le scoperte, ma restano le bombe e ogni forma di violenza, più delle lezioni di storia, quella storia che nel bene e nel male plasmiamo noi.

Non dovrei meravigliarmi, non riesco a non soffrire. Ciò che mi addolora di più, ciò che mi lascia senza fiato è l'odio che scandisce tutto, bomba originaria e capace di riprodursi all'infinito nell'evoluzione vana dell'umanità. Le parole nostra prima ferocia.

sabato 10 ottobre 2015

Momenti chiari

Nel buio attirano di più l'attenzione. Momenti chiari, in cui non occorre sforzarsi, ma un lampo benevolo ci appare.

Forse sono sempre con noi, ma non possiamo vederli. Ci vuole l'oscurità per arrendersi alla loro evidenza.

Motley Crue on the road - meno un mese

Tra un mese arrivano e non ho nulla da mettermi, a parte quella felpa dei Kiss che però magari scatena reazioni rabbiose tipo Axl vs. Tizio con maglia di Slash.

Ok siamo seri, manca un mese al concerto dei Motley Crue e mi devo ricordare perché mi sono intestardita a cercarli, nonostante siamo distantissimi, musica a parte.

Musica a parte, dici poco? Ma oggi voglio trovare ragioni fuori da quell'energia che scorre e unisce chi ufficialmente ha poco in comune.

Rinascere. Questa è una cosa bella che mi hanno insegnato. Sprofondare, sporcarsi, ferire, morire. Poi rinascere. Ricordarsi che dono incredibile è la vita, e piena consapevolezza. Anni di follia,  anni di saggezza, persino nel volersi congedare: e i secondi, senza i primi, sarebbero arrivati?

Rock on, Motley Crue.

Rendere felici

Un grande evento, un minuscolo gesto, una parola lieve, un raggio di sguardo.

Mille modi di rendere felici, mille  modi di rendersi felici: e la gioia, quell'energia che ci si scambia, che non si vuole trattenere e solo così si sofferma sul volto e sull'anima.

Notte e sarà mica un angelo

Quando trovo il coraggio delle parole, ecco che mi mancano. Un aereo nel cielo d'autunno sembra sprizzare luci, poi scompare. Mimetizzato in una nuvola, trova anche lui il coraggio: di uscire.

E sembra che sia un angelo, con un altro paio di ali, soffici e luminose.

Dobbiamo smettere di essere coraggiosi, scherzo, mentre ti abbraccio.

Notte e sarà mica un angelo.

Tutti quelli troppo

Tutti quelli che improvvisamente sono troppo cattivi e inadeguati, mi mettono il sospetto che dietro ci sia qualcuno più cattivo (e sveglio) di loro, adeguati a manovrare il gregge.

E tutti quelli troppo buoni, ma buoni buoni, osannati dai più, mi mettono a disagio molto di più.

Goodbye - canzone per la notte

Fotografie che ti offrono un sorriso, altre che ti sussurrano una lacrima.

Persone che sono sempre qui. Persone che non ci sono mai state. Persone che ti hanno lasciato, qualcosa.

E forse potevo stare più attenta in classe, non sognare canzoni rock. O forse, non ne ho sognate abbastanza.

Che fine ha fatto quello? E questo chi è? E più ancora, ero veramente così, lo sono ancora.

È venuto il tempo di dire addio a tutto ciò che ti fa voltare la testa.

Goodbye, Nickelback, canzone per la notte.

Il primo pomeriggio, gli ultimi raggi

Il primo pomeriggio, i raggi che accarezzano capelli e pensieri, scompigliati insieme alle nubi incerte.

Ancora l'energia della mattina, ma smorzata da mozziconi di bilanci. Lo sguardo che non può restare fermo, corre a frugare nell'autunno più testardo: il primo pomeriggio, gli ultimi raggi che scaldano davvero. Poi, potrà solo il nostro sorriso, offrire oltre quel calore.

Dialoghi reali - il ragazzo

- Tra poco arriva quel ragazzo là.

- Che ragazzo?

- Tizio.

- Ma ha 80 anni quasi!

- Be', io dico ragazzo.


venerdì 9 ottobre 2015

Notte e il tesoro delle amiche

Un appuntamento al buio, perché non si deve immaginare dove sarà, la serata tra le amiche. E la caccia al tesoro si conclude con uno scrigno traboccante.

Abbracci, idee, svolte, profumi. C'è tutto, questa sera. Ascolto le mie amiche, perché sono sagge. Perché parlano, non sparlano, nemmeno quando si scherza un po', mai con dolo.

Il tesoro delle amiche appartiene a ciascuna di noi: non ci importa impossessarci, ma dividere.

Così sono felice, mentre ritorno nel buio. Per forza - mi sussurra Arguta Paffuta - hanno riacceso il lampione della via dopo una raffica di mesi.

Notte e il tesoro delle amiche.

Dialoghi reali - il campione e la mano

- Ma come il campione di basket, così simpatico, posa per la foto con noi e poi gli ho dato la mano e non me l'ha stretta.

Il passante che mi ha scattato la foto: signora, è perché lei è piccola e non l'ha vista.

Passo la mano.

La deviazione e il piccolo mondo

Per le vie incontri un amico che stava uscendo: no, vieni con la cagnolina che ti mostro i fiori.

Ed è dietrofront, si apre il cancello, si spalancano le porte, arrivano ad abbracciarti anche i profumi. Un piccolo mondo, prezioso, in cui ciascuno ha preso una direzione diversa, una deviazione dal suo percorso. Ritrovandosi.

Uno sguardo e sai tutto

Perbacco, usavano dire un tempo. Quante persone sanno tutto.

Uno sguardo, un clic e le certezze sono solide come il granito.

- Marino pessimo-ottimo sindaco di Roma (anche se vedono, o meglio vivono, ben poco la capitale).

- quel conflitto colpa di uno o dell'altro.

- l'assassino è lui.

Uno sguardo e sai tutto del mondo e del vicinato. Basta fermarsi lì: comodo, non come la (ricerca della) verità. Che ti sgretola dentro, ma il cuore ha più spazio per battere.

giovedì 8 ottobre 2015

Una sbavatura rosa

Una sbavatura rosa nel cielo, come se si fosse emozionato o truccato troppo in fretta.

Dura il tempo di stupirsi e di rallegrarsi del dono.

Una pennellata dolcemente ribelle prima di rimettere in ordine i pensieri.

Se pensi di essere guarita

E se tu pensi di essere guarita, la tua febbre è alta, alta ancora. Accettare la fronte che scotta e rallegrarsi se un poco il calore frena, sapendo che può essere solo una pausa impercettibile.

Forse questo, è guarire.

Le campagne social

Non mi fido delle campagne social contro: sentenze, boicottaggi, linciaggi.

Non mi fido perché in quelle campagna nessuno si è mai abbassato, nessuno ha piegato la schiena. No vedo la minima goccia di sudore, come un'ombra umida di ripensamento.

Non c'è dubbio che possa passeggiare in simile campagne.

Dialoghi reali - indovina

- Indovina chi ho visto in banca.

- Non saprei.

- Dai, indovina.

- Ma non lo so!

- Indovina… la madre di ? Su!

- Ma secondo te, come posso sapere chi hai visto, madre o non madre.

- Cavolo, ma è la madre di tizio che lavorava nel tale posto e che tre anni fa …

- Sì va bene, è ovvio. Scusa.

Felicità esibita

Se ti trovi a esibire la felicità per indisporre qualcuno, mi chiedo…

sei veramente felice?

Chissà come ho fatto a vincere

Correndo via, ho trovato una medaglia. Era quella di pochi, e intensi, cuori.

Chissà come ho fatto a vincere, mi sono chiesta, disorientata.

E ho sentito una voce dentro di me: forse perché di vincere non ti importava; stavi solo correndo.

Big in Japan - canzone per la notte

Si può essere grandi in Giappone, svestirsi di illusioni e indossare neon. Cantare che tutto il male è passato, storia, finita.

E ci ridiamo anche sopra, mentre la notte ci fa tornare per la strada, fieri del nostro percorso. Anche se le cose non sono mai facili, sentiamo sul palato un sapore fresco, senza più veleni.

Stiamo danzando, che lo volessimo o no.

Things are easy when you're big in Japan

Big in Japan, Alphaville, canzone per la notte.

Notte e le ali si fanno sentire

Le ali si fanno sentire, quando meno te l'aspetti. Non importa quanto tu sia pesante, loro sanno quando metterti quello strano solletico, quella voglia di esistere e respirare dalle nuvole.

Oggi tutto il giorno a camminare, scherzare, ascoltare seri discorsi, nutrirci, ingolosirci, smarrirci e ritrovarci. Tutto insieme, con un'armonia non invadente, che mi lascia ancora ricolma di sani dubbi.

A Expo, con Andrea, ho attraversato due Paesi straordinari, come il Giappone e la Svizzera, nel loro interpretare il messaggio di questo evento e non solo.

Ho avuto voglia di tendere la mano e mi sono arrabbiata dove ho visto esibire la politica pro domo propria: mi vendicherò, non diventando così.

Ho sentito il bisogno di partire e in fondo l'ho già fatto. Anche attraverso una delle immagini più belle: la gente in fila al padiglione di Israele, sotto tanti ombrelli colorati, al cospetto del magnifico giardino verticale.

Io quasi quasi prendo uno di quei solari ombrelli e volo via.

Notte e le ali si fanno sentire.

mercoledì 7 ottobre 2015

Expo sempre diversa

Oggi attraverso Expo con Andrea, insieme anche se a tratti virtualmente. Un esperimento che mi ha incuriosito e che mi riporta anche indietro.

Ad anni di inchieste, di ricerche comuni. Oggi è un divertimento, ma si colora di significati, tanti. Non so come finirà, so come inizia, questo viaggio casuale, con pochi punti fermi. Con la voglia di cercare, come tanti anni fa.

Expo sempre diversa, sempre uguale. Come noi.

Lampi, devo essere una bambina

Devo essere una bambina, a rallegrarmi dei lampi. A scambiare i tuoni per musica. A non tremare, nemmeno un po', a costo di pentirsi.

Mi devo essere dimenticata spaventi e ferite, per finire così. Con un sorriso ebete ad accogliere i lampi come una festa, per tutti, anche per me.

Notte e mi sono persa così spesso

Non so tenere il conto di quasi nulla. Di quante volte mi sono persa, poi, impossibile.

Nelle metropoli e nei paesini. Nel bosco, il più sincero nell'avvisarti subito: guarda che deciderò io, il tuo percorso.

Mi sono persa così spesso da non trovarmi più. Stupida io a rallegrarmene, ma è così bello farsi trovare da te.

Notte e mi sono persa così spesso.

Un gruppo nuovo

Sono tornata di corsa a quattordici anni fa e non vedo l'ora di abbracciare una sorella.  Arriva da lontano, ma non per la contorta geografia: è perché al mio mondo poco importa della sua terra e di ciò che accade veramente, spesso se ne cura solo per vana partigianeria.

Arriva con i suoi ragazzi, con la fede nella pace, così commovente anche di questi tempi. E quando penso alla gioia che indosso per incontrarla, lei mi sorride con le parole: oh sì, vedrai un gruppo nuovo.

Per un istante, vacillo: sei tu la mia ragione di felicità, tu sempre uguale e capace di cambiare senza perdere la fede nella pace. Ma poi cedo: sì, c'è un gruppo nuovo. Altri giovani, ai quali tu stai trasmettendo l'amore più intenso.

Un gruppo nuovo, e io ho voglia di diventare nuova.

Quando hai freddo

Ci sono persone, anche insospettabili, che ti incontreranno e ti sentiranno dire: ho tanto freddo.

Ed esse ti risponderanno: perché fa freddo.

Poche guarderanno sotto questo strato di gelo, per vedere il tuo. E offrirti un calore, che magari neanche anno. Stringile forte, perché forse loro avranno più freddo di tutte.

Quando non servi più

E' quando non servi più, che ti senti libero.

martedì 6 ottobre 2015

Ogni prima nebbia

Ogni prima nebbia mi ricorda te, donna del sole. Il tuo sconcerto confessato anche a me, bambina.

Eppure quando sei tornata nella terra del sole, so che ti mancava quasi. Ma come non c'è più, indagavi quando ti dicevo che ormai era più rara.

Ecco perché quando torna, penso che lo faccia anche per te. E forse mi porta una tua carezza furtiva, forse ridivento bimba senza temere nulla. Perché alla fine della nebbia so cosa c'è.

Notte e una figlia si affida a una stella

In quest'ondata di parole stampate senza forma, senz'anima, su uno schermo, arriva una lettera. Sì, dentro c'è un biglietto con una poesia dattiloscritta (posso usare questo termine antico, in ribellione contro l'onnipresente tastiera troppo morbida), ma una persona l'ha preso, firmato, messo la data. E ha ugualmente scritto sulla busta.

Una figlia. Siamo precisi, una figlia. Non l'ho mai incontrata, né le ho scritto mai. Ho conosciuto suo padre e mi ha messo dolcemente in crisi, cosa di cui gli sarò sempre grata. Ero già su una via spogliandomi dell'illusione di creatore, riscoprendomi creatura fragile e in cerca di (offrire) solidarietà. Ma i passi si sono fatti più decisi, dopo quell'incontro.

Oggi stringo una lettera di una figlia che non ho conosciuto, non ancora, ma si affida a un libro stupendo e a una promessa di eternità. A una stella che guarda e invita a non piangere, perché non si può rischiare - attraverso quel velo di dolore - di non vedere la luce.

Notte e una figlia si affida a una stella.

Cosa cerchiamo

A volte, non capisco cosa stiamo cercando. Siamo già convinti di avere ragione; può combattere con questa persuasione, quella più forte che gli altri abbiano torto.

I pensieri che fuggono

Chissà se i pensieri che fuggono sono quelli maldestri, oppure quelli che possono fare a meno di te.

Lugano addio - canzone per la notte

Sai che il cuore da rocker, già segnato, si frantuma a questa canzone. Corre indietro, troppo indietro, alla prima volta che la sentì, in mezzo ad adolescenti che le sembravano adultissime.

E poi si incammina, forse un po' timoroso del futuro, qualche anno più avanti. Gita dolcemente folle quando quasi non si osava lasciare il liceo. E un San Silvestro, in cui si festeggiava con garbo svizzero. Quanti flash, fino a poco tempo fa, il lago sbirciato dal treno.

Questa sera sono lì ad alzare un calice, ma lo sguardo è ancora indeciso se tornare indietro. Eppure un'amica mi ha insegnato come combattere il tempo.

Il sorriso e i capelli fermi come il lago, unica rassicurazione di eternità. Ingenuamente, crederci.

Lugano addio, Ivan Graziani, canzone per la notte.

Misurare le parole, non i sentimenti

Buon compleanno, amica. Sai che sono giorni importanti, eppure inutili, perché ciascun giorno è da festeggiare. Ma è un'occasione per dire grazie a chi ti ha creata e a te.

Se dovessi prendere una delle tante sequenze che ci legano, oggi afferrerei quella del mio esame orale di maturità. Tu unica ammessa dall'agitata Malu. E non potevo vederti, ma ti percepivo, onda d'affetto rassicurante. Chi ti vedeva meglio mi descrisse poi: Paola annuiva, Paola si preoccupava per la domanda, Paola sorrideva.

In tanti anni, ci siamo dette tante parole. Abbiamo riso, pianto, sbagliato, abbracciato.

Tante parole, ma difficilmente troppe. Perché tu le misuri, cogliendone l'importanza. Non ti ho mai sentito spettegolare, giudicare, seminare erbacce.

Hai avuto tanta pazienza con me, soprattutto quando non la meritavo.

Tu misuri le parole che plasmi così bene.

Invece, misurare i sentimenti, non ci interessa.

Grazie, amica mia.


lunedì 5 ottobre 2015

Tutta la pazienza del mondo

Io che con il piede facevo tremare la scrivania con tutti i libri piazzati sopra a protezione delle canzoni vergate insieme agli appunti. Che sul treno facevano ballare il ginocchio, come per battere anche la corsa del mio mezzo di trasporto. Che picchio sui tasti, come un musicista confuso eppure ostinato.

Ecco, io vorrei avere tutta la pazienza del mondo.

Solo che poi, non saprei dove metterla.

La mamma e lo sguardo giusto

Sto viaggiando in un giorno di cupo autunno, quando mi chiama mia madre: hai lasciato qui i tuoi occhiali da sole.

Sospiro di rito: mamma, ma hai visto che tempo? Secondo te, ho bisogno degli occhiali da sole? Li ho lasciati apposta.

- Non si sa mai.

Si chiamerebbe prudenza, ma mi viene da definirla diversamente più tardi, quando si affaccia incerto, quasi nevrotico, il sole.

Forse, ancora, è ottimismo. Oppure è lo sguardo giusto, quello che  nulla esclude, tanto meno il meglio.

Notte e chissà quale gentilezza

Sto sbrigando tutto lo sbrigabile, quando mi sovviene del messaggio dell'amico di mio padre, e quindi padre mio: non correre sempre, goditi i momenti.

Allora mi fermo, prendo un caffè. E uscendo incontro persone con cui non sempre riesco a non ritrarmi, ma mi sforzo di sorridere e pensare avanti.

Pochi istanti più avanti, uno di loro mi dice: devo andare al funerale di M. Il funerale, sobbalzo. Pensavo fosse il pomeriggio, e per me inaccessibile. Poco prima ero passata con la cucciola, ma c'era l'addio a un altro angelo. Un volto che mi ha accompagnato per tanti anni, nella chiesa vicina e lontana. Un volto buono, inaspettato.

Ma era un altro angelo.

E corro, l'omelia è bellissima, perché cerca di farmi fare pace con la sofferenza degli altri, specchio della mia piccola sofferenza.

Quando esco, chissà quale gentilezza mi ha permesso di avere questo dono: quella verso di me o verso un altro. L'unica certezza è un grazie.

Notte e chissà quale gentilezza.


Marea - canzone per la notte

Il trucco si stinge, ma tanto chi vuoi che se accorga.

Pensa che qui i barconi sono abbandonati: che strano, una speranza che supera la disperazione.

Non c'è più bisogno di fuggire. Ho perso coloro ai quali non importava di me.

Basta non perdere te, marea per me delfino malconcio eppure sorridente.

"Ma se perdo anche te, io chi sono se perdo te, un delfino in apnea, se cambia la marea".

Marea, Umberto Tozzi, canzone per la notte.

Tutte le spiegazioni

Tutte le spiegazioni che non so dare, tutte le spiegazioni che non so cogliere. E in mezzo, tutte le spiegazioni di cui non mi importa, perché mi basta guardare negli occhi o nel cielo: che è poi la stessa cosa.

domenica 4 ottobre 2015

Motley Crue and the last time

Europe, for the last time. Nikki Sixx posta il messaggio con una pennellata rapida, non indolore.

Basta pausa in famiglia, si riparte. E la destinazione si chiama Europa. Italia, pure. Non so proprio perché mi stia ostinando così ad accarezzare i biglietti e sognare lontano, un mese o poco più.

Non ero mai andata a vedere i Motley Crue. Meglio i loro dischi, io rocker sempre più dura, ma allergica alla fuga dai valori, di qualsiasi musica si tratti.

Adesso sono qui a fremere. A scrivere a Nikki: noi, qui in Italia, vi aspettiamo. Sarà l'ultima volta, perché poi voi con scienza e coscienza non suonerete più insieme.

Sarà la mia ultima volta, perché devo guardare avanti. Ma con la forza di canzoni che mi hanno tenuto insieme. Anche quando le cuciture, le cicatrici, non stavano insieme affatto.

Rock on, Motley Crue.

Notte e le ali sono fogli di giornali

Provo a viaggiare nella notte, senza perdermi, non davvero. Ma  mi insegue questo ricordo, che è una fitta al cuore.

Quand'ero ragazzina e papà mi accompagnava a scuola; prima, si fermava all'edicola e lì un uomo gli dava il suo giornale. Il suo giornale. Quello che poi mi aspettava a casa, già letto e ingentilito da quelle prime carezze.

Non ho più visto per anni quell'uomo, e la madre sorridente. So solo che da stasera non c'è più. Non qui, su questa terra faticosa, impastata di lotte e di sogni. Nella mia mente in viaggio per la notte, quei fogli di giornali sono diventati ali.

Notte e le ali sono fogli di giornali.

Dialoghi reali - ti voglio bene

- Ti voglio bene.

- Lo so.

- Stiamo migliorando.

- Rispetto a cosa?

- Rispetto al grazie

Il lago non manca mai

Il lago non manca mai. Al massimo si nasconde, con la complicità delle nuvole o della distanza.

Ma pensa se fosse solo per sognare meglio. E nei suoi sogni portare te.

sabato 3 ottobre 2015

La prima parola

La prima parola la mattina, può sembrare così banale.

Un ciao, uno svegliati, è tardi. Ma è così carica di responsabilità, eppure ancora macchiata di inconsapevolezza, che forse è la meno banale che pronunciamo.

Goffi tentativi di indicare la strada. 

Buongiorno.

Notte e quando la pioggia si fa dura

Con un disco incantato da una puntina ribelle, forse come un disco incantato. La pioggia si intestardisce, si fa dura. E io vorrei entrare in gioco, con qualche nuovo proclama.

Invece, la ascolto senza potere, senza volontà. Ha la voce divorata dal fumo della terra. Scolpita da tutte le ansie inespresse dell'umanità. Ha il pianto di una coppia uccisa di fronte a quattro bimbi innocenti: e papà e mamma innocenti quanto loro. Ha la rabbia di chi vede festeggiare, persino con innocenti caramelle, l'assassinio di altre vittime, in Terrasanta.

Vermi coloro che festeggiano le morti altrui, a qualunque parte dicano di appartenere.

Dio  mio, quanto è dura la pioggia. Forse, quanto noi.

Notte e quando la pioggia si fa dura (noi rifiutiamoci).

Gentile per sbaglio

Poi un giorno sei gentile, anche solo per sbaglio. E trascorrono minuti: tu te ne sei già dimenticato. Corrono mesi e neanche te lo farebbero ricordare a forza.

Finché un giorno, ti arriva una gentilezza deliziosa, e ti sembra per sbaglio. Ma qualcosa ti rammenta che anche tu tempo addietro sei incorso in quella disattenzione, o in quell'attenzione più profonda: questa gentilezza ora ha un sapore ancora più intenso.

Gentile per sbaglio, premiata sul serio, e vinci se hai subito voglia di errare ancora.

Serve solo uno sguardo

Serve solo uno sguardo. Che ti fermi, ti sproni, ti convinca, ti faccia sentire su una strada con le tue forze e qualcosa di più.

Pregustato, inaspettato, arriva e si posa per liberarti.

Serve solo uno sguardo, che ti faccia sentire vivo.

La necessità di essere armato

Capisco la necessità di essere armato, o così sentirti. Quando sei fragile

venerdì 2 ottobre 2015

Chissà se Bono non è importante

Senza filtri, parlo a dodicenni che devono attraversare il mondo sotto forma di Expo. E quando passo dai volti, commetto l'errore di passare anche dai personaggi.

Sapete che Bono…

Sguardi sperduti: Bono chi?

- Bono, U2.

Sguardi ancora più sperduti. Per fortuna passo la palla al capitano del Napoli: individuata la sua nazione in pochi istanti.

Io mi pongo un paio di interrogativi. Uno, vi indispettirà: perché sono qui a parlare di Bono, che a parte di un paio di canzoni neanche mi  fa perdere la testa. Troppo b(u)ono per noi rocker duri.

Secondo quesito: ma se questi deliziosi dodicenni neanche lo conoscono, i telegiornali o i gli articoli per chi li facciamo?

Ah già, per gli adulti.

Per gli adulti. Buona questa.

Chissà se Bono non è importante…


La mia stupida voce e gli angeli

La mia stupida voce, deformata da ogni microfono (quello elettronico o della vanità), risuona distorta. O forse è proprio lei, senza troppo senso, o si prenderebbe sul serio.

Nel giorno dedicato agli angeli, so che hanno ragione loro.

La mia stupida voce  suona ancora più stupida, con un sottofondo di verità.

Ma non è uno scandalo, chiede solo di essere accordata per cantare ciò che è Bello, così Giusto.

Notte e c'è sempre una carezza

Con il malumore della giornata autunnale, ci siamo ritrovati in una bizzarra sera. La pioggia che si spegne, almeno per un poco, forse per ascoltare anche qualcun altro: che diamine. Ed ecco che sentiamo una brezza strana, quasi impalpabile: come un filo di calore che ci accarezza la pelle.

Stiamo ancora gustando questo tocco, quando il cielo si rispalanca. Infastiditi, poi felici, di nuovo: perché anche questo scroscio ha le sembianze di una carezza, più cocciuta o ardita. E ci libera dalla polvere delle preoccupazioni e delle esitazioni.

Notte e c'è sempre una carezza.

Dialoghi real (via mail) - Problemi articolari

Arriva una mail, senza mezzi termini o una via di entrata suadente: problemi articolari?

- No. Quelli no (tutto il resto).

Sono bella

Sei bella, Mari.

Quando me lo dice una persona strepitosa, sarei tentata di crederlo nonostante la mia goffaggine.
Poi penso a ciò che è lei e ho un'unica certezza.

Quanto è bella, tanto da credermi bella.

E bella mi trovo, perché riconoscente.

giovedì 1 ottobre 2015

Teresa e un sussurro

Una ragazza, un sussurro. Ma se ti sposti o ti fai smuovere, senti che grido la sua vita.

Teresa di Lisieux, non ci sono parole per te, innamorata della Parola. Del Volto. Della Luce. E tu che sì, hai attraversato la notte buia, mi hai aiutato ogni oltre mia aspettativa.

Perché, cosa bisogna aspettare, se si desidera una cosa sola: essere quella pallina nella mano di Gesù, bambino gioioso, non capriccioso.

Teresa, sussurro grata.

Notte e le idee chiare

Quando le idee sono confuse, mi assale questa sensazione.

Quanta chiarezza, persino disarmante. Confonde tutta questa luce, che non merito. Nuoto, respiro acqua, mi rallegro divorando aria.

Oh sono libera. Per niente e ancora di più.

Notte e sono libera. Che idee chiare.

Se un angelo ti apre una finestra

Ma se un angelo ti apre una finestra? Senti una ventata di aria fresca e irrinunciabile.

Così irrinunciabile da pensare magari, con gioia dispettosa da bambino: e io la richiudo.

È tuo diritto; per qualcuno persino un dovere.

Ma qualcosa è già entrato e ti accarezza. Qualcosa ti ha già illuminato.

Tornerà, che tu lo voglia o no. O meglio, quando lo vorrai davvero.

Nessuno può imparare da te

Nessuno può imparare da te, se tu ti rifiuti di imparare da lui.