sabato 31 ottobre 2020

Oggi rimando tutto (ma non di essere felice)

 Quando non posso rimandare nulla, o così mi convinco, sento il dolore fin nelle pieghe dell'anima. Talvola, prendo il coraggio e rimando una piccola cosa: tutto torna al proprio posto magicamente.

Il peggio che io possa fare, tuttavia, è altro: rimandare di essere felice. Oggi guardo dentro questa nota scarabocchiata con inchiostro invisibile, forse perfino prima del mio primo vagito. Così, prendo questa decisione senza particolare coraggio, quasi per inerzia.

Oggi rimando tutto. Ma non di essere felice.

A volte, devo rimandare qualcosa per vivere. Ma c'è qualcosa che per vivere non si può rimandare.

giovedì 29 ottobre 2020

La terza curva e un sorriso

Quando le salite le affronti con le gambe, ti ricordi ogni metro. Io da bambina dal paese contavo le curve della collina, almeno quelle vere, che persino le auto un tempo dovevano sfidare sul serio. Alla terza sapevo di poter contare sul refrigerio di una bibita, un gelato e più ancora un sorriso.

Il Valerio. Il ristorante, il bar, il primo sguardo rubato sul lago, il jukebox che per noi adolescenti era un tesoro. 

Però prima di tutto lui, il cravattino, un modo di accogliere che ti sentivi già a casa e la sua famiglia cortese come lui. Un luogo 

Quante volte ho percorso la distanza maggiore, scendendo dalla casa della collina: si correva e si scherzava.

Mio padre: "Vai dal Valerio? Salutamelo e portami a casa un gelato". Naturalmente, era un tiro mancino e ci sono cascata solo la prima volta: il gelato veniva consegnato già sciolto a mio padre, perché, risalendo, il tempo rallentava sotto il sole implacabile.

Per farsi perdonare, papà: "Mi hai salutato il Valerio?".

Quanti piccoli gesti, anche quando il ragazzino che mi faceva battere il cuore mi chiamava lì, al telefono a gettoni, perché a casa non voleva incrociare la voce di papà. Arrivavo di corsa sperando di ricevere quella telefonata, arrossivo e sorrideva il Valerio: quanta pazienza, aveva con noi ragazzi. 

La terza curva e un sorriso. E io, in questa notte del tempo .- in cui anche il Valerio sembra essere volato via - sento che resterà lì, a dare il benvenuto.

mercoledì 28 ottobre 2020

Non ti seguo



Passi a incerti , che accelerano e prendono coraggio andando incontro a un amico. Finché si avvicina un aereo.

Divento bambina, aggrappata alle reti di un campo verso Malpensa.

O ragazza, su un battello che solca l’Hudson: sopra di me un gabbiano, e io sono incredibilmente libera. Intercetto un movimento e lo abbandono al momento giusto, quando sono più libera di lui.

Non ti seguo, nonostante mi dicano quando e dove mi devo muovere.

martedì 27 ottobre 2020

C'è sempre una battaglia

Una battaglia è superata, non vinta: adotto la morale del nonno, "scampato pericolo, beviamo un bicchiere".

Ma ci vuole il bicchiere, perché ci vuole un filo che avvolga tutto. La bottiglia del Ruchè legato al ricordo di don Giacomo Cauda, accanto al libro di papà: le loro foto si accompagnano e io non colgo più i confini del tempo. Rivivo una grande amicizia, che è arrivata fino a me forse per spronarmi.

C'è una battaglia chiusa dopo giorni difficili e c'è sempre una battaglia in arrivo. Quante ne ha affrontate don Cauda, quante papà. Si sono sempre incontrati e aspettati, confidati anche in silenzio.

Fino all’ultimo.

Quanto devo imparare ancora, nella vigna della vita.

Anche che c’è sempre una battaglia, per cui valga la pena un brindisi: serve a dirsi che ce l'hai fatta e che speri, preghi di farcela ancora. E comunque vada, ci saremo incontrati, aspettati, confidati ancora.


 

domenica 25 ottobre 2020

Pochi suoni come la pioggia

 Quando tu sei tentata di pensare che sei intrappolata, divampa lei. Mette in ordine tutto, con il suo cadere fitto e predestinato.

Pochi suoni come la pioggia, ti incendiano l’anima, ti purificano, ti liberano dal piombo dei pensieri. Sei ancora a secco di piani sul futuro, e lei ti ride in faccia senza disprezzo.

Pochi suoni come la pioggia, ti chiariscono le idee. Vorresti spalancare le finestre e ascoltarla a massimo volume, ma devi lasciarla sussurrare, perché così vengono affidati i segreti.


sabato 24 ottobre 2020

Neanche troppa importanza

 Ho incontrato diversi fatti, da taluni chiamati impedimenti, per cui il significato delle cose cambiava. Aspettative, ansie, urgenze: afferrate all'improvvise da una mano e buttate alla rinfusa, cosicché non riuscivo più nemmeno a individuarle, nella loro natura.

Anche adesso: e magari non interviene neanche un corpo estraneo, si mettono a giocare splendidamente loro.

Non ha neanche troppa importanza. Tutto ha scarsa importanza, quella poca che rimane si scioglie così rapidamente che stenta a rimanere il ricordo.

Neanche troppa importanza, a ciò che prima ne aveva tantissima. E sei già un po' lontano da tutto, e vicino a te: tutto alla rinfusa, persino con un senso.

venerdì 23 ottobre 2020

Chi è più fragile

 Nel buio più fitto di quanto ti aspettassi, arriva una foto che ondeggia tra fragilità e tenerezza, destinate ad abbracciarsi, anche in tempo di pandemia.

Poi un grazie, immeritato, perché non hai potuto fare niente, come talvolta, troppo spesso, ti accade.

Chi è più fragile, tu che mi hai chiesto aiuto, io che non so farlo, il mondo schiamazzante su un intollerabile coprifuoco.

Io mi addormento così, cullata da ciò che non sono riuscita a fare, da una fragilità che qualcun altro ha alleviato per me.



giovedì 22 ottobre 2020

Più dei silenzi

 L’unico vaccino che io conosca in questo tempo tormentato, è ai silenzi. 


È al rumore, che forse non mi abituerò mai. Adesso le città ammutoliscono così maldestramente e noi ci affacciamo su un buio più cupo: quello dove tutti tempestano una tastiera di pensieri velenosi.

Più dei silenzi, che fanno parte di me, mi turba questo vociare molto più vuoto della notte. E niente abbastanza.

Ripercorro un giorno di troppe ferite, la voce sconsolata di un medico, un amico al quale vorrei essere a fianco, dibattiti  assurdi sul futuro e non saper nemmeno se riusciranno a vaccinarsi le persone più fragili accanto a me: contro l’influenza, mica contro il Covid.

Io mi tengo stretto l’unico vaccino garantito per me: quello al silenzio. E la notte mi appare così amica.



mercoledì 21 ottobre 2020

Serenamente, segui quello che sei

 

Serenamente, scende la sera più incerta di noi. Tra graffi e speranze, respiro Assisi grazie alla foto di un amico. Il cielo si tinge di pensieri.

La piccola Chiara l’aveva già accarezzato, una manciata di incalcolabili anni fa.

Quanti incontri oggi, che non posso definire virtuali, mi conducono lì. Da San Francesco, da Santa Chiara.

A una donna straordinaria oggi ho confidato uno sguardo che mi chiedeva aiuto pochi mesi fa e lei mi ha detto ciò che avrei dovuto fare.

- Segui quello che sei.

È una promessa che suona come una minaccia, se non la capissi davvero stasera: ti succederà ancora.

Ti capiterà ancora che una creatura, non vista da nessuno, ti chiederà aiuto. Tu potrai farlo solo se seguirai te stessa.

Stranamente, scende la sera più incerta di noi. Una farfalla si posa sulle mie preghiere e volo lontano con lei.



martedì 20 ottobre 2020

L'unico volto

Quando si impongono dolcemente i momenti per fare ordine, spuntano anche quelli da non smarrire. Un'amica in visita, la discesa al mio lago, fin sulle isole. La telefonata a un altro amico, distante, che adesso in apparenza si è allontanato di più.

Ma lo sentiamo accanto a noi, ancora stordite da quest'anno feroce e impalpabile. 

Distante, chi è. Chi non sa guardarti in faccia, chi fugge, chi se ne accorge e chi no. 

Quanti, però, sono presenti, nei silenzi e nei rumori. Mi appare un messaggio di un grande uomo, con la sua consueta umiltà. Un amico che non potrò vedere nei prossimi giorni, mi manda un vocale meraviglioso. 

Ce la faremo, sì, saremo più forti di tutto. Perché abbiamo sbandamenti, fragilità, scosse, ma abbiamo anche un unico volto. 

Io riguardo il mio, di ormai parecchie estati fa. Un anno in cui cercavo di sfuggire a un lockdown tanto desiderato, in cui Violetta - la mia protagonista di Chi ha bisogno di Willy - si avvicinava e mi guardava.

Ma io avevo questo volto qui. Quello che ho sempre avuto, meno bionda e con quel «buco nella gota» che fa sposare senza dota, mi ripeteva zia Giulia. 

E le mie amate lentiggini, che sembrano posata una per una da chissà chi: nessuna per caso, magari scompaiono quando l'inverno si fa invadente, ma poi tornano tutte dove devono. Come me.

L'unico volto, in un mondo distante, e io che torno da me. 


lunedì 19 ottobre 2020

Una strana consapevolezza

 Questa peste era di ieri e per sempre. Come noi e la nostra capacità, volontà di combattere.

Nelle minuscole e immense quotidiane cose, non ho più convinzioni sul finale, ma solo una strana consapevolezza.

Sono io, arrivata a questo punto, perché qualcuno l’ha deciso e io ho stranamente collaborato. Poco incline a tollerare vuoti fighettismi o aste di valori. 

Quella strana consapevolezza di esserci, per una ragione, più salda di me.

domenica 18 ottobre 2020

Cento metri per me

 Casa tua. È il centro da cui passiamo tutti, ma per me è  prima di tutto casa tua. Stasera dopo un brindisi disciplinato, ho pensato all’ultima colazione insieme. Hai percorso cento metri per arrivarci, come cento chilometri: eri stremato.

L’hai fatto per incontrarmi, forse per salutarmi come si doveva. Forse quel giorno assurdo mi hai detto quella frase assurda: il tempo è galantuomo.

Il tuo tempo, affermano le cronache, stava correndo via. L’ho intercettato, forse l’ho guardato negli occhi, come con te.

Che hai affrontato quei cento metri, per me in un universo di esseri così spesso comodamente immobili.

venerdì 16 ottobre 2020

Inadattabile

Una solida leggenda familiare riporta che ci si doveva trasferire in zona (allora) più comoda o accreditata. Si rinunciò, perché si sarebbe dovuto mutilare un mobile.

Era inadattabile, come mi sento io dopo il mezzo secolo.

Prima mi forzavo, oppure per essere più fighi pensavo che stavo applicando un sano principio di resilienza. Non è così, perché in talune situazioni ti devi forzare oltre la tua natura. Sei inadattabile a quel contesto, dovresti sottrarti un pezzo decisivo di te.

Che meraviglia essere finalmente inadattabile ed essere pronto ad entrare in altri mondi, dove nessuno mutila le tue verità. 

lunedì 12 ottobre 2020

Il cielo che mi dà fiducia


 Ho attraversato paesaggi meravigliosi in questo pur contorto periodo e vi ho intinto i pensieri.

Eppure pochi cieli mi hanno dato fiducia, come quello di Bergamo quest’autunno.

Un cielo che non ha dimenticato nemmeno un dolore, eppure la sua consapevolezza non tormenta. Le foglie che sono baciate dall’autunno, sanno di vita.

Il cielo che mi dà fiducia.

domenica 11 ottobre 2020

No, non è tutto uguale

Spesso cercano di convincerti che sia tutto uguale. Che se qualcuno ti ha ferito e dilaniato, sei sbagliata tu. Non importa nemmeno se l’abbia fatto con altre donne.

Saranno donne sbagliate.

Allora soffochi il dolore, fisico e metafisico. Ma per fortuna, per benedizione potresti trovarti a un punto che non ne puoi più. Che capisci che non puoi far parte di una recita collettiva. Che devi ribellarti, persino per le comparse che ci hanno guadagnato: cosa, lo sanno loro.

No, non è tutto uguale. 

No, non compio passi indietro. Non voglio solo stare immobile accanto a chi non lo merita nella recita collettiva di turno.

No, non è tutto uguale. Perché sono libera, a ogni costo.

Freedom is not Free.
Non ci sono donne sbagliate. Ci sono violenti sbagliati.

giovedì 8 ottobre 2020

Il mondo lassù

 Gli angeli hanno indossato paracaduti, anche se non ne avevano bisogno. Macchie di luce, con un fuoco buono, scendono su di me.

Il mondo lassù non ci guarda soltanto.

Il mondo lassù, si spoglia, ci spoglia. 

Così anch’io galleggio nell’aria e forse a qualcuno porterò la luce che non ho.

mercoledì 7 ottobre 2020

Un pizzico in più

 

Un pizzico in più, di quanto possa sopportare. Un granello che manda in frantumi tutto, in un disordine anticreativo.

Una generosità che già verga il prezzo, un vuoto che riempie la vita. Tu, luna mangiucchiata, che frughi nella finestra con invadenza sommaria.

Un pizzico in più, basta a far fuggire in una galassia senza luce.

Un pizzico in più mi schiaccia, persino mi rende libera. 

Basta poco e basta tutto per vivere, e per ritrarsi.

martedì 6 ottobre 2020

Tu salti via

 Mi stacco pochi minuti dal mondo e tu salti via. Scusa l’espressione sciocca, sgrammaticata, Eddie.

Nel mio mondo rock, poche certezze. Non ero un ultrà dei Van Halen, ma 1984 mi scolpì il cuore. Forse perché era l’anno più bello, il batterista gentile che mi restituiva fiducia in me stessa, le vacanze in libertà, il primo concerto da scappata-di-casa-con-permesso. E poi voi mi stringete forte alla mia migliore amica, la nostra parola segreta.

E tu, con che permesso sei saltato via. Eddie, con la tua chitarra.

Mi trovo ribelle tra le lacrime, come tanti anni fa.

https://www.lastampa.it/spettacoli/musica/2020/10/06/news/e-morto-il-leggendario-chitarrista-eddie-van-halen-1.39389694

domenica 4 ottobre 2020

Volere è volare

Che cosa accade, quando una farfalla e un muratore si incontrano? 
Nell’Alto Vergante, non di rado si celebrano i mestieri. Ciò che si sa fare, che si è sempre saputo fare nel tempo, tramandato con spontaneità.

A Fosseno si va fieri dei muratori, come racconta il monumento. Anche la bambina che poi crescendo un poco ha scritto “Chi ha bisogno di Willy” conosce la loro bravura.

Papà fece il progetto della piccola casa con la creta che portavo a scuola, poi mi teneva con lui quando i mattoni crescevano. Io restavo accanto ai muratori e uno in particolare mi raccontava i segreti.

Lo rividi pochi anni fa, al tavolino di un bar. Mi dissi che era impossibile, era trascorso troppo tempo. Eppure non mi sbagliavo, mi confermarono poi.

Non potendo incontrarli, nel libro li ho fatti ringraziare da una farfalla. Insieme, mi ricordano una delle lezioni più antiche del mondo: volere è volare. Piccoli grandi sogni, si costruiscono con un battito d’ali che non sempre è visibile. Ma non sfugge agli occhi di una bambina.

CHI HA BISOGNO DI WILLY

 

sabato 3 ottobre 2020

In fondo in fondo

 Scortata da creature e pensieri, non riesco a non respirare sprazzi di solitudine.

Il cielo combatte per non essere ingrigito, un velo di cipria verde sulla terra, mentre cerco di mettere a fuoco l'orizzonte.

Che cosa c'è, in fondo, una domanda così antica. 

In fondo in fondo, forse c'è proprio una domanda che ci aspetta. E le risposte sono tutte qua, passo dopo passo.


Il mondo è fatto a scale

Solo a Milano ho avvertito l'insofferenza, perché con bastone ed esitazioni forse intralciavo la corsa. Ma devo dire che quando sono stata costretta ad affrontare le scale nelle stazioni in Veneto e Trentino in questi giorni, ho svolto un'attività supplementare: rispondere a tutti coloro che si offrivano di aiutarmi.

- Ha bisogno? 

- Vuole che le portiamo la valigia?

- May I help you?

No grazie, ho detto a tutti. Ma con un sorriso doppio, per la gentilezza naturale che continua a sgorgare e che vince anche le diffidenze create dalla pandemia.

Meno idillio sul treno regionale che ho dovuto ugualmente prendere di questi tempi. Affollato, e già questo non è cosa buona anche se tutti indossavano le mascherine (qualcuno, al massimo, meno impeccabile), ho viaggiato più di un'ora in piedi, con il mio simpatico bastoncino. Quando la folla si è un po' sciolta, ho visto che i posti a sedere erano occupati anche da qualche zaino. Non mi sarei più mossa dalla mia posizione e del resto ero ormai vicino alla meta.

Tuttavia, mi ha messo un po' di malinconia e mi ha fatto pensare: il mondo è davvero fatto a scale, ma quelle difficoltà possono essere smussate dall'umana solidarietà che nella corsa della vita è capace di fermarsi. A volte, quando sei comodo su quello che consideri il tuo posto,  è più facile distogliere lo sguardo. 


venerdì 2 ottobre 2020

Il mio amico carissimo

 Questa sera, nel cassetto, infilo un messaggio di un’altra creatura, la mia cagnolina.

Lei ama molto gli umani, li guarda adoranti. Ma per qualcuno l’adorazione cresce. Come per il suo amico carissimo.

Dicono che le dava i biscottini, è vero, ma altri di più. Fanni l’ha sempre considerato speciale, perché guardava dentro di lui e lo vedeva, in tutta la sua gentilezza: il suo amico carissimo.

Nel giorno degli Angeli Custodi, lui li ha raggiunti. 

 

Eppure resti sempre qui, amico carissimo, e io ti correrò incontro. 

Fanni 

giovedì 1 ottobre 2020

Ogni tanto devi fidarti di te stesso



Mi arrampico per la mia terra e la vita. Anche quando non ci arrivo, scorgo come l’uomo possa vivere oltre la natura ed essa completare il suo lavoro.

Assaggio sfumature e pensieri, ascolto in modo ossessivo. Un enologo parla di tecnica ed emozioni e dice una frase, una provocazione deliziosa.

Ogni tanto devi fidarti di te stesso.

Ecco che mi prende questa voglia irresistibile di fidarmi di me, creatura del niente, perché la natura da quel niente incredibilmente molto farà. Con la pazienza che oggi persino io penso di provare.


Foto Giardino dei Ciucioi, Lavis