domenica 30 aprile 2017

Vale la pena aspettare

Vale la pena aspettare il tuo fiore, il suo mostrarsi dopo tanta timidezza, il suo tendersi verso il lago senza invadenza.
E dopo il suo rapido impallidire e cadere, come il soffio frettoloso su una candelina, mi metto ad aspettare ancora. Che sia un anno o una vita.

Notte e su coraggio (Bigazzi style)

Con tutta la serietà del caso, ma mentre chiudo mese, cassetti e cd sono garbatamente sfiorata da un pensiero.

Che la mia generazione sarà in gran parte (l'ho scientificamente provato, quindi in modo fallibile, lasciatemi fare la filosofa ) tentata da rispondere ogni volta che sente:

Primo Maggio.

Su coraggio.

E questo per la canzone dal titolo più semplice e meno scontato del mondo, Ti amo. Dal duo Tozzi-Bigazzi. E siccome io sarò sempre una bigazziana sfegatata, questa sera mi va di dedicare un sorriso a Giancarlo, al suo essere sempre avanti senza mai volersi far notare.

Notte, buon primo maggio. E su coraggio. (Bigazzi style).

I volti dentro una laurea

Venticinque anni. Uno sguardo casuale sulla tesi, una domanda che mi piomba addosso e focalizzo la data della mia laurea: aprile 1992. Avevo 23 anni e terminavo un pezzo di vita, mentre già ne avevo aperto altri, un po' forsennatamente insieme.  Sta terminando questo mese, con il suo silenzioso anniversario, e mi fermo a ricordare.

Che strano: rivivo quel giorno, papà e mamma che mi portano a Milano, ma restano fuori a causa della mia agitazione e un po' anche della loro. Entra il mio caro amico Beppe, unico ammesso. Pochi frammenti, poi l'abbraccio ai miei e mentre brindiamo, ho già un sacco di cose da fare, mi assicuro.

Sì, quel giorno è importante, eppure quasi vola nella mia memoria, perché inciampo nella sera prima. Dovrei essere a casa a ripassare o a riposare, ma mi fermo fino a tardi nell'aula del municipio dove scorrono i risultati elettorali. Da una parte è febbre giornalistica, sì. Quello è un periodo in cui potrebbe cambiare tutto, con le avvisaglie e poi  la bufera di Tangentopoli, oppure niente.

Ma contano di più le persone degli anni, delle stagioni, delle fragili previsioni. Nelle ore in cui mi laureo, Marco Sartori viene eletto deputato e i suoi occhi brillano di gioia, forse con una scintilla di incredulità. Io ho 23 anni, lui che è come un fratello il mese dopo ne compierà 29. Sembra tutto così strano e travolgente, un nuovo inizio per ciascuno di noi.

Oggi non riesco a non pensare che ho 48 anni, l'età in cui lui ci ha lasciato. Con il tempo che prima l'ha portato via, poi gli ha reso omaggi da galantuomo, lo so: vorrei far credere a me stessa che così procura meno dolore, ma un corno.

Risento la sua voce e un'altra quella sera, che pur direttamente non ho ascoltato. I cellulari sono ancora un miraggio e vengo richiesta in non so quale ufficio del Comune, perché c'è una telefonata dalla redazione, allora guidata dal mio maestro gentiluomo Gianni Fusetti. Mi avvisano che ha chiamato il direttore, Mino Durand, ed è furibondo con me.

Motivo dell'ira: "Ma Marilena dov'è?! In Comune per i risultati elettorali? Disgraziata, mandatela subito a casa che domani mattina presto si laurea!".

Sono cresciuta abbastanza da non lasciarmi afferrare dal magone, bensì dalla gratitudine. Persino dall'orgoglio.

Ho conosciuto persone meravigliose, alcune mi hanno voluto un mondo di bene. Ho vissuto tempi in cui si poteva stare umani. In cui ci si preoccupava degli altri, anche quando si rideva. In cui non c'erano cellulari per raggiungerti in ogni istante, ma si sapeva come farti arrivare il messaggio più importante.

E di quei tempi, sarà rimasto pure qualcosa, lo sento mentre chiudo la mia tesi nel suo cassetto.

Con Marco che ride e parte per Roma, deciso a fare seriamente. Con papà che sopporta che quella disgraziata di sua figlia sia fuori fino a notte fonda invece di ripassare o studiare per il momento per cui ha tanto sudato, il momento che forse lui aspetta più di lei. E con Durand che se non chiudo questo cassetto ora, per precauzione mi sgrida ancora.

Metamorfosi (fedele a se stesso)

Si può cambiare così rapidamente, restando sempre se stessi. La metamorfosi del rododendro, affamato di vita grazie alla primavera eppure  da chissà quante stagioni di emozioni prima. Un fiore che sembra goffo e interessante a modo suo già mentre offre un esordio di colori, poi come un cigno lascia alle spalle i primi tentativi.

Metamorfosi di cui pochi si accorgono, ma molto più difficile forse è cogliere quanto tu sia rimasto uguale, fedele a te stesso e persino a chi ti ha voluto, cambiando.





Minuscoli giochi di potere

Sto per cancellare le amicizie inutili.

Via chi non la pensa come me.

Ora controllo chi non mi segue.

Ti distruggo io, con un rivoletto di veleno virtuale.


Minuscoli giochi di potere vanno in onda sui social network. Goffe simulazioni di guerra, per dimostrare che anche nel piccolo, persino nel virtuale la pace non interessa minimamente all'umanità. Se non per postare generiche dichiarazioni su Facebook, prima di graffiare con la solita cattiveria. Minuscoli giochi di potere, goffi tentativi di dimostrare di esistere senza esserne troppo certi.

sabato 29 aprile 2017

Notte e non bisognerebbe spiegare le canzoni

Alla radio una voce premurosa mi racconta come sia nata una delle mie canzoni predilette. Viene facile sentire una fitta al cuore, quell'onda di emozioni diventa rapidamente palude dove ristagnano le umane, troppo umane motivazioni per scrivere quelle parole.

Che cambiano di netto sapore, come le stesse note fuggono alla rinfusa. Ecco perché si affaccia questo pensiero: non bisognerebbe spiegare le canzoni.

Non bisognerebbe stringere di razionalità i sogni.

Non bisognerebbe motivare - se non compiere - molti degli atti ragionevoli da noi eseguiti.

Notte e non bisognerebbe spiegare le canzoni.

Cambio storia

Ogni tanto qualcuno mi racconta ciò che devo fare. E io cambio storia.

La penna, il tablet, un mozzicone di matita: non fanno differenza. Scolpisco la trama su una pietra che ho trovato ed è un lavoro stupendo, tutto mio.

venerdì 28 aprile 2017

Notte e sei tornata

Sei tornata, non riesco nemmeno a scattare foto se non all'esterno della tua chiesa grazie a una deliziosa timidezza ritrovata.

Santa Maria, la casa dei miei pensieri e propositi all'alba, le messe seguite per un dovere che non è costrizione, mai, fili di memorie che abbracciano le esitazioni della notte.

Mi parlano di cinquecento anni, ma quando sono da te mi sembrano una manciata di istanti.

Sei tornata. Ci sei sempre stata. Ancora una volta mi rassicuri: sono tornata io.

Madonna dell'Aiuto.

Notte e sei tornata.


Le barche che spezzano il grigio

Spezzano il grigio e l'orizzonte. Alleate del vento, con i loro colori le barche salpano e cavalcano anche la tempesta. Ma ancora più testarde si rivelano, quando devono ribaltare la routine e le sue sfumature cancellate.

Barche che spezzano il grigio e i suoi vincoli, più veloci dell'umanità.

giovedì 27 aprile 2017

Notte e prima e oltre le tempeste

L'inizio del nostro libro è tuo, metafora di molto altro. Mi piace ritrovare il momento in cui tu ti affacci al mondo, con una bufera tropicale. Adesso piove, ma fa un freddo cane, papà. 

Sempre tempesta, a modo suo, è vero. E ti mette alla prova, ti fa stringere nelle spalle e nel cuore, ti fa sfiorare dalla paura o la fa divampare dentro di te.

Eppure quando ti avventuri sotto la pioggia, senti che non è poi così ostile. Se tu hai voglia di vivere e lottare, come ha saputo fare mio padre.

Io ogni giorno inizio la tua storia, non solo quando ricorre il tuo compleanno. Risento la bufera che tu non potevi ricordare, come se ci fossi in mezzo invece io. Vedo il dolore e poi la gioia della nonna, che si unisce a quello del nonno.

E persino quella piccola certezza che tu scolpisci con poche parole: il negozio del nonno esisteva già. Prima e oltre le tempeste, c'è la vita.

Notte e prima e oltre le tempeste.


mercoledì 26 aprile 2017

Mi dico sì

Mi dico sì e la politica non c'entra. Né ci sono direzioni obbligate. Mi dico sì perché io possa scegliere e scombinare itinerari come un mazzo di carte.

Mi dico sì per ridere forte e far scoppiare di rabbia il silenzio. Oppure fargli il solletico e almeno farlo ridere.

Mi dico sì, perché lo merito da chiunque, questo sì. E prima di tutti, da me stessa.

Sì. 

Notte e non bevo il whisky di papà

Incontro serene difficoltà a diagnosticare il momento in cui sono diventata grande. Già mi tocca dare per scontata questa ipotesi.

Eppure una fase interessante a questo proposito potrebbe riguardare il whisky. Quando ero ragazzina, mio padre ne beveva un dito: è una medicina, affermava. Io ridevo e storcevo il naso.

Poi dovetti mandare giù qualcosa per reputazione, quando ero convinta che il rock passasse anche da questo. In casa mia ho ospitato whisky che oggi farei francamente fatica a ospitare anche solo per un giorno.

Poi in Scozia ho incontrato i miei veri amici. Ne ho cambiati, senza tradirli, un paio. In casa, ho sempre tenuto il whisky amato da papà: perché in fondo un padre saggio e whisky buoni sono la strada maestra per la democrazia. Insomma, per non rompere le scatole sui gusti altrui.

Ancora oggi c'è la bottiglia di papà a casa mia: solo un dito è rimasto, quello che non ha fatto in tempo a bere. Ci ripenso oggi a una manciata di minuti dal suo compleanno, in una notte di tempesta. 

Una volta, non lo bevevo perché non mi piaceva o così dovevo dichiarare per contratto: il mio e solo il mio, perché ero diventata grande. Oggi non lo tocco perché è suo. E forse tornerà a berlo o glielo porterò.

Buon compleanno, papà.

Notte e non bevo il whisky di papà.

Ps: grazie agli amici, figli di un padre speciale, che in una sera di tempesta mi hanno donato il mio whisky.

Notte e oltre te (la bellezza ancora)

Quando risalgo da te, perdo la testa per la tua bellezza. E credo di non averti mai conosciuto abbastanza prima.

Penso di non poter distogliere gli occhi da te, lago Maggiore, ma non è vero. Dopo qualche istante scorgo una luce misteriosa, un frammento di villaggio appare come nuovo, gli aerei si danno il cambio nel volo e i grattacieli cercano di farsi notare. Ha ragione papà, in giorni rarissimi come i doni più preziosi, pare di scorgere gli Appennini.

Ma tu rimandi oltre, oltre ancora. È il cielo, la sua anima che si dilata, a chiamare.

La tua bellezza, mio lago, è proprio questa: mettere in cerca di altra bellezza. Ma poi, prometto, torno da te.

Notte e oltre te (la bellezza ancora)

martedì 25 aprile 2017

Notte e questo silenzio che non divide

C'è uno spazio in cui entro, caldo e lontano dalla pioggia. Può durare una manciata di minuti, eppure sembra dilatarsi come quest'acqua che si abbatte sul suolo.

Si chiama silenzio, un silenzio che non divide, ma mi porta più vicino a ciò che vale, ai momenti incomunicabili, forse perché così veri. Resta tra noi, come un amico fraterno, e già gli chiedo di fermarsi ancora un po'.

Notte e questo silenzio che non divide (resta tra noi)

Un filo di luce

Inondati di luce, non si riesca a vedere nitidamente la bellezza attorno, forse neanche la propria.

Ci vuole un filo di luce a impigliarci in un colore pallido, nella parola abbozzata da un fiore abbracciato con le sue foglie, in una creatura sfuggita all'attenzione.

Un filo di luce per vedere di più, persino se si tengono gli occhi chiusi.


Il vuoto fuori di noi

Navigando dentro l'autostrada, ci stupiamo di queste onde così addomesticate sotto il cielo grandissimo.

Nessuno passa, tranne noi. Forse pure noi siamo da qualche altra parte.

Il vuoto fuori di noi, stretto tra un cuore che pulsa a ritmo di dubbi e un mondo nascosto che corre. Forse per non rivelare che non sa dove andare.

lunedì 24 aprile 2017

Notte e nessun altro posto

Non so quante mete cambio nel corso di una giornata. So dove voglio stare, alla fine. Ed è il principio di ogni pensiero, di ogni giorno, di ogni sogno impaziente prima di lasciare la parola al sonno.

Tutti passaggi, un solo traguardo, quello dove aspettano i suoi occhi. Anche quando devo ripartire, perché ciò avviene solo per tornare.

Notte e nessun altro posto (solo tu).

La fortuna di una creatura qualunque

Facciamo che ti ho visto, quadrifoglio, come tante altre volte mi è capitato nella vita, ma adesso non ti colgo più. Non è perché tanto non vinco niente poi, maliziose creature dell'erba.

E' che, suggestionata da Boezio, mi interrogo talvolta sulla fortuna e non so bene che volto darle. Forse anche quello di un quadrifoglio. Che rimane però placidamente al suo posto, senza farsi strappare dalle superstizioni umane. 

Una creatura qualunque, tra fili d'erba, margherite e fiorellini selvatici, e quindi felice.

domenica 23 aprile 2017

Notte e se conoscevo la felicità

Una canzone dei Supertramp scandisce il mio piccolo viaggio e mi avvolge di una strana sensazione. Anni felici, quando loro guidavano le danze: non capivo le parole da piccola, ma mi pareva che qualsiasi cosa dicessero, doveva essere terribilmente piacevole e spingerti a una gioia inarrestabile.

La sento ancora, quando l'auto mi restituisce queste note. Anni felici, non posso però sbriciolarli fino ai giorni e  mantenere il sorriso. Happy Days. Joanie era uno dei volti più allegri, ma un personaggio non è una persona. Ripenso al nonno che in maniera dolcemente testarda chiamava Ron Howard "pipetta" e neanche questo mi strappa l'improvviso velo di malinconia.

Se conoscevo la felicità, mi dico però, non può essere scomparsa. Adesso cambio musica e gli Iron Maiden tornano i miei guru: gli anni d'oro sono quelli che si vivono ora. Perché ci sono e tutto può essere mantenuto o cambiato, divorato, urlato, sussurrato con piacere.

Forse prima era un'illusione o una grande messinscena, forse era deliziosamente reale. So solo che prima ho conosciuto la felicità, ora la riconosco nella musica dentro di me, nei silenzi, in una preghiera e nella capacità di sorridere anche con la radio che si smarrisce, stretta tra i monti.


Notte e se conoscevo la felicità (la riconosco)


sabato 22 aprile 2017

Creature senza o con rumore

L'azalea silenziosa e sfacciata nella sua bellezza, quasi fosforescente. L'ape che brontola, come se fosse un po' gelosa di tanto fascino eppure rivendicasse di saperlo far vivere per sempre.

Creature, senza o con rumore, che cercano di tramandare l'opera innescata da un Essere ancora più ammantato di silenzio nelle nostre vite, in apparenza. E che si cercano, si fanno cercare da noi o forse ci aiutano a cercare Lui.

Notte e chi si ferma (è salvo)

Su una panchina a Tempo di libri un cartello gentile avvisa di pensarla controcorrente.

Chi non si ferma, è perduto, avvisa il gruppo Macro. Fermati, vivi… Scorrono queste parole in me, lieta di averle colte per tempo e masticate come un cibo che non osavo nemmeno ordinare. Perché poi ordinarlo: meglio prepararlo da sé…

Chi non si ferma, è perduto. E io avevo questa dannata voglia di trovarmi.

Notte e chi si ferma, è salvo.

Detroit rock city - canzone per la notte

In una nebbia di musica, fumo e luce riflessa parti per un viaggio: non potrai mai sapere se arriverai alla meta accarezzata nei pensieri.

Forse ce la farai e ti troverai in pace a un concerto. Forse troverai altre forme di pace.

Comunque vada, hai una certezza gioiosa: che ti devi godere il viaggio.

Detroit rock city, Kiss, canzone per la notte.

venerdì 21 aprile 2017

Un padre felice

Questo piccolo mi sembra già fortunato: un bimbo giocoso e amichevole, che si trasferisce gattonando al tavolo degli italiani e masticando una conversazione del cuore.

Poi ha la mamma austriaca, il papà inglese: quando c'è un incontro di storie, di cammini, di frontiere che si sciolgono, un bambino credo abbia ancora più chance di spalancare gli occhi sul mondo.

Anche lui poi vacilla, in pizzeria, torna al tavolo dei suoi, quindi prova a risalire i gradini trascinandosi per terra finché viene recuperato ridendo dai suoi.

Quando stanno per raccogliere le loro cose, il cuoco ci chiama e sussurra qualcosa a uno di noi. Apprendiamo che il padre ci ha offerto da bere. Perché siamo stati amici del suo piccolo, abbiamo condiviso tempo e sorrisi. Siamo dunque suoi amici.

Noi ringraziamo maldestramente e lui se ne va, augurandoci un grande weekend: lo scandisce con soddisfazione.

Vedevo un piccolo fortunato, ora un papà felice.

Notte e uno scandalo di felicità

Come separare le lacrime dalle risa: qualcosa che non ha senso imparare. Scorrono insieme in una serata come questa, una delle magie di Oltre il Giardino, uno degli ennesimi doni di Giannino Brenna da lassù.

"Non tutti i matti vengono per nuocere", forse chi si crede normale sì. E siamo qui a risentire le voci di chi non è stato mai ascoltato, a chiudere gli occhi sull'eccessivo dolore, a battere le mani e le ali.

Afferro un frammento di frase e lo poso sul principio dei sogni questa notte: oltre tutto e tutti, c'è uno scandalo di felicità.

notte e uno scandalo di felicità.

Chi si risveglia

Ti sfioro, con tutte le tue luci: è come se ti fossi risvegliato, caro santuario. In queste settimane chiuso per i lavori, ma non lontano, per illuminarti e illuminarci in vista di un compleanno speciale.

Cinquecento anni, mezzo millennio, eppure un trattino di eternità.

Ti sei risvegliato, è poi così? Chi si risveglia alla bellezza. Forse persino io, che mi fermo nella città buia per ritrovarti. Io che finalmente devo alzare lo sguardo.

giovedì 20 aprile 2017

Notte e sogni appuntiti come le stelle

Distratta più per scelta che per natura, mi ero dimenticata di frugare nel cielo a caccia di stelle. Invece, eccole lì stasera, appuntite come il vento che le ha scortate fuori.

E sogni appuntiti come voi, mi auguro. Che sgomitano non per farsi notare, ma per farsi portare nella realtà.

Notte e sogni appuntiti come le stelle.


Rido a giorni sparsi

Rido a giorni sparsi, senza un ordine e senza ragione apparente.

Rido, a zig zag nel tempo e così insensatamente da sfiorare quasi il senso della vita, innaffiato di luce e lacrime.

Rido a testa in su, come una margherita che non si è ancora abituata alla gioia della primavera.


mercoledì 19 aprile 2017

Notte e timidi con se stessi

La timidezza è rimasta indietro, impigliata negli anni ragazzini o comunque del millennio scorso. L'ho riposta da qualche parte e ora non ricordo più dove sia.

C'è soltanto una timidezza che mi concedo ed è quella con me stessa. Perché arrossisco di fronte a me, un lato che non avevo messo a fuoco, un pensiero scoperto all'improvviso. Timida con me stessa, solo per la gioia di trovarmi diversa o forse così incredibilmente uguale a ciò che avevo sognato.

Notte e timidi con se stessi.

Primo come un rododendro

Primi a consegnarsi, a (s)offrire, a raccontare una parte di sé prima di esserne pronti.

Come il primo fiore del rododendro, che si espone con una facilità che non inganna. Primo a osare, a tremare, a sfiorire. E a rinascere ancora, se lo vuole.

martedì 18 aprile 2017

Notte e i pesi come palloncini

Quanti pesi erano cascati sulle mie spalle nel corso della giornata: ero tutta indolenzita nell'anima. Poi, in apparenza, è arrivato lui, il vento.

Non è riuscito a portarli via, ma i palloncini che dovevano adornare la tua partenza verso il cielo, sì, Arianna. Li ho visti volare via, sbattendo come ali d'angelo. Tutto ciò che pesava su di me, è diventato così lieve.

Avevo la tua età, quando mi hanno detto che avrebbero dovuto operarmi. Avevo la tua età quando mi hanno rincuorato: è benigno. Tutte le operazioni che seguirono, non mi hanno strappato la vita, né l'anima.

Ora una parte di me ti vede volare via. Un'altra resta qua e cerca di non fare il conto di questi anni che mi sono stati donati. Guarda ai prossimi giorni che mi chiamano. E che ci chiamano, perché tu sei qui, più che mai: lo racconta anche tutto l'amore che si respirava, tra gli sbuffi impetuosi del vento.

Sa solo che oggi c'erano molti pesi sulle mie spalle e adesso non li sente più. 

I pesi diventano come palloncini, sogni che nessuno e niente possono infrangere.

Buon viaggio, Arianna, non lontano però.

Notte e i pesi come palloncini.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2017/01/arianna-piena-doro.html

Come la Porta dei Leoni

Inciampo in un delizioso viaggio su un treno che attraversa la Grecia, in tv. Passa da Delfi e mi riporta indietro di tanti anni, anche in una tappa che questa trasmissione non affronta.

Perché Delfi fu incredibile, Atene mi tolse ogni parola e quanti altri luoghi mi stordirono. Nessuno, tuttavia, quanto Micene.

Mi sfiora ancora quella sensazione di essere nel tutto o nel nulla, senza individuarne la differenza. Passare sotto la Porta dei Leoni la acuì spaventosamente: quella che era un'immagine, stampata sul mio libro d'arte, diventava materia, come me. E mi restituiva un pezzo d'anima.

Come la Porta dei Leoni, la realtà è in agguato come l'infinito.

lunedì 17 aprile 2017

Notte e adesso piango (non mi impegno)

Mi parleranno di resurrezione e in qualche contorto modo ci credo anch'io. Mi diranno che è un angelo ora e ha pure ragione chi afferma che lo era anche prima.

In questi giorni di rinascita, non ho potuto scrollare via questo magone che ha abbracciato tanti di quelli del passato, fondendosi in un'unica sensazione di dolore. Che cosa facevo prima? Reagivo. Pensavo oltre. Pregavo, certo. Fuggivo. Mi impegnavo. Scrivevo.

Adesso, ci ho messo un po' a scrivere, perché prima ho fatto una cosa per me inaudita: ho fissato quel magone negli occhi e si è sciolto. Un pianto liberatorio, la certezza che non voglio fuggire, che non voglio andare oltre, che ho tutto il diritto, forse persino il dovere, di fermarmi a piangere per questa creatura come per le altre che sono volate via.

Anche il vento si è placato, come se si stupisse.

Non mi impegno: adesso piango.

Notte e adesso piango.

domenica 16 aprile 2017

Il germoglio che aspetto

Ubriaca di primavera, capisco perché qualcosa mi mancava ancora. Quando incontro i tuoi germogli.

E' il momento più bello dell'anno, quando tu - pino Bruno - senza dare nell'occhio come altre piante mostri aghi verdissimi ai tuoi estremi. Come ciuffi ribelli, che ancora non si sono fatti domare nella tua vita.

Io mi avvicino e con la macchina fotografica cerco di catturarne il dolce contrasto, ma riesco solo trasformandoli in una cascata di luce. Quale forse essi sono.

Il germoglio che aspetto, è quello che non induce i più a fermarsi, ma che sembra aspettare solo me.

Notte e basta poco (o tutto)

Quante certezze si incamminano tra le cicatrici camuffate e quasi stento a riconoscerle. Basta risentire nominare la tua pipa, aprire il cassetto e aspirarne il profumo, che da più di vent'anni riposa come te. 

Basta un messaggio di un amico, per sapere che lui c'è sempre e anch'io.

Un caffè di festa, per comprendere che una persona amica ha bisogno di fermarsi anche pranzo.

Un rumore sottile, dentro l'anima, per cogliere che hai bisogno di tempo e spazio dove rannicchiarti un po'.


Basta poco, ma è tutto, e anche in un giorno di cicatrici camuffate stai respirando l'eternità.

Notte e basta poco (o tutto).

Come un bacio di nuvole

Sarò mica adulta, che mi fermo a fotografare le nuvole. Il contrasto dei colori, il loro movimento inafferrabile, le forme che si sfaldano e si ricompattano, un disegno che non stanca mai gli sguardi persi nel cielo.

Come un gioco eterno, ora dolce ora rissoso. 

Ma scrutando con occhi diversi ancora, infine vedo un bacio. Come un bacio di nuvole, così leggero, da non esaurirsi mai.

sabato 15 aprile 2017

Notte e l'ultima parola (non vuole)

Mentre collezioniamo il solletico del sole, veniamo percossi da chicchi di ghiaccio. Una grandinata di primavera che strilla come un bimbo, senza allontanare tutti i raggi.

Ma come, ci diciamo, le tue prime parole erano di primavera e carezze, adesso non sappiamo dove rifugiarci.

Aspettiamo una risposta che non viene, perché l'ultima parola la natura non vuole. Solo noi, quando parole non abbiamo.

Notte e l'ultima parola (vuole).

Da quando siamo diventati così sfacciatamente insopportabili

Al netto delle buone intenzioni e talvolta persino delle corrette azioni, sappiamo essere francamente insopportabili. E' che in passato forse  abbiamo avuto più remore o meno occasioni di mostrarlo: e una gran parte di questo nostro essere intollerabili veniva occultato.

Ora abbiamo tante di quelle passerelle (a partire dai social) che ci saliamo e ci sentiamo così esposti da rimuginare: adesso cosa indosso?  Alla fine ci mettiamo quello che viene più facile e magari vistoso, di sicuro non originale.

Ubriachi degli improvvisi riflettori sul nulla, nulla tolleriamo, bastoniamo su pubbliche bacheche i nostri nemici immaginari, lanciamo grandi aforismi di indiscussa verità masticando le nostre piccole menzogne quotidiane, critichiamo i grandi lontani per poi inchinarci se necessario al semibullo del quartiere. Sappiamo tutto, non rispettiamo niente, riversiamo i vizi, le abbuffate di cibo e di vanità, sui nostri profili social.

Insomma, non è che siamo solo insopportabili, il che sarebbe roba vecchia: ora lo siamo proprio sfacciatamente.

E da filosofa fallita, non mi pongo neanche più la domanda esistenziale: perché.

Solo la più umile e devastante: da quando? Sussurrando poi: fino a quando, a proposito?

venerdì 14 aprile 2017

Il pegno dell'azalea

Non mi dà appuntamento con puntualità ogni anno, talvolta anzi un'azalea sembra fare apposta a fiorire quando sono distratta. Quella bianca, più timida fino a una certa soglia, poi in realtà esplosiva, mi ricorda di essere un pegno.

Un pegno di amicizia e di vita. Quei semi gettati, quasi per caso, o meglio una piantina donata per slancio d'affetto adolescenziale che poi continua a crescere e ha voglia di sorprenderti.

Forse, anche di sorprendersi.

E mi stupisco io, ogni volta in cui arrivo e lei mi rivolge un sorriso sfacciato da bambina.

- hai visto, io resto la più silenziosa e la più bella.

Dialoghi reali - L'Isis in sintesi

- Ma poi questi martali qua dell'Isis, basta! Da dove saltano fuori? Non si sono mai usati.

In sintesi.

Notte e quello che temono i bambini

Quando sto recitando da grande, mi arriva la confessione di un timore da parte di una bambina. E io dovrei rispondere la verità: che quelle paure, sono anche mie.

Ma sono troppo grande per dire il vero e fingo persino di rassicurarla. 

Notte e quello che temono i bambini (fa paura anche a me).

giovedì 13 aprile 2017

Dialoghi reali - Non hai mica capito

- Comunque queste cose tu non le capisci proprio. Io sì.

Ti voglio bene anch'io (non l'hai mica capito, cit).

Notte e i maestri che gridano

Ogni tanto, incontro maestri che gridano sulla mia strada e distribuiscono mozziconi di lezioni. Fumo amplificato, da cui mi allontano, perché mi sembra di vedere qualcosa più in là.

Eccoli.Molto più spesso, incontro maestri silenziosi sulla mia strada. E i gesti prendono il posto delle parole, tracciando la via verso ciò che c'è da imparare senza memorizzare.

Notte e i  maestri che gridano (li fuggo)

Un giorno o l'altro

Un giorno o l'altro, mi nascondo dietro una nuvola, come un saggio monte scozzese sul Loch Lomond. Lo faccio non per sottrarmi, ma per ritrovarmi, pensando ben bene.

Un giorno o l'altro, mi vesto così, di sola aria umida mista a gocce di sole. E non ascolto il fracasso là fuori, di vuota natura.

Un giorno o l'altro lo faccio, forse anche oggi.

mercoledì 12 aprile 2017

La luce che scorre

Quando non ne possiamo più di ferraglia e asfalto lungo il cammino, e neanche ce ne accorgiamo, ci sfiora un sussurro d'oro. Voltiamo lo sguardo e ci accorgiamo di questo mare di luce, che ci scorre accanto.

Non sappiamo se durerà un istante, un pomeriggio, un giorno o una vita intera. Perché  poi ci assale il dubbio che non si spenga mai questo bagliore, anche quando freme sotto terra o sembra sciogliersi al tocco della sera.

Forse ancora più nascosto, dentro le nostre speranze. Un mare di luce che scorre accanto a ferraglie, asfalto e grigiori dell'anima.

Notte e troppa luna

Stasera si è messa lì con quella faccia da protagonista e io non mi sono accorta di lei.

Troppa luna per illuminarsi se non della sua sfacciataggine. Per pensare sommessamente e amare piano. 


Le ho chiesto scusa infine, perché la luna riesce sempre a ottenere ciò che vuole. 

Ma la Luce ora è solo mia e dei bagliori del mio cuore.

Notte e troppa luna.

martedì 11 aprile 2017

Notte e qualcuno che ti ascolta

Tra le mani ti arrivano doni che già sono inestimabili, frutto del lavoro e della passione di un uomo che ti ha cambiato la vita. E ancora splendi di gratitudine, quando apri un ultimo pacchetto con la sola scritta: fragile.

Dentro, scopri una bottiglia di quelle da te amate e non facili da trovare. Eppure non è nemmeno per questo che ti viene un groppo alla gola. E' che neanche ti ricordavi di averne parlato con questi amici regalati da un incontro, che sono diventati come una famiglia. Forse durante una conversazione, avrai narrato di questa tua predilezione, difficile da coltivare per varie ragioni.

Una battuta scivolata lì, che a loro è rimasta nel cuore. Persone che ti ascoltano e non stanno pensando ad altro. Persone per le quali le tue parole non sono suoni o compiti in classe da giudicare.

Ti hanno ascoltata e poi hanno deciso: prendiamoci cura di lei.

Qualcuno che ti ascolta, ti indica solo un desiderio: diventare come lui.

Notte e qualcuno che ti ascolta.

La terra che canta

Mi capita, per sentire qualcosa di sensato, di dover posare la testa sulla terra. Non so decifrare le parole del suo canto sommesso, ma mi sembra un suono di ragionevolezza.

Sotto sotto, quel bisbiglio di vita. Sopra, erba morbida che accentua le note abbracciando l'aria e foglie secche accompagnate a margheritine.

La terra che canta, così lievemente ti dice di prendere sul serio ciò che non si vede e con pudore ti spinge a guardare quello che forse è il suo grande amore: il cielo.

http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/chi-ha-bisogno-di-willy-ebook.html

lunedì 10 aprile 2017

For Those about to rock (si avvicina la tournée)

Riprendo la chitarra sulla spalla, per diventare adulta: se mi va. Grazie al cielo ho incontrato i motociclisti, la loro libertà scanzonata eppure così seria, gli stand con i miei amici rocker (che bello, questa volta non sono stata corretta in "cocker") e le loro magliette irresistibili.

Conto i giorni fino a quando riprenderà la mia tournée, quella senza la quale - diceva un saggio amico - non si può vivere davvero, non si sperimenta mai abbastanza. Non una intera, purtroppo, ma date sparpagliate per ritrovare volti che non vogliono invecchiare e suoni che sanno sempre farmi vibrare.

Per quelli che stanno per fare rock, vestendosi di nero o maschere sgargianti, truccandosi quello che basta o per niente.

Due anni fa pregustavo l'ultimo tour dei Motley Crue, senza pensare troppo all'addio, ma sapevo che avrei dovuto arrendermi ad Alice Cooper. Mi sono inchinata agli Iron Maiden.

Ma non mi basta, mi arde dentro ancora una sete insaziabile. Conti i giorni per i Kiss, spero di riuscire a riagguantare gli Aerosmith nonostante gli impegni della vita da adulta mi mettano davanti a una scelta difficile. E adesso Alice Cooper conferma di essere l'uomo più affidabile del mondo.

Tutto bene, quando ci si rimette in viaggio.

Eppure, non si è mai adulti finché non si è vissuta una tourneé.

Notte e la luce, non più strillata

In ogni vicolo si posa uno spicchio di luce, mentre il giorno allenta la tensione. E si lascia andare come capelli sciolti dopo ore in cui erano stati domati.

La luce non più strillata, solo libera di camminare con la dolcezza che troppo spesso ci neghiamo. 

Notte e la luce, non più strillata.

domenica 9 aprile 2017

Notte e la ragnatela non è troppo fine

Ti sei industriata da ogni punto di vista per fotografare la prima ragnatela di primavera tra i rami sbocciati. Quel capolavoro ancora esitante del ragno che esce da un inverno più incerto di lui.

Eppure non sei riuscita a imprimere quell'immagine da nessuna parte. E non fai in tempo a rammaricartene, perché già ti sta spuntando un sorriso.

Non è che la ragnatela sia (solo) troppo fine. E' che è troppo preziosa e non si può lasciar imprigionare, nella sua fragilità.

Notte e la ragnatela non è troppo fine

La tenerezza di raccogliere dall'aiuola…

Oggi mentre raccoglievo come di consuetudine il bisognino della mia cagnolina, ho avvertito una certa tenerezza per me stessa.

Intendiamoci, è cosa doverosa e non mi pesa. Mi dà molto più fastidio, quando - magari con il buio - mentre eseguo l'operazione, inciampo in qualcosa dal profumo inequivocabile e mi rendo conto troppo tardi che qualcuno non è stato così solerte.

Ma la quasi tenerezza sorge da uno sguardo più accurato attorno al punto dove la piccola si è appartata. Erba, poca e malconcia. Mozziconi, abbondanti. Pezzi di plastica. Oggetti non meglio identificati. Non si tratta di un'aiuola nascosta, bensì di quelle che si affacciano sul viale.

Ora, è giusto, ripeto, che io debba raccogliere ciò che produce la cagnolina. Ma penso tristemente anche che sia la cosa più naturale e meno inquinante che "risiede" là dentro. E le chiedo scusa per averla costretta a vivere in un posto dove ciò che fa più male, viene abbandonato con una tale noncuranza.

Dialoghi reali - a chi

- Ma la vuoi smettere di fare la donnetta con quei versi?

- a chi stai parlando?

- al cane.

- ma ero io.

A prescindere. 

sabato 8 aprile 2017

Osare

Esauriti i colori dei miei sogni, apro gli occhi e contemplo quelli che mi offri tu.

E quasi mi vergognerei di aver osato sognare.

Notte e un salto di gioia

Un salto di gioia. Dovresti farlo, dovremmo farlo: te lo dice una persona che ti sta aiutando.  E lo slancio che imprime alle sue parole, quasi ti induce a compierlo  fisicamente.

Ma non ne hai bisogno, perché sai già di aver compiuto un balzo così dirompente, strappando le catene. E adesso, puoi solo volare.

Notte e un salto di gioia.

venerdì 7 aprile 2017

Consigli dagli esperti di politica estera

Che poi, devo confessare, nutro ammirazione per gli esperti di politica estera, che dilagano dai bar ai social network. Ho messo anche i primi, a certificare la mia età senza scampo.

Li ammiro e chiederei consiglio, no, non su chi deve bombardare chi o come andare a mediare con chi ti spara o chi giace inerme.

Li interrogherei, sottovoce, perché io me la cavo male pure con la politica interna, quella più interna che si può: in subbuglio  nel mio cuore. Così spesso a un bivio delle decisioni, mi fermo e penso, anche sotto un sole cocente, fino a scottarmi.

Sarà per questa mia incapacità a scolpire certezze nel mio piccolo pianeta, che non riesco a pronunciare strategie in grado di cambiare l'immenso mondo.

Notte e qualcosa di troppo perfetto

Qualcosa di troppo perfetto mi si è infilato nella borsa del cuore. Per fortuna, me ne sono accorta presto: pochi passi, rallentati da un peso inconsueto.

L'ho aperta e ho visto dentro quell'orrore ingombrante. Appena capovolta la borsa, è rotolato fuori e il mio cammino è ripreso, non solo respirando meglio ma con un sorriso.

Notte e qualcosa di troppo perfetto.

Non nascondere le cicatrici

Ci sono cicatrici che non nascondi più. Quando arriva una domanda o una battuta - a volte entrambe, unite - le contempli e le offri allo sguardo.

Per una manciata di istanti, come a dire: adesso lasciami in pace. Perché non nascondere le cicatrici, è ben differente dall'ostentarle. E le parole sono sale che riesce a trovare dove ancora bruciano.

Nascondere le cicatrici procura dolore, ostentarle ancora di più. Lasciale vivere con quella smorfia stupita sulla pelle, anche quella invisibile dell'anima, ma più forte vivi tu.

giovedì 6 aprile 2017

Notte e paghiamo per ore

Nella cassa della notte, tintinna una verità. Paghiamo per ore che non valgono un istante e dentro il cielo buio, refrattario alla nostra selva di luci, lo vediamo con chiarezza.

Dentro quel silenzio oscuro, brilla la certezza dell'unico attimo inestimabile, quello di un abbraccio, di uno sguardo senza prezzo, del mondo di un cuore che si consegna al nostro sorriso. E tutto scivola via, insensato dazio.

Notte e paghiamo per ore.

Sentirsi al sicuro

I grattacieli che sembrano spiccare il volo, li sbircio con occhi nuovi. Anche a Milano, come a Torino il mio sguardo è distolto da una cornice gentile. Quella di piante che fanno da cornice, forse li coprono, forse  li abbracciano.

Quelle foglie tese ad ammirare senza invidia chi è salito più in alto di loro, sono uno spettacolo dolcissimo. E mi fanno pensare a una favola in cui un grande palazzo si senta al sicuro, con amiche simili.

mercoledì 5 aprile 2017

Azioni di cui non frega niente a nessuno (da raccontare)

Compiamo un sacco di azioni di cui non frega niente a nessuno, a partire da noi stessi.

Sarà per questo che le raccontiamo a tutti, con ogni mezzo.

Notte e se puoi rendere felice un amico

In una giornata a zig zag ti chiama un amico che è lì vicino, eppure irraggiungibile. Ti chiede solo di renderlo felice e tu pensi che proprio non puoi. 

Ma grazie a qualcun altro che nel silenzio del tuo cuore ti fa ragionare, ci provi. E dopo pochi istanti, dai suoi occhi di cristallo sprizza una luce che ti rivela tutto ciò che non volevi capire: hai reso felice te stessa.

Notte e se puoi rendere felice un amico.

martedì 4 aprile 2017

Come inseguendo un sogno

Mi sveglio con il fiatone, come se fossi impegnata a inseguire un sogno. O forse perché ho appena cominciato.

Fiduciosa, in una giornata battuta dalla pioggia, di poter portare un po' di colore.

Niente da dire

Ho incontrato persone che non avevano niente da dire e proprio per questo lo dicevano più forte.

Notte e se manca il cielo (la ragazza della luna)

A lungo ho avvertito la mancanza del cielo. Oggi, ne ho trovati tanti. Al Salone del mobile di Milano c'è anche una stanza, anzi più spazi all'interno di essa: dove ti ricreano il cielo apposta, al plurale perché di tanti tu avrai bisogno.

Un cielo che ti faccia gustare il mare. Un altro, meno sfacciato. Uno che ti conduca tra i minareti. L'altro, che ti consenta di avvicinarti alla notte.

Eppure, più di tutto ricorderò il cielo con la luna e più ancora la ragazza seduta per terra, in silenziosa contemplazione. E' uscita all'arrivo di altri, poi è dovuta rientrare nella sua adorazione solitaria.

Se ti manca il cielo, te lo devi ricreare. Forse, vale anche per la luna.

Notte e se manca il cielo. 

C'è sempre un verso dimenticato (ti amo)

Quante volte avrò ascoltato "Ti amo", scavandone nell'insospettabile modernità. Un'espressione sussurrata, che a un certo punto si osa gridare davanti a tutti. E una parola che nessuno osava pronunciare, ma c'è di più.

Quell'orgoglio macho che si frantuma, lui che si autoproclama guerriero di carta igienica. Se ci penso, che ha quarant'anni questa canzone e forse oggi non avrebbe il coraggio di esistere.

Invece, sono sfiorata da un altro pensiero: quando sento un verso sobbalzo, perché non me lo ricordavo più.

Vesti la rabbia di pace. Un verso come un altro, tenero e travolgente. Ma mi fa possedere dal dubbio: quante volte ci è sfuggito un verso, quante una canzone intera.

Ti amo.

lunedì 3 aprile 2017

Notte e senza Milano

Attraverso pareti e specchi, chissà come faccio a sentirmi libera. Forse perché tutti guardano lassù, in quello schermo che nessuno può mettere o smontare. Forse perché il verde accarezza tutto come un innamorato timido.

O forse perché senza Milano, non mi piace stare. Fuggo nella pace, ma poi devo tornare da quel brivido, quel guizzo che mi prendeva da ragazza quando scendevo dal treno e pensavo che tutto sarebbe finito al posto giusto.

Il posto giusto, oggi non so cosa sia. Eppure so che senza Milano è difficile stare.

Notte e senza Milano.

domenica 2 aprile 2017

Gridare di vita (il momento)

Che poi tu gridi di vita, nel momento più delizioso.

Quando nessuno ti ascolta, perché è troppo presto o troppo tardi, o sono tutti addormentati oppure affaccendati.

E tu gridi di vita solo per te.

Notte e come se fosse una maratona

Risuonano ancora dentro di me gli applausi e gli incoraggiamenti dei milanesi per i maratoneti. Stavo camminando, distratta dal vuoto lungo i grandi viali, ed ecco atleti solitari che corrono su quelle scie d'asfalto.

In quel momento, il mondo mi pareva bellissimo. Ma sì, un universo dove perfetti sconosciuti stanno tifando per te, per il solo fatto che ti stai mettendo in gioco.

Che bello - mi sono detta - se fosse sempre una maratona, se ogni sforzo nostro fosse colto così e applaudito, da sconosciuti e familiari. Sospinti verso il traguardo da noi stessi, ma anche da un coro insospettabile.

Notte e come se fosse una maratona.

sabato 1 aprile 2017

Spiragli

Più incantevole del lago, c'è solo uno spiraglio di esso.

Come se esitasse prima di sollevare il sipario, per potersi distrarre un poco e guardare il volo di un aereo. Come se non gli bastasse essere uno specchio che amplifica le emozioni.

Spiragli che dilatano gli sguardi e la vita.

Notte e guardare negli occhi la pioggia

Dopo giorno innaturali di calura, rimango immobile sotto la pioggia; tanto che per gocce di istanti mi pare di poterla guardare negli occhi.

Ben presto mi rendo conto di come sia impossibile. La pioggia troppo dentro di me, con la sua libertà sfuggente, e non si ferma mai, come la mia voglia di ridere.

Notte e guardare negli occhi la pioggia.