venerdì 31 marzo 2017

Il gigante e la bambina

Pensavo di perdermi  al cospetto del grattacielo, come quando ero una ragazzina innamorata di New York.

Ma dopo averlo salutato, il mio sguardo corre via. E mi vedo attraversare la strada, facendomi largo tra le auto, per arrivare da lei: una piantina che grida un verde chiaro di vita, irresistibile come lei.

Il gigante e la bambina. La bambina, sono io. Non l'albero, miracolo di immensità che si ritrae per umiltà.

Notte e quanto fa male scrivere

A volte scrivere procura più dolore del respiro stesso. Cerchi ciò che ti fa vivere, anche se ti graffia l'anima.

Quanto fa male scrivere, e quanto ti fa resistere: un incontro di sensazioni, che non si lasciano intrappolare nemmeno sulla carta.

Notte e quanto fa male scrivere.

La giacca, la penna o qualcosa da conservare

Oggi ho dovuto dire addio a una giacca speciale. Frutto di un colpo di testa o di cuore (altrimenti non l'avrei acquistata) credo almeno vent'anni fa.

Uno strappo irrimediabile, dopo averne curati altri, mi ha fatto capire che dovevo lasciarla. Mi spiace perché le ero affezionata. Ed è strano che io mi ricordi il prezzo esatto, caso unico nella mia vita: certo, elevato e insolito per i miei gusti. Ma io, quella giacca, la amavo per qualcosa che non era quantificabile.

Oggi ho raccolto una penna in auto e non ho chiuso il cappuccio, era una delle tante. Poi ho avvertito una fitta e ho pensato ai tempi in cui una penna era preziosa. In cui un disco acquistato era un tesoro, da  conservare con cura e attenta a non lasciarlo graffiare da una puntina malevola.

qualcosa da amare, qualcosa da conservare.

Oggi troppo cose si accatastano, in ogni angolo della casa, dell'auto, della mente E perdono importanza, quasi quanto le persone.

Ma che cosa resti nel cuore, non lo so.

giovedì 30 marzo 2017

Notte e dall'alto

Torino sembra scorrere placida dall'alto, il traffico rimpicciolisce con i pensieri. Si riesce persino a respirare il silenzio, neanche gli occhi hanno voglia di parlare.

Dall'alto i particolari si sciolgono e si esaltano, come in un canto che non vuole sposare un unico ritmo. Tutto ciò che era importante da fare, si perde lungo l'orizzonte.

Dall'alto ti senti al tuo posto, senza dover sgomitare laggiù, anche solo per sbaglio. 

Notte e dall'alto.

mercoledì 29 marzo 2017

Le parole nel bosco (gli errori non esistono)

Gli errori non esistono. Quante frasi, che poi non sono aforismi calati dall'alto ma trasmessi dalla vita, ripongo nella mente dopo il pomeriggio a "Oltre il giardino". Questa mi resta accanto, con una tenerezza insospettata.

Le nostre menti, sottoposto a test di resistenza che aumentano di ora in ora, e noi a contemplarle quasi dall'esterno, fluttuare in un universo che con l'umanità ha in comune solo la prima lettera.

Le nostre menti fragili. Le nostre menti forti. I nostri punti deboli diventano punti di forza.

Non riesco a parlare, in questo luogo che accarezza le storie di più di 40mila persone date per matte,in realtà così vive da non poter essere ascoltate. Tra foto che catturano l'anima solo per liberarla e disegni irresistibili, sorrisi che si fanno strada tra mura e alberi. Qualcuno si ferma ad ammirare la splendida magnolia, ma poi si mostrano platani che diventano immensi candelabri e ci illuminano.

Ascoltateci. Ascoltiamoci. Quando i nostri nuovi amici ci conducono nel bosco delle parole dimenticate, tutto acquista un'altra voce ancora dal suono avvincente. Quasi un mormorio gentile, che oscilla tra silenzio e dialoghi tracciati su cartelli e biglietti. 

Liberi, qualcuno deve avere preso per mano questi uomini e donne in questi anni per poterlo essere nonostante tutto. Qualcuno che ora sta tenendo per mano me.

Pungere i sogni

Mi capita di volermi pungere  la gola, come un pizzicotto alle corde del gusto. Per stordirle, farle rivivere o forse tutte e due le cose.

Il dolce che pizzica, specchio colorato dei miei dubbi e sogni, anche a tavola.

Notte e capire dove si vuole stare

Poi ti va stretto. Poi sguscia via. Poi tutto bene, ma l'aria si fa rarefatta. Devi arrivare a un grande giardino, che si trasforma in una piccola casa per capire.

Per capire dove vuoi stare.

Dove non sanno che cosa fai, le tue malefatte e le buone azioni. Sanno solo chi sei, con un semplice sguardo. Ecco, tu vuoi stare lì.

Notte e capire dove si vuole stare.

Talmente impeccabile

Contemplo questa signora impeccabile, che poteva far sentire fuori posto anche una donna reduce da shopping di abiti e parrucchiere perfezionista.

Lei sempre garbata, anche nei toni, mai una parola che sfugga, un moto di impazienza. Il filo di perle che racconta qualcosa di antico, il taglio moderno dei capelli scuri, il vestito che cade con un'obbedienza encomiabile.

Poi gli occhi si posano sulle sue mani dalle dita affusolate e vedo che le stesse si stanno silenziosamente tormentando, quasi a sangue.

E penso: questa signora è talmente impeccabile che anche così mi appare impeccabile.

martedì 28 marzo 2017

Se potessi (verbi confusi)

Ti riversano addosso una serie di sospiri, mascherati di parole "Se potessi anch'io".

Non hanno colto il verbo che hai indossato tu, a tuo rischio e pericolo.

Ho voluto.

Notte e se non cambia

Incontri, incroci, incastri di passato. E sotto la luce affievolita della sera mi viene da pensare che proprio non cambia niente. Nel tuo cortile, nella tua città, negli angoli che si sottraggono solo agli sguardi.

E se non cambia niente, che facciamo? Buttiamo in aria anche solo un granello di polvere, che magari nessuno noterà, ma che ad altri granelli si unirà. All'inizio senza farsi notare, poi dando fastidio. Ma che danza si può innescare nel grigiore della sera.

Io ci credo ancora.

Notte e se non cambia (cambialo tu)


lunedì 27 marzo 2017

Notte e il gioco saggio dei cuccioli

Quando torno carica di progetti e azioni, che carico dell'etichetta "ad elevata serietà", i miei occhi si posano su di voi, cuccioli. Lo sguardo concentrato sul gioco, tesi a vivere ogni istante con tutta la vostra voracità di piccole creature.

Io ora so, chi fa le cose seriamente. Sento quanta vita, reale e saggia, è dentro il gioco dei cuccioli.

Notte e il gioco saggio dei cuccioli.

Quante storie nel cortile (contro il bullismo)

Sarò stata una bambina fragile, o meglio mi sono lasciata etichettare così. A scuola non sono stata minacciata o picchiata o perseguitata e grazie a Dio non circolavano ancora i vari mostriciattoli digitali a potenziare la carica.

Niente bulli, dalle mie parti?

Eppure ho avuto un flash qualche giorno fa, tornando alle elementari. Non era certo la prima volta che ci rimettevo piede, ma aver trascorso delle ore in un laboratorio con i bambini mi ha forse aiutato a gettare lo sguardo dentro di me e oltre quelle mura: nel cortile, in apparenza. No, non è vero: anche un doloroso ma proficuo lavoro su me stessa in questi mesi ha contribuito a questa epifania.

Mi è venuto in mente che le prime storie della mia vita, le ho scritte lì. Vergate frettolosamente nella mente, per far fronte a qualcosa. A che cosa? A qualche prepotenza, questo lo sento. Anche se non riesco a metterla a fuoco, rimossa o soffocata nel tempo, la sento con la medesima potenza. Qualche bambino che faceva l'arrogante, lì nel cortile, non nell'apparentemente più sicura aula. E io reagivo nell'unica maniera che conoscevo: creando storie, personaggi, uno su tutti che venisse in mio soccorso e si rivolgesse al marmocchio pestifero con parole perentorie.

"Lascia in pace Marilena o ci penso io".

Così la mente volava via e mi scordavo di quelle ferite, o almeno così sembrava. Perché adesso torna questo ricordo e capisco una cosa importante: troppo spesso ho scritto storie nella mente per sfuggire ai prepotenti. Ed è sbagliato, perché bisogna alzare la voce con dignità. E chi alza le mani, va denunciato e basta: fuggire non solo non mette al riparo, ma spinge quel malato a colpirti ancora, magari non più (se va bene) fisicamente ma cercando di fare terra bruciata attorno a te in modo subdolo. Perché di fronte ad altri può anche fingere di incensarti,  intanto però cerca di eliminare ogni traccia di te. Questo, l'ho imparato bene.

E non lo tollero più. Ci sono voluti anni, decenni, ma mi sono risvegliata.

Quando ero piccola, e non solo, quante storie contro i bulli perché comunque si chiamano così. Per sopravvivere, per farmi forza, per fuggire.

Adesso ho chiuso il quaderno e apro il cassetto. Non sono una bambina, né una donna fragile. E non ho più paura di scendere nel cortile della vita.

domenica 26 marzo 2017

La primavera sempre uguale

La primavera ufficiosamente sempre uguale, noi sorprendentemente capaci di sorprenderci ogni volta. Questo mi fa pensare che l'uomo, padrone di nulla e creatore di ancor meno, forse ha sempre una speranza che può far fiorire.

Notte e il periodo più bello

Pare che per dirlo io debba oscurare i titoli del telegiornale e fermare la connessione a ogni dispositivo. Eppure non è così.

È nella notte che viene da cercare la luce e la si può trovare solo mettendosi in moto, uscendo dal proprio giaciglio. È quando tanto male attira gli sguardi, che ferve la voglia di seminare bene e soccorrere, anche nelle persone che sembrano fragili e non si sentono particolarmente buone.

E sono felice di vivere anche questo periodo dei cristiani, sfoglio le riviste che mi dava don Lorenzo Cattaneo anni fa dedicate a Paesi dove si era già minoranza. A volte, essere meno significa anche ritrovarsi. Ripartire dalle origini e sentirsi così innamorati dell'essenziale da non avere paura di dialogare con altre fedi. Sentirò questo tanto più dopo la giornata straordinaria con Papà Francesco, ma voglio scrollare via quella polvere cupa.

Ecco, costi quel costi, soffriamo che soffriamo, sono grata di vivere questo periodo che ci spacciano e talvolta in effetti percepiamo come spaventoso. È il più bello, nonostante il dolore profondo, almeno perché possiamo cercare di cambiare le cose.

Notte e il periodo più bello.

sabato 25 marzo 2017

Il Papa e il dono del silenzio

Sono arrivata solo a sfiorare questa giornata e ne percepisco già il silenzio. Può sembrare una contraddizione rispetto al fermento che ci sarà, ma mi preparo a partire per Monza, da Papa Francesco, con questa sensazione.

Che avrò un dono, quello del silenzio appunto. Che tutto attorno e pure io smetteremo di smanettare, che la nostra anima si metterà a sedere tranquilla e ascolterà. Un'arte antica, un'arte eterna, come le preghiere che non si dimenticano anche quando vengono riposte.

Non so davvero perché io mi sia messa in viaggio nella folla, io che la folla amo così poco. Da Papa Francesco ero stata anche a Roma quattro anni fa e mi sembra trascorsa una vita. 

Qualcosa dentro di me lo voleva incontrare di nuovo. Qualcosa dentro di me voleva persuadermi che una comunità non è una folla.

E che si può fare silenzio, in un fermento di persone. Forse, persino nelle nostre vite.

Notte e non si può aspettare che passi la pioggia

C'eravamo fasciati la testa in anticipo, escogitando le tattiche per ripararci dalla pioggia. Poi, nel parco di Monza noi pellegrini troviamo un cielo blu spalancato sopra di noi.

Sarà tutta questa felicità, non perché tutto vada bene, ma perché vogliamo crederci, costruirlo un poco quel bene, nonostante i nostri limiti. Aspettando il Papa con la mia parrocchia di origine e un'amica con la quale ho condiviso momenti speciali nella vita, la sento dentro di me, questa felicità.

Quando Francesco arriva, si presenta davvero anche il tempo del silenzio e ciò che abbiamo dentro risuona forte come le sue parole.

Non si può aspettare che passi la pioggia, dice. E penso che oggi siamo stati graziati dall'acqua a catinelle, ma se ci fosse stata, non sarebbe cambiato nulla. Che questa esistenza che ci viene riversata addosso, non può essere mai attesa, neanche quando ci sembra di non poter fare nulla.

Possiamo vivere, strappare tutto o ripararlo, sbagliare e riprovare.



Notte e non si può aspettare che passi la pioggia (vivi)


venerdì 24 marzo 2017

Notte e dentro un cielo grigio

La luce del cielo grigio, è un patrimonio raro. Come chi si rivela senza chiasso e fa scendere con dolcezza scorci della sua anima. Si riversano fino sul lago, su Torno che non riesce a essere imbronciata, sui rami solo apparentemente spogli di un albero che dà il benvenuto.

Il cielo grigio sul lago è quello schermo che ti promette sempre l'arrivo di un raggio di sole, sfuggito al magone di una giornata primaverile. Lo fiuti, lo intuisci, eppure non lo abbracci mai.

E alla fine non ti importa, perché la luce è sempre stata dentro quel cielo grigio, a modo suo. Come dentro di te.

Notte e dentro un cielo grigio.

Tanto tu sei forte

Tanto tu sei forte. Dicono così quando hanno in mente altro, rispetto ad aiutarti.

E alla fine ti sfiora il pensiero che tu sia forte davvero. Perché a un altro non rivolgeresti mai simili parole, per lavartene le mani.

giovedì 23 marzo 2017

L'ultimo o il primo

Inspiri il giorno, profumato di pioggia, perché sai che ciascuno potrebbe essere l'ultimo. Ma con più forza e felicità esegui questo gesto, perché sai che ciascuno potrebbe essere il primo.

Notte e se non credi a Mago Zurlì

Riesco a mettere un argine al fiume di ricordi bambini e sono quasi fiera di me, mentre cammino con passo certo nella vita.

Poi, mi assale il pensiero di pochi mesi fa. Nella mia città, c'è una intensa mostra sulla storia della tv che proprio qui ha messo le radici, nelle sue forme private e libere. Un'anima precisa e cara intervista Cino Tortorella e io mi lascio assorbire da quei discorsi.

La sera, non trovo più il cellulare e dopo una serie di ricerche febbrili nel pensiero e nei punti dove ero stata, mi sovviene che l'ultimo avvistamento risaliva a quella sala. Così all'alba scrivo all'amica che mi conforta: un cellulare, è stato trovato.

Un episodio banale, che ora mi bussa gentilmente alla porta, con una carezza: forse se non credi a Mago Zurlì, lui ti riconduce a un mondo fatato, dove tutto si risolve lietamente. Anche se non sei più bambina.

Notte e se non credi a Mago Zurlì.

La delicatezza perduta

Un biglietto inatteso, fatto scivolare nella tua vita da una persona, ti invita a scrivere altre storie come la sua.

Pensi a quanto sia delicato questo gesto, al ritmo gentile di quelle parole, al tempo che hanno richiesto e al sorriso che forse l'hanno accompagnato.

Così ti sovviene della delicatezza, questo tesoro che fai tanta fatica a rintracciare, anche in te stessa. Spietati o goffi, prepotenti o gracili di volontà, abbiamo riposto questo vestito solo perché non lo vediamo più in giro nelle vetrine.

La delicatezza perduta, lascia un profumo che ti devi sforzare di percepire, mica come le prime zampate di primavera. E un biglietto ti fa pensare che forse così perduta non è: è che le piace farsi ritrovare.

mercoledì 22 marzo 2017

Quando trovo la via familiare

Dopo essere stata frenata da incertezza o anche solo distrazione, mi capita di cogliere un particolare di una via familiare.

Sento di essermi ritrovata e di poter smettere di girare. E' proprio in quel momento che mi perdo. E non riesco a dolermene, anzi accompagno questa scoperta con un sorriso.

Notte e più di un'intuizione

Ci avevi girato attorno, con il risultato di avvitarti. E più avevi cercato di liberarti da questa scomoda posizione, più diventava impossibile districarsi.

Poi ecco lei: semplice, lineare, con una luce garbata e poca voglia di farsi notare. Intuizione: provo a chiamarla, ma se non risponde sarà perché è qualcosa di più.

E' ritrovarsi, quando qualcuno smette di cercarsi. E' un passo di vita, perfetto o sgraziato, ma solo tuo.

Notte e più di un'intuizione.

martedì 21 marzo 2017

Notte e pioverà la primavera

L'aria sta già raccontando la passione ritrovata, una pioggia che esalta i profumi di primavera anche se finge di spaventarla.

Bisticci d'amore, che annunciano tempesta e invece dipingono d'amore i colori. Aggrappati alle nuvole, scivolano e non vogliono più risalire quando incontrano tanta bellezza, persino quaggiù.

E pioverà forte, pioverà ancora, pioverà la primavera.

Notte e pioverà la primavera

I bambini alla tua altezza (anzi sopra)

Nella foto di gruppo, mi rendo conto che devo ringraziare i tacchi per non sprofondare. Perché tanti bambini  - specialmente le ragazzine, mi viene da notare - sono alti quanto me che ho pure una differenza artificiale.

Se ci penso su, mica mi stupisco. Io mi ero dimenticata chi fosse Zoom e chi me l'ha chiesto, mi ha pure beccata nonostante cercassi di farfugliare risposte poco convincenti.

- Ma tu lo sai chi è Zoom?

E ti tirano fuori un sacco di super poteri durante il laboratorio di fumetti, ma uno di loro la sussurra e poi non la ripete, come se sapesse che le parole veramente magiche non vanno pronunciate più di una volta.

Amici. Ci ripensi, mentre due bimbe si stanno aiutando con la matita incerta nel completare i disegni.

I bambini alla tua altezza. Anzi sopra.

lunedì 20 marzo 2017

Pionieri di bellezza

Pionieri della bellezza sulla ruvida pianta che da piccola credevo un ciliegio. Il tronco ancora spoglio e rigido, stampato contro il cielo azzurro senza eccessi, ospita i primi germogli. Un rosa spento, che non vuole dare nell'occhio, ma solo tendersi verso la vita.

Come ogni traccia di autentica bellezza.

Dialoghi reali - Un ascolto per tutti

- Ma perché non mi ascolti mai?

- Perché ti ho ascoltato la prima volta. Poi hai ripetuto le stesse cose.

Notte e ciò che arriva presto, ciò che resta

Ci vogliono le ore del pomeriggio per iniziare a respirare qualcosa di strano. Perché strana è la primavera, quando ancora non ha ritagliato il proprio spazio, eppure ha già cosparso l'aria del suo profumo.

Ci vogliono le ore del pomeriggio per iniziare a cogliere un movimento strano. Una pioggia rarefatta e color pastello, che si posa sull'asfalto senza sciogliersi: i primi petali che già si staccano, anche ancora non è decretata la primavera.

Ciò che arriva presto, se ne va via così velocemente. Eppure qualcosa resta, anche invisibile agli occhi o sospeso nell'aria.

Notte e ciò che arriva presto, ciò che resta (come la primavera)

domenica 19 marzo 2017

Notte e non dorme lo stupore

Quando sono anche ostinatamente persa dietro il nulla che siamo riusciti a creare, tra grovigli di traffico e asfalto accatastato, mi salvo con uno sguardo.

Basta alzarlo, svogliatamente  o casualmente, per rimanere a bocca aperta. Una nuvola bizzarra, un cielo immusonito o un tramonto che fa di tutto per attirare attenzione: non importa nemmeno la differenza, ma quello stupore che sanno suscitare. Uno stupore che pulsa come la vita e che mi riporta alla condizione primordiale: tutto assaporato come se non fosse mai comparso prima, e forse nemmeno noi.

Io ci scommetterei che anche mentre dormiamo, c'è uno spiraglio verso la meraviglia. In un sonno che viaggia lontano o un occhio che per caso si apre e si impiglia nella bellezza della luna.

Non dorme lo stupore, né la vita.

Notte e non dorme lo stupore.

In compagnia come i colori

Due graziose bestioline, che noi immaginiamo marito e moglie. Si avvicinano con lo stupore della prima volta ai fiori di Villa d'Este, mentre scalpita la primavera.

Uno di loro li fiuta e forse si specchia in quelle sfumature, così simili alle proprie. Chissà se per un attimo si fa tentare dalla vanità o è troppo innamorato per lasciarsi indurre in tentazione.

In compagnia dei colori, o in compagnia come i colori: con un'armonia che si vede sulla propria pelle, o nell'anima o in quella del lago.

sabato 18 marzo 2017

Notte e un buco (rock) nell'anima

Solchi le acque in panni che avverti scomodi talvolta, forse addirittura perché troppo morbidi. Poi ti ritrovi tra le note e i colori a cui appartieni, ma incredibilmente ti senti estranea.

Perché ti sei travestita, con abiti e maschere che non erano tuoi. Ci vuole un viaggio in coda, con la radio che ti serve sul piatto gli Aerosmith, per scuoterti e Steven Tyler ti riporta indietro di vent'anni, ricordandoti che a volte sei solo tu, isolata anche dal tempo.

There's a hole in my soul, un buco (rock) nell'anima. Perché solo questa musica, che ti ha allevata controvoglia, ti ha insegnato a resistere e a spogliarti dei ruoli, ma a volte fa dannatamente male. Ti fa scoprire di esserti addentrato nella terra di nessuno, eppure è lei che è capace di ricondurti a casa, quasi a dirti che aveva scherzato, o come se tu fossi rimasta troppo a lungo fuori.

Adesso, è disposta a perdonarti, purché lo faccia anche tu.

I’m down a one way street
With a one night stand
With a one track mind
Out in no man’s land



Notte e un buco (rock) nell'anima.

Cc cercasi campione

Cc cercasi campione. Questa settimana ho avuto la fortuna - preferisco scrivere, buona sorte, mi suona quasi materna - di incontrarne due. Gioco fuori casa, perché non sono proprio interista e il mondo delle moto l'ho sempre visto riflesso negli occhi di mio padre.

Zanetti e Capirossi, in due contesti così differenti. Il primo in università, a parlare del nuovo corso con i cinesi, ma in fondo lo sguardo torna sempre indietro. Ai primi passi, a quando hai le esitazioni di giovane calciatore e chissà se scompaiono mai veramente. Il secondo in fiera, tra il canto dei motori e le urla festose dei fans: Loris mi colpisce perché non può sfuggire a mezzo tifoso, non vuole. Si ferma alla richiesta di ciascuno, come se contasse solo lui.

Forse, conta solo lui.

E forse essere campioni, al di là dei risultati in campo o in pista, è far sentire magici gli altri o condividere come polvere d'oro un incantesimo che ti sei conquistato, ma non per questo devi esserne meno grato.

Cercasi campione e se guardi bene, dietro ogni angolo puoi incontrarne uno.

Universi paralleli

Due panchine che non si guardano, una privacy non richiesta nel parco deserto. Separate da un'aiuola e da un albero, ma forse da un fiume impalpabile e impetuoso.

Universi paralleli, due panchine e anche noi, quando ci sediamo vicino a qualcuno, in lontananza.

venerdì 17 marzo 2017

Proteggere

I tuoi rami ancora nudi, ma non tremanti, abbracciati al lago. Proteggere con quello che si ha, o meglio con ciò che si è.

Proteggere dai tanti inverni che si incontrano nella vita. Amare con il calore di ogni primavera, anche e soprattutto con quella tardiva, perché più fiori porterà.

Notte e un risotto giallo

Camminando contro la primavera, le voci degli incontri si posano su di me invece di fuggire. Come quella di un bimbo in braccio alla mamma, che gli sta chiedendo con dolcezza cosa voglia mangiare per cena.

- Il risotto giallo.

Lei con voce dolce si scusa, non potrà prepararglielo perché non farà in tempo. E gli chiede cos'abbia mangiato, per pranzo.

- Il risotto giallo.

Scettica, indaga con il papà e la risposta vola via da me. Ma mi piace pensare che quel bimbo abbia gustato il risotto giallo talmente felice, da volerlo ancora cucinato dalle mani più amate. Perché c'è sempre un risotto giallo che vogliamo, anche quando l'abbiamo già mangiato. Un piatto d'amore che ci chiama, in braccio a chi si prende più cura di noi.

Notte e un risotto giallo.

giovedì 16 marzo 2017

Preghiere esili del mattino

Non ti sei ancora spogliato della notte e il mattino è un velo sempre appeso. Incerta la voce, ancora di più l'intenzione che si forma nell'alba dell'anima.

Preghiere esili del mattino, che si arrampicano sulle pareti inseguendo un primo raggio di sole senza fare troppo rumore. E quando l'hanno baciato, grate per aver trovato tanto coraggio, scendono più timide che mai.


Notte e se anche fossi caduta

Ormai ho una dimestichezza ritrovata con i tacchi: difatti mentre volteggiavo nella piazza tra i turisti, mi si è piegata di netto la caviglia. Copione già letto, riletto e dimenticato.

- Aiuto.

Me lo sono sussurrata, forse l'ho anche urlato. E mentre già gli sguardi, forse pure gli smartphone, stavano catturando la scena, mi sono rimessa in equilibrio.

Wow, non sono caduta, mi sono detta, felice di essermi aiutata da sola.

Perché, se fossi caduta? Voglio dire, a parte le conseguenze fisiche, ti seccava finire in qualche video o battutina?

Sono rimasta in piedi, questa volta. Ma se anche fossi caduta, sarei stata bellissima lo stesso. E magari anche più modesta.

Notte e se anche fossi caduta.

Stranger in a strange world - canzone per la notte

Giorno e notte studiare l'orizzonte per cogliere se quel mondo nuovo e coraggioso sia in arrivo. Ma poi ritrovarsi sconosciuti nel solito, strano mondo. Una terra di ghiaccio e neve, di cui capisci solo la lontananza da casa.

Eppure, anche se urlo di lasciarmi qui in pace, con queste note sto già partendo verso un posto magnifico in cui credo ancora.

Stranger in a strange world, Iron Maiden, canzone per la notte.

mercoledì 15 marzo 2017

Notte e imparo che (non) posso

Mentre cammino nella notte, imparo che non posso controllare quasi nulla, se non frammenti di me stessa. Che peraltro potrebbero contraddirmi nel giro di un nanosecondo.

Non posso impedire a quella luna furbetta di velarsi. A una piccola creatura di mettersi nei guai giocando. A una lacrima di scendere e una risata di esplodere, che appartengano a me o no.

Come in "Walking in space", so che poche cose girano in un'orbita, disciplinate. Io imparo che non posso essere tra loro, la mia anima deraglia troppo di gioia e vita. E che molto altro posso fare.

My soul is in orbit
With God face to face

Notte e imparo che (non) posso.

martedì 14 marzo 2017

Dialoghi reali - Parlare dolcemente

- aspetta, lasciami scrivere i messaggi alle donne.

- (sguardo). Sono un po' sdolcinati.

- Alle donne piacciono.

- ma a me... Non tanto.

- perché non è facile ingannarti.


Notte e come in un gomitolo (trovo)

Stanotte la luna si è infilata in un gomitolo spettinato di aloni e pensieri. Forse ci sono finita anch'io.

Così strette in confusioni assillanti, da trovarsi all'improvviso libere di vedere chiaro: come guidate da una luce, di cui siamo solo riflesso, lasciamo cadere quei fili raggrinziti.

Come in un gomitolo trovo la luce. E mi ritrovo.

Notte e come in un gomitolo (trovo)

Una cosa molto intelligente sulla Scozia

Vorrei dire una cosa molto intelligente sulla Scozia. Un'analisi decisamente approfondita sul prossimo referendum per l'indipendenza (e dichiararsi così europei), se ci sarà.

Vorrei lanciarmi in una dotta analisi, rispolverare secoli di sofferenza, ripercorrere frammenti di delusione rimasti conficcati nel cuore in questi due anni. Vorrei risentire tutti i commenti, raccolti due anni e mezzo fa.

Vorrei dire veramente una cosa molto intelligente sulla Scozia. Ma solo un'idea mi assale, come tre anni fa: se torni a votare, verrò ancora da te. Ripercorrerò Edimburgo nella nebbia che sa di mare, perderò la testa su come si possa votare no sulle sponde del lago dove il Bonnie Prince Charlie tentò l'ultima spedizione di indipendenza, mi chiederò ancora se Dundee possa gridare con maggiore forza "sì" all'indipendenza oppure ad abbattere e ricostruire tutto il fronte del suo fiume.

Insomma, l'unica certezza è che se ci sarò ancora, su questa terra umida e innamorata, tornerò da te a cercare di capirci qualcosa e arrendermi. 

Se rinasco, novantenne

Non trovo più il numero di un signore che ha passato da tempo i novant'anni (no, non è il maestro) e un altro quasi novantenne mi fa gentilmente chiamare.

Devo parlargli per fare da ponte con un altro amico, molto più giovane,  ed ecco che ricevo una sua telefonata dall'apparecchio (sapete che  mi sento vecchia a pronunciare questa parola?) di casa.

- Avevi bisogno di me? Ti dico il mio cellulare?

- no grazie, sto camminando e non riesco a prendere nota. Giro il suo numero all'amico, quello di casa.

Pausa di riflessione, poi lui mi risponde: allora digli di chiamare agli orari di pasti, così mi trova.

Se rinasco, io pantofolaia fallita, voglio farlo novantenne.

lunedì 13 marzo 2017

Resistere nascendo

Queste primule tra le pietre, uniche senza dare troppo nell'occhio sulla collina, mi ispirano doppia tenerezza. La loro garbata testardaggine, che potrebbe essere più giustamente definita amore per la vita, non strilla, ma si accompagna al placido soffermarsi sull'erba da parte delle loro compagne.

E ci sarà poi reale differenza? Non è tutto sforzo, e tutto incredibilmente amore?

Resistere vivendo, con il cielo che cambia soffio e calore, ma anche con la terra protettiva che talvolta si  sottrae.

Resistere nascendo, ancora più coraggioso: e quante minuscole creature lo fanno in silenzio, lontano dai nostri sguardi distratti. Forse persino i sogni.

Notte e senti questa libertà

Attraversando Milano, sfoglio i petali della libertà. Arrivano sotto forma di un profumi inaspettato. Colori delicati, ma con personalità, che segnano il tuo cammino come briciole di Pollicino, per non farti smarrire la via.

Tutto ti sospinge verso questa sensazione, lieve e invincibili, finché arrivi da colleghi che da giorni stanno combattendo in nome di quella parola, libertà.

Senti questa libertà,ciascuno la fa fiorire come vuole, ma resta appiccicata sulla pelle e come un fremito ti fa sorridere.

Notte e senti questa libertà.

Il primo Tito

Da un cassetto viene fuori una mia caricatura a opera di Tiziano Riverso. Ero più giovane e magra rispetto alla più recente, ma immagino che non debba dare la colpa a lui.

Tuttavia mi accanisco ugualmente, perché oggi Tito compie 16 anni (visti allo specchio). Non posso ripensare al cammino condiviso in questa manciata di anni, praticamente una trentina.

Roba tranquilla all'inizio, dalle visite quotidiane con (tante) notizie e (pochi, giuro) Martini in Comune, alla caccia a verificare riti oscuri notturni nella valle. Ad affrontare i deliziosamente scabrosi temi della Baraonda e arrivando ora a raccontare il mondo a fumetti, vignette (avevo scritto originariamente vigneti e ci sarà un motivo) e video. 

L'unica certezza: lavoriamo bene divertendoci. Ah no, ce n'è un'altra: che deliziosa compagna di vita l'amicizia. Quella che arriva con tratti di penna e risate graffianti, che arruola nuovi volti e anime, che fa sentire in famiglia e che ti riporta indietro con naturalezza: tanto che il primo Tito, sembra quello di oggi. Vuoi vedere che sono trascorsi solo alcuni mesi dal primo incontro?

Grazie Tito di ciò che mi hai insegnato. Però adesso non montarti la testa e versami qualcosa che quel bicchiere è vuoto, per favore.

domenica 12 marzo 2017

Notte e l'inverno vola così

Corro fuori presto, ma non abbastanza, perché tutto sembra sbocciare a ogni respiro. E afferro incontri ed emozioni, ma finalmente so respirarli e gustarli.

Anche quando il giorno si conclude con un aperitivo troppo a lungo rinviato, io prendo un sorriso e lo poso su un pensiero.

L'inverno è volato, come le paure, i freni fatto scivolare tra le ruote dei sogni. Quanto piombo vi ho messo sopra a invece ora si sta sciogliendo, come il ghiaccio sulla volontà.

E ti abbraccio presto, ma non abbastanza, perché mi sembri rifiorito anche tu, cuore mio.

Notte e l'inverno vola così. 

sabato 11 marzo 2017

Può aspettare

Chi ha detto che la primavera vuole tutto subito. O meglio che bisogna ad ogni costo accontentarla.

La collina la ammira con pazienza, mentre muove i primi passi, forse con saggezza più matura. Il lago non ha ancora voglia di indossare colori sgargianti; il verde attorno si accentua ma ha voglia di coccolare i suoi boccioli ancora per un poco.

Può aspettare, la fioritura, e anche le sfumature più vivaci, i sogni e le tempeste possono prendere il proprio tempo. Può aspettare tutto, tranne la vita che sussurrando è ugualmente irresistibile.

Notte e libera, perché non padrona

Mi ritrovo lì sotto il cielo, scappando per un attimo da tutto. Mi fanno ombra misura il mio pino, il mio castagno e la mia cucciola.

Dietro questa sfilza di miei non c'è possesso: c'è solo amore. Anche il pino Bruno secondo me mi guarda ed esclama: guarda la mia Marilena. Tutti sulla stessa barca della terra, con pretese che variano dal nostro mille al nulla di tante altre creature.


Nervoso ma felice tra le rughe delle nuvole, il cielo potrebbe benissimo sussurrarlo, mentre esprimo la mia gratitudine a tutti coloro che mi aiutano a stare così. A vivere ed esserne grata, senza pretese.

Libera, perché non padrona, ma abbracciata dalle creature e forse  da Chi ci ha fatto fiorire su questa terra e un giorno ci metterà persino le ali.

Notte e libera, perché non padrona.

Ringraziare Olga

Ci provi, in tutti i modi, a ringraziare Olga, per ciò che ha seminato, ciò che ha costruito, perché in questi anni l'hai incontrata in momenti e occasioni così differenti. Ma ogni volta hai portato nell'anima qualcosa per cui crescere, ancora.

E la rivedi studentessa, sartina, al lavoro sui tessuti e prima sugli ideali. Scorgi la sua scuola all'inizio, poi l'immenso mondo che è diventata. Mentre la festeggiano per i novant'anni con un evento delizioso e autentico, mentre la inondano di affetto, tu come ciascuno dei presenti - ognuno a modo proprio e per tratti diversi di cammino - vuoi ringraziare Olga.

Ma lei ti fissa con quella sua ferma dolcezza e dice: grazie a te. Provi a dirle che le vuoi bene, però lei ti ha già comunicato con forza: anch'io, molto.

Ringraziare Olga Fiorini, che impresa dolcemente difficile, perché lei anche in questo arriva prima. E quasi quasi credi anche tu, in quello che ha consegnato: tu sei unico, sei il numero uno. 

La luna rosicchiata

La luna rosicchiata mi spia sopra il letto, fedele alla notte e forse persino a me. Quel muso irregolare sospeso sulla mia fronte, mi insegue fino nei miei sogni.

Tutto così imperfetto da risultare irresistibile, in un cielo che troppo spesso si maschera di infinito.

La luna rosicchiata e i desideri tondi come devono essere, troppo felice anche di non avere tutto ma di brillare con tutta la luce che mi hanno donato e forse ho trovato persino io.

venerdì 10 marzo 2017

Notte e la luna non ci sta

La luna non ci sta, ai dubbi, agli abbracci e alle fotografie: tutto le sta stretto, lassù.

Quando cerchi di comprimerla, si lascia andare e a te non rimane che seguirne la scia, obbediente.

La luna non ci sta, a farsi dire come danzare, e se ascolti con attenzione, questa notte ha una musica che mai potrai ripetere.

Notte e la luna non ci sta.

I vecchi pini

I vecchi pini che erano il suo respiro, la sua salvezza, ora sono stati abbattuti. Perché davano fastidio.

Così l'uomo può decidere degli altri esseri, in fuga dall'idea che di sé poco decide.

Vecchi pini di cui intravedo ancora l'ombra, che mi ricorda quanto poco contiamo, tanto da poter stabilire chi possa contare e chi no nel creato.

Lasciami essere bambino

Lasciami essere bambino, immergermi nel caos primordiale, non capire a cosa serva un'agenda, smarrirmi di noia nel sole. Soffocare le paure con nenie e crearne di nuovi con film spiati di nascosto. Tenere la luce accesa e attraversare il bosco nel buio, con aria sfrontata.

Lasciami essere bambino, in ogni istante del giorno.

Lasciarmi essere bambino, specialmente ora che non lo sono più.

giovedì 9 marzo 2017

Notte e chi dorme è libero

Sul treno noi robot a smanettare con avidità su tasti piccoli e invadenti. I più fortunati stanno telefonando.

Ma gli occhi si spostano su un uomo che, conquistato un posto, dorme profondamente. Lui almeno può sognare, non schiavo come noi di una realtà virtuale più schiacciante di quella fisica.

Notte e chi dorme è libero.

mercoledì 8 marzo 2017

Mi volevano donna

Mi volevano donna, quando c'era da mettermi in un angolo, da offrirmi fiori recisi senza pietà, da chiamarmi musino o da diventare ciò che avevano in mente.

E hanno alzato le mani su di me, ferendomi a morte e rendendosi deboli.

Hanno deriso il mio trucco sbavato e ancor più quando non versavo lacrime.

Hanno deciso che le mie azioni più coraggiose dovevano essere folli.

Mi volevano donna, come intendevano loro, per non essere uomini.

Io mi voglio donna, perché sono libera di essere donna.

Scotland, perché si può essere liberi

Spalanco l'anima prima degli occhi su di te e vedo le cicatrici, al posto delle vallate.

Quanto costa essere liberi, Scozia, tanto che a volte ci rinunci quando ti sembra a portata di mano senza lottare. Poi irrompe la bellezza, per fortuna o benedizione.

Spalanco l'anima prima degli occhi su di me e vedo le cicatrici. 

Quanto costa essere liberi. Ed è meglio provarci, quando vuoi ancora lottare.

Banalmente, la primavera

Tra asfalto costellato di mozziconi e ciuffi incerti di erba, scopro mazzi quasi invisibili di margherite. Accanto a loro, anche più minuscoli gli occhi della Madonna: io continuo a chiamarli così, come avevo imparato all'asilo.

Senza occhiali, li scambierei per coriandoli. Invece sono fiorellini, piccoli e incantati dai raggi di sole che sfuggono alla presa dell'inverno. Sono così belli nella loro semplicità, nel loro stupore di esserci, che non riesco a non commuovermi.

Banalmente, la primavera che non si fa ancora troppo notare: forse ha persino paura di noi.

Veramente, la vita che è anche più timida e ci abbraccia con il pudore di un bambino.

Notte e perché il rock è donna

Un intenso video proposto da Nikki Sixx mi trasmette tutti quei sogni vissuti da ragazza, quando ero convinta che il rock fosse donna. Che fosse solo questione di tempo. Tra annunci mal interpretati: offresi tastierista e pensavano già ad altro. Tanto che vuoi faccia una donna, nel rock: mica vorremo prenderla sul serio.

Un po' malinconicamente, ho messo da parte la tastiera, ho abbandonato la chitarra, ho tempestato il piano come potevo e ora sto anche maltrattando l'armonica. Ho consegnato il rock agli uomini e al loro cospetto più o meno mi presento.

Finché scorrono tutti questi nomi. Janis Joplin, voce agrodolce, forza che si sbriciola o si sublima. Reagisco, con Joan Jett e la sua dichiarazione d'amore al rock. Tante, devo dire, mi sembra che con questa musica c'entrino poco, ma pazienza.  Sento una cicatrice dentro di me quando scorre il nome di Wendy O. Williams: oltraggiosa, dicevano, e in realtà che cuore, tanto da andare in frantumi, pure lei.

Il rock è donna, che salga sul palcoscenico o no. Che sia baciata dal successo o da un raggio incerto di riflettore. Anche quando ci mettono lì, addobbate, possiamo fare qualcosa: strappare i lustrini e gridare non più forte, semplicemente meglio.

Il rock è donna, come la vita. Come il mondo che fa l'arrogante, ma non sa che pesci pigliare se una donna non prende la chitarra e suona, come dice lei.

Notte è perché il rock è donna.

martedì 7 marzo 2017

Notte e troppo felici per fotografarsi

Una sera dove le stelle ti inseguono dappertutto, anche quando accendi la luce. Amici che con pazienza  sono venuti da te, che scoprono dove vivi e forse perché sei un po' folle. Che mangiano di gusto, e di gusto vogliono bene, che ridono e non hanno paura della malinconia.

Tra di noi si insinuano stelle che non sono abbastanza distanti per farsi notare, infilate nelle nostre vite a proteggerle.

In tutta questa festa, non ci siamo scattati nemmeno una foto da riguardare più avanti. Forse perché eravamo troppo felici per mostrarlo, persino a noi stessi.

Notte e troppo felici per fotografarsi.

lunedì 6 marzo 2017

La risposta è sempre lì

Anche se viaggio in compagnia di mille domande, che talvolta mi diletto pure a buttare in aria per mischiare meglio, sono assillata da questa bizzarra sensazione.

La risposta è sempre lì. Ti guarda, si sbraccia e fa di tutto per avere un briciolo di attenzione. Se tu la ignori, non ti lascerà perdere, ma vedrai sempre frammenti di ombra dietro di te.

La risposta che ti insegue, con discrezione dettata dalla tua testardaggine, e tu che puoi voltarti e guardarla negli occhi.

Notte e mi basta una stella

In un manto umido e freddo, smarrisco il desiderio di guardare il cielo. Poi mi arriva una telefonata e dall'altra parte sento che è una sera stellata.

Qui no, replico, piove. Ma quando alzo per sbaglio lo sguardo, vedo una stella aggrappata a quello schermo scuro di freddo.

E penso che quella stella mi basta.

Notte e mi basta una stella.

domenica 5 marzo 2017

Metti ciò che sei


Un velo rosa con tracce di fumo, un raggio di sole che scalpita, una nuvola che nessuno può mandare via con un soffio.

Il cielo sopra il santuario come una carezza.

Metti ciò che sei, la tua essenza l'abito che nessuno può ostentare. E a ostentare non pensi nemmeno tu

Notte e solo una piccola anima (tutte le tragedie del mondo)

Oggi, come ogni giorno dannato e benedetto, scorrevano tutte le tragedie del mondo. E non ho perso le mie lacrime, quando il pensiero si è anche solo affacciato.

Ma poi ripenso a una piccola creatura, a una piccola anima che si aggirava sperduta e tra i pericoli. Sento tutta l'angoscia di quando l'ho vista portare al sicuro, ma nella tristezza delle sbarre. E poi saperla ancora a casa, tra gli abbracci e le lacrime di gioia.

Oggi scorrevano tutte le tragedie del mondo, ma una piccola anima sta sognando felice. E sento che non posso chiedere nulla di più. 

Piccola, non insignificante.

Notte e solo una piccola anima (tutte le tragedie del mondo).

L'inverno che si specchia nel mare

Ci sono inverni che non passano mai, come i mari non sembrano voler cambiare. Ci sono onde che accendono, come fiamme che alleviano il dolore.
La natura e l’uomo nelle opere di Annibale Vanetti, incontrati sul finale della mostra allo Spazio Arte Farioli: "Inverni del mare", la intitola, e io perdo una “v” per un attimo, la plasmo, vedo tutto l’inferno in quell’acqua che ci fa nascere e ci trascina a fondo, che ci imprigiona negli incubi e ci libera. So che Annibale viaggia indietro nel tempo e dal mare torna al fiume Olona, da noi tanto amato con malinconia, perché solo quelli prima di noi si sono tuffati, liberi appunto.

L’acqua ci culla ancora, anche se noi l’abbiamo imputridita. Cerco da bambina di ripercorrere la strada di quest’artista che mi porta lontano, tanto da farmi guardare dentro me stessa. Il mare di cui ho paura, come del limite. Il mare in cui sperano in tanti disperati, che diventa la loro tomba. Il mare d'inverno che ascoltavo avidamente in Francia di notte, nell'ultimo viaggio con papà: un canto più profondo, come per ringraziare l'inverno di specchiarsi in quelle acque.

Eppure c’è sempre speranza, in questi tratti, in questi colori e in questo incupirsi. Mi resta come un’ombra un’immagine, legata al bitume che si unisce al canto degli altri materiali  usati. Quella degli uccelli imprigionati dalla nostra crudeltà, non da quella del mare, mentre di quello strato nero cercano di liberarsi. E quando esco da questa mostra, sogno che ci riusciranno.

sabato 4 marzo 2017

Notte e mi ascolto

C'è quel batticuore che prima mi sfuggiva e mi sono resa conto di parlare di più quando taccio. C'è una musica che corre nel mio sangue e poi si lascia condurre piano.

E una stella deve essere finita dentro di me, inghiottita per distrazione, perché le parole hanno un suono dorato.

Cammino, traballo, volicchio, atterro, ho le mie vie strampalate, ma ora mi ascolto. E mi piaccio.

Notte e mi ascolto.

Dialoghi reali - Il relatore

- Ho visto che il relatore di quell'incontro è Tizio. Lo conosci?

- Non molto, perché?

 - Ma non è morto?

- Direi di no.

Magari trasmette una noia mortale?

venerdì 3 marzo 2017

E se proprio vuoi darmi una lezione

Con una tale voglia di imparare dentro di me, che mi scava furiosamente, so anche che detesto le lezioni.


Chi mi dà una lezione? Chi tira fuori tomi e toni saccenti? Chi  mi vuole spiegare il mondo, come se si potesse anche solo intravedere nel corso di una bruciante vita.

Va bene, se vuoi darmi una lezione, provaci. Magari mettendoti in silenzio al mio fianco, non davanti; coccolandomi di sguardi e ammirando tutto ciò che non va in me, come se fosse lo spettacolo più incredibile del mondo.

Se proprio vuoi darmi una lezione, almeno amami.

Notte e se la pioggia abbraccia (a) Milano

Non sono schiava del cielo sereno fino alla sfrontatezza e forse adoro Milano anche di più sotto la pioggia. 

La attraverso, riluttante ad aprire l'ombrello (pensa, avevo scritto ombrellone), fedele solo a un incerto cappello. La esploro nella sua resa a questo piovere incessante, senza arroganza, e scivola via ogni traccia di fatica.

Quando la pioggia abbraccia Milano, una striscia gialla giocando diventa un raggio di sole e una vetrina si veste di stelle.

Quando la pioggia abbraccia Milano, abbraccia anche me.

Notte e quando la pioggia abbraccia (a) Milano.

La bimba curiosa dei collant

Soffocata sul treno, in un posto afferrato a caso, sento un tocco lieve sul ginocchio che spunta tra stivale e cappotto. È di una bimba che sfiora e cerca di tirare i collant intravisti.

Lo fa con aria ardita, senza ripensamenti, e mi viene da sorridere pensando quando il mio piccolo mio era davvero e da bimbo mi afferrava con le ditine i collant, meglio se a rete.

Ride anche la mia vicina, straniera in viaggio (forse come me) dal volto serio fino a poco prima. 

Eppure non è finita, perché mai sazio è un fanciullo di sapere. E mentre scende con la manina stretta dalla mamma, mi chiede: ma hai anche la gonna?

giovedì 2 marzo 2017

Non so cosa significhi

Così refrattaria a imparare le poesie a memoria, mi chiedo come io abbia fatto a lasciarmi incatenare dalla Loreley. La sirena non c'entra e il Reno è lontano: non riesco nemmeno a sentirne il rumore.

Poi mi ricordo il primo brivido, quello che spronava ad andare avanti. Quell'avvio che è una resa: non so cosa significhi. Che io sono così triste, aggiunge Heine.

Ma io posso fermarmi anche alla prima frase. Non so cosa significhi, nulla  o giù di lì. Quando ho sfiorato un significato, mi sono già smarrita e navigo pronta a finire contro gli scogli, se alzo troppo lo sguardo verso la convinzione di aver compreso.



Ich weiß nichtwas soll es bedeuten

Solo sole

Solo sole, spalma pensieri sull'asfalto e davanti a noi racconta qualcosa che non cogliamo. Potrebbe voler dire che sta bene così, in solitudine dorata, interrotta da annoiati passaggi di auto. 


Solo sole, così vicino da poter esplodere dentro di noi, da poter incendiare i desideri più esitanti e così con una scia di fuoco tracciare la via.

Immerso nel silenzio di un tramonto, che scivola sulle nostre vite e che sa di Alba.

Notte e se un giovane ama la sua città

Come un focolare, il lavoro di una innamorata della storia mi scalda il cuore la sera. Come vedere tante persone riunite nella biblioteca della mia città, ad ascoltare, raccontare, emozionarsi, meditare.

Basterebbe a farmi dormire felice, se non avessi incrociato tre sguardi formidabili. Tre giovani, che sono lì per la loro professoressa e perché vogliono conoscere meglio la storia della loro città. L'ultimo sul finale si infervora e il volto si illumina mentre dichiara: io amo la mia città!

E tu pensavi di aver già visto tanto per cui guardare avanti, adesso ti viene voglia addirittura di correre. A quando questi giovani potranno rimediare ai tanti mali da noi seminati con tanta cura, a partire dall'indifferenza per i luoghi che noi attraversiamo.

Notte e se un giovane ama la sua città.


mercoledì 1 marzo 2017

Ti dicono

Ti dicono: brava. Ti dicono: beata te. Come se qualcuno ti regalasse mai qualcosa. Ti dicono: purtroppo io non posso.

Ti dicono un sacco di cose, che pensano oppure per nulla.

Poi arriva una persona e ti dice: hai coraggio e ce la farai. E allora gli occhi si offuscano. Perché sai che è vero, perché te lo sei già detta tu.

Notte e una giornata di tante vite

Così prendo la vita sulle spalle come una chitarra e giro con gli occhi di un bambino smemorato dei suoi anni. Cammino sotto il sole, perdo la sciarpa e lo ritrovo; un orecchino mi spezza il cuore volando via, poi si fa ritrovare.

O sono io, che mi lascio rintracciare.

Una giornata e tante vite. Ascolto e scrivo. Incontro sfide e mi trema il cuore a giudicare. Poi piombo in un'altra vita, e questa già mi sembrava di capire come andava: l'ho studiata bene, negli scorsi mesi.

Eppure mi scopro nuove, come una vita differente che si è infilata dentro la mia anima, ancora. Cammina senza fare rumore, per cogliermi di sorpresa forse. E già ne ho un'altra che mi aspetta, che ancora non so.

Notte e una giornata di tante vite.