giovedì 30 luglio 2020

Non c'è una parola, per forza

Ho trascorso una settimana in osservazione di tutto ciò che si muoveva, dentro e fuori.

Ho visto una lucertolina, senza coda, accumulare una velocità incredibile. E lo scoiattolo, che non incrociavo più dai tempi del lockdown (che non so definire con maggiore precisione) affacciarsi dietro la gelateria in cerca di una prugna o sfrecciare nel parco nuovamente animato.

Non c'è una parola, per forza, capace di descrivere questo e di più. Di raccontare ciò che corre dentro e scappa fuori dagli schermi della vita.

Per questo, spesso ammutolisco, anzi mi chiedo perché così a lungo sia stata indotta a credere di dover parlare.

Non c'è una parola, per forza.


lunedì 27 luglio 2020

Non ti aspetto più


Cinque mesi dal mio ultimo viaggio, e tu sei già qui, vita.
Nella mia Siena, che mi introdusse nella vita.

Io non ti aspetto più, in un qualche barlume di fiducia a cui mi ostinavo non attribuire nome.

Adesso siamo qui, innamorati, vita.

sabato 25 luglio 2020

Indicando la bellezza


Nell’oscurità si vede meglio la bellezza sullo sfondo della vita, riposta magari lì per prudenza o per pudore. Una mano cortese e ferma la indica e il tuo sguardo finalmente si riposa.

Indicando la bellezza, si sprigiona la fiducia che quel senso intrappolato nel buio sia ricco di colori.

E che tu possa sostare ad assorbirli, grata.

venerdì 24 luglio 2020

Gentilmente vivere



Non conto gli anni, ma gli istanti e allora credo di essermi solo voltata distrattamente. Infatti, mi giro e sei qua. Poi guardo la tua piazza e non ritrovo il caos gioioso delle mie estati senesi.

Bisogna avere pazienza, anzi gentilezza. A poco a poco l’umanità si riversa con dolcezza in piazza del Campo. Famiglie dai rumori attutiti, un bacio rapido ed eterno di una coppia, tracce di vita che si posano.

Gentilmente vivere, è ciò che ci viene richiesto da questi tempi, è ciò che avremmo dovuto saperci chiedere prima, è ciò che possiamo fare tra tanta bellezza.

Mi giro, e brilli così.

mercoledì 22 luglio 2020

L’ingegno dei fragili

Ero ancora ripiegata nello sguardo di una piccola creatura che non sono riuscita ad aiutare, quando incontro il cornacchiotto. Ha un nome, ma è un segreto che ci siamo affidati, come direbbe Willy.

Nel precedente incontro avevamo cercato di proteggerlo perché non si capiva se avesse dei problemi o fosse immerso in lezioni di volo: un solerte operatore ecologico mi aveva assistito. 

Oggi zampettava in giro con l’obiettivo apparente di raggiungere un muretto. Sforzi vani, perché lo sfiorava e ricadeva. Con la cagnolina non potevo avvicinarmi e avvertivo la frustrazione di poche ore prima, con la minuscola creatura che era parsa chiedermi aiuto.

Ma il cornacchiotto aveva altri progetti. Preso atto della propria fragilità fisica, ha fatto ricorso ai suoi studi in ingegneria. Ha scovato un angolo di muro con protuberanza di ferro e l’ha usato come gradino per darsi slancio. Raggiunto il muretto, altro salto con l’asta e zac: sul ramo di un albero che era il reale obiettivo.

L’ingegno dei fragili, fa sentire fragili noi e poi, prodigiosamente, tutti più forti.

martedì 21 luglio 2020

Ciò che era insopportabile

Mi avessero citato tre o quattro elementi insopportabili, a caso. Una mascherina, tanto più d’estate, stare chiusi in casa, e stampare miserevoli lasciapassare.

Poi arrivi all’insopportabile: come spacciare la debolezza per bontà, quando quest’ultima richiede forza inaudita.

Ciò che era insopportabile, lieve ora come un velo.

lunedì 20 luglio 2020

Curiosamente


Tanto sembra trattenerti, eppure sei così libera di spuntare nella tua vita con uno sguardo nuovo.

Curiosa quel che basta, per non avere limiti.

Curiosamente, la tua comparsa mi illumina e sto già abbandonando la mia rete.

domenica 19 luglio 2020

Come i nomi in cielo

Sono stata abbastanza graziata da non aver avuto familiari strappati via dal virus in questi mesi. Mi sono rinchiusa con ferocia per preservare chi amavo, ma non per questo abbiamo meriti. Fortuna finora, che preferisco chiamare benedizione.

Ma ho visto colpire persone che non meritavano di volare via, come nessuno. Ce ne sono tre in particolare, nel mio cuore. Parto da quella con la quale condivisi una vacanza breve e meravigliosa nella mia Scozia pochi anni fa: allegro, preciso, scrupoloso.

Altri due angeli mi mostrano una singolare coincidenza. Uno di loro, l’ho conosciuto trent’anni fa, un medico tenace e generoso; uno meno di un anno fa, un imprenditore che sognava avanti.

Hanno lo stesso cognome, quello di una luce in cielo che amiamo guardare per desiderare il meglio. E forse, non potrebbero essere più diversi. Uno in Lombardia, uno in Piemonte.

Il virus li ha portati via, ma il cielo non si è voluto oscurare. Oggi la mia regione - e non solo - non ha avuto morti per virus per la prima volta dopo 5 mesi. 

Non è finita, ma qualcosa è cominciato. Non ha ancora un nome, una strana potenza sì.

Io le voglio guardare in cielo, le stelle. Voglio Vivere, finché viva sarò. Come i nomi in cielo sono scritti, così la capacità di sognare, ancora.

Ps dialogo reale 
- non pensi alle cose peggiori?
- no, a quelle pensi già tu 

martedì 14 luglio 2020

Sui fili

Ammirevole passo sui fili: delicato e deciso al contempo. Con un ultimo plauso agli uccellini, lo sguardo scende sulle mie zampe, che vacillano sull’asfalto.

Sui fili della strada e della vita, sempre un equilibrio da trovare. Come quando ho mosso i  primi passi, forte della voglia di esplorare e dell’ombra delle tue grandi mani.Adesso li rimetto a fuoco e l’unica certezza è che non mi volterò, perché perderei l’equilibrio non scorgendo te.


Passi di libertà

Quando chi è saggio ti incoraggia, tu lasci scivolare le stampelle. E lo scopri davvero, appoggiarti ti toglie sicurezza.


Passi di libertà, quelli che ti allontanano dai giudizi. Persino dai tuoi.

domenica 12 luglio 2020

Gli esami, incantevolmente seri

Non rimuovo gli anniversari, ma li lascio decantare. Del resto, ti puoi accorgere del traguardo il giorno successivo o l’anno o mai.
Il 12 luglio erano le nozze d’argento con il giornalismo, l’ultimo esame perché l’ingresso in una redazione risale a trent’anni fa e i primi articoli a un paio d’anni prima.

Questa foto - gentilmente scattata da Chiara Braga - mi colloca in una serata pochi anni fa, dedicata a un film su una delle storie più belle che io abbia potuto raccontare sul giornale: quella della Patrolline, azienda salvata dai dipendenti. Storia che era entrata a pieno titolo nel film Indizi di felicità di Walter Veltroni, mio compagno d’esame allo scritto e all’orale.

Già, l’orale. Era il 12 luglio 1995, o il 38 avrebbero detto Bigazzi, e faceva tanto caldo. Fu l’ultimo esame incantevolmente serio. Fifa presente come da contratto, ma il pensiero ricorrente era: stasera al ristorante riuscirò a incontrare il principe Giannini?

I camerieri mi accolsero trepidanti: com’è andata? Brindammo senza Principe, ma io ero felice ugualmente perché come da tradizione avevo incontrato il mio amico massaggiatore della Roma, Giorgio Rossi. 

Fu festa anche in albergo dall’Armando dove quel pomeriggio si aspettava la mia chiamata.

Esami incantevolmente seri. Tu alla missione che ti chiamava, credevi ma potevi  ancora essere spensierata. 

Adesso,  se ripensi a quei momenti sai sorridere e ne trai la forza per guardare avanti. Per credere in un’altra missione: la Vita. 

Piano piano, arrivo

Abbandonata la rabbia e anche la frustrazione, che ogni tanto venivano a trovarmi in questo periodo, ho guardato con occhi rinnovati la mia condizione.

Non voglio fare la splendida: non vedo l'ora di buttare la stampella. Però oggi, illuminata da un'idea, mi son detta: piano piano, arrivo

Una bella metafora di vita, per una che corre avanti con la mente spesso e a volte non è riuscita a riprenderla: la vedo ancora sospesa lassù, che spia qualche sogno.

Eh no: arrivo. Piano piano, ma arrivo. A un piccolo compito da concludere, a un progetto, persino a quel sogno ostinato lassù.

sabato 11 luglio 2020

Va bén, mó 'ndem a cercá Willy


Vivo in terre gentilmente pragmatiche. Venerdì sera poter presentare "Chi ha bisogno di Willy" (edito da Mursia) in un giardino incantato come quello di Villa Montevecchio, a Samarate, me l'ha dimostrato con rafforzata certezza.

L'evento era "Luglio col libro che ti voglio", organizzato da E20Dversi. Avere a fianco una collega come Emanuela Signorini, con la sua generosità e la sua passione per la natura (nonché un comune maestro di rara umanità) era un primo pegno di incantesimo, poi le letture di Maria Paola, l'emozione di Luca Macchi che guida l'organizzazione è quella di tutti noi vedendo la gente che esce dalle case e vuole stare insieme, condividere la gioia di un libro e di conversare. Di sentirsi ancora insieme.

In quel grande giardino, sbirciavo ogni tanto animali sfrecciare in cielo e in terra e mi pareva tutto orchestrato da Willy. Compresi gli umani, che si sono affacciati su questa storia, con garbo, tenerezza, coraggio.

  


Alla fine della serata, la felicità di fermarsi ancora a parlare e a sognare in quella natura traboccante di cure per noi. E lì, nel pubblico, sono a fianco due persone dalle idee molto diverse, ma che si rallegrano di ritrovarsi ripercorrendo trent'anni di vita politica. Valerio e Modesto: si ricorda, si ride, si scherza.

Poi Modesto tira una conclusione della serata di quelle impeccabili. 

Va bén, mó 'ndem a cercá Willy
(ok, ora andiamo a cercare Willy).

Lo stiamo cercando tutti, che ce ne accorgiamo o no, e c'è un mondo che tifa per noi.

mercoledì 8 luglio 2020

Se si fa sera


Se è sera, se la stai già annunciando, se la sto già vivendo, se la pelle forse brucia troppo del sole e si ritrae, io la aspetto qui. Come in un’immagine che offre un amico da Assisi, ammiri la natura e la creatura uomo che ha dipinto un mondo quaggiù.

Ma se si fa sera e non ho paura, è perché ci sei tu. E parli leggero come una carezza, dal cielo che prima di incupirsi porge gli ultimi colori.

domenica 5 luglio 2020

Il mondo distrattamente uguale

Risvegliarsi, quel che basta, da un periodo così stravolto e travolgente per trovarsi in un mondo distrattamente uguale. 

Una generosità continua e silenziosa, una indifferenza fracassona: camminano insieme, con costanza, senza interrogarsi troppo sul passato e accorgendosi a malapena l'una dell'altra.

Una mano tesa che sorprende, perché a volte neanche l'hai chiesta, orgogliosa come sei. 

Una richiesta di favori, travestita da saluto. 

Un abbraccio che non finisce mai, un altro che mai è iniziato.


Questa convivenza assoluta e antica prosegue in questo mondo. Forse distrattamente uguale come me, anche quando so stupirmi, ancora.

sabato 4 luglio 2020

Quella luna lì (vecchia a chi)

Dopo un giorno a raccogliere i cocci, alziamo lo sguardo ed ecco lei, sfrontatamente intera.

Quella luna lì c’è da sempre, persino più di noi. Chissà perché stasera ci convinciamo che sia una improvvisa conoscenza.

Quella luna lì, vecchia a chi. È ancora curiosa abbastanza da guardarci. E noi, da commuoverci pensando che quella luna lì, è la prima volta che la vediamo.

venerdì 3 luglio 2020

L’estate senza domande

Mi risveglio qui, dentro l’estate senza domande. Ho già deciso tutto, ma anche se non fosse, starei sorridendo ugualmente.

C’è tempo per tornare alla scuola della vita, adesso imparo disordinatamente. Mi aggiro in boschi di idee e sento che esseri misteriosi canticchiano, facendomi venire in mente la brezza di un juke box.

L’estate senza domande, senza convenevoli si presenta e già sono pigra quanto basta per vivere.

giovedì 2 luglio 2020

These days- canzone per la notte


Riaffiorano le canzoni della notte e complice è Bon Jovi che fin da stamattina mi riversa addosso questa canzone,
These days. Sì, dopo giorni bastardi e confusi scalpitavo per assaggiarli. Poi, il mio corpo ha eseguito un dietrofront con banalità impeccabile. E questi giorni sono diventati quelli in cui le stelle sembrano fuori dalla portata. In strada, attori calati nella parte.
No one wants to be themselves these days
Ma poi penso che troverò una scala per arrampicarmi sulle stelle, che esistano o no.
In stessi giorni sono libera di sbagliare e di ridere così forte perché non indosso maschere e la mia pur flebile voce esce tutta.

These days, Bon Jovi, canzone per la notte 

mercoledì 1 luglio 2020

Il giorno in cui non ce la potevo fare

Forse questo è un cassetto che avevo già aperto, ma non vado indietro a controllare. Non torno indietro, in un lampo di saggezza.

C’è stato un giorno di fine febbraio in cui avevo due appuntamenti irrinunciabili e non ce la potevo fare. Ho trascorso discrete ore a riflettere su come far combaciare due mondi ed eventi inconciliabili. 

Poi si è messo di mezzo un virus che ancora non si palesava nella sua totale invadenza e li ha spazzati via.

Di appuntamenti irrinunciabili, non ne avevo più. Adesso si affacciano lampi di quei momenti: il più radicato e modesto fa prove di resistenza, l’altro ha contorni incerti.

Non fa molta differenza.

Importa, che c’era una volta un giorno con due appuntamenti irrinunciabili. E sono rimasta io, senza meriti.