domenica 31 dicembre 2017

Notte e senza paura di volare (coraggioso anno)

Mi complimento per il coraggio, che fosse mio e no. Non me ne rimprovero mai, mi sgrido solo quando mi sono tirata indietro: eppure neanche so alzare la voce troppo.

Perché sono felice del coraggio, che me lo fossi data o fosse un dono puro. Ho rinunciato alle certezze, in  nome di una Certezza. Immune dai sorrisetti e dai proclami, ho camminato e ora guardo le mie scarpe impolverate.

A un concerto rock, qualcuno quasi settantenne ha osato volare. Io mi avvio a un anno importante, e non ho puntato così alto, ma forse mi è costato persino di più.

Senza paura di volare, neanche di mettermi in discussione, ma più di tutto di mettere in discussione ciò che altri mi propinavano per verità di vita.

La verità passa da una lacrima, di dolore o di gioia. Dal sudore di un concerto. Dalla capacità di rinunciare a ciò che offre false sicurezze, per ascoltare umili dogmi che non chiedono giuramenti. 

Grazie per il coraggio a chi l'ha avuto e a chi me l'ha dato. Intanto, un anno più coraggioso si sta affacciando e non mi fa paura.

Notte e senza paura di volare (coraggioso anno)


Dialoghi reali - Suoni a un altro

Suonano energicamente, nell'ultima mattina dell'anno.

- Ci apre? Portiamo un messaggio di speranza.

La sento fin qui la voce benaugurale al citofono. Come la risposta a pochi metri: "Suoni a un altro".

Ginetto e il bene dal bene

Un anno passa velocemente quando ci si vuole bene. Quando si vuole il bene. Quest'ultima parola splende, abbracciando il maestro e amico Ginetto Grilli. Oggi compie 92 anni ed è un ragazzino che poche settimane fa in Alsazia mi sgridava bene(volmente) alle 7.35 perché non ero scesa ancora a fare colazione, ma ero impegnata a chiacchierare.

Vedete, ricorre quel termine. Bene. La nonna Argia assicurava: il bene viene dal bene. Sembrerà formula non molto magica, scontata insomma, eppure funziona: così dovrebbe andare per le formule magiche, no?

Il Bene inizia con la b, seconda lettera. Ma si lega a un sacco di A, come la serie del Ginetto. 

A come affetto e amicizia. Li offre a coloro che incontra e con i quali costruisce. Ai volti che non dimentica, alle storie che vive e riporta per non farle sbiadire.

A come attenzione. Anche questa, l'ho vista riversare su persone amate e incontrate per caso, per un'ora, una volta nella vita. Perché tutti meritano di essere ascoltati con attenzione. Come ha scritto lui due anni fa "Sètas giù un mumentu". Anche se corri, se hai un sacco di cose da fare, bisogna fermarsi, sedersi, prestare attenzione.

A come Amore. Quello che nutre per la sua Agnese e per tutta la famiglia. Per la sua città, Busto Arsizio, e per il suo paese, Sacconago. E per Chi tutto ha creato, perché Ginetto mi ha insegnato anche questo: l'importanza della fede. La preghiera, la Scrittura, il suonare per devozione e la cosa più importante di tutte: l'esempio. Perché anche per i sinaghini, parlà a l'é fià. Meglio fare, provarci, mischiare azioni e silenzio, con un sorriso se si può. 

Ginetto, il bene viene dal bene e altro bene diffonde, in ogni passo. Anche il poter viaggiare con te, ogni giorno, lontano e vicino, per le strade alsaziane e i cortili di Busto, sul lago di Como dai nostri amici e nei luoghi che ancora dobbiamo scoprire.

Buon compleanno, ragazzino. 



sabato 30 dicembre 2017

Notte e come un ultimo giorno

L'inverno chiude certi giorni come se fossero l'ultimo giorno. Non per piangersi su o innaffiarli di malinconia. No, come se avesse fretta di spalancarne uno nuovo.

Che poi sono questo, gli ultimi giorni. Di un anno, di una strada, di un'avventura, di un viaggio. Quelli in cui spremere le ultime gocce prima di afferrare un altro calice. Chiudere gli occhi, un poco, prima di aprirli su una nuova meraviglia. E se si riesce anche a sognarci su, meglio ancora.

Basta incamminarsi senza voltarsi indietro. Tanto arriverà un altro ultimo giorno. E un altro nuovo, che assaggiare si lascerà.

Notte e come un ultimo giorno.

venerdì 29 dicembre 2017

Tutto tra parentesi (tranne noi)

Anni in cui il treno della vita sembrava scorrere in una precisa direzione. Ma non eravamo noi.

Si chiamavano obiettivi, missioni (senza la "i" diventa così pateticamente efficiente), un ponte tracciato così inesorabilmente da non farti dubitare su dove tu stia procedendo.

Invece, tutto è tra parentesi. Solo viaggi, treni da cui discendi. Ci puoi mettere un anno o venti, poco importa.

Tutto ciò che facciamo, è tra parentesi. Tranne noi.

Notte e non si può perdere una canzone

Sui media britannici risuona l'allarme. Più forte di quella canzone che strimpellai su una pianola da bimba, senza conoscere le parole.

Ora, le conoscono davvero in pochi nei Paesi anglosassoni.

Auld Lang Syne. In questi giorni, riassaporavo il poeta in versione rock, per ripercorrere le sue strade. Robert Burns, gli amici, le strade che si separano almeno in apparenza. Un brindisi, che sconfigge i mari e le distanze, senza aver dichiarato guerra.

non si può perdere una canzone, figurarsi una poesia.

Socchiudo gli occhi e la assaporo, come tanti altri canti che sembrano diventare un'abitudine, tanto da andare smarriti.

Invece, c'è tanto bisogno di alzare un calice, ricolmo di cortesia, per attraversare un anno e una vita.



And we'll tak a cup o'kindness yet, 
For auld lang syne. 

Notte e non si può perdere una canzone.

giovedì 28 dicembre 2017

Basta un sacco (con me bambina)

La neve è deliziosamente ghiacciata e questo fa scivolare le tentazioni. Datemi un sacco della pattumiera, come mi aveva suggerito papà.

Oppure datemi, me bambina. 

Se possibile entrambe le cose, e già sto scendendo felice come una monella dal pendio ghiacciato. Risalirò e ancora scenderò, amica dell'inverno che non costringe a essere perbene.

Basta un sacco, e me bambina.

Scendo e risalgo.




A cosa appartengo

Ho amato una (sola) terra lontana, la Scozia. Invece, mi sono trasferita di pochi chilometri e di un mondo.

Quando mi affaccio su questo quartiere, che un tempo era fieramente paese e anche un po' ora, sono attraversata da una sensazione strana. Quasi vent'anni che transito da queste parti. Quasi metà della mia vita.

Eppure - sorridono i miei concittadini - non basta. Perché bisogna aver versato molti più pensieri ed emozioni per dirsi parte della comunità.

Io non appartengo. Forse, a niente davvero, viaggiatrice cocciuta.

Ma quando il tramonto si posa quasi per caso su queste corti, sui campanili e sui  monti dissolti in fondo, potrei quasi crederci, che appartengo. E mi ricordo della prima sensazione, qui. Quando spalancai le persiane sul retro, sulla parte addormentata del paese, e sentii il fremito di una settimana di libertà a Firenze su cortili nobili.

Sentii che la storia è storia, dappertutto. E così la vita, le sue radici, persino quando le hai appena sfiorate.

A cosa appartengo, non lo so. Ma a qualcosa, sotto un tramonto audace, senz'altro. 

Notte e nati per perdere (si vince, Lemmy)

Due anni consumati oppure hanno preso le ali: preferisco accarezzare la seconda ipotesi, Lemmy. Rileggo il ricordo più bello, sublimato dai Motorhead.

Nati per perdere, si visse per vincere. Mica per salire su un podio o diventare ricchi. L'avidità è la punizione più orribile.

Sono volati due anni e persino nella mia minuscola storia sono travolgenti nel loro incedere. Ma mi trovo vicino a te, fiera di poche cose, tra cui non possedere alcuna avidità.

Perché ti ridono dietro, a volte: sei nato per perdere, non vuoi sbranare il mondo.

No, e per questo siamo nati per vincere. Noi stessi, un brindisi e la dignità.

Buon riposo, Lemmy, se ci riesci davvero.

Notte e nati per perdere (si vince,  Lemmy)

mercoledì 27 dicembre 2017

Notte e non provo (quasi) niente

Accade che rischi tutto, per far fiorire un sogno. E poi te lo calpestano, provano a portartelo via, come se appartenesse a qualcun davvero, e ad altri no.

Sarà per questo che non provo niente, quando sussurranno che si stia spegnendo. Lo vedevo distante già da un pezzo, impoverito della sua straordinaria libertà, calpestato quasi quanto hanno provato a fare con me. Riprenderà o no, non lo so.

Ma io sono ancora qui, capace di rischiare tutto e di far fiorire un sogno. vero. Forse per questo ci ficco in mezzo un quasi.

Non provo (quasi) niente.

Notte e non provo (quasi) niente.

Primal scream - canzone per la notte

Il primo grido, quello veramente libero. Poi gli altri a cercare di soffocartelo, di illuderti o di assicurarti che nulla vali.

Invece, il tuo valore era già lì. Nei polmoni che sprigionavano tutta la tua potenza. Eri vivo, incazzato e grato allo stesso tempo. Hai dovuto mandare giù, poi; ora stai recuperando incredibilmente frammenti di quella libertà.

Il primo grido. Tu deciso a farti sentire. Persino da te stesso.

URLA.

Primal scream, Motley Crue, canzone per la notte.

Rileggere un biglietto

Mettere ordine nel cuore è pericoloso quanto nei cassetti. Affiora un biglietto prezioso, uno di quelli che ho avuto la fortuna di ricevere.

Appartiene a un vecchio gentiluomo, che ora non c'è più. Vecchio non per l'età, perché i suoi anni erano energia e amore. Vecchio perché di un mondo frusciante.

Mi commuove già l'attacco: tempo prima, gli avevo scritto una decisione presa, delicatissima. E lui in queste due fitte pagine, mi racconta quante volte l'abbia riletto, quel messaggio. Quante volte mi ha affidata alla moglie, nelle preghiere, sperando che io avessi fatto la scelta giusta.

Rileggere un biglietto, rileggere una vita. Oggi un sms (accidenti, sono vecchia) o un whatsapp letti frettolosamente, ancora più rapidamente dimenticati.

Rileggere un biglietto, anche scriverlo. Forse può persino salvare la Vita.

martedì 26 dicembre 2017

Notte e ci penserà la pioggia

Così spesso non so cosa dire, ancora più frequentemente cosa fare. Troppo distratta dalla bellezza o dal dolore, talvolta da entrambi insieme.

Quando anche tu scendi dalle stelle, canto discreto e morbido, mi viene da affidarmi a te. Ci penserà la pioggia a guarire tutto, a pulire aria e pensieri. A far rivivere  non solo l'umanità.

A cullarmi, a proteggermi, a raccontarmi un'altra storia nella notte.

Notte e ci penserà la pioggia.

lunedì 25 dicembre 2017

Notte e insieme a Natale

Voglio essere felice, non paziente. Attraverso la festa fin dai primi passi, lasciando alle spalle ciò che tenta di intralciare la mia salda convinzione. 

Mi premiano incontri cercati e a sorpresa. Anche in chiesa, a fianco una donna preziosa. Solo che ben presto siamo tutti affranti per un problema. Nella preoccupazione vediamo però persone che subito danno una mano, il prete che rassicura.

Ci sentiamo uniti e preghiamo che vada tutto bene. 

Quando finisce la messa, tutti siamo  invitati a salire verso l'altare, al cospetto del presepe. Chi deciso, chi timido, strette di mani e sorrisi mentre si inizia a cantare. 

Insieme come si può. Piangendo o sorridendo. Insieme come a Natale.

Notte e insieme come a Natale.




Sui tuoi passi

Sui tuoi passi, nell'alba gelida. Il fiato che si perde nell'aria, i colori che non riescono a sciogliersi.

Ci sono momenti in cui la pace si posa persino sulla terra. Ed è anche quando sento l'eco dei tuoi passi, musica dei ricordi che ho solo sfiorato. Le mie radici e queste piante tremanti, abbracciate nell'inverno, aspettando di rifiorire.

domenica 24 dicembre 2017

Un magnifico canto

Prima di sprofondare nella pace, ne ho avuto un assaggio.

Le corse dal sapore vano, interrotte da una musica, un magnifico canto. Un esercito gioioso dì uccellini radunano su un ramo di pino, fino ad illudermi della primavera imminente.

La voglia di vivere, oltre ogni fregatura.

Un Magnifico canto per Natale.

Notte e c'è un'armonia

Ci sono giorni in cui perdersi di più, per ritrovarsi.

E notti così fredde, da trasmetterti inusuale calore. Forse il mondo si scioglie, magari persino il tuo cuore.

Accosti sapori, come non osi i pensieri. Natale è un respiro coraggioso, come quello di un amico che non si arrenderà. Non ancora.

Notte e un'armonia.

sabato 23 dicembre 2017

Una pietà lieve

Interrompo la corsa nel sagrato della chiesa: dove avevo parcheggiato pochi giorni fa nel dire addio a una persona cara, c'è un piccione che sembra dormire.

Sembra dormire. Sembra morto. Tutto sembra, in questa incertezza di umanità.Ma non posso illudermi troppo oltre e lo fisso senza sapere cosa fare. Finché arriva un signore anziano, che ci guarda entrambi, perplesso.

Io mi sento dire: credo sia morto, mi spiace lasciarlo lì sul selciato, con le auto che possono straziarlo.

Lui annuisce: va spostato.

E io confesso: non sono capace.

Allora il signore si china e lo prende per un'ala, lo solleva senza troppi pensieri, eppure mi appare una cerimonia così piena di riguardi. Soprattutto quando il piccione scivola sull'erba soffice.

Una sepoltura semplice, anche se sotto terra non va: baciato dal sole e da un gesto rapido, non frettoloso.

Una pietà lieve, come talvolta sappiamo dimostrare persino noi.

Notte e ogni tanto, tanto

Ogni tanto, tanto mi chiedo senza avere il coraggio di urlarlo. Mi riverso addosso tutti gli obblighi e le pretese di eternità, mi spingo avanti e divoro l'aria.

Adesso, mi contemplo come non mi è mai capitato di fare. Ogni traccia sul mio volto, un'occasione di sorridere perché è come se mi vedessi due volte.

Un lampo di chiarezza, in un cammino che si nutriva solo di assaggi di alba.

Ogni tanto, tanto esigo da me.

Adesso, mi amo in silenzio.

Notte e ogni tanto, tanto.

venerdì 22 dicembre 2017

Notte e finiti i compiti

Finiti i compiti, un sospiro di sollievo, forse di incredulità. Perché non devo presentarli nemmeno a nessuno.

Avrei dovuto concluderli tanto tempo fa. Ma adesso che non c'è più scuola o innocenza, come ricorda Alice Cooper, sorrido in un lampo di estate eterna.

I compiti sono finiti e pure gli insegnanti. Nessuno darà voto o sarcasmo.

Finiti i compiti, correre a vivere in strada o nel buio di una stanza.

Notte e ho finito i compiti.

Il secchio bucato

Quest'aria zeppa di fumo e pensieri fabbricati in fretta e furia, per accontentare tutti e non rendere felice nessuno in vista delle feste.

Quest'aria. La guardo, spessa e rumorosa, che si infiltra tra auto e passanti; li osserva con un fare velenoso e finge di allontanarsi, lasciandoci così.

In coda nel vuoto. Quello che ci affrettiamo a riempire, come un secchio bucato, ricominciando sempre da capo. Vi entrano le buone intenzioni, escono quasi più velocemente, e sembra che resti solo lei: quest'aria ingombrante ed effimera, capace di infiltrarsi ovunque, chissà se anche nei cuori.

giovedì 21 dicembre 2017

Se la vita fosse dolce

Mastico amaro, il sapore del dolore diventa mio. Perché gli altri non esistono.

Se la vita fosse dolce, non le crederei. Ma quasi quasi oggi la assaggio.

Folle e fedele come il primo giorno.




Notte e di magia in magia

Attraverso il mondo di magia in magia. Inciampo in luci che non sono mie, sfrontate abbastanza da specchiarsi.

Le accarezzo di soppiatto, mica che altri si ingelosiscano.

Di magia in magia, attraverso il mondo. E ti aspetto, ancora, come il primo giorno.

Notte e di magia in magia.

mercoledì 20 dicembre 2017

Ho fatto tutto

Ho fatto tutto. Certo che è una palla, ma ci credo. Sono persino stanca dal tutto che ho fatto.

Quello che ho tralasciato, solo perché l'ho dimenticato: la mia mente un colabrodo rispetto al mio spirito.

Devo raccontarmi qualcosa; flagellarmi, troppo noioso ormai.

Allora mi dico che ho fatto tutto e che il resto, può farlo qualcun altro.

Prima di mettermi a fare qualcosa.

Notte e fate senza colore

La fata verde è passata e ci ha guardati con stupore. Forse, ci ha visti senza colore.

Lei, disciolta negli anni e nella poesia di ritratti lontani, ci appare come eco di un'altra vita.

Fate senza colori, veli senza barriere che lasciano passare emozioni e dolore.

In un bicchiere si perdeva la ballerina di Degas. Ma le ferite non si perdono mai.

Notte e fate senza colore.

martedì 19 dicembre 2017

Notte e non piangere cara

C'è un'ora buia in cui trovi un amico e non sai come aiutarlo. 

Poi senti lui che ti dice: non piangere, cara.

E questo invito ti disarma della rabbia, se non del dolore. Sai cosa devi fare: fermarti con lui, la sua saggezza, il suo volere il bene, oltre ogni buio.


Notte e non piangere cara.

lunedì 18 dicembre 2017

Solo la bellezza

Ti aggiri nella vita alla ricerca di incerti orizzonti. Skyline dell'anima che non si fissano bello sguardo.

Finché si affaccia la bellezza, quella che aspettavi, quella che neanche pregustavi. Che si chiami Caravaggio o un nome che troppo a lungo ti era sfuggito.

La bellezza, così saggia da convocarti con te stessa e guidarti, ancora.

Notte ed è persino

Questa sera ho la fortuna di vedere il passato e il futuro che camminano sul palco.

Ed è persino profumo di Natale.

Poi qualcosa mi ricorda che la vita non è mai al riparo dalle sferzate senza senso.

Poi un sorriso misto a lacrime di una persona umile e immensa mi viene regalato.

Ed è persino profumo di Natale.

Notte ed è persino 


Il suono delle ali

Sarà stato questo cielo che impone il silenzio, ma per la prima volta non mi sono resa conto del suo arrivo per un verso o perché lo sguardo l'ha individuato.

No, c'era un suono diverso. Era il rumore delle ali di questo volatile. E mi sono commossa sentendo questo canto della fatica. Noi forse pensiamo che tutto sia così facile, quando hai le ali.

Invece, quanto sforzo. Non sai se l'aria ti aiuti o ti freni. 

Questa creatura nerissima con il becco che brilla tra il giallo e l'arancione, me l'ha gridato.

Si fa fatica, ma è stupendo.

domenica 17 dicembre 2017

Notte e la felicità sa scivolare

Tutto viaggia con te, quando arriva l'inverno. In questi giorni più che mai ricordi scolpiti nel ghiaccio morbido.


Poi con un bacio al mio lago più blu che mai, guardo la distesa di neve testarda. Un flash di quando ero piccola e non importava se non avessi uno slittino: papà mi aveva insegnato un trucco.

Un sacco della pattumiera che sulla neve compatta scivola che è un piacere. E pure io.

Posso restituire il bacio al lago, e soprattutto al cielo che è più blu che mai.

Notte e la felicità sa scivolare 

Anche il sole vola

Si riflette questo momento morbido, in cui anche il sole vola.

Di sbieco, sopra la neve e gli alberi spogli. A ben ascoltare forse ride da discolo.

Il sole con ali di luce che giocano con i miei pensieri e forse mi invita a imitarlo.

volare di sbieco, volare sempre, giocare sopra la neve. 

Chi è più reale

Chi è più reale di un desiderio o di una creatura che è stata disegnata.
Forse l'unica garanzia di realtà è che ti sorride quando meno te l'aspetti. E se tu il sorriso restituisci, sei reale persino tu.

sabato 16 dicembre 2017

Notte e se tu fossi diventato grande

Studi, lavori, mi fai alzare sempre di più lo sguardo.

Sei diventato grande. Eppure ci sono istanti in cui mi sembri il bambino di tanti anni fa. In cui sono sicura che allungherai la mano e la stringerai alla mia, anzi solo al mio indice come quando a malapena riuscivi a stare seduto sull'immenso divano.

Se tu fossi diventato grande, me ne accorgerei. Ma io stasera non mi voglio accorgere di nulla. 

Notte e se tu fossi diventato grande.

Dialoghi reali - stima diabolica

- sai che ho dovuto firmare un assegno di 666 euro all' assicurazione e ho pensato di scrivere 667?

- Marilù, riprendi a mangiare la carne per favore.


Diabolica la stima degli amici.

venerdì 15 dicembre 2017

Sposto la lancetta

Tutto è così offuscato, anche quando entro nella cornice del Natale. Lo faccio più perché devo (ahimè ci sono ricascata), perché non vorrei ascoltare o vedere nulla, non oggi.

Ma mentre sono nell'abbraccio della basilica, parlo con un'amica e forse riesco persino a scherzare. Senonché lo sguardo cade sull'orologio e le spiego che è avanti, non so quanti minuti. La voce si affievolisce.

Solo ora, solo in questo momento, persino in questi giorni, mi ricordo perché insisto a lasciare la lancetta più avanti rispetto all'orario reale.

Perché anni fa, forse persino in quel giorno che nessuno conosce, me l'avevi suggerito tu come stratagemma, zia, per migliorare la puntualità. E mi fa male, ma penso anche che tu sei qui, dentro questo Natale che in qualche modo arriverà.

Tuttavia, non offenderti: io sposto la lancetta indietro.

Adesso, non voglio essere più puntuale. O peggio, correre avanti.

L'unica di cui mi importa (se mi dà ragione)

Mica era difficile comprendere perché non importava davvero che dicesse: hai ragione. Perché di una persona tesa a fare la stella spegnendo gli altri, non mi importa. Mi importa di così poco, in fondo.

Importa una vita in cui tutti sono uguali protagonisti, quando sbagliano, quando sorridono, quando inciampano, quando si stanno già rimettendo in piedi.

L'unica persona di cui mi importa se mi dà ragione. L'unica persona alla quale voglio dire: guarda che ho ragione. E vederla sorridere, annuire. Persino quando non è certo al cento per cento, nemmeno al cinquanta.

chi se ne frega di numeri opinabili.

Mi interessa correre da lei, Malu, e dirle: abbiamo ragione. Adesso che l'abbiamo detto, neanche ci importa più.

Notte e quello che è fondamentale

Ogni tanto mi perdo nei miei labirinti. Ogni tanto nel voler salvare il mondo. Ogni tanto, mi allontano per combattere fondamentali battaglie, e ancora più spesso inutili.

Ogni tanto ho impegni irrinunciabili, altrettante volte banalissimi.

Quello che è fondamentale, è ascoltare il vento distrattamente mentre i tuoi riccioli si impigliano dolcemente tra le mie dita. Ogni tanto qualcuno penserà che sia stucchevole. Io che è vita,e che può gentilmente andare al diavolo.

Notte e quello che è fondamentale.

giovedì 14 dicembre 2017

Notte e una canzone solo per me

Ci sono canzoni che non voglio ascoltare, altre che aspetto e subito corrono via. Una si ferma e mi guarda, lo sento.

Mi sta raccontando qualcosa, che io lo voglia no.

Potrei cercare spiegazioni vagamente scientifiche o dissertare sul caso; invece conosco l'inconfessabile verità. Quella canzone è stata fatta per me, solo per me.

Mi segue nella sera fredda e mi prende per mano tra la gente. Io sobbalzo e sembra dirmi: be', dobbiamo lasciarci condizionare dagli altri.

una canzone solo per me,nella notte, sotto le luci di Natale. E forse persino silenziosa.

Buona notte.

Ciao zia, che mai ti dimentichi

Chiudo  gli occhi e sono in un pomeriggio che nessuno conosce: solo tu ed io. Ho poco più di vent'anni e devo tornare nella mia valle. Arrivo senza dirti niente, la porta si apre come se non ci fossimo viste dal giorno prima, invece era qualcosa di più.

Sorridevi. Come tutte le volte in cui passavo, che mi fermassi un'ora o un minuto.

Sorridevi, lo sentivo, anche quando telefonavi per ogni nostra ricorrenza.
Non te ne sei mai dimenticata una, anche quando la malattia ti ha messo a dura prova. Sorridevi quando passavo, quando dicevo una cavolata maldestra per tentare di distrarti dal dolore.

Non ti sei mai dimenticata di un compleanno, di un onomastico, di un motivo per far sentire che eri vicina. E a me viene invece un magone fortissimo, perché l'anno nuovo in famiglia si è sempre aperto con due telefonate di buon compleanno. Una era per te.

Ma non mi dimenticherò di fartela ugualmente, come non ti dimenticherai mai tu di volerci bene.

Ciao zia Franca.

mercoledì 13 dicembre 2017

Qualcosa di così rivoluzionario

Bisogna compiere  qualcosa di così rivoluzionario da non fare rumore.

Un gesto così bello e silenzioso, che tutto può svegliare.

Notte e poi c'è ancora la festa di Natale

Stordita dai bassi e dagli alti (mettiamoli in ordine) della giornata, ho un barlume che si chiama sorriso.

Qualcuno che mi ha osteggiato, in modo solo in parte inaspettato, poi si trova a dire ad altri che aveva torto. Non che avevo ragione, questo è troppo.

Mi basterebbe per sorridere, nonostante me ne importi  poco.

Allora mi arriva un altro dono, quello sì inaspettato. La festa di Natale, quella che da vent'anni organizzava un mio amico. E io negli ultimi tempi, la sfioravo, ma non me la godevo mai. Quest'anno, che ero pronta e felice anche per questo, scopro che non si farà: troppe cose sono cambiate.

Finché apro la posta elettronica, tra spam di varia entità, e vedo un suo messaggio.

FESTA DI NATALE

C'è ancora la festa di Natale.

Io sorrido.

Notte e poi c'è ancora la festa di Natale.

martedì 12 dicembre 2017

Se non ostento foglie

Se non ostento foglie sotto questo cielo gelido, non è per paura, pudore, né per copione.

È che mi piace essere libera di sentire il vento tra i rami e cantare di gratitudine.

Ci sarà il tempo per fiorire, ancora. Ma non sarà più vita, come non lo è meno adesso.

Notte e vecchie cartoline

Cerchi un vecchio indirizzo e scateni un pandemonio solo in apparenza di carta.

Vecchie cartoline che ti mandano saluti, come se fosse ieri.

Forse è ieri.

Famiglie unite, volti che non ti abbandonano mai, pensieri cristallizzati.

Quando hai trovato l'indirizzo, fai fatica ad allontanarti da quel patrimonio di eternità.

Notte e vecchie cartoline.

Io ex piccione e i pendolari da premiare

Una premessa: Max Rogora è uno degli amministratori per i quali nutro stima in virtù di un motivo che appare banale, ma non in questa epoca politica. Lavora. Di più, ha un mestiere duro, di quelli che ti fanno alzare all'alba e ti espongono alla durezza di ogni condizione meteorologica.

La sua frase sui pendolari che nidificano come i piccioni - riferendosi ai parcheggi - ha fatto male a molti. Anche a me. Ma il punto è un altro e non si nutre di parole.

Sono stata grande pendolare in auto, e Dio sa quanto mi è costato, anche in termini di anima sotto pressione. La mia esperienza costante di viaggi in treno è avvenuta invece parecchi anni fa, quando avevo molte più energie. E forse quando le cose erano più facili, nonostante i mezzi obsoleti e scarpe sciolte di inverno sugli scaldini.

Intendiamoci, ho attraversato un mio piccolo inferno, perché anche se avevo vent'anni, mi sono sobbarcata quella cosa terribile di nome trasbordi. Cioè per andare da Busto Arsizio a Milano e portare a casa la mia doverosa laurea, ho vissuto tutti i disagi legati ai lavori per l'interramento. Ciò ha significato che per pochissimi mesi ho affrontato in scioltezza il treno Busto-Milano. Più spesso ho preso l'auto e sono andata a Castellanza, ed era il minore dei mail. Oppure sono salita sul  bus a Busto, sono scesa se non erro a Rescaldina, ho preso il treno di nuovo a Saronno… Anche poco dopo le sei di mattina, per arrivare puntuale alle lezioni di Logica. Logica… così sembra un amaro paradosso.

Un solo problema non mi sfiorava: il parcheggio. Perché ce l'avevo facile. Posteggiare era normale per i pendolari, allora. A differenza di oggi. 

Quando prendo il treno delle Nord, vado a piedi perché ho la fortuna di poter contare su una base prima del mercato, spero abbastanza lontana dallo spettro del disco orario. E perché posso permettermelo, finora, con le mie zampe (scusate, questa immagine dei piccioni mi condiziona, a volte ho pure le ali mentre corro alla stazione). Quando mi sono fatta male, non ho potuto, ad esempio e ho dovuto fare ricorso alla macchina.

Penso a chi ogni giorno si sobbarca il viaggio fino a Milano o altri luoghi. Non è che lo faccia per masochismo, di solito non ha alternativa. Penso ai costi che deve sostenere. E credo anche che qualcuno che libera le autostrade da macchine e smog, abbia diritto a un incentivo, non a un aggravio di nome posteggio a pagamento.

L'immagine dei piccioni mi spiace, forse perché anche i piccioni mi sembrano così simpatici: spesso, in barba ai pregiudizi, mi hanno insegnato più degli umani, con la loro costanza, il loro orgoglio mai urlato, la loro semplicità.

Ma ancora di più mi insegnano i pendolari, che viaggiano in condizioni spesso allucinanti, che fanno sacrifici che molti politici (non Max Rogora, che, ripeto, fa un duro lavoro) non hanno mai nemmeno visto da lontano.

Sogno che chi con sacrifici vive, si trovi unito. A difendere il lavoro, la tenacia del costruire, le difficoltà. Chiunque faccia uno sforzo per vivere e rendere migliore la vita agli altri, merita un aiuto.Non di essere (tar)tassato.


lunedì 11 dicembre 2017

Snow blind - canzone per la notte

Quando ero al liceo, mi hanno chiesto una tesina, su una canzone o un artista. Tanti scrivevano di cantanti impegnati, persino troppo. Io ho scelto i miei clown serissimi.

Ace Frehley, snow blind. Un colpo al cuore per la mia prof, credo. Gente che voleva salvare il mondo  contro uno che si trucca da extraterrestre e si dichiara cieco a causa della neve.

A me sembra che nessuno di quegli autorevoli artisti abbia in effetti salvato questo pianeta, ancora in condizioni indecenti. Ma Ace quattro o cinque cose continua a dirmele. Tutte le domande che ti poni guardando alla finestra, quella casa in cui non arrivi mai. Poi la madre di tutte le frasi, come riconosceva Socrate.

Proprio non lo so.

Lookin' out my window, sometimes I wonder
Am I ever gonna get to where I'm gonna go home
Maybe tomorrow, maybe next summer
Girl, I just don't know,

Snow blind, Ace Frehley (kiss), canzone per la notte.

Notte e non attacca

Non ce l'ho con la neve, che mi ha pure snobbata dopo avermi strizzato l'occhio. Non ce l'ho con nessuno.

Solo, scivolo via - senza bisogno di ghiaccio - da lastre invisibili. Il potere o chi crede di usarlo. Le mezze scuse e i completi alibi. I copioni ripetuti pure male, i sorrisi di complicità mentre cercano di fregarti.

Non attacca. Come i fiocchi che hanno danzato e poi riprendono quota, non sto nelle corti né credo ai mezzi miracoli. Solo a quelli totali e pieni, che si respirano in una notte di inverno. Quelli della vita, ora dopo ora.

Non attacca.

Perché da troppo ho voglia di vivere.

Notte e non attacca.

Mi impegnerò (un'altra volta)

Un giorno, il vecchio (ma non di spirito) dottore mi disse: Marilena, perché mi risponde "Mi impegno?" La smetta di impegnarsi.

Me lo disse anche un saggio uomo anni dopo.

Me lo dico anch'io, sotto il sorridere luminoso del Natale, contro ogni notte.

Mi impegno. Ma che cosa? Non mi sono impegnata abbastanza?

Mi impegnerò.

Sì certo. Un'altra volta.

Adesso vivo.

Mi impegnerò (un'altra volta).

domenica 10 dicembre 2017

Notte e la neve sotto le stelle

Poi, sul viale che ho attraversato tante volte da bambina, affiorano stelle curiose.

Ma la magia passa da quei fiocchi ancora più meravigliati, che si posano ai loro piedi.

Forse, è neve.

Notte e la neve sotto le stelle.

sabato 9 dicembre 2017

La linea tra il giorno e la notte

La linea impercettibile che si scioglie all'improvviso, come una tinta rovesciata. La notte accarezza ancora i palazzi, come se avesse nostalgia. Ed esalta una macchia azzurra, scia del Natale.

Ma finalmente la scorgi, quella linea impercettibile nel cielo. E ti viene da credere al giorno, ancora.

Notte e Roma tra il fiume e una stella (rip Lando Fiorini)

Roma, fermata così, stretta tra il fiume e una stella.

Poi liberata con una canzone che non conosce egoismo e a tutti si offre.

Stringo gli occhi e la sento piangere d'inverno, ma poi sorridere, perché Roma è così. Troppo libera e sincera, per l'eternità. 

Ma quanto sei bella Roma.

Riposa in pace, Lando.

Notte e Roma stretta...

venerdì 8 dicembre 2017

Ci sarai sempre tu

Tra due fronde o tra due grovigli di rami spogli. Davanti a me o senza che io neanche mi affacci su questa terra, né altre creature.

Io ti guardo, fingo distrattamente, e penso con sollievo che ci sarai sempre tu. A scaldare un cuore o un inverno, a posarti con gioiosa noncuranza sui nostri deliri o sulla nostra indifferenza. Che ti chiami sole o che di altri porti Notizie, poco importa.

Ci sarai sempre tu e socchiudo gli occhi di gioia.

Il Castello e la vita ritrovata

Da ragazza vedevo il fermento alla fiera attorno al Castello Sforzesco, poi non la vivevo mai.

Dovevo studiare, lavorare. Tornavo a Milano ed era già svanita.

Ora mi aggiro tra le bancarelle e sensazioni contrastanti. Vorrei anche  raccontarmi che Natale è vicino. La vita ritrovata tra tanti smarrimenti.

Malinconia che evapora, spinta via dall'amicizia.

Il castello vestito di Natale. E persino io.

Notte e cos'è lo spirito (mai a spese degli altri)

Nella folla impegnata a rinnovare l'ombra di un rito, sono stata lontana da un mio mito.

Toulouse-Lautrec. Voglio arrivare presto da lui, incontrare di nuovo la profondità dolorosa eppure lieve dei suoi sguardi.  Questa sera, ho avvertito il bisogno di viaggiare lungo la sua vita. Mi ha colpito una frase di un amico, riportata da un amico.

Non cercava mai di fare dello spirito a spese degli altri.

Penso a quanto, quando si pensa invece di essere spiritosi facendo del male agli altri. Ripongo i pennelli dell'anima e saluto questo pittore amico.

Cos'è lo spirito: non quello a spese degli altri. Quella è solo vuoto volgare.

Notte e cos'è lo spirito (mai a spese degli altri).

giovedì 7 dicembre 2017

Notte e non ho tempo

Sì che il tempo scivola via e io maldestramente lo maneggio. E sommersa di parole e fredde programmazioni, oppongo poche certezze.

Non ho tempo per le toccate e fuga senza radici, non ho tempo per le formalità, per le arene dove giocano a esaurirti le energie oltre ai minuti.

Non ho tempo per le recite, per gli abbracci documentati sui social, per i "i like" di facciata e per le grandi trame.

Ho  tempo per la vita e per i suoi sotterfugi buoni, per fermarmi, per camminare lentamente, per respirare l'aria gelida e innamorarmi dei tuoi occhi, ogni giorno.

Notte e non ho tempo.

mercoledì 6 dicembre 2017

Registrare il Michele

Buttiamo le colpe addosso alle prime avvisaglie di atmosfera natalizia. Alle case della mia immensa famiglia che si aprono, si pregustano.

Fino agli ultimi anni, quando rimaneva un'isola di saggia felicità: andare a trovare Anna e Michele. Erano i cugini di papà, quelli che l'hanno sempre amato in ogni sorte, non lasciandogli mancare mai una visita. Figurarsi a Natale…

Allora torno a Natale, ma anche ai giorni d'estate, con l'orto che reclama attenzione da Michele. Ma lui resta con noi. Lo sguardo dolcemente esigente di Anna, fino all'ultimo istante. E suo marito che parla.

Io in quei momenti lo so bene, che dovrei registrarlo. Per la sua saggezza, le storie che mi svelano tanto della mia città e dell'umanità. Per la precisione, il linguaggio perfetto, la voce strepitosa.

Oggi penso: bisognava registrare il Michele, permettere a tutti di sentirlo, per sempre.

Poi mi arrendo: l'ho sentito io, e pochi o molti altri, il Michele. E siamo stati così fortunati, che io sento il bisogno di parlarne.

Registrare il Michele, non si poteva. Cercare di imparare, briciole dalla sua immensa storia, sì.

Il mio primo regalo di Natale

Vi presento il mio primo regalo di Natale. Non è mai uscito in società, quindi perdonerete le sue buffe espressioni.

Avevo sei mesi e ancora poca consapevolezza del mondo, per fortuna. Che regaliamo a questa bimba, si chiesero i miei?

Arrivò Fifì ed era così pigro che si mise a dormire con me. Lo fece per lunghi anni. Non era morbido e se lo toccavo, urlava. Poi scoprii che era Lilli, innamorata del Vagabondo.

Ma per me era Fifì, non so se perché faceva quel fischio allegro anche nel lamentarsi.

Oggi si nasconde tra i pupazzi più morbidi, fiero persino dei colpi di pennarello.

Il mio primo regalo di Natale, un'emozione che non posso ricordare: allora è rimasta con me.

Notte e non è più possibile parlare

Si accende una luce nell'ex ufficio di mio padre e illumina il ricordo di un telefono grandissimo.

Così mi appariva, quand'ero piccola poi. Enorme, con pulsanti magici.

Oggi penso a quanti strumenti agili esistono per farci parlare.

E non è più possibile parlare.

Notte e non è più possibile parlare.

martedì 5 dicembre 2017

Notte e come se fossi stata da un'altra parte

Come se non bastasse la luna, il campanile si è vestito di luci. E lo perdo un po', non osando alzare troppo lo sguardo, per trovare altro che non conoscevo. Persino il fast food vecchio stile, che ha lasciato il posto a uno sconosciuto, mi spaventa un po'. E' come se io fossi stata da un'altra parte, e forse lo sono stata davvero.

Forse lo sono ancora, mentre cammino sotto il campanile del nonno.

E forse lo sarò, ma non per sempre.

Notte e come se fossi stata da un'altra parte. 

Certo, riusciremo

Certo che è un gran casino, che tutto si aggroviglia o così finge. Ma certo che riusciremo.

A districarci.

A liberarci da corde che non proteggono, ma tolgono il respiro.

A fiorire contro stagione.

A colorare la notte e le sue gabbie scure.

Certo che riusciremo. Perché siamo fortunati, bravi e tutte due le cose.

Perché abbiamo coraggio, anche quando fuggiamo. 

Certo, riusciremo.  

lunedì 4 dicembre 2017

Notte e il vento scompiglia la luna

Ma sì che sono sventata. Sto camminando lungo la strada d'argento, eppure il mio sguardo si impiglia lassù, in quella luna troppo splendente per essere vera.

Niente foto, basta con questa malìa di tempi bastardi. Corro nella mia casa al calduccio, benedizione immeritata. Ma quando sono dentro, domata, sento forte e chiaro le bizze del vento. E faccio molta, molta fatica a non aprire le persiane, a non spalancare i vetri, a non scoprire che la malìa più vera è in corso.

Il vento scompiglia la luna, fingendo di essere innamorato, e io qua a sospirare quasi volessi fargli il verso.

Notte e il vento scompiglia la luna.

domenica 3 dicembre 2017

C'è sempre un signore

Apro un libro speciale a cura di Giuseppe Gabri: i 20 anni di "In tra da nögn". Lo so, che se ci finisco dentro, in quegli anni, non ne esco più.

Vedo persone a me care celebrate come giovani colleghi. Scorgo storie così vicine a me che non so se sorridere o commuovermi. Facciamo entrambe le cose, dai.

Poi inciampo in una serata in cui ho parlato persino io. Ed erano tempi in cui detestavo parlare. Ma c'era da raccontare lui. Non solo il mio primo capo. Quello per cui ho iniziato, e il cui stile di giornalista ho capito meglio di anno in anno: perché già stava rischiando di scomparire, divorato da fretta e volgarità.

 Sì, gli ho voluto un mondo di bene.

E sì, l'ho sempre chiamato signor Fusetti. In barba al vezzo giornalistico di darsi del tu, per una presunta democrazia. 

sì, io stavo bene alla rivista dove scrivevo mentre studiavo. E sì mio padre mi suggerì: manda una lettera al signor Fusetti. 

Fu quotidiano. Con tutte le conseguenze del caso. Ma spesso ripenso allo stile preciso e garbato del signor Fusetti e delle altre persone spettacolari che ho incontrato e letto in quegli anni di Prealpina, ai tempi di Mino Durand. Uno per cui in questo periodo ringrazio pure Facebook, perché ne leggo ricordi intrecciati a canzoni: Maniglio Botti.

E medito: non importa quanto volgarmente urli il mondo, c'è sempre un signore nella tua vita dal quale puoi imparare tanto. Persino più di uno.

Notte e banalmente la luna

Certo che ti ho guardata: lo strillavano tutti. E non fosse stata per la foschia, sarei caduta in tentazione. Sì, mi immagini con lo sguardo incollato lassù, fingendo di pendere dalle tue labbra.

Io che amo piuttosto cercare stelle minimaliste.

Banalmente, la luna fa di tutto per averti: usa persino tv e social network. E pensare che di te, potrebbe fare a meno.

Notte e banalmente la luna.

sabato 2 dicembre 2017

Notte e c'è sempre un pasticciotto

Non lo nominano nemmeno più il pasticciotto nella lista dei dolci, da cui dovrei stare alla larga.

Ma in una sera perfetta mi sfugge un sospiro: ah, non c'è il pasticciotto. E il cameriere si allontana con un sospiro poderoso quasi quanto il mio.

Poi torna con un piattino e l'ultima fetta, quasi miracolosa.

Perché mi dice che c'è sempre un ultimo tesoro per chi è goloso della vita, per chi chiede, per chi crede.

Notte e c'è sempre un pasticciotto.

Attraverso la pace e la guerra

Attraverso la pace della bellezza, gli sforzi degli uomini, le nostre rinunce e crudeltà.

Sotto un arco che vuole abbracciare la pace, vedo divise e mitra. 

Massima allerta, leggo da ogni parte. E attraverso la strada che conduce al Natale a Strasburgo come in altri luoghi, pensando alla guerra e ai suoi volti di cui questo è uno.

Attraverso la certezza che non ci arrendiamo mai alla pace, ma neanche a chi la vuole strappare.

Mi fermo da qui

C'è sempre un posto, un momento, da cui ripartire. E il modo più dirompente è fermarsi.

Ascoltare, persino se stessi, puntare i piedi e rimirare tutto con ragionevole incertezza.

Quasi quasi, mi fermo da qui.

Dialoghi reali - Noioso o deliziosa

- Sono nervoso.

- L'avevo capito.

- Ma non è colpa tua. Tu sei deliziosa.

 - Lo so.

- Non allargarti.


venerdì 1 dicembre 2017

Notte e volevo la neve

L'avevo anche vista la neve, toccata persino. Mi aveva accolto fuori dal tunnel sulle montagne, quando stavo scappando via da tutto ciò che mi reclamava.

Ma stasera mi scappano due lacrimoni, di quelli che non ho mostrato nei tempi più ostili. Lacrime da bambina, perché mi ero ostinata a crederci e mi ero piazzata persino al davanzale: tra poco, arriva la neve. 

Quella neve che rompe le scatole alla gente seria e indaffarata: vuoi vedere che non lo sono più. Che magari non lo sono mai stata.

Volevo la neve stasera e non mi rassegnerò. Se non si fa vedere, io la sognerò.

Notte e volevo la neve.