domenica 31 luglio 2016

E la musica si fece guardare

C'è una fiammata e tu vedi solo la luce, nuovi spazi che si stanno per conquistare.

Non mi ricordavo che Mtv fosse nata con Video killed the radio star, in un profetico agosto. La tv non invadeva la vita ed ero troppo piccola per accorgermi dei nuovi orizzonti. 

La musica non aveva volti che si imponevano sulle voci, per me. Niente colori, ma suoni liberi.

Poi cominciai a lasciarmi dominare dalla vista anche in questo mondo così amato. Le estati in montagna con il televisorino in bianco e nero che lasciava ancora suggestioni: immagini rubate ogni tanto, impastate a vibrazioni, come una conquista.

Diventò, lentamente, abitudine.

Video killed the radio star, i Buggles, uno dei primi 45 giri per la ragazzina che aveva solo preso un iniziale vaccino rock e ancora avrebbe avuto bisogno di richiami.

Profetici, ma a modo loro. Perché la radio sta benissimo, ha ancora qualche star.

Ma tutte quelle immagini che hanno accompagnato costantemente la musica, forse hanno lasciato sola la nostra fantasia. 

Notte e accadrà (grazie Anna)

Almeno il finale: lo vedo, ci provo, Anna. I promessi sposi, trasmessi a noi distratti dalla tv: solo tu e i tuoi amici del Trio potevate portarci sulla retta via, lasciandoci la libertà.

E solo stasera provo a riguardare le tue ultime battute, sincere e dirompenti, nell'intervista a Fazio. Così innamorata della vita, vorace, da voler spingere la curiosità fin nella morte.

Accadrà.

Lo dici e non mi sembra così terribile. Lo dice e tutti i filosofi e i poeti mica me lo ponevano con questa forza irresistibilmente dolce.

Accadrà, la morte. Come accade la vita. E bisogna attraversarle entrambe: con il sorriso viene  meglio. Grazie, Anna.

Notte e accadrà (grazie Anna)

I gesti più generosi

Forse i gesti più generosi, li compiamo non grazie a noi. Piuttosto, nonostante noi stessi.

Spinti avanti, timidamente o con gioia esplosiva, da una forza che non conosciamo, ma sentiamo di amare.

sabato 30 luglio 2016

Wasted years - canzone per il giorno

Certo, perditi nel passato, quando vivi i giorni d'oro, quello vero, che non abbaglia.

Anni volati, anni sprecati se tornano alla mente. Perché intanto non ti riconosci, viandante straniero a te stesso.

E tutto quel tempo sulle tue mani, va lavato via. Anche con le lacrime.

Don't waste your time always searching for
those wasted years


Wasted years, Iron Maiden, canzone per la notte

Notte e ridere di tristezza, di fame di vita

Un giorno così capovolto dal dolore, dalla partenza di una grande donna. E per questo se ne va in punta di piedi, insegnandomi ancora un pezzo prezioso di coraggio.

Non so come consolarmi, però, allora mi guardo attorno.

Vedo una grande donna dalle mie parti, che lotta come un leone. Un leone che non vuole farsi notare, casinista e irresistibile. Vorrei abbracciarla, ma non posso, perché a lei dà fastidio: come a me.

Non ci resta che ridere, come avrebbe voluto la grande donna che è partita in queste ore. Ridere di tristezza e di curiosità, di fame di vita, ovunque sia.

Notte e ridere di tristezza, di fame di vita.

Dicono che gli angeli si siano nascosti

C'è chi dice che gli angeli si siano nascosti, per farci poi una sorpresa, se va bene.

Ma forse l'hanno fatto, perché possiamo vederli.

Un amico dice grazie

A volte un amico ti dice grazie. E sembra farlo anche per te, che non riesci a dare voce a quella riconoscenza.

Perché quando si è amici, si possono scambiare le parole e i pensieri, senza perderli mai.

venerdì 29 luglio 2016

Notte e spezzare il cerchio

Che senso ha, girare in un cerchio. Perdersi e rimanerne intrappolati, quando siamo qui di passaggio? Le strade finiscono presto, e noi siamo lì come un povero criceto intrappolato senza pietà. Da noi stessi.

Bisogna spezzare il cerchio per salvarci. A meno che ci si spezzi. Allora, fermati e scappa via.

Notte e spezzare il cerchio (salva)

C'erano tempi così folli (bentornato, consiglio)

C'erano tempi così folli: mica tanto lontani, giusto un quarto di secolo fa.

Insomma, c'erano tempi così folli in cui nella mia città si svolgevano fiammeggianti consigli comunali. Dopo di che i morsi della fame nella notte si placavano alla stessa tavola, anche una scusa per continuare a bisticciare un po'. Perché non si poteva chiamare confronto, non all'inizio: mica che poi lo ribattezzassero inciucio. Si doveva fingere di rimanere distanti, anche mettendo le sedie l'una accanto all'altra.

Con il fuggire degli anni, ci si trovava nello stesso locale, attenti con discrezione a non riunire i tavoli. Qualche volta, per sicurezza, ciò avveniva anche in pub e ristoranti diversi.

E nel frattempo i consigli comunali diventavano sempre più vuoti: non solo di persone.

Ci ripensavo poche ore fa, nella notte, quando sono arrivati separati diversi gruppi. Poi timidamente, uno, due tavoli insieme. Infine, tutti sono stati riuniti.

E tra piatti e boccali un finto diverbio, un'idea, una proposta, una protesta. Fino a una risata.

C'erano tempi così folli, che possono tornare. Bentornato, consiglio, quando sai tenerci insieme, politici, appassionati, cittadini: fedeli - ma non aggrappati - alle nostre idee.

giovedì 28 luglio 2016

Tears of a clown - canzone per la notte

Ci sono sorrisi solo per le macchine fotografiche. Ci sono strade più lunghe da percorrere.

Chi motiva il motivatore, uno dei più vecchi interrogativi. E chi fa ridere, può sentire la testa così pesante da volerla posare. Da doverla posare.

Le lacrime di un clown, vanno colte all'istante. Vorrei tanto toglierti il trucco e liberarti dalla facciata. Chiunque tu sia.

There’s something that inside has died

Tears of a clown, Iron Maiden, canzone per la notte.

Chi sei, chi siete

Sono rimasta fin troppo tempo a osservarvi e chiedermi se foste un solo essere o due. Quando eravate fermi, non c'era dubbio che mi sfiorasse: due insetti fiammanti e speculari, uniti dall'amore o dalla sorte.

Poi iniziava la vostra corsa e mi sembravate una cosa sola: perché la direzione era unica e immediata, senza freno alcuno.

Forse la risposta è nella vostra metafora: solo quando ci si unisce, si procede.
Chi sei, chi siete. Non è affar mio. Ma un mio compito, sì.

Non so quale sia la risposta

Rimugino su quanto ha detto un prete, mentre cercavamo la sicurezza degli scogli.


E mi dico: non so quale sia la risposta.

Vuol dire che continuerò a interrogarmi.

Dialoghi reali - Alice Cooper and Iron Maiden

- Che stress. Non è che dopo l'ondata Alice Cooper c'è quella degli Iron Maiden, maledetti concerti?

- No no. Alice Cooper è il presidente, gli Iron i vice. E comunque imparo a nuotare meglio.




mercoledì 27 luglio 2016

Che cosa splende

Che cosa splende, nel cielo d'estate.

Un sole impigrito dopo le notti di tempesta. Un tetto che protegge e che coccola gli ultimi sogni. Una speranza, senza farsi troppo notare.

Cocci di specchi, intrappolati tra pietre e cemento, riescono comunque a ridere sottovoce con l'estate. Forse di un ricordo.

Notte e se un bimbo sorride

Anche oggi ho visto soffrire troppi bambini. I titoli scorrono implacabili e noi accompagniamo la follia dell'umanità e il suo dolore.

Piango su un bimbo prigioniero della crudeltà umana.

Piango una bimba che è volata via, croce doppia sul cuore di mamma. Che pur ha avuto la forza dell'amore inesauribile, l'ha trovata per far vivere altri piccoli grazie a lei.

Piango i bambini smarriti e nella polvere, dei quali nulla sappiamo.

Finché vedo lui. Un piccolo che sorride grazie alla musica e ai colori, nonostante la miseria della sua condizione.

E in qualche modo, sorrido anch'io. Non posso tirarmi indietro.

Notte e se sorride un bimbo.

Bisogna avere fiducia nel mondo

Bisogna avere fiducia nel mondo. Sei sul passaggio pedonale, arriva la solita auto minacciosa e non ti muovi. Poi ecco che rallenta, poco, in modo quasi impercettibile, ma forse vuole darti un segnale di speranza.

E quando stai posando il piede sulla prima striscia, la macchina accelera e ti rendi conto che gli occhi dell'automobilista sono oltre di te, invisibile o anche un po' seccante: sono rivolti alla strada a destra, dove voleva svoltare. A questo punto, per gentilezza provvisoria o postuma, mette pure la freccia.

Ogni giorno quando attraversi, oltre ogni paura, hai fiducia nel mondo. E ti può anche andar male, ma non per questo puoi smettere di attraversare.

Un povero prete

Piangevo: perché accanirsi contro un povero prete. Così anziano, in apparenza talmente fragile.

E cercando una risposta, piangevo: forse perché era più forte di loro, miserie umane. Silenzioso e innamorato di Dio e della sua più lucente creatura: la pace.

E in pace riposa.

martedì 26 luglio 2016

Spalancati come il cielo

Spalanco gli occhi sul cielo che mi sbircia e già perdo il fiato.

Immenso, tanto da accogliere alla rinfusa drappi di incerto azzurro, nuvole di varia misura, le nostre speranze e paure.

Spalancati come il cielo, gli occhi e i sogni, vi corrono sopra per giocare e sentirsi protetti dall'umanità.

I mostri da suonare via


I mostri dentro di noi prima vanno accolti il tempo necessario per guardarli negli occhi. Guardarci negli occhi.

Poi vanno suonati via. Le note, una barriera invisibile, ma che loro scorgono benissimo. Possiamo toccarla persino noi se non ci mettiamo a controllare la fermezza delle nostre mani. I mostri allontanati da chitarre e batteria, perché possiamo riderne insieme. 

Fino all'arrivo del prossimo mostro, dentro di noi, e della prossima canzone.

Iron Maiden in my mind.

No prayer for the dying - canzone per la notte

Alla finestra dei sogni (e) della vita, puoi guardare oltre la pioggia con una domanda.

Chissà come fa quest'ultima a moltiplicarsi eppure a restare la stessa. Che senso ha la mia vita. Perché cammino, cammino, ma non intravedo la risposta.

Sogni, preghiere, la stessa esistenza, il mio essere: tutto implora una risposta da Dio.

No prayer for the dying, Iron Maiden, canzone per la notte

Notte e solo di notte il mare

Solo di notte il mare suona libero dalle nostre parole. Dal nostro cicaleccio di nulla, persino dai termini andati a segno con dolcezza.

Solo di notte si spoglia dei nostri pesi nell'aria e naviga nella sua immensità. Con uno sciacquio di pensieri che giunge fino a  noi, se sappiamo tacere anche nel nostro piccolo mare.

Notte e solo di notte il mare.

La noncuranza e la foglia

Mentre passeggiamo fra tracce di verde frescura, ci fa strada il ragazzo davanti. E contempliamo il suo passo con fiducia, finché allunga la mano verso un albero e strappa una foglia.

La leva dalla sua vita con noncuranza, per gettarla un istante dopo per terra con noncuranza. Sento quella piccola, nota fitta e medito.

Così mi chiedo, quante volte con noncuranza stacchiamo qualcosa, qualcuno dalla sua energia, dalla sua vita, e lo buttiamo.


lunedì 25 luglio 2016

La luce entra ancora

Dopo la tempesta, le ultime notizie di follia, le paure accumulate nella notte tu entri ancora.

Prima esitante e discreta, poi senza trattenere quella gioia che ogni giorno ti conduce da noi.

Correndo sui tetti, scivolando nelle finestre, facendo il solletico agli occhi, ridendo sottovoce, ti presenti.

E ti fermi un attimo, per contemplarci o farci contemplare.


Sei qui, adorabile mistero. 

La luce entra ancora nelle nostre vite.

Se vedo Lemmy

Se la musica sta precipitando solo per prendere lo spazio necessario a volare più alto e il volume ride scompigliando i pensieri della folla, io so che è possibile.

Alzo lo sguardo e vedo Lemmy.

Non importa a quale concerto sia, basta che la musica sgorghi sincera. Una fitta, a rendermi conto che Lemmy se n'è andato. Subito rimpiazzata da un sorriso, perché lui è qui e sta osservando in mezzo alla danza di note e colori.

Se vedo Lemmy, la musica è sincera. E io felice.

Dialoghi reali - La bestia

- Ma che bestia delicata!

Timidamente, direi in modo sofferto: stai dicendo… a me?

- Ma certo che no! al cane del vicino.

Farsi del male, da soli.

Notte e le tante vite in una festa

Davanti a una birra un'amica rammenta una festa di solidi amici a cui da tanti anni partecipiamo: ne abbiamo anche saltate diverse edizioni, a dire il vero, per gli impegni.

Ma la festa c'era sempre. Ha aperto le porte a tanti di noi, ha fuso amicizie e amori, ha visto uscire di scena, ridere e brindare.

Alcuni nomi ci sfuggono ed esclamiamo: sembrano vite fa. Ed è così, senonché ci guardiamo attraverso il boccale e sorridiamo.

Siamo noi ed è la festa, finché si vorrà, vita dopo vita.

Dialoghi reali - cosa bevi

- vuoi bere una spremuta d'arancia?

- no, grazie.

- ah, non ne avevo, di arance.

Ogni tanto, azzecco.

Libera terra

La terra fresca, la terra leggera e il suo mondo più in fermento dell'intera umanità.

Chi dice che pesa e ti inchioda alle leggi, non sa levarsi scarpe e occhiali. La terra a nostra immagine, eppure infinitamente più grata a chi l'ha impastata con amore.

Libera terra, che non si vergogna della sua materia, anzi la offre sotto i tuoi piedi nudi per unire gli spiriti.


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domenica 24 luglio 2016

Quello che ti fa dire "Che c'entro"

Passeggi o irrompi in eventi e gesti: in realtà, sono loro a fare irruzione in te. E non ti lasciano davvero, perché depositano in te una domanda.

Ma che c'entro io con il resto, che c'entro con quello e quest'altro? Perché sono lì? Non per me?

Quello che che ti fa dire "Che c'entro", sa renderti felice o sensata. E sensata, dovrei dire.

Notte e due giorni (per vivere)

Nell'onda di crudeltà quotidiana, non posso non fermarmi da lui. Il piccolo siriano morto tra tanti in queste ore.

Leggo che aveva due giorni di vita. Due giorni. Che cosa sono due giorni? Tutto quando ti separano urlando dalla protezione di tua madre, ma i suoi baci, le cure, le tenerezze cercano di rassicurarti. Anche se tutto attorno le bombe ringhiano e gli uomini compiono il proprio male costante, in ospedale ti proteggono.

Che cosa sono due giorni. Che cosa facciamo in due giorni. Il neonato in due giorni ha vissuto. Ha scoperto tutto ciò che poteva, mi viene da dire che è fuggito. Ma non è così, perché l'abbiamo mandato via noi adulti da questo mondo che l'aveva appena accolto. Con l'odio, l'indifferenza, l'ingiustizia.

Due giorni, piccolo, sono stati tutto per te. Ora, posso dire che gli angeli ti hanno preso e ti hanno riportato al sicuro. E che i giorni non si conteranno e non conosceranno paura, ma la dolcezza dell'eternità.

Ma non riesco a togliermi dalla testa questa atrocità che divora minuto dopo minuto la tua vita e la nostra speranza.


Notte e due giorni per vivere.

Dialoghi reali - la chiarezza

Messaggio: allora ci troviamo a X in via Xx.

Messaggio di risposta: non sei chiara.

Drin drin, che la tradizione dà sempre certezze.

- ma come non sono chiara?

- ci troviamo a X in via Xx? Ti trovo lì.

- certo. Allora vedi che sono chiara?

- no è che sono intelligente io.

Chiaro.

My life - canzone per il giorno

Un giorno senti divampare insieme ciò che vuoi fare e ciò che devi. Osservi questa fusione inedita e lo esclami a chi ti è vicino.

La mia vita significherà qualcosa. La mia vita inizierà oggi.

E quando scorgi sorrisi o scetticismo, non sei frenato. Perché tu sai ripetere: questa volta sarà diverso. Lo sai persino plasmare, davvero.

Questa volta. Fai qualcosa di differente.

This time.

My life, Peter Criss, canzone per il giorno.

sabato 23 luglio 2016

Notte e ciò che ci lega a Monaco

Pessima idea, sistemare vecchie cartoline. Ne spunta una di ventisette anni fa: è di Monaco e la manda mia zia. Non solo i saluti di rito, ma un pensiero appuntato con la sua calligrafia ordinata.

Mi è piaciuta molto.

Qualche anno dopo, anche a me. Ho sofferto pure moltissimo, perché sono stata a Dachau. E che fosse esistito un inferno simile non lontano dalla città, mi è parso ancora più terribile.

Monaco e Kabul oggi, ma quello che è accaduto, quello che viene ogni giorno sbattuto di fronte ai nostri occhi, non è commentabile.

Non posso solo ignorare che ogni città, ogni luogo amato, vissuto o sconosciuto, a modo suo porta una ferita. E questo dovrebbe farci sentire più uniti. Dovrebbe legarci in un abbraccio e in una sfida buona per vivere e far vivere.

Dovrebbe salvarci.

Notte e ciò che ci lega a Monaco (dovrebbe salvarci)

Il potere e i ragazzi (grazie Iron Maiden)

Sono sempre quei ragazzi che ascoltavo mentre preparavo la maturità. Ma stasera mi fanno esplodere il cuore di una gioia che non riconoscevo.

Stasera che purtroppo si deve ancora piangere. Che contemplo i migliaia di volti alla corte degli Iron Maiden, ad Assago, e non posso non provare paura anche per la nostra fragilità.

Che cos'è la fragilità? La paura del buio scandita dalla voce di Bruce Dickinson, soffoca sotto la pioggia di colori e i volti si rivelano per ciò che sono: felici.

Che cos'è il potere? Quel nulla che annaspa nel buio, il faraone che si crede Dio e invece si scopre schiavo della morte, in balìa al suo potere.

E riti da celebrare e da esorcizzare, storie antiche che riprendono vita e vita ridanno ad anime dimenticate.

Li guardo, i miei ragazzi sul palco, Bruce poi stoico con la felpa, che fa i dispetti con la bandiera al compagno mentre suona, che ha combattuto la sua battaglia e ora ci dona ancora energia e voce. Che gioca con i mostri e che poi ci abbraccia tutti: siamo una famiglia.

C'è un numero della bestia, che ci  fa male e ci incatena, ma forse è lo zero, l'importanza che si dà agli altri e ai valori, alla vita e alla sua bellezza stupefacente. Bella come papà e bambino (i capelli biondi scolpiti con omaggio agli Iron Maiden) che non si perdono una nota, come questa folla caotica e devota.

Come questi ragazzi, di nome Iron Maiden, che hanno il potere autentico: quello di rendere felici.

Grazie.

venerdì 22 luglio 2016

Gelida estate

Un'aria gelida entra e spalanca la giornata.

L'estate più che mai riflesso nostro: un dono da scartare in fretta per contemplarlo un istante in più. E poi avere il coraggio di lasciare aperta la finestra, perché entri la speranza, ancora.

Notte e siamo una famiglia

Ci vuole un folletto come Bruce Dickinson a ricordarmi cosa accade.

Ringrazia l'Italia, ma come noi si spalanca al mondo. E cita Turchia, Israele. Di più, lasciatemi sorridere: lui, inglese, si dichiara anche scozzese.

Stasera, cercando nella musica ciò che non trovo nei telegiornali.

Non sono tedesca, come non sono stata francese o altro. Non sono uno stato di moda sui social.

So perché soffro, come dice Bruce.

Perché siamo una famiglia. Sono una famiglia, e non conosco confini.

Grazie Iron Maiden e grazie.

Notte e sono, siamo una famiglia.

Più insopportabile o meno sopporto? (roba da treno)

Lo so, sembra un quesito da Carrie Bradshaw. Ma sul treno ho più possibilità di osservare, fuori e dentro.

Così, dopo una giornata abbastanza pesante, salgo e dopo un minuto di viaggio penso che la signora al mio fianco è proprio insopportabile. Continua a urlare al cellulare, direi che è alla quarta telefonata e tutto il mondo va informato di quanto sta accadendo nella sua famiglia: cambia anche il tono di voce, scivolando in sdolcinatezza da spavento quando condivide un minuto di conversazione con una povera bambina.

Io mi accorgo di pensare che non la sopporterò per l'interno viaggio e il cielo mi ascolta, perché scende alla prima fermata. Davanti a me è seduta una donna molto più tranquilla, che smanetta in silenzio con lo smartphone. Ma senza avvedersene davvero, gioca anche con i sandali e proietta i piedi fuori.

Insopportabile. Devo guardare altrove, perché cavolo ho dimenticato il libro a casa?

Per fortuna, il viaggio sta finendo. Attendendo l'apertura delle porte e un pizzico di pace, lo sguardo si posa su un ragazzo che cerca di fare una telefonata: ormai siamo in galleria, la linea ondeggia e lui sembra in imbarazzo perché deve alzare la voce in mezzo alla gente. Mi sarebbe vagamente simpatico, se non mi trovassi a pensare: ma perché non ha aspettato l'arrivo?

Insomma, anche ciò che è gradevole rispetto al mondo fracassone, questa ombra di pudore, rischia di diventare insopportabile. E allora mi chiedo: ma tutto è diventato più insopportabile o io sopporto di meno, il che significa che sono più insopportabile di prima?

If eternity should fail (canzone per il giorno)

Metti che l'eternità finisca. Peggio, non sia cominciata. Su uno scoglio a vedere la fine dei tempi oppure l'inizio di tempi migliori.

Se l'eternità dovesse fallire, anche per i credenti più strani, forse potremmo rimanere lì comunque a contemplare un mondo che c'era prima di noi o il passaggio degli angeli.

Se dovesse fallire l'eternità, forse troveremmo comunque uno scoglio a cui aggrapparci.

If eternity should fail, Iron Maiden, canzone per il giorno.

Prima c'è il silenzio


Prima c'è il silenzio. È nato prima di te e ti ha aspettato. Ti ha lasciato ed è tornato a prenderti.

Ti fissa perché tu non guardi dentro di te. Quando hai il coraggio o la follia di farlo, si scosta, come una tenda che flirta con il vento.

E c'è solo musica. Solo rock per far danzare la tua voglia di vita, vada come vada.

Maria Maddalena

L'ultima, la seconda perché prima è Una sola che prima non vuole essere se non nel servire.

Quella che ama, senza condizioni, senza paura, con un'ostinazione tenera.

Sogno una briciola, una briciola sola, di questa testardaggine buona, di nome fede, amica mia della quale posso serbare solo l'inizio e la fine del nome, come un abbraccio immeritato, e per questo ancora più prezioso.

Maria Maddalena.

giovedì 21 luglio 2016

Responsabile di tutto

Vogliono insegnarmi a non sentirmi responsabile di tutto e tutti.

Vorrei tanto riuscirci, anche per cominciare ad addossarmi la responsabilità di qualcosa. Che mi spetta davvero.

Non sono più una ragazzina

Non occorre una foto per ricordarmi che non sono più una ragazzina. Quando non scricchiolano le ossa, lo fanno i pensieri: si aggrovigliano pure e il tempo passa troppo velocemente perché io possa trovare un istante per scioglierli.

Non sono più una ragazzina, le energie rubate da una falcata inaspettata o da una ferita che non c'è verso di ricucire: eppure la pelle dell'anima, prima, era così buona.

Non sono più una ragazzina. Per fortuna.

Notte e nella sorte

Non ho mai capito perché la formula di amore e lealtà sia accompagnata da "nella buona e nella cattiva sorte".

Dal primo momento in cui ti ho guardato, ascoltato, respirato, ho percepito che dovevo condividere la sorte con te. E dell'aggettivo che ci sta addosso, non importa quanto faccia male: non esiste.

La sorte ci guarda e ci attraversa: non possiamo sceglierla noi. Ma neanche farle decidere quale vestito indossare per tentare di cambiarci.

Restiamo io e te. E la sorte che ci attraversa.

Notte e nella sorte.

Da, per quanto ci sei

Ti ho sorpresa poche ore fa, a guardarmi stupita. Come a dirmi: ma da quanto ci sei tu?

Da meno di mezzo secolo. Ma anche tu mi sembri nuova da queste parti, eppure mi raccontano che sfiori l'eternità.

Ecco, in quello sfiorare ci ritroviamo e io faccio un passo indietro. Tu mi richiami subito, con la tua luce elegante che ti rende compassionevole. E lo sarò anch'io.

Perché siamo due creature, entrambe ci possiamo chiedere: da, per quanto ci sei.

Luna.

mercoledì 20 luglio 2016

Ho fallito perché

Ho fallito, perché ho provato.

Notte e sono stata saggia

Oggi mi sono sentita saggia, così saggia.  Va be', diciamolo.

Troppo saggia.

Meno male che tornerà domani.

Notizie troppo convincenti

Poco mi spaventa di più delle notizie troppo convincenti. Sistemate ad arte per farmi indignare, così naturali da indurmi a fiutare l'artificiale.

Notizie troppo convincenti non mi allarmano: mi piagano a morte. Perché cerco disperatamente di farmi convincere.

Dialoghi reali - affetto tra orsi

- comunque in via del tutto eccezionale, ti dico che ti voglio bene.

- dai che poi mi emoziono.

- infatti qui lo dico, qui lo nego, e poi basta.

- bene.

Il tempo è galantuomo oppure

A volte vorrei crederti. Oggi più che mai. Su questo punto, intendiamoci, perché sul resto credo quasi a tutto.

Ma che il tempo sia galantuomo, lo ripeto un po' per sentire dentro di me la tua voce, un po' per convincermene.

Così oggi mi guardo attorno e penso: il tempo è galantuomo. Poi ha il sopravvento di nuovo la paura, figlia della delusione, e mi ritrovo a credere che il tempo ci fregherà ancora: le avvisaglie si colgono già. Ma chi sono poi io per spingere lo sguardo troppo avanti.

Il tempo è galantuomo oppure alla fine ti rifila una nuova fregatura. Io mi tengo la prima, vada come vada. Forse perché lassù ti vedo sorridere, fratello mio.

Altrimenti tic tac, tic tac riparte l'orologio. E non so quando si fermerà.


martedì 19 luglio 2016

Credere sempre in una favola (rip Marshall)

Lampeggiava un tweet di una ragazza pochi giorni fa: ho visto per la prima volta Pretty Woman. Mentre se ne va Garry Marshall, penso a quante altre volte accadrà: accostarsi a questo film e altre sue favole con la trepidazione di chi ne ha solo sentito parlare.

Eppure c'è una gioia superiore: quella che viene dal rivedere. E ogni volta credere nelle favole ugualmente, non importa quanto scottati dal mondo. Credere che da qualche parte esistano intoccabili giorni felici. Che un extraterrestre possa arrivare qui a salvarci con gesti buffi e una risata.

Che a volte a Hollywood i sogni stiano ancora bene e persino da noi.

Riposa in pace, con il tuo e il nostro sorriso, Garry Marshall.

C'è solo un velo d'oro

C'è un velo d'oro, senza prezzo e sincero, che si posa la mattina sulla nostra vita.

C'è solo un velo d'oro, questo bacio delicato ma non incerto del sole, che ci separa dalla felicità. E allo stesso tempo la tiene vicino, come una promessa.

La firma magica

Un artista spalanca il suo libro e traccia la dedica. Su richiesta di un amico che mi assicurava: lui ricrea anche i nomi.

Non guardo più il tratto, ma la sua mano, la strana danza che fa. Una scena familiare, eppure mi sfugge. Quando gli occhi tornano a incollarsi sul foglio, vedono un'arte nell'arte.

Il mio nome è diventato un essere con vita propria. Ma soprattutto scorgo la firma magica. La sigla magica. Quando tu insegnavi a me bambina come fabbricare sigle solo nostre: aste che si muovevano, gatti che ridevano, riccioli ribelli.

solo noi sapevamo, quanto fosse magica quella firma.

E quanto ci unisse.

Notte e purché siamo felici

Che accade con questi Pokemon? E perché quelli si trastullano con la musica? Perché si vestono così?

Ma cavolo, fossimo felici. La smetteremo di tormentare gli altri, per follie o passioni: come se potessimo individuare il confine che (non) li separa.

Notte e purché siamo felici (così non rompiamo agli altri)

lunedì 18 luglio 2016

Quante estati

Una musica per danzare mi sveglia. E non so in quale estate mi trovo.

Quante estati per cercare, quante estati per credere ancora, affondare i denti nella vita e ritrarsi un po' sognando vecchie estati.

Quasi non ti accorgi che il piede sta già battendo il ritmo.

Quante estati e forse questa è l'eternità che sorride per farsi riconoscere.

Cosa ho capito della Turchia

Della Turchia vorrei dire, comunicare dotte dissertazioni per illuminare il mondo. Ma se possibile ho capito anche meno di quanto è accaduto nel consiglio comunale della mia città. Per non parlare dell'assemblea di condominio.

E lì, invece, quanto sangue, quanta crudeltà comunque, vittime che ci dovrebbero spingere ulteriormente a tacere, per rispetto se non per riconoscimento della nostra ignoranza.

Notte e se la luna vola

Che poi quando la fotografi con uno smartphone o con un sogno, la luna si mette in posa, scherza, spalanca le ali.

Una vanitosa che si specchia o una generosa che dona luce al lago.

Non saprei dirlo, con precisione.

So solo che se la luna vola, mi viene voglia di farlo anch'io.

Notte e se la luna vola.

Nuvola o sole

Nel cielo già arrossito, c'è una luce più intensa che ci attira. Chi è? Il sole in miniatura o una nuvola illuminata?

Tu che sei un ottimista, mi indichi il primo. Non ti sussurro niente, poco più tardi, quando mi rendo conto che è una nube, piccola e volitiva, con addosso una voglia di vivere che quella luce grida splendidamente. 

E in fondo, abbiamo ragione entrambi. Perché la nuvoletta, ora a zonzo come una monella, da sola non potrebbe brillare così.

Non pesa abbastanza

Colgo una mamma così carica di borse che penso crollerà. Se le è annodate addosso con una maestria ammirevole. Ma c'è un peso in più che porta con particolare grazia: è il suo piccolo, addormentato.

Proprio non posso capire come riesca a governare tutto questo carico. Solo che per una donna non pesa abbastanza ciò che si porta per amore.

domenica 17 luglio 2016

Notte e preferisco i momenti

Preferisco i momenti, se non i luoghi, in cui ci siano poche persone. Per guardarle negli occhi, ascoltarle davvero, non sfuggire, non mettere su recite improvvisate.

Non è più facile, è solo più vero. E quando la folla accorre, io sono già altrove a meditare su ciò che ho imparato, sperando di trattenere qualcosa nonostante la mia dispersione cronica.

Preferisco i momenti alle ore, del resto, proprio per questo.

Notte e preferisco i momenti.

Potrei anche mentire

Potrei anche mentire. Quello neanche se ne accorgerebbe.

Ma io sì. O lo scoprirei.

Le sere speciali

Le sere speciali sono quelle da cui esci con il viso luminoso per gli amici, il palato felice come un gatto reduce da una caccia raffinata e un'altra fame ancora.

Quella di andare a comprare un libro di cui i commensali ti hanno già fatto innamorare. O di scovare un video che racconta le origini di un film. Semplicemente di cercare, perché vuoi essere un po' più saggia, o provarci.

Queste sono le cene più speciali, con il retrogusto di gratitudine che ti segue.

Se Alice Cooper salvasse il mondo


Tanto per cominciare non si proclama l'uomo migliore. Piuttosto l'uomo tribolato per tempi che lo sono anche di più. E anche se ci sono punti del programma che mi agitano (come un serpente in ogni vaso), basta l'idea di mettere la faccia di Peter Sellers sulle banconote per risollevarmi.

Non è che ho offerto il mio generico supporto ad Alice Cooper, premier britannico o presidente americano. Io sogno proprio che salvi il mondo. 

Se lo facesse, impareremmo a ridere in faccia all'inferno e a recitare solo negli show, non sul palco nella vita.

Una sola cosa, per favore, Alice, valutala: lascia penne e libri, perché non sono nativa digitale come te.

sabato 16 luglio 2016

Tutto a mio padre

Se capita di attraversare una distesa di emozioni, è perché ancora non si è palesata la principale. Quella che conta.

Un volto che non vedi da molto tempo, si accosta e ti manifesta la felicità nel ritrovarsi. Ma quando va oltre e ti chiede, sa perché ci conosciamo, tu frughi tra una memoria comunque troppo recente.

Perché lui ti confessa: io devo tutto a suo padre. E' lui che ha creduto in me, più di cinquant'anni fa. E' lui che mi ha dato fiducia. Io non sarei niente senza di lui.

Persino oggi, che ha quasi ottant'anni, che ha visto la crisi scuotere tutto e far uscire più feriti e saggi. Vado ancora ogni giorno in azienda, e per il piacere di lavorare.

Tutto a mio padre.

Non ci vergogniamo di abbracciarci e commuoverci. Perché dobbiamo tutto a mio padre.

In fila come niente, per niente

Il cartello luminoso avvisa di code, sobbalzo ma poi mi ricordo che l'ho memorizzato dalla notte.

E rivivo quelle file nervose di auto, in viaggio verso sud, verso le vacanze. I primi, stranieri, che dal nord scendevano approfittando dell'inizio del weekend. Poi tante targhe italiane.

In fila come niente, nonostante ciò che ci sta accadendo e straziando. No, come niente per niente. E' che ci dicono che dobbiamo reagire e ci si mette in moto ugualmente.

Ma non posso fare a meno di pensare quanto effimero in questa labile vita ci porti lontano dalle domande, dalla coscienza. Tuffiamoci, finché possiamo, e chi ci può ci rida su.

Io vedo tante auto in fila come niente. In fila, per, verso niente.

Notte e ci sono soprattutto uomini

Timothé, dicono fosse un sognatore. Ma ha saputo proteggere la sua donna e il loro piccolo, pagando con la vita a Nizza. E non mi dimentico di Faraz Hossain, che rifiuta di allontanarsi dalle amiche a Dacca. O della nonna che con il suo abbraccio salva il nipotino, sul treno in Puglia.

Di gesti nobili, generosi, d'amore - e li riterrei sinonimi - è pieno il mondo, lo so, lo sento. Ci sono tanti uomini dei quali sussurrare ammirati. Di quelli che tra noi compiono scelte ben diverse, purtroppo si grida.

È questa forse la differenza: il volume della voce.

Quanti esseri crudeli e astiosi. Ma ci sono tanti esseri umani, ci sono tanti uomini (e donne). Forse, soprattutto.

Notte e ci sono soprattutto uomini.

Come una ciminiera

Se lo sa quella ciminiera, che deve arrampicarsi verso il cielo per essere felice, ma restare con le radici di pietra per terra.

E rimanere così sospesa sotto ogni tempo e sguardo.

Se lo sa lei, noi forse non di pietra possiamo guardare su eppure accarezzare l'erba in un precario equilibrio che potrebbe essere felice.

venerdì 15 luglio 2016

Amare senza motivo

Mi accade di amare senza motivo. Ed è il miglior motivo che io trovo.

Notte e potrebbe essere estate

L'estate mi è scaraventata addosso dal vento, che ripulisce grintoso il cielo. E al parco le altalene salgono rapide e felici, il nostro frisbee vola.

Ma anche i pensieri. I bambini diventano di un colpo specchio doloroso dell'infanzia negata altrove. I piccoli di Nizza strappati ai loro giochi, ultimo tragico anello della catena.

È estate. Potrebbe essere estate, se fossimo uomini.

Notte e potrebbe essere estate.

Chi ha la ragione, è inferiore

Un signore mi descrive le reazioni aggressive, perché impaurite della sua cagnolina. Ma poi si sofferma sulle ultime vicissitudini di uomini - di ogni colore - che altri uomini e altre creature tutte torturano e uccidono.

- e noi (sospira) abbiamo la ragione.

Sì, l'abbiamo e facciamo del male. Per questo, in barba ai nostri proclami, siamo inferiori agli altri esseri del creato.

giovedì 14 luglio 2016

Solo il vento può parlare

Chissà cos'ha da gridare il vento. Mi risveglia con ferocia e mi ricordo ciò che il sonno ha invano cercato di attutire.

La notte di Nizza e dell'uomo. In realtà è iniziata tanto tempo fa, ma ogni volta pensavamo ne saremmo usciti. 

Tante riflessioni contorte si affacciano, mischiate al dolore e alla rabbia per tutti coloro che non hanno visto le prove di guerra altrove, a partire da una terra in cui si parla solo carichi di secolari pregiudizi.

Ma non posso dire niente. Non riesco.

Solo il vento ha diritto di parlare, o se lo prende.

Solo il vento parla.

Notte e non posso pensare (che) a Nizza

- Papà, che rumore meraviglioso, il mare qui a Saint-Raphaël.

- E presto saremo a Nizza.

Nizza, è una promessa, perché ci hai trascorso la luna di miele con la mamma. Una promessa che si materializza presto, con colori invincibili e profumi deliziosi.

E come può regnare la morte, papà? Anche lì? Che sia un treno in viaggio senza un perché, o un camion carico di follia o di odio.

Io non posso pensare a Nizza, o impazzisco.

Non posso che pensare che a Nizza, e piango.

Notte e non posso pensare (che) a Nizza.

Sorridere nelle foto del signor Lomazzi

Mi sembrava più facile sorridere, nelle foto del signor Lomazzi.

Perché già lui ti accoglieva con un sorriso speciale. Il sorriso che indossava anche per tutti gli eventi che fotografava in giro per la città.

Il sorriso che ho perso sapendo che Gigi Lomazzi se n'è andato. E abbraccio sua figlia Silvia, perché quella luce speciale sia sempre con lei.

Scorci di Busto - una calmata e una pulita

Scorcio agreste di Busto. Viale Alfieri, autostrada di casa nostra con discarica annessa.

Più di gridare a chi ha tradito chi, io unico bravo e gli altri cattivi, noi puri e pure duri, dare ordini via telefonini, e chi più ne ha piu ne metta, cari partiti...

Ci diamo una calmata e anche una pulita? 


mercoledì 13 luglio 2016

Qualcosa di più sfacciato del cielo

Non so se esista qualcosa di più bello e sfacciato del cielo.


Immenso scampolo di eternità. Ti attende, incombe, ti libera, ti chiama e poi ride senza pudore.

Incredibile, se non fosse che lo vedi con i tuoi fragili occhi.

Ti spaventa al punto da lasciarsi amare.

Notte e i tasselli a posto (mi inquietano)

Come se ci fossero mani d'angelo, tutti i tasselli vanno a posto. Troppo a posto. Vorrei quasi buttarli in aria, per capire chi abbia fatto quel disegno.

Perché mi sono messa in testa che gli angeli lasciano comunque qualcosa fuori posto, per non farci sentire a disagio?

Cavolo, io mi sento a disagio.

Notte e i tasselli a posto (mi inquietano).

martedì 12 luglio 2016

Povera Busto, avanti Busto


Il primo consiglio comunale della mia città, amata, vissuta, seguita da tanti anni con la penna in mano.

Un sindaco nuovo, Emanuele Antonelli, una giunta di volti tutti nuovi. Quelli che restano, in parte, sono loro: i partiti, le correnti, talvolta riformate o plasmate. 

Vado in Consiglio con speranza, comunque, perché so quanto ha bisogno la mia città, Busto Arsizio,di una svolta. Basta dirci addosso che siamo l'ombelico del mondo, dobbiamo ritrovare il nostro cuore, la nostra umiltà, la nostra creatività. Io ieri sera li ho trovati, in tante persone, mentre con gioia condividevo un aggiornamento social con Andrea Della Bella e Tiziano Riverso in Vadoveportabusto su Facebook, se volete ripercorrere. Abbiamo cercato di raccontare, pungolare, sdrammatizzare.

La prima che vorrei nominare è Nati. La donna che si è fermata a contemplare  le vignette di Tiziano, lei che scrive poesie e ci ha raccontato come fosse in Consiglio perché ama Busto. Lei è originaria della Siberia, ha anche radici bulgare e qui ha trovato la sua casa.

La seconda è Virginio. Lui che a 78 anni va nella sua azienda ogni giorno "per il piacere di lavorare" non poteva non essere tra questa folla.

La terza, i terzi diciamo, sono Enza, Antonio, Bruno, chiunque fosse lì perché lavora nel sociale e voleva sapere cosa aspetta Busto e i loro sforzi.

E poi vorrei citare i bambini: tutti quelli che non c'erano, per loro tuttavia eravamo lì.

Ma poi tutti. Tutti coloro che hanno voluto dedicare ore preziose alla città.

Ne sono usciti sconvolti, molti arrabbiati pochi sorridenti.

E che c'è da sorridere, se siamo già alla fine? Se dopo la votazione del presidente del Consiglio (Valerio Mariani, Pd) c'è già crisi di giunta nel centrodestra? Se scoppia il caos in casa Lega (e non solo). Se il sindaco (e non solo) se ne va.

Forse è finita, ma spero che Antonelli non molli. Che i cittadini che stamattina già hanno appuntamento con lui, oggi lo trovino. Che domani sera con la giunta vada nel rione di Borsano. Segno di speranza: l'entusiasmo nei suoi occhi, il giorno che raccontava al premiato "bustocco ad honorem" la carica della sua giunta (foto uno)

Piccolo segno di speranza, ieri notte: l'incontro in pizzeria tra maggioranza e minoranza. Un tempo dopo il Consiglio si cenava sempre insieme. Si parlava. Porto in me l'immagine dell'assessore Alberto Riva che abbraccia Valerio Mariani.

E due ore dopo, in piena notte, il neo presidente - da tanti anni in Consiglio - inviava mozioni in Comune.

Non mollate. Tutti. Nessuno lo faccia. Busto non se lo può permettere. Povera città, avanti città.
 


Il mondo inizia a farsi ammirare

Dal primo suono, al primo colore, al primo sospiro, la mattina il mondo inizia a farsi ammirare. E sarebbe bello presto innamorarsi, in preda al suo fresco fascino.

Notte e sei come la luna

Alla fine di una giornata cupa, per il dolore di troppi, e di una serata travolgente il mio sguardo cerca ancora una risposta lassù. E c'è la luna ad aspettarla. Magra e nascosta da una nuvola gentile, che sembra volerle coprire i pensieri.

Io penso alla cosa più bella che mi è accaduta oggi e lo sento, lo so: tu ci sei. Come la luna, magari un po' nascosto da una nuvola gentile che vuole che io cammini da sola verso la Bellezza e la Verità.

Tu sei come la luna. E quando ti cerco, persino quando non lo faccio, io ti trovo.

Notte e sei come la luna.

La bambola della vita

Mentre diamo l'addio, c'è qualcuno che attira l'attenzione. Una bambina, che agita una bambola. La voglia di giocare, la voglia di vivere che chi se n'è andato - ricorda il prete - aveva dentro di sè.

Quella bambolina bionda e spettinata, che sembra danzare nell'aria, rende tutto ancora più sacro.

Dialoghi reali - fammi un fischio

- Ehi ragazza.

Oh, finalmente un modo, non solo rispettoso, direi compassionevole, di rivolgersi a me!

- Eccomi!

- non dicevo a te, chiamavo il cane.

Almeno fammi un fischio la prossima volta.

lunedì 11 luglio 2016

Joe and his twin (come back soon)

Tra le preghiere si insinuano i messaggi. Dei fans e dei colleghi.

Non posso non commuovermi leggendo il Tweet di Steven Tyler. Li chiamavano Toxic Twins, lui e Joe Perry, quando tracciavano la via della musica per le band del futuro. Quel "toxic" se n'è andato, per fortuna, ma mi piace vedere che è rimasta la fraternità. Quella in cui ti mandi anche al diavolo, ti allontani, ma non a lungo.

Quella per cui magari non puoi credere che il tuo gemello si sia fissato con il country, ma lo aspetti per il final tour. E intanto suoni con vecchi amici.

E se stai male, lo sai cosa farà. Pregherà e ti aspetterà, ti manderà luce bianca e tutto ciò che ha.

Torna Joe. Ti amiamo.

@IamStevenT: I LOVE YOU @JOEPERRY...FEEL THE MILLIONS OF PRAYERS COMING YOUR WAY...WE ALL LOVE YOU...SENDING WHITE LIGHT AND ALL THAT I GOT YOUR WAY...ST

Nuvole montagne

C'è un momento in cui apro gli occhi e non so se all'orizzonte ci siano nuvole o montagne. Sembrano così morbide eppure massicce. Sembrano proteggere con la stessa solennità.

E forse l'unica differenza è che solo le prime possono correrti incontro. Ma tu hai il potere di accorciare le distanze e di amarle, siano nuvole o montagne, create come te.

Notte e senza arcobaleno

Non ho incontrato arcobaleni, se non nelle foto degli amici. Ero senza arcobaleno. Forse perché ero troppo impegnata a danzare nella tempesta. A respirare l'aria rabbiosa, che ridà la libertà di pensare. A scorgere le sfumature cupe delle nuvole, che si striavano di luce.

Il buio era dominatore assoluto fuori e io non ho visto arcobaleni. Uno solo, timido e tremante: dentro di me, stampato già sui miei sogni.

Notte e senza arcobaleno.

I medici insieme e il vero mondo

A pochi chilometri pensavo di incontrare il mondo l'anno scorso. E così è stato, ma adesso vicino a Expo, in quell'Ata Hotel che ne indossa pure il nome, scorre con un'autorevolezza che viene dalla speranza e dai sacrifici.

Leggo l'elenco dei medici che in questi giorni hanno raccolto l'invito di Luigi Solbiati con Nahum Goldberg e Franco Orsi. Interventional Oncology Sans Frontières. Quanti medici e studiosi di ogni Paese si sono recati nei posti dove il professor Solbiati applicava e sviluppava le tecniche di radiologia interventistica per curare i malati di tumore.

Fusion imaging, realtà aumentata, quanti termini e orizzonti ho cominciato a imparare con lui.

Ma mai come in queste occasioni. In un mondo che si divide sul niente, trovo sollievo nell'incontro di esperienze. Europa, America, Asia: ciascuno si trova per raccontarsi, ascoltare, condividere.


Sì, è questo il mondo che vorrei incontrare ogni giorno. Silenzioso, passa attraverso sforzi, sacrifici, talora incomprensioni. Ma non smette mai di aiutare chi soffre e di volare oltre i confini.

E a proposito, c'è sempre una nuova generazione. Come quella di Marco Solbiati, impegnato come il padre, ma sulla propria strada, con i propri talenti, lo stesso ideale.

Grazie.

Luce o riflesso

Quando vedo una piccola pozza di sole ai piedi di un fiore dolcemente selvaggio, mi chiedo quale sia la luce, quale il riflesso. E se non sia tutto soltanto un dono.

domenica 10 luglio 2016

Hey Joe (Perry), come back soon

In questi mesi già abbastanza terribili per la musica, non puoi fermarti tu. Così silenzioso, quando non c'è da suonare: forse per questo non ti bastano gli Aerosmith, ma ti diverti con gli Hollywood Vampires.

E proprio con loro sei stato male, noi appesi alle parole di Alice Cooper che poi rassicurava: ora è stabile e sotto le migliori cure. Non Joe Perry, ma brother Joe. Come si può essere quando si condivide una passione per tanti, tantissimi anni.

Hey Joe, hai sempre quell'espressione seria: non fare scherzi.

Torna presto.

Fedeltà alla vita

Il gridolino abbandonando i nidi al primo stropicciarsi del giorno. Il tuo musetto che respira sulla mia pelle. E furtive incursioni feline nella strada ancora vuota. Tanti altri esseri invisibili alla nostra distrazione si muovono a un comando silenzioso.

Il mattino, primo atto di fedeltà. E le creature in viaggio verso una convinzione: c'è sempre qualcosa, qualcuno a cui essere fedeli. Come la vita.

Irridere la tradizione

Ogni tanto sento qualcuno che irride la tradizione. Come se fosse un ferro vecchio e arrugginito, un peso che non si vuole trascinare perché si sta correndo verso il futuro.

Eppure quell'avvenire di cui favoleggiano, difficilmente lo vedo precisato nelle parole di questi assertori della muffa persistente su ciò che è stato creato.

Anch'io vorrei correre avanti. Ma vorrei anche partire da qualcosa.

Notte e quel che c'entra con il calcio

Per varie ragioni, me li sono goduti così poco, questi Europei. Anche le favole durate di più non potevano ridarmi il sorriso, in un mondo dilaniato.

Stasera, non c'era spazio per la favola. Ma in qualche modo, sono felice. E non per motivi che non c'entrano con il calcio, come la bellezza profumata del Portogallo e gli occhi profondi della sua gente, che mi porto dietro da tanti anni. Non sarebbe una motivazione, anche perché la Francia è una terra non meno amata, e ricca di sfumature come ogni quadro in grado di commuovere.

un pallone, per quanto prezioso sogno di bambino, non può risanare le ferite di un popolo, che siano la povertà o la crudeltà del terrorismo.

No, non porta in campo due popoli, ma due squadre. E io penso che chi è stato più squadra, persino dalla panchina, abbia stretto tra le mani la coppa. Sì, compreso il troppo presto perduto Cristiano Ronaldo, ma aggrappato agli istanti del gioco fino all'ultimo. Lui troppo bravo, bello, ricco e famoso, per non avere alle calcagna il mostro del gratuito invidiare.

Ma non ha vinto lui. Ha vinto la squadra, che sia piaciuta o no. E questo c'entra con il calcio, perché mi rende felice.

Notte e quel che c'entra con il calcio.

Qualcosa di terribile dal passato

Quando affiora qualcosa di terribile dal passato, come la parola più brutta che avevi rimosso perché era un gesto atroce, scopri perché. Se hai pazienza.

Per essere perdonato.

Il più umile

Il più umile, il più inascoltato, perché si teme di imparare troppo.

sabato 9 luglio 2016

Se hai 93 anni

L'inquietudine della signora lentamente si trasferisce a me. Impeccabile, senza essere perfetta anche se esibisce una semplicità che meraviglia tra binari, grovigli di discorsi e clic.

Si alza, si sincera del corretto tabellone anche con una domanda. Poi, stringendo un poco le due borse, confessa: sa, ho 93 anni. Lo dice con timidezza e orgoglio insieme.


E non puoi più perderla d'occhio, perché forse avrà bisogno di aiuto. Forse ne avrai tu. A chiederti, ricordarti se questo mondo, tra grovigli di discorsi, clic e ritmi che nulla c'entrano con l'uomo, abbia posto per lei, per te, per tutti noi quando smettiamo di correre.

Il tuffo per gridare buongiorno

Sul sipario ancora rosato scendete voi. Sembrate le quattro sorellacce gazze di cui sono ammiratrice in Chi ha bisogno di Willy.

Vi tuffate dal cielo e chissà cosa vi strillate. Complimenti, rimproveri, i primi pettegolezzi che si aggrovigliano in questo aspro chiacchierare. E forse è solo il vostro, ruvido e splendido buongiorno.

Su il sipario.

Mi confondo

Mi confondo, perché sono stordita, vecchiarella o caotica.

Ma nonostante tutto, mi confondo perché ho delle idee.

Dialoghi reali . Dove chi sei



- Dove sei?

- In ufficio.

- Stavo chiedendo al cane.

Certo, perché proprio a me, povera creatura invisibile con la quale sei al telefono?


Come si cambia

Un saggio mi chiede dove abito e afferma: sa che volevo parlare della sua città. È diventata così silenziosa, non si sentono più i telai.

I telai cantavano, e ad alta voce, anche nelle case: lì tacciono da molto tempo e mi viene da chiedermi se sia stata causa e metafora del silenzio più profondo che spesso la attraversa.

Sospiro e gli dico: dobbiamo cambiare, trovare un modo.

Lui mi fissa, con i suoi occhi che hanno attraversato i decenni: per cambiare, bisogna avere voglia di vivere.

Notte e il colore che decide

Ci sono ore che amo più intensamente, come quando  il giorno si addormenta. Cominciano a danzare i suoi occhi, sotto forma di colori. E c'è un istante in cui si fissano in una dolcezza coinvolgente. Neanche potresti sceglierne uno, perché è una danza continua, e tenue.

Tu vorresti decidere come e quando, e dove iniziare o finire. Ma è tutto inutile.

Il colore invece decide chi far innamorare: così diventa tuo.

Notte e il colore che decide (è il tuo)

Giornalista per sempre

Sto viaggiando con gli occhi e i profumi: mi spingo lontano e mi fermo a Lisbona, non respirata abbastanza. Mi tuffo a Procida, negli occhi saggi chi non ha dovuto affidarsi a un diploma per trasmettere la vita. E torno verso casa, sono a Sesto Calende con le religiose, mi accorgo dal lago di Monate che i giorni non si spengono mai veramente.

Paola mi stupisce, mi guida, non mi fa pressione, ancora. Questa volta con il suo libro,  che sboccia nella mostra a Somma Lombardo, nella Galleria Fallaci. 

Che cosa si può imparare da una Pellai? Tanto. E figurarsi da due. Perché quando parla suo padre, non c'è cornice più straordinaria, essenza che mostra le radici di un cammino. E tra le parole che vengono scandite, si fa strada questa espressione: giornalista per sempre.

Non esiste omaggio più efficace a Paola. Racconta di un amore nato lontano, un amore che non si spegnerà mai, e non conta dove lo esprimerà, perché quella curiosità buona non può essere frenata. Può solo spingere a guardare ancora le persone, non le immagini. A cambiare abito ma senza cambiare se stessi, come una mirabile famiglia americana fotografata da lei.

Giornalista per sempre, Paola, e chi sa guardare negli occhi, incontrare, cercare.

Anche attraverso un libro come "Il tempo di uno sguardo" (edizione Giv, prefazione Lina Wertmüller) e la mostra che lo accompagna.

Lo sguardo verso il lago

Lo sguardo più importante per me, più ferito e più amorevole. Si posa sul mio lago.
Si posa senza frugare tra bellezze e dolori, ma come caricandosi di tutti.

La folla corre sulla striscia d'autostrada. Ma il mondo cammina attorno e respira la vita.

venerdì 8 luglio 2016

L'alba il dono

L'alba è il dono agli audaci e agli insonni. O forse a chi ha saputo insistere, anche se non ci sperava più.

Un pegno o la rugiada, traccia di felicità nel cielo da afferrare per crederci ancora.

Il primo sguardo di Paola

Il primo sguardo di Paola. Viaggia ancora nei miei ricordi: i suoi occhi grandi, come lei.

Era la mia insegnante di lettere. Di più, era la prima giornalista che conoscevo, io che accarezzavo il sogno di entrare in quel mondo.

Sono trascorsi tanti anni, eppure il suo sguardo è ancora lì. Negli occhi di chi ha incontrato, da instancabile viaggiatrice. Nell'amicizia che ha voluto donarmi.

Il tempo di uno sguardo è il titolo del suo libro, che verrà presentato sabato 9 luglio alle ore 18, alla Galleria Oriana Fallaci, in via Briante 12/a a Somma Lombardo. Immagini e racconti, abbracciati perché si possano leggere e vivere, come lei.

Ed è un mondo che le assomiglia, perché si metterà in viaggio come lei, ancora.

Il nostro nemico, la nostra bellezza

Ma non siamo stanchi di tutti questi nemici? Lo sguardo più crudele è dentro di noi, anche se cerchiamo di evitarlo quando strilla. Tuttavia,  non si può soffocare.

Poi arriva la bellezza, fiera avversaria di quell'orrore, e anche lei abita lì. Piomba sui cattivi pensieri, forte e spettinata.

Il nostro nemico e la nostra bellezza, scomodi vicini in noi.

Notte e cosa insegna una cucciola

Sei ancora una cucciola, bramosa di giochi e attenzioni. Eppure ci sono istanti in cui il tuo sguardo si fissa in una strana saggezza. Antica come il mondo, anche se dovremmo solo imparare.

Scomodo maldestramente Jung, ma tu stai nuotando laddove io non oso.

Cosa insegna una cucciola. Una saggezza antica come il mondo, da cui è sciocco fuggire, come da se stessi.

Notte e cosa insegna una cucciola.

giovedì 7 luglio 2016

Oltre a chiedere un favore

Coltivo vecchi sogni maldestri nell'asociale social world.

Che quando compaiono all'improvviso a chiederti favori, ti chiedano come stai.

La libertà sempre dietro

La libertà mi stava sempre dietro, nascondendosi al riparo delle mie paure. E io a pensare che fosse timida, mentre era solo saggia.

Perché lei stava dietro di me, perché io me ne guadagnassi almeno qualche briciola, perché ne pagassi il prezzo, seppur in saldo.

Ecco la via segreta

Ho individuato la via segreta. C'era una porta di legno, leggera, che pur nessuno poteva abbattere. E sulla sinistra un salotto inondato dalla luce. Le poltrone, lo scheletro di legno e la morbidezza che invitava. Pranzi e feste lì, senza mai una lacrima: finché un Natale il nonno non poté alzarsi.

E il corridoio, perché oggi disprezzano i corridoi? La cucina dove piangevo per sfuggire alla frutta cotta. La camera che profumava di ordine e borotalco. Poi la sua, la tua: una coperta rossa e lucida. Chissà se il flipper arrivò per consolarmi della mamma, malata e lontana.

Poi servizi dai tappeti morbidi e dallo sguardo più timido sull'esterno. Fino alla sua camera, con i bisnonni che vegliavano. La sento scura, solo per sfuggire al caldo. E ai sogni calpestati, ai rimorsi, al tintinnio dei ricordi.

Ecco la via segreta per sopravvivere. Per vivere, non so.

Notte e non decido proprio niente

L'ultimo corso, l'amica riabbracciata, la vita mordicchiata, il sorriso più forte dell'afa. Finché mi viene in mente tutto ciò che devo decidere.

Enorme o minuscolo, prioritario o distratto. Adesso ci siamo.

Sai cosa, estate finalmente accarezzata. Non decido proprio niente.

Notte e non decido proprio niente.

La partita del referendum

Io con mio padre vincevo quasi sempre a carte, forse per fortuna o perché lui preferiva la mia piccola gioia alla sua.

A volte fingeva di buttare in aria le carte. Io, invece, l'ho fatto sul serio in qualche occasione, perché perdevo.

Pensavo di essere solo una bambina. Poi  ho visto come si comportavano i politici con i referendum. Brexit in testa.

Scusate, non solo i politici. E scusate se parlo di Brexit, che forse non esiste già più.

Trasformazione accademica

Chissà quando è accaduto, e come, che il quarto d'ora accademico si tramutasse in mezz'ora accademica.

E di accademico non rimanesse che la pazienza, quando convegni e incontri non iniziano mai, senza nemmeno l'accento di tiepide scuse.

mercoledì 6 luglio 2016

Sì sì. Siamo brave, noi donne

Sì sì, siamo brave, noi donne.

Poi, se facciamo politica, meglio se non siamo belle. Mica di rimanere imbambolate. E meglio se non lavoriamo sul serio: mica che poi non abbiamo tempo.

E meglio se non amiamo. Meglio se non ci preoccupiamo di chi sta vicino: fa così scena lanciare proclami per chi è lontano.

Oh, come siamo brave noi donne. Così brave che dà più soddisfazione snobbarle o calpestarle, o rinunciarvi.

Siamo brave noi donne. Troppo brave per essere prese sul serio.

Notte e non fa ridere

Quando sfila lo scherzo fine a se stesso, quando calpesta i sacrifici che intende celebrare, quando sorprende una o cento persone, anche solo me stessa, io so solo una cosa.

Non fa ridere. Fa solo pena. La mia famiglia ha cercato di insegnarmi il rispetto: che fosse il vestirmi decentemente o non infierire sugli altri.

Non so quanto io abbia imparato. Ma se vedo qualcuno sforbiciare su ciò che hanno scelto gli altri, non fa ridere.

Fa solo pena.

Notte e non fa ridere.

Come mai - canzone per la notte

Che poi nessuno mi costringe a uscire come te, nemmeno quando siamo chiusi in casa.

Basterebbe questo per chiedermi come mai sei arrivato tu. Forse nessuno mi ha riconosciuta: immagino nemmeno me stessa.


chi sarai
per farmi stare qui
qui seduto in una stanza
pregando per un sì.

E la cosa più stupefacente è che dopo tanti anni, neanche devo pregare per un sì. Se non me stessa.

Come mai, 883, canzone per la notte.

Erano perfetti


Erano perfetti, insieme. Due anime fuse nella voglia di vivere, e sbocciare senza predominare.

Erano perfetti, quei due. Un'armonia che non si poteva migliorare. Finché sono diventati tre.

Fiori e anime, che sanno fare spazio ad altri sogni.

martedì 5 luglio 2016

Un raggio si perde

Un raggio di sole sfugge alla presa degli altri e si perde da me.

Sulla mia pelle, su un mio desiderio, sui tuoi capelli, sui fori curiosi delle tapparelle.

Un raggio si perde da me e io gli farò ritrovare la via. Tra poco, tra poco la ritroverò anch'io o almeno la cercherò.

Notte e forse una stella

Il cielo buio, lo costruiscono gli umani con il loro egoismo. Il nostro.

Ma forse una stella è più dolce o testarda. Si arrampica sul tetto della mia auto, si affaccia testa all'ingiù e ride. Solo uno sbuffo, per poi nascondersi di nuovo.

Pazzesca, la stella. La ritrovo in quel cielo buio, costruito da noi umani, che ostenta indifferenza. Ma so che sta vegliando su di me.

Notte e forse una stella.

Non è eroe perché musulmano

La storia di Faraaz - e spero di scriverne giusto il nome - mi ha aperto fin dall'inizio la porta verso il dolore e la speranza: due stanze spesso troppo vicine.

E c'è chi mi rimprovera, non rendere eroe un ragazzo perché musulmano.

Infatti.

Lo ritengo eroe - lui che è tornato dalla salvezza già mostrata per abbracciare le sue compagne e morire con loro - perché un ragazzo. O meglio, perché un uomo.

Una fede sincera preserva dal male e dall'ignavia. L'umanità, prima di tutto.

Sei già tornato

Ti eri nascosto o stavi combinando adorabili guai da qualche parte. Ma sei tornato. Sei già tornato, mi viene da sussurrare, come ogni volta che l'estate mi prende di sorpresa, nonostante la lunga attesa.

Sei tornato fiore selvaggio, che nessuno ha chiamato. Sbucato dal castagno, portando i tuoi amici più delicati, perché nessuno osa come te. Curioso e fedele, mi stai invitando a questa danza nel bosco. 

E mi sembra di essere tornata, pure io. 

lunedì 4 luglio 2016

Quando resti imbronciato

Resti imbronciato, cielo, chissà se perché quel ronzio di lavoro precoce ti ha svegliato, proprio mentre danzava l'ultimo sogno.

E trattieni le lacrime, fino a scoprire con un pallido raggio che ora di danzare hai voglia tu.

Non inquadrate le chiome dei calciatori (sos)

Stavo cercando refrigerio nel calcio e dichiarando eterno amore nonostante gli scossoni degli anni e delle deviazioni sportive.

Poi mi inquadrate le chiome dei calciatori. Molti, troppi fighetti, cura meticolosa a pettinature che - se ci fosse sano agonismo - in campo si scioglierebbero subito.

Ma tutta questa attenzione, i fans delle pettinature di moda non potrebbero dedicarle alla squadra?

Non inquadrate le chiome dei calciatori, vi prego tv: fate che io mi illuda un pochino ancora.

Per chi non ha scelta (se devo scegliere)

Se devo scegliere, se posso farcela, so dove dovrei andare. A fianco di chi non ha scelta.

Che sia un bambino, una persona disarmata davanti alla crudeltà, un animale costretto a vivere per gli uomini: non importa. Tutte creature che non possono scegliere e vengono esposte a un destino scritto da altri, non da Chi può.

Per chi non ha scelta, si deve scegliere, se si ha il coraggio, o lo si trova.

Notte e i colori che ho scordato

Pensavo di aver ritrovato la mia tavolozza: anzi, per la precisione, di averla sempre tenuta con me. La natura.  Invece, solo oggi mi sono resa conto di essermi portata dietro solo frammenti della sua varietà.

Quando sei piccolissimo, scopro, non conosci colore. Quindi entri in uno stato di grazia, ma quanto velocemente te ne allontani.

Quanti colori ricordo? Comincio a contare e tremo, timorosa di averli persi per strada. Questa strada movimentata, eppure grigia, inchiodata alle medesime sfumature giorno dopo giorno.

I colori, che ho scordato: chi me li ridarà indietro? Forse nemmeno la natura. Forse, solo io posso scendere da questo carro smorto e riprendermi la tavolozza di quando ero bambina. E crescere, tuttavia.

Notte e i colori che ho scordato.

http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/chi-ha-bisogno-di-willy-ebook.html

It's a mistake - canzone per la notte

Perché amare il potere, che se ne va non solo con noi: a volte addirittura prima. Perché fingere di non sapere che tutti stanno caricando il fucile, di parole e proiettili.

E sanno che è un errore, ma chissà se proprio per questo motivo vanno avanti.

Poi diremo che è un errore, aver dilaniato innocenti. Oppure neanche più ce ne rammaricheremo.

Eppure solo questo sembrano saper commettere con costanza gli umani.

Errori.

It's a mistake, Men at work, canzone per la notte

domenica 3 luglio 2016

Il vento non scompiglia

Il vento non scompiglia le certezze di una domenica sera e i tentennamenti di una settimana che riprende. Il vento li fa danzare insieme, dopo una conoscenza precipitosa, e mette la musica finché a loro viene il coraggio di separarsi.

Notte e quando mi allontano

Abbraccio i tuoi colori, come un tatuaggio mi scavano rovi e altri aspri segni, cado per terra a respirare il movimento che si percepisce là sotto, movimento che intuisco immenso.

Libera schiava della collina, non posso che viverne ogni traccia, con gli occhi, le orecchie, la pelle e l'olfatto. Lo strazio peggiore è allontanarsi, anche se il lago si fa più vicino: ma per quanto, per troppo poco, perché sono poi intrappolata nell'asfalto della città.

Eppure quando mi allontano, è come se ritornassi da te. Collina birbante e serena, che metti in ordine passioni e dolori, forse non possiamo rimanere veramente lontane. Neanche quando si insinua persino la notte tra di noi.

Notte e quando mi allontano (sono più vicina a te).

Il lago graffiato

Quando il mio sguardo corre ancora al lago, lo vede graffiato. E per un attimo penso che abbiamo ferito anche lui, con malignità, esitazioni e pasticci.

Poi osservo più scrupolosamente e la mestizia se ne va. Il lago è graffiato dalle barche, dalla gioia di vivere, dalle rincorse delle nuvole.

Non sono cicatrici, bensì segni di giochi e  rughe d'espressione. Di questo vuole convincermi, sgranando il suo blu, il lago graffiato.

Qualcosa da (ri)dire

Qualcosa da ridire per trovare qualcosa a cui pensare.

Qualcosa da dire per crescere e aiutare a farlo, così raro e impensabile.

sabato 2 luglio 2016

Ci sono notti maledette come questa

Poi ci sono notti maledette come questa. In cui si avverano i presagi e nessuno può sventarli.

Sei a Parigi, in un valzer che non può giungere all'inverno, ma si dissolve con l'estate. Quante volte sono passata davanti alla casa effimera della morte o a quella più labile ancora della tomba, Jim. 

Quando le farfalle urlano ancora, anzi urlano veramente lassù.

Ci sono notti maledette in cui ti devi congedare da qualcuno, anche quando non lo conosci ancora.

Che sia Jim Morrison o una vittima dell'odio, c'è sempre un sortilegio che sembra riaffiorare su una notte di luglio.

Non ti possono rubare il cielo

Non ti possono rubare il cielo, te lo possono solo oscurare. Mettersi davanti, come guastafeste o voraci predatori.

Se ti scosti, se vai avanti, puoi ritrovare il tuo cielo. Ma qualcuno può rubartelo davvero. Tu, se non trovi la forza di cercarlo ancora.

Notte e potremmo solo piangere

Il mondo si sbriciola di dolore e questa volta la distanza non ci mette del tutto al riparo dalla consapevolezza che tocca a noi, che ogni volta tocca a noi e stavolta persino di più, se possibile.

Una strage di follia avvinghiata alla crudeltà. E se ne va persino Elie Wiesel, con le sue ferite e il suo tentativo di dare speranza. Una giornata buia, in cui si potrebbe solo piangere o cercare di sorriderci per consolarci: forse entrambe le cose, immagino.

Invece, continua la nostra gara di veleni quotidiana. E c'è una partita, insultiamo chi la vede o chi non la vede. E chi ci ha superato in strada, è un nemico giurato. E chi ha detto una battuta, è un deficiente. E un errore è la fine del mondo, mentre il mondo è già finito se non cominciamo a fare qualcosa, adesso.

Tanto insultarci e ferirci, quando potremmo piangere. Potremmo solo piangere. E se proprio avanzassimo delle energie, potremmo sorriderci per consolarci e cominciare a fare qualcosa per ogni uomo.

Notte e potremmo solo piangere.

Dialoghi reali - noi e la gente

Saggezza di nonna contro tentazione di orso: la ripropongo, ogni volta, a partire dalla mia testa.

- non voglio andare in mezzo alla gente
- e ti, ti se no na genti?

E tu non sei la gente?

venerdì 1 luglio 2016

La pioggia discreta

C'è una pioggia irresistibile, quella che arriva nella notte, ti abbraccia senza svegliarti, canta una canzone piano e prima che tu te ne renda conto se n'è già andata.

Lasciando una carezza sul cuscino, discreta come un genitore premuroso o un delicato amante, dispensatore di sogni.

Siediti che ti spiego io

Quando qualcuno mi intima: siediti che ti spiego io.

Non è che io sia troppo orgogliosa, o peggio ancora reticente.

E' che se mi siedo, fino al piedistallo non ti sento.

Notte e per sentirmi squadra

Ho versato il whisky scozzese la sera della vittoria dell'Islanda sull'Inghilterra.

Stasera la birra al whisky scende sull'impresa del Galles.

Direi che faccio ben poca cosa per sentirmi squadra. Ma mi consola il fatto che me lo consentano ragazzi che fanno squadra.

Notte e per sentirmi squadra.

Comfortably numb - canzone per la notte

Ci sono febbri che ti divorano e poi ti lasciano, quasi più saggia.

E ci sono dolori che ti dilaniano e poi fuggono, fissandosi sull'orizzonte come quella barca lontana.

Ci sono cose che vorresti dire, ma tanto sai che non ti ascoltano. E vedi labbra che si muovono, ma mica puoi intendere ciò che mormorano.

Tutti comodamente folli, tutti comodamente saggi: ruoli scambiati nella notte, come un gioco da cui non si riesce a sottrarsi. Neanche si prova più dolore.

There is no pain you are receding

Comfortably numb, Pink Floyd, canzone per la notte

Sapere tutto degli altri

Un interrogativo mi solletica prima di andarsene via con una risatella.

Chissà se quelli che si industriano a sapere tutto degli altri, che cercano di arraffare particolari a raffica e alla rinfusa, che li riportano mescolandoli ancora di più e sforzandosi di agguantarne altri…

Be', chissà se questi che si adoperano con tanta sollecitudine per sapere tutto degli altri, di se stessi hanno un minimo lampo di coscienza. O anche qualcosa da dire.

Happy birthday, Olivia (and your eyes)

Olivia de Havilland is 100 years old. I can hear so many people say: aw, she was Melania in "Gone with the wind", so sweet… well too sweet. You can't compare her with Scarlett O' Hara.

A character and an actress aren't just the same thing, of course. And yet it's so difficult for us to feel the difference and the truth. Olivia won two Academy Awards, best actress in a leading role. No, not in "Gone with wind". Yet, how perfectly she acts as Melania. And how powerful Melania is. Of course, I loved Scarlett and I fancy I could be her when I was a girl. Then I grew up and perhaps the biggest help came from Kabbalah. Melania is neither silly nor blind. She sees things as she is, and this happens to everyone, I guess.

If we can't see the Evil, there could be a beautiful reason: we are good. This hardly happens, yet Melania is there to remember it's possible. When there's a danger, like a soldier who's stealing and raping, she can be strong enough to come out with a sword. Brave and swift, as you need it. Generous and kind even in front of people who try to poison her life, as she knows no poison inside.

I think Olivia de Havilland gave Melania the best light and strength. Yet she did a lot of other things and I must confess I've loved "Hush Hush, Sweet Charlotte": I watched it the first time for Bette Davis. Can't you see… Olivia in what looked like the second character, while she was as good as the first one. Looks like Melania's style.

Happy birthday, Olivia. I read so much about your life, pain, love, courage. You're not a movie, but a wonderful lady. And I wonder every time I meet your eyes on the screen.

I can't remember your dresses, I can remember your eyes.

***
Posso ricordare i tuoi occhi, non i tuoi vestiti. Come in un specchio ricomincio dall'altra parte. Perché oggi compie 100 anni, Olivia de Havilland, e tutti ci citano Melania. Subito osservando: oh dolce, troppo dolce.

Olivia ha vinto due Oscar come attrice protagonista, in altri due film. Ma qui com'era meravigliosa, e il suo personaggio. Chiaro, da ragazzina volevo essere Rossella O'Hara. Crescendo, grazie anche alla Kabbalah ho capito: Melania mica è scema o cieca, semplicemente vede ciò che è.  Non vede il male, perché dentro di lei non c'è. Il che non le impedisce di arrivare con la spada, quando piomba in casa il soldato ladro e stupratore.  Eppure rimane generosa e gentile nei confronti di chi cerca di avvelenarle la vita, perché non conosce veleno.
Credo che il suo successo sia legato anche all'interpretazione di Olivia. Che pur fece molte altre cose e devo confessare di aver amato e visto "Piano piano dolce Carlotta" attirata da Bette Davis, non da lei. Sembrava la seconda, era brava quanto la prima, proprio come nello stile di Melania

Auguri, Olivia. Ho letto così tanto sulla tua vita, il dolore, l'amore, il coraggio. Non sei un film, ma una persona meravigliosa. E ogni volta mi meraviglio quando incontro i tuoi occhi sullo schermo.