giovedì 31 maggio 2012

Un sogno per la coda

Alla fine, prima di rassegnarmi alla quiete e al silenzio per un po', mi è passato davanti. E l'ho preso per la coda, come non faccio mai con nessun animaletto, ci mancherebbe.

Era un sogno dall'aria stralunata, e parlava sottovoce. Secondo me, veniva dalla cantina, anche perché era fresco e aveva un luccichio negli occhi...

So però che l'ho preso per la coda. E lo tengo qui. Non prigioniero, ma per questa notte cerco di domarlo un po'.

buona notte e afferrate un sogno per la coda.

Alzo il volume contro tutto

The boys are back in town. Sono tornati in città i ragazzi, i ragazzacci di ogni colore e tipo. Li ho accolti e abbiamo alzato il volume al massimo.

Contro le scosse. Contro il tremore reale o immaginario che sentiamo. Contro gli scricchiolii sinistri. Contro il battito folle del nostro cuore.

Se la vita è una radio, alza il volume a dieci. Lo grida la canzone, e lo grida la mia forza dannata. Stanotte non ce n'è per nessuno.

Alzo il volume e lo abbasso solo per sentire il respiro regolare di un'anima buona. Forse va tutto bene.

Si impenna ancora la musica e non c'è più posto per nient'altro.

Balliamo sul tetto delle nostre paure, anche così siamo vicini ai nostri fratelli.

Nulla si muove, se alziamo il volume e i ragazzacci di turno colorano la città di musica:  questo  è casino, casino puro, e copre tutto il resto.

Notte ad alto volume.


Certe vie di Parigi

Certe vie di Parigi di notte risuonano dei passi di moschettieri e di sospiri d'amore attutiti da un fazzoletto profumato. Un fazzoletto lasciato cadere, recuperato e respinto con falso sdegno: un'amicizia può nascere anche così, senza senso apparente.

Ma in certe vie di Parigi può succedere ancora di tutto. Si può respirare un odore di vita che sfugge alle epoche, si può percepire la miscela di paura e coraggio in grado di stordire, tendere la mano e sentire il freddo di una lama o il calore di una pelle che brama carezze.

In certe vie di Parigi può succede di tutto. Anche di perdersi e ritrovarsi, più folli di prima.

Il peso su di noi

L'aspetto più incredibile del peso che si accumula su di noi, è l'ampiezza delle nostre ali. Il peso cresce, noi lo dividiamo. Dissimuliamo, quando siamo stanchi, ma i nostri occhi parlano.

Come per miracolo, non ci sentiamo più leggeri (come possiamo mentirci?) ma ci meravigliamo della potenza delle nostre ali. Prima che ce ne accorgiamo, stiamo già volando insieme.

E vorremmo dare le nostre ali a chi soffre e non può restare in volo.

Il peso su di noi. Le ali più grandi e forti di tutto: non cogliamo il loro confine.

Lambrusco dolce, Lambrusco amaro

E' stato in me dall'inizio, quando le mamme non erano tra mille veti e i bambini erano senza pensieri da adulti fin dai primi passi. Lambrusco dolce, Lambrusco frizzante da alternare alla gioia più pacata del Piemonte.

Lambrusco un po' pirata, che oggi scorreva a tavola, tra carne e mozziconi di discorsi di calcio. Sentendoci in colpa per la dieta poco mediterranea mentre assalivamo cheeseburger e compagni.

Lambrusco dolce e fresco, il temporale non arriva. Ma altre minacce sì. Lambrusco delle terre amate e ferite.

Amaro, dolcissimo come il vostro coraggio d'Emilia.

Grazie tifoso ma che generosità...

Dovrei essere quasi commossa che quando va a Padova mi manda una cartolina. So che mi sfotte perché Sant'Antonio (da Padova) ebbe la meglio su Sant'Antonio (Abate) qualche anno fa: ma io preferisco pensare che distolsero lo sguardo un po' seccati entrambi dalle umane e poco sportive meschinità.

Non mi commuove tanto però che il tifoso del Varese mi chiami Tigrotta pacioccona. O forse è un fan di Arguta Paffuta? Ma quella che c'entra con me.

Sì, ammetto che hai ragione: "Pensavi che i tuoi amici di Varese si fossero dimenticati?". Yes.

Idem sulla due: "Non preghi abbastanza". Esatto. Non si prega mai abbastanza, di qualsiasi fede, calcistica e non.

Ma vedi la differenza tra un varesino e un bustocco appare ogni anno limpida come questa cartolina.

Noi bustocchi non manderemmo mai una cartolina a un tifoso avversario, né per salutarlo affettuosamente né per prenderlo in giro.

Non è solo questione che prima o poi porta male. E' che i soldi della cartolina proprio non li spenderemmo. Vedi che differenza?


Spero che questa mia (gratis) ti arrivi. E in bocca...

Mandorla tentatrice

E' quella che si riversa del latte e ti confonde: non sai se la vuoi ghiacciata, o se persino un tepore appena accennato può sprigionarne l'energia. E' quella spalmata del gelato, che riporta candori lontani e profumi posati sulla pelle, sul palato.

Una mandorla tentatrice che si affaccia e corre via ridendo, come i pensieri che mi sai regalare. Una visione, un lampo che finge solo di abbandonarti.

Mandorla come i tuoi occhi quando ridi.

Il fascino quando aveva voglia

Rhett se ne infischia sempre: all'inizio lo capiamo, poi ci sfugge, infine lo riscopriamo. In mezzo, tutto un suo balenare di gioco e sincerità in cui noi gentili signore ci perdiamo.

Rhett ci piace, perché sembra dirigere il gioco lui, che giocatore deciso è. Ma la Mitchell in Via col vento chiarisce subito le idee: poche donne resistevano al suo fascino quando egli aveva voglia di esercitarlo.

Perché ci sono momenti in cui francamente se ne infischia. O così ci racconta.

Gli uomini che indecisi (Pooh)

Dai Amica, ma come sono indecisi questi uomini? Sono qui con te, ma vado da lei, però guarda che mi spiace, ma il mio amore si potrebbe svegliare chi la scalderà?

Chi fermerà la musica? Scusate Pooh, se non lo sapete voi, devo saperlo anch'io. E poi cavolo anche questo "Pensiero" - mia prima canzone strillata con la chitarrina elettrica, faccio outing - decidete se lasciarlo chiuso qui o aprire la porta e via.

La donna del mio amico. Dammi solo un minuto... ma perché in un minuto che facciamo, che delusione dai.

Ok, la mia Amica è arrabbiata. Giuro che i Pooh mi sono simpatici. E' che gli uomini così indecisi mi suscitano tenerezza materna. E ho un'immagine da difendere.

buone canzoni dei Pooh.

Amare è (accidenti)

Amare è aspettare in macchina e siccome sai che soffre facilmente di caldo, accendere l'aria condizionata che tu detesti.

E attendi docile, finché entra e ti illumini di avergli preparato un bell'ambientino Allora si guarda in giro ed esclama: ma perché in quest'auto fa così freddo?

Accidenti. Amare è.

Lassù mi devi dire

Buon compleanno, fratello mio. E' il primo lassù e questo è un pensiero da cancellare subito, perché troppo mi sono lasciata intrappolare da quella girandola triste di "primo".

Lassù devi festeggiare. Lassù mi devi dire... quale luce ci sarà mai per attirarvi e accogliervi. Devi devi, senti come parlo.

E poi non voglio essere blasfema, perdonami. Mettiamo su la Bohemian Rhapsody, e giura che non andrai veloce. Anzi, prometti che ti fermerai: la tua "r" scivolerà via con una risata e Mari riderà a sua volta.

Non oso nemmeno abbracciarti, perché ci sono abbracci che hai atteso troppo a lungo.

Buon compleanno, fratello mio. E ti prego: lassù mi devi dire come stai, e quello che stai combinando con il tuo sorriso irresistibile.


Marucheta


Questa parola è come un intero libro: si gira pagina e si scopre un altro significato.

Marucheta parte senza metafore: significa “piccola mucca di poca spesa, ma che rende in proporzione molto di più del suo valore”, spiega ul Pà Carloeu. Poi confida che si tratta anche del vezzeggiativo utilizzato dal contadino verso la propria moglie. Questo accade – precisa – quando è cara e brava. Come una mucca, piccola ma preziosa!

Riponete lo sdegno, c’è una sorpresa poco rassicurante all’orizzonte: marucheta è chiamato anche il tessile di qualità scadente. Meglio tenersi della mucca.

mercoledì 30 maggio 2012

You can't cry in Scotland

Non puoi piangere in Scozia, you can't cry at all. L'aria umida nasconderà le lacrime, anzi le respingerà; o forse le cospargerà di luce e le porterà via, lontano.

You can't cry in Scotland. Prima che tu ti accorga, le lacrime verranno asciugate. L'aria che le ha intrappolate, sta già correndo e tu ti trovi a inseguirla.

C'è una notte magica, senza lacrime, da qualche parte.

Italia-Brasile sospesa per pioggia

Smettete di mostrare partite che non ho giocato, ed emozioni su cui non ho disperso sciocco pianto. Inni spezzati perché mi sentivo cittadina del mondo, forse molto più di ora.

La penna indigena con cui invocai l'autografo di Falcao, e lui manco si accorse forse che veniva dal Brasile.

Italia-Brasile non si disputò mai trent'anni fa, si interruppe come un incantesimo che non può durare.

Ciò che non ho giocato, scivola via. Ciò che non ho goduto, forse un giorno sarà ripreso.

Italia-Brasile sospesa per pioggia. Per distrazione dell'arbitro. Perché ero una ragazzina cittadina del mondo, e meno del mio Paese.

Smettete di mostrare in tv ciò che non è mai esistito. E ridatemi, se possibile, qualche frammento di me stessa.

Notte, senza partite sospese per pioggia.

I tre coraggiosi

Frugo alla ricerca di un sorriso. Armati di "profondo rosso", i tre intrepidi colleghi si dirigono all'autosilo.

Il dvd anima il dibattito sul film d'orrore che ci ha scosso di più. Argento superstar, c'è però chi confessa il terrore puro per l'Esorcista, finché il nostro baldo cavaliere si mette a raccontare un raccapricciante film in cui furoreggia un pupazzo voodoo.

Mentre sprofondiamo nelle viscere dell'autosilo, si sente uno stridio strano (devastante, dai cerchiamo di assumere un tono dignitoso) che viene presto zittito da un triplice urlo: siamo noi tre eroi, che abbiamo già visto il pupazzo voodoo avventarsi contro di noi.

Un terzetto di coraggiosi. che si sussurra un buona notte dimesso.

La solitudine dei numeri

Numeri: si uniscono alle immagini e alle storie, e rischiano di rimanere solo loro.

In questa sera che trema ancora, anche solo di paura, si cerca il coraggio di pensare e si viene schiaffeggiati dai numeri. Con un senso di smarrimento, di solitudine. C'è un momento in cui il numero ha il sopravvento sui nomi? Quando le cifre salgono inesorabilmente e non si possono ricordare tutti?

Non so, mi sembra che Melissa sia già un nome che risuona di meno. Come si allontana velocemente l'emozione: ti sta sfiorando e già ti abbandona.

Numeri, non voglio più sentire numeri. Siamo tutti feriti e spaventati in Emilia, e tutti abbiamo perso qualcuno.

Sera senza solitudine, senza numeri.

Federica e l'invidia

Per incapacità manifesta, non sono una grande fan del nuoto. E non sono nemmeno catturata istintivamente da Federica Pellegrini.

Ma che gioia quando vince tutto e di più. Mi spiace solo una constatazione, e mica tanto amichevole: mi pare di respirare tanta, troppa invidia nei confronti di un'atleta come lei. Bella e brava, con la vita amorosa movimentata e quest'ultimo particolare getta altra benzina sul fuoco dell'invidia. Tra chi l'ha criticata, non percepisco solo moralisti, ma anche qualche invidioso appunto: perché si censura spesso ciò che non si riesce ad avere.

La sua crisi momentanea dovrebbe essere la crisi di tutti, e tutti dovremmo tifare perché si riprenda. Ma sotto sotto i sorrisetti maligni scorrono.

Allora dico: no, Federica, prenditi il tempo che serve ma riprenditi. Vai avanti persino a fare la pubblicità.

Io da italiana voglio solo le tue vittorie e la tua felicità.

Lo stupefacente potere del pistacchio


Quando ero bambina, non mi piaceva, come altri ghiotti cibi. Mi avventavo su cioccolato, crema, fragola: ero tremendamente legata alle abitudini e il suo verde discreto non mi attirava.

Credo che il pistacchio sia qualcosa che si può far apprezzare con il tempo. Intendo per il gelato, perché i pistacchi sono una droga appresa in Grecia: guai a te se cominci a nutrirtene, non smetterai più.

Il gelato al pistacchio è un’altra cosa. Innanzitutto, dev’essere ottimo e avere quel tocco naturale che forse è stato riscoperto più ai tempi nostri: vedi che la modernità a volte serve a fare  qualcosa.

Mi sembra di trovare più facilmente il sapore – e il potere – magnifico del pistacchio ai giorni nostri. E mi piace il suo verdolino discreto, anzi a volte non è verde nemmeno, che si distende davanti ai miei occhi come un prato liberatore.

Il mondo finirà, ma non cambierà

Parata no, parata sì ma in Emilia. Sospendere questo, riprendere quest'altro. Tutte queste idee mi bombardano la mente, e possono nutrire istintive preferenze.

Ma certezze no, non ne ho sul serio. Tranne forse - l'umanità mia scavata da questi insicuri tempi - dire: ok adesso lasciamo perdere tutti questi sapienti dibattiti e lavoriamo? In Emilia lo stanno già facendo.

Sarà, come sempre, il futuro (anzi già il presente) scritto dagli uomini di buona volontà. I Maya avranno magari ragione che il mondo finirà, ma in quanto a cambiare non credo proprio.

Bufetòn prima della crisi


Questa qui è una figura non moderna, ma eterna: non viene dalla crisi, bensì dalle abitudini che uno matura. Bufetòn è “uomo che si studia di far debiti col meditato proposito di non mai pagarli”, asserisce ul Pà Carloeu.

Sono persone che impiegano fior di energie per non pagare. Ti inviteranno in un bar e al momento buono si sorprenderanno di possedere nel portafoglio solo il bancomat, che nel locale non accettano (e loro intanto invece del caffè si sono pappati tre pranzi), si addormenteranno quando ci sono conti da dividersi, nei negozi troveranno mille scuse.

Sono i distributori di puffi, che appunto con la crisi non c’entrano. Anzi, nei momenti di massimo splendore economico non cambieranno di tanto.  Sono bufetòn per sempre.

martedì 29 maggio 2012

Quasi umano

Mentre non dormivo, ripensavo alla mia puntata di True Blood e alla saggia riflessione di Michele. Liberata dalla tv del dolore (masticato e sputato), prendevo appunti dal mio piccolo testo di filosofia per sopravvivere. Almost human, diceva una canzone: quasi umano. Com'erano umani quei vampiri, questa figura a caccia di immortalità che pur deve arrendersi.

Uno di loro - apparentemente crudele e detestabile all'inizio - pronto a rischiare per salvare colei che è legata a lui, riconosce: tutto finisce, anche noi. Una constatazione, un'arrendevolezza, uno spalancare la porta sulla realtà umana. Michele mi scrive cos'ha imparato lui da True Blood: le persone migliori sono quelle più "sopra le righe" e meno modificabili.

Anche questo è vero. E insieme ci siamo trovati su Lafayette. Essere umano che spaccia il sangue di vampiro - la droga di questo mondo - e sembra essere in cerca di denaro e sesso nelle prime puntate. Poi scopriamo che quei soldi gli servono per la madre; vuole ritirarsi, ma viene incastrato dai vampiri. La ricerca del sesso, del suo stesso sesso, si rivela per ciò che è: una ricerca di amore. Lafayette è dolcissimo quando si innamora e tremo per lui, che abbia davanti a sé il ragazzo giusto, che non lo ferisca ancora. Lafayette c'è sempre, a consolare, a confortare, a sfamare, a lottare se deve. Con il mascara sugli occhi o senza.

Nel mondo gli affibbierebbero un sacco di etichette spiacevoli. Ma lui vola sempre oltre tutto. Maschera triste, cuore gentile.

Siamo tutti quasi umani.

I primi gesti del giorno

I primi gesti del giorno, recuperati da una notte insonne o sotto tono. I rumori che non avevi mai sentito (eppure ci saranno sempre stati), si sono insinuati sotto le lenzuola delle tue paure.

Ti stramaledici, perché cosa significheranno quei quattro sussulti qui, quando altrove hanno rappresentato la morte. Ma ti dici anche che non hai più certezze, e che vorresti offrirne qualcuna a te stessa e ai tuoi fratelli feriti. Invece, hai sentito una marea di risposte di superesperti che ti hanno rassicurato anche meno della marea di sciocche domande.

I primi gesti del giorno. Muoversi, respirare qualche raggio, pensare che il buio è il nemico peggiore (ma ieri forse la terra non ha tradito all'incedere della luce?). Guardi il pc sperando di non avere notizie.

Allora timidamente esplori il mondo. Slash è diventato come una tua Amica che prendiamo in giro per la sua tendenza al vip-necrologio: anche oggi lui annuncia un lutto nel mondo della musica. Doc Watson, guardo il volto e non riconosco. Anche se Slash assicura che è una colonna per i musicisti, vorrei quasi rassicurarmi. Non lo conosco, non voglio soffrire per alcuna ragione... Poi vedo quando è nato: lo stesso anno di mio padre.

E maledizione, ai primi gesti del giorno, mi trovo già un groppo in gola.

Don Ivan e la Madonnina

Continuo a pensare a quel prete. Al suo istinto che l'ha portato a salvare la statua della Madonna. A provarci e a morire.

Stasera qualcuno mi ha detto: Lei non l'ha aiutato. Qualcosa, quella forza che mi porta sempre da Lei, anche quando sono l'essere più anarchico della terra, mi ha fatto dire: o l'ha aiutato in un altro modo, che non sappiamo.

Buona notte, don Ivan.

E Tu ricordati di noi, nel Tuo mese, nel mese che amiamo e che ci lascia così feriti.

Il paese delle meraviglie (rifugio)

Allora proverò a restare vicino a te, stasera, e prendere una bici. Io che ho paura incredibile di pedalare nella giungla.

Ma voglio ricordare un'isola felice, di nome Imola, dove mi dicevo: qui starei in bici tutto il tempo. Ricordo vie morbide e sincere, il cuore di una città che non voleva correre anche se l'immaginario collettivo la lega ai motori.

No, era una sera silenziosa e mi spiace se ho guastato i sogni di qualcuno. Ma io non potevo sognare, non allora, e me ne sono accorta più tardi.

Era il paese delle meraviglie, pronto a ritirarsi sotto una coltre verde, e lì mi sarebbe piaciuto pedalare.


Vorrei pedalarci anche adesso, magari sotto lo sguardo della notte che non può essere divertito, non oggi. Ma ci dev'essere pur un paese delle meraviglie, un piccolo rifugio anche questa lunga notte per tutti noi.

Niente colori nella notte

Negli ultimi tempi mi difendo a suon di colori, mi nutro delle immagini variopinte del mondo, foto che mi conducono in luoghi distanti.

Ma questa sera, questa notte non mi sento di andare lontano. Ho tutte le sfumature racchiuse, compresse dentro di me. E' una notte senza colori, una notte che la terra rende ancora più uniforme e oscura.

Oscura forse no... Non è una notte senza luce: quella la troverò, a un certo punto, in qualche modo. La troveremo tutti, perché siamo stati creati così. Più forti di ciò che pensiamo.

La troverò - quella luce - nei pensieri e nella dignità di uomini e donne che lottano e ancora lotteranno. Di bambini che forse non capiscono ancora ciò che è successo, ma ne saranno segnati. Nel timore e nella forza.

By myself, una canzone per te Emilia

C'è il silenzio, e c'è la consolazione della musica. Ti porgo una canzone, terra d'Emilia, che in passato mi era tanto servita. Per darti la forza, e in fondo per contraddire quanto dice: perché non sei sola e lo senti forse.

Ma tu hai una bellezza, una visione della vita robusta e fiera, una determinazione che magari ti fanno sentire così. By myself, starting over again, cantava Peter Criss negli anni Ottanta, lasciando i Kiss e tentando di camminare da solo.

Da solo appunto, ricomiciando ancora. Da solo... sembra che questa volta io sia da solo, a ricominciare.

Il tempo è dalla mia parte. Da solo... Nessuna ragione per cui nascondermi, questa volta ricomincerò ancora.... E' chiaro, niente mi fermerà. Ce la farò, ce la posso fare.

Ti dedico questa canzone, Emilia, perché sei fiera. Ma c'è una differenza sostanziale: non sei davvero sola. O lo siamo tutti.

Essere in Emilia

E' una sensazione che non riesco a mandare via: così minacciata e resa instabile da queste scosse, eppure con una voglia incredibile di andare in Emilia Romagna. Di essere lì e di aiutare.

Aiutare, come... Non sono capace di fare nulla di utile per questi miei fratelli. Me lo dico, chinando il capo, mentre guardo a fatica le immagini sullo schermo. Se le spoglio di sensazionalismo e di vuoto persino nella triste pienezza delle circostanze, mi resta quel dolore profondo, combattuto forse proprio con la voglia di essere lì.

Qualcosa mi devo inventare. Aiuti economici, ok. Sostenere la loro economia, mangiare, vestire, respirare emiliano. Sì... Pregare, sì. Ma non basta, non basta a combattere il dolore, intinto nel desiderio di un abbraccio e di un grido che non siano virtuali.

Jim Morrison non si lamentava delle donne


Sotto il peso di un muto rimprovero, oggi voglio difendere la categoria maschi cantanti. Esplorando le canzoni del mio mondo rock, ammetto di aver spesso bacchettato persino i miei idoli così capaci di piangere per questa o quella donna crudele.

Oggi pensavo che tra quelli che proprio mi sento di salvare, c’è Jim Morrison. Ripasso mentalmente le sue canzoni e mi potrò anche sbagliare, perdendone di vista qualcuna, ma in lui non c’è tendenza alla lamentela costante sulle signore spezzature. 

Jim è limpido in questo, e se c’è qualche colpa se la assume lui con disincanto. Può dedicarti una struggente canzone d’amore e navigare nel cristallo, ma non nasconde il migliaio di brividi e di ragazze. Non si mostra migliore di ciò che è, anzi all’occasione si ammanta di un nero che per me – che gli voglio bene – non gli si addice.

Irresponsabile forse, ma mai piagnucoloso. Si ferma a consolare un attimo le ragazze infelici o a constatare che una giovincella è persa…  Ma dalle sue labbra non scivolano accuse a raffica. Quando si sente di troppo, canta così: me ne vado, ma dammi solo un po' di tempo. La classe non è acqua: infatti la canzone è "The river told me".

Poi gli scappa un mezzo avvertimento “L. A.Woman” ed è quanto di più simile allo stile “rockguardacheiotiamopercuitilascio” ravvedo nella sua opera. Se dicono che non ti ho amato, sai che mentono.

Detto da lui, suona solo come un abbraccio che ti vuole proteggere dalle critiche del mondo e ricordarti ciò che esiste di più bello: l’amore, difficilmente etichettabile, non per forza dei santi, ma qualcosa di prezioso fra due (o più, come crede anche Patti Smith) persone.

Jim Morrison non si lamentava mai. Poi è cambiato il mondo.

Aria glaciale e congedarlo


Il pessimo carattere, unito all’educazione che vi impartiscono fin da piccole. Quando ancora si cercava di impartire un’educazione, d’accordo.

Rossella è alla festa più terribile della sua vita, in Via col vento. Le mani doppiamente legate, espressione che lei stessa fornisce. Vorrebbe ballare, ma è vedova da poco, dal primo, goffo marito che ha sposato per rilanciare la sfida con Ashley e Melania. Inoltre a quella festa si è affacciato Rhett Butler, perfettamente a conoscenza della situazione.

Se fosse un altr’uomo – pensa lei – non farei altro che prendere un’aria glaciale e congedarlo.


Che bella espressione d’altri tempi. Quanti stalker improvvisati o semplici seccatori non si lasciano liquidare più così. Tu sei glaciale, non rispondi, fai capire che non solo sei impegnata di fatto (che già scusate se è poco) ma anche nella profondità dell’anima tua, eppure ti stanno addosso.

Rossella, bisogna trovare una nuova tecnica per congedarli. Tranne Rhett Butler, naturalmente.

Ligasàbia

Dai ragazzi, questo è un capolavoro. Cosa significa essere stupidi, e non ci capita a tutti, con minore o maggiore frequenza?

Pà Carloeu offre questa parola: ligasàbia.  Sciocco è il significato, che deve subito accostarsi al cuore della metafora. Ovvero "legare la rena con una funicella è il colmo della scemenza".

Vero, che follia legare la sabbia. Eppure mi sembra di farlo, ogni tanto...

lunedì 28 maggio 2012

E se c'è posto

Ultimo messaggio per te: e se c'è posto ancora in un angolo della tua mente, in quel luogo che freme per fare tutto e per aiutare gli altri, se c'è un rifugio minuscolo dove cullare pensieri, sogna me.

Starò quieta, mentre vivrai questa avventura e ne riderai come sai far e solo tu.

E se c'è posto in un ultimo pensiero prima di dormire, infilaci me. Tranquilla e grata.

Notte.

Il rimedio e Jim

Ho letto che a Parigi Jim Morrison beveva Grand Marnier a volontà. Non c'era altro di degno, a livello superalcolico, perché in Francia - con tutto il rispetto - non puoi bere cose degne tipo whisky.

Io voglio bene a Jim, alle sue ferite, alla sua poesia. E non mi piace ferirlo ancora. Penso solo a come si possa ricorrere in modo massiccio a questo rimedio.

E' un rimedio per signorine, da assaggiare appena, perché altrimenti rischia di innescare pura avversione. Lo bevevo, quando ero una ragazzina: poco assai.

Adesso mentre aspetto fedele le coccole, lo assaggio poco. Sul fondo del bicchiere danza e poi si ferma, come a guardarsi attorno stupito.

Jim, è dolce, ma troppo se continuiamo. La vita è troppo dolce, se insistiamo. Solo questa sera un piccolo rimedio, per ricordare un po' di poesia. Poesia che avrei voluto che continuasse fino ad oggi e più.La tua poesia, non il liquore.

Dolce è la notte, a Parigi, se le lacrime vengono curate in qualche modo.


C'è un pensiero molto strano

C'è un pensiero molto strano nella tua mente. E' ciò che potresti essere, se solo chiudessi gli occhi e spalancassi la tua anima e i tuoi sensi, per un giorno in connubio.

E' lo splendore che potresti dare, se tu accettassi di essere così potente.

E' il sogno che potresti incarnare, se volessi vivere la notte.

E' un pensiero molto strano, e ti daranno del pazzo o dell'ubriaco.

Invece sei tu. Un attimo prima di chiudere il cuore. Se puoi, se vuoi fermati.

Accogli quel pensiero molto strano. Tutta notte.

Brindisi sempre e comunque

Stasera dopo tutta la stanchezza, la soddisfazione, la delusione facciamo un brindisi sempre e comunque. Perché siamo qui e siamo proprio deliziosi ai nostri occhi: che altro conta?

Stasera ricordo onde lunghe e dolcissime di Bene. Lampi di ricordi che illuminano ogni tentazione di buio. Ed è fresco il nostro bere, contenuto e aperto alla saggezza.

Non voglio tristezza sulla nostra tavola, perché un brindisi ci dev'essere sempre e comunque. Anche quando cambia il sapore.

Stasera è una sera bellissima, che gli altri lo vogliano o no. Che noi lo vogliamo o no.

Io tifosa nun me scanso

Lo ammetto, stamattina volevo postare un filo di seta crudele: io me scanso in riferimento a qualche calciatore finito nel mirino. Pensando all'indegna vicenda del calcio scommesse, stavo sfoderando il mio animo romanista, ancora un po' incavolato per l'anno trascorso e per altri momenti di triste calcio vissuti in passato.

Ma mi sono trattenuta, per rispetto ai tifosi. Sì, agli stessi tifosi laziali. Perché rispetto tutti i tifosi, a partire dai miei "peggiori" avversari (caro amico laziale, so che mi stai leggendo, un abbraccio) e penso a come stiamo soffrendo.

Oggi è un giorno schifoso, ma io non mi scanso. In tanti ci hanno preso in giro sul campo, ma molti di più no.

Oggi è un giorno rivelatore - anche se le scommesse non c'entrano - pure per la mia Pro Patria. Ma conto i giorni per tornare allo Speroni. Non mi importa di tizio e caio, mi importa della mia meravigliosa maglia biancoblù.

Provo rabbia, provo vergogna, provo disillusione a seconda degli scenari. Tuttavia, provo un amore sconfinato per le mie squadre - Pro e Roma - e per ciò che rappresentano per me in modo diverso.

Facciano mille, centomila combine.

Io come tifosa nun me scanso.

Ultra-emotion

Ultra, che emozione. Il ritorno all'Eden è servito: tornano gli Ultravox.

Ho ancora le lacrime agli occhi danzando per loro (cit.) e magari il disastro nucleare è scongiurato. Tre anni fa la band si è rimaterializzata e ora è "Brilliant". Nuovo album, nuova vita, il rock elettronico sparato con eleganza.

Che cosa voglio di più della vita? Gli album di Slash e Kiss. Ma intanto voglio godermi questa Ultra-emotion.

L'aria di una promessa

Se mi leggi oggi o un giorno di questi, sappi che basta una telefonata per colorare l'aria di una promessa, di un'aspettativa.

Per tornare ai nostri giardini, e farvi entrare in punta di piedi la nostra amicizia. Per camminare e chiacchierare, per sbirciare nei nostri cestini da picnic. Per gustare un po' di letteratura e far sgranchire le gambe anche ai pensieri.

C'è tutto questo, e molto di più, nella tua telefonata. L'incommensurabile aria di una promessa da assaporare.

Lasciar cadere un sorriso

Basta poco. Come lasciar cadere un sorriso, per sbaglio, simile a un fazzoletto traditore del bene.

Ti giri per raccoglierlo e ti accorgi che qualcun altro l'ha afferrato; con fare timido, quasi colpevole, te lo porge, e anche se non lo conosci, ti rendi conto che ne aveva bisogno lui. Glielo lasci, tanto un sorriso fa presto a ricrescere... Guardati nella vetrina rivelatrice: tu ne hai già un altro.

La bottiglia dello svenimento


Questa scena magistrale, il film Via col vento se l’è persa. Racconta di Geraldo O’Hara venuto ad Atlanta – mandato dalla moglie, meglio – per sgridare Rossella che ha ballato in barba al suo lutto, dando scandalo. Solo che Rhett Butler fa ubriacare l’ottimo irlandese, il quale dà un po’ di spettacolo. Naturalmente, Rossella ne approfitta per far sentire in colpa suo padre. 

Che riesce a chiedere un aiuto la mattina per riprendersi, ponendosi questa saggia domanda: non credi che una brava signora come miss Pitty abbia in casa un po’ di acquavite?

Gia, zia Pittypat – farò felice un vecchio amico – che senza dubbio ha in casa la “bottiglia dello svenimento”. Ne prendeva sempre un sorso, quando sveniva… o fingeva di svenire.

Il liquore vivificante, una vera signora l’ha sempre in casa.

Il giorno presente, il giorno futuro


Le meditazioni che accompagnano la giornata di San Francesco di Sales, mi fanno sentire più reproba che mai. Mi riportano a preghiere antiche mormorate per affrontare la notte e l’oscurità che essa comporta.

Preservami dalle trame del nemico e dalla morte improvvisa.

La mattina apre la vita, e il mio patrono riporta un pensiero: questo giorno presente ti è stato concesso perché tu possa acquistare quello futuro nell’eternità. Perché tu possa seminare, in vista del frutto bramato. Stare con Chi ti ama, per sempre.

Può apparire un pensiero macabro ai tempi moderni, frettolosi e abbonati allo scontato.

Ma il giorno presente è qui. Il giorno futuro, se lo vuole. In mezzo c’è tutto il nostro cuore, e ciò che vorrà fare, pensa la pecorella smarrita Malu.