sabato 30 aprile 2016

Don't dream it (be it) - canzone per la notte

Tanti ci sibileranno: ci sono sogni, che sogni devono rimanere tali. Che siano un vestito, un velo di ombretto, un minuscolo desiderio o una rivoluzione.

Invece io ascolto grata la voce di Tim Curry e non mi stanco mai del minuto del Rocky Horror.

Non sognarlo, fallo. Sii ciò che sogni e sarà vita.

Don't dream it, Tim Curry, canzone per la notte.

Notte e disegna la pioggia

Stiamo provando a sognare, quando sui vetri irrompono i disegni della pioggia. Righe con una vita interiore, un suono dentro che straccia spartiti.

Nel buio i solchi appaiono luminosi e ci raccontano che alla fine gli schemi non sono i nostri.

Forse più potenti e veritieri, sono quelli della pioggia, scolpiti da gocce furiose e vive, eppure strumenti.

Notte e disegna della pioggia.

Scusa, rispetto

A volte chiediamo rispetto, mentre dovremmo domandare scusa.

A volte, è il contrario.

E in questa confusione perdiamo l'occasione di crescere.

Sorreggersi, un poco

Lui ha le stampelle, lei non appare meno fragile. Non sono solo i capelli bianchi, avanzano con prudente lentezza.

Lei sorregge lui, ma forse avviene anche il contrario.

Sorreggersi, un poco, come si può. Con il cuore dentro.

La sera si raffredda

La sera si spoglia delle illusioni di primavera. E si raffredda, il tempo di perdersi, il tempo di distrarsi, di accarezzare un fiore o di non notarlo affatto.

La sera si raffredda, come le buone intenzioni, e aspetta la notte per cederle le ultime tracce di calore, di colore.

Chissà se la sera, come noi, cerca una nuova umanità o forse si è rassegnata.

Dialoghi reali - la gente semplice

- quello che mi spiace è che tanta gente semplice non c'è più.

- cioè?

- quella con cui parlavi semplicemente.

E sento che hai ragione, che è semplicemente così.

venerdì 29 aprile 2016

Gridare al mondo

Se dobbiamo gridare qualcosa al mondo, ne avvertiamo l'indissolubile certezza, non è solo perché stentiamo a sussurrarcelo.

Neanche osiamo pensarlo.

La verità su Prince

La verità su Prince, la celebriamo di ora in ora, a colpi di clic. E quando abbiamo superato gli altri o ci siamo superati, dobbiamo inventarci qualcos'altro. Scoprire, diremo con sussiego, prima magari di dedicarci a qualcun altro.

La verità su Prince, dura il battito di ali di una farfalla. E poi si posa sulla spalla di qualcuno, incurante del dolore.

Santa Caterina, una donna

Lei mi ha sempre accompagnata. Con il pragmatismo rispettoso delle donne, negli eventi cruciali della vita.

E quando mi lagno, penso a Santa Caterina, a come ha agito contro ciò che voleva e per seguire Chi voleva davvero per lei, voleva il Bene. Come si è sottratta all'amata solitudine per un Amore più grande.

E come ha redarguito gli uomini che si credevamo potenti, persino un Papa, per fede. Quante ne avranno dette a questa scocciatrice. Perché le donne sono scocciatrici, specialmente quando richiamano a ciò che conta, se non al Vero.

Ma questa donna è una santa.

Notte e le spalle gracili

Sai benissimo di possedere spalle gracili. Peggio, di esserlo. Te l'ha certificato il dottore da troppi anni, l'anima anche prima.

Da allora ti sei caricata di mille pesi e più. Per irrobustirsi, ti spiegavi quando gli altri scuotevano il capo. Anche oggi, che dici di essere adulta e non puoi migliorare la situazione, ti sbatti addosso tutti gli oneri del mondo.

Non serve più a renderti forte: si chiama abitudine. E le abitudini vanno scaricate o affondi.

Ora.

Notte e le spalle gracili (vanno rispettate)

Tu sai tutto di me

Tu sai tutto di me, Internet. Ma non proprio tutto.

Non sai ciò che non conosco nemmeno io. Tanto, tantissimo. È non nella fredda ignoranza, ma nella ricerca di me, che sta la mia libertà.

Dialoghi reali - i numeri del lotto

- ho sognato tantissimi numeri.

- allora giochiamoli al lotto!

- non si può, era un unico numero lunghissimo.

- va bene, lo dividiamo.

- non si può, era un numero unico.

- ma non importa, scomponiamolooooo.

- be' comunque non lo ricordo più.

giovedì 28 aprile 2016

L'amico è quella cosa lì

Quando non puoi correre, tanti sembrano avere fretta. Quando si sentono sazi, tanti non si accorgono della fame che hai. E questa è una cosa stupenda, perché finalmente sai perché erano accanto a te.

Quando un'amica ti chiama e ti dice una cosa già meravigliosa, e tu rispondi: grazie, oggi era un giorno speciale per me, nella mia vita. E lei dice: certo, te l'ho detto oggi perché sapevo era un giorno speciale per te…

Non sai che cosa dire, bene.

Se non che l'amico è quella cosa lì. E spazza via tutti quelli che si vestivano d'amici, per sfilare.

Dialoghi reali - il vecchio film

- Ma che film stai vedendo?

- Harry ti presento Sally.

- Su dai, che è un film vecchio.

- Ma se tu guardi sempre Via col vento.

- Ma Via col vento è eccezionale.

Le eccezioni, chi le stabilisce.


Notte e il tempo rubato

Stizzita, mi chiedo quanto tempo mi abbiano rubato oggi con pallidi espedienti.

Devo guardarmi dentro più a fondo per riconoscere che troppo tempo mi sono lasciata sottrarre.

E quindi me lo riprendo.

Notte e il tempo rubato.

Se si voleva solo apparire

Alla fine questo contava solo per molti: apparire. Fare e basta, un lusso che non si potevano permettere.

Se si voleva solo apparire, meglio lasciarli soli con il loro pubblico pagante.

La fontana della nonna

La mia nonna era un tipo tanto bello quanto preciso. Organizzava il suo unico giorno di vacanza sul lago di Como con la meticolosità che il tempo non mi ha consentito di conoscere. Figurarsi l'unica foto che doveva consacrarla.

Sarà per questo che davanti alla fontana riesco a infliggermi solo un selfie penoso.

Lei con lo sguardo orgoglioso davanti a un estraneo.

Io già in fuga davanti a me stessa.

mercoledì 27 aprile 2016

La prima parola - buon compleanno

Papà. Che importano le altre parole, se l'unica fondamentale l'ho pronunciata subito.

Tornassimo indietro a quel momento, non mi risparmierei il vano parlare successivo.

Eppure sentirei l'emozione della prima parola che conta.

Papà, buon compleanno.

Notte e non posso spaccare tutto (ma…)

A volte spacchi la testa contro il muro perché sei convinta di una cosa. Non posso alzare sempre la voce per farmi ascoltare, essere costantemente arrogante per avere rispetto e altre follie varie di cui cerca di convincerti il mondo.

Non posso - in una espressione sola - spaccare tutto.

Infatti, è sbagliato, stupido e anche inutile. Tranne una volta, o due. E allora sì, che devi spaccare qualcosa, per non spaccare tutto. Alzare la voce una volta, senza arroganza, ed essere folle quanto basta. Non perché lo dice il mondo, ma perché meriti rispetto.

Notte e non posso spaccare tutto (ma qualcosa sì).

La musica più travolgente

Sono una rocker sufficientemente dannata. Non credo che si sarebbe potuto coscienziosamente parlare di creazione senza Mozart. Solo la lirica mi convince che le parole hanno un'armonia.

Eppure la musica più travolgente resta il tuo respiro con l'incedere della notte, anche quando sconfina in russare. Soprattutto quando sconfina in russare.

Non ti copio e incollo nulla

Non ti copio e incolla nulla, per dimostrarti chissà che su una bacheca dove scorre la recita ufficiale.

Se ti importa come sto, o di prendere un caffè con me, c'è sempre il telefono: basta passare dalle lettere ai numeri. E a una voce, senza gli spettatori che applaudono.

Non ci guadagnerete mai

Non ci dareste un soldo. Non siamo in vendita. E' per questo che non ci guadagnerete mai.

martedì 26 aprile 2016

Notte e Mauro in motocicletta

Oggi ero lì, eppure lontana, Mauro. La testa più avanti del corpo inchiodata dalle incombenze.

Poi leggendo del saluto commosso di una provincia a te, mi accorgo della motocicletta. Quante volte me ne hai parlato, e io ne ero rimasta quasi stupita fin dalla prima. Come se un uomo solido e fedele alla sua terra, non potesse spostarsi più di tanto, non con tanta libertà.

Sorrido, perché io sono inchiodata qui. E tu ancora una volta sei in viaggio, sei libero. Più di quanto io possa immaginare.

Notte e trascinaci con la tua libertà, Mauro e la tua motocicletta.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2016/04/ciao-mauro.html

I torti

Quando ero ragazza, talvolta pensavo di dover, poter raddrizzare i torti.

Adesso è già tanto se riesco sporadicamente a evitare di commetterne uno.

Un mondo orribile

È un mondo orribile quello in cui ci si ritrae, si aggredisce, ci si contempla, non si ascolta che casualmente l'ultima parola inavvertitamente caduta.

Quello in cui si lascia senza essersi mai presi. Quello in cui ci si riconosce, ma ci si ignora in nome di una vuota umanità.

Un mondo orribile in cui si é strumenti, senza mai far battere il cuore o mettere in dubbio: e forse sono la stessa cosa.

lunedì 25 aprile 2016

Peggio di ciò che possiamo farci - Cernobil

Ero l'adolescente spaventata dalla guerra nucleare, dai nemici che per vincere perdono il senno.

Poi è arrivata la tragedia di Cernobil trent'anni fa. Quello che riusciamo a farci, anche in un'aria di pace traballante. Il male che ci procuriamo, lo concentriamo e lo diffondiamo.

Giorni con il batticuore per quando pioveva, l'acqua ora nemica ci dicevano. E ancora non avevamo visto niente del male inferto là.

Cernobil è che peggio di ciò che possiamo farci, c'è sempre qualcosa.

Il legame che non diventa social

Conosco virtualmente il mio amico da trent'anni. Abitava in un Paese vicino, pur provenendo da una terra lontana: era mio pen friend.

Voce selezionata dal mio liceo, per far pratica di francese. Per anni ci siamo scritti, poi persi in apparenza: lui si è trasferito più lontano. Facebook -  grazie a un suo gesto - ci ha fatti ritrovare.

Lui non sa uccidere nemmeno uno scorpione, io ci sto provando. Lui libera, io tento e piango spaventata.

Per giorni, per ogni istante, si è preso cura di una colomba. Io mi spazientisco un istante dopo aver pensato ciò che devo fare, ciò che mi attende.

Ma io, che cosa aspetto?

Il mio amico cerca la mia spalla, l'appoggio più insicuro del mondo. Io sorrido, di gioia, come ogni volta in cui un dono inaspettato si posa accanto a me.

Ci sono legami sfilacciati per permetterci di fingere qui. E legami che non diventano social. O forse il vero social c'era molto tempo fa e funzionava meglio.


E tutto questo guardarsi attorno

E tutto questo guardarsi attorno, che impedisce di guardare avanti.

Questo commentare degli altri, per non pensare a cosa essere.

Sguardi che si incrociano, linee che si interrompono.

Tutto questo guardarsi attorno, malizioso se non maligno, per non guardarsi dentro.

Notte e non siamo liberi

Chi ha aiutato a liberare, come la Brigata ebraica, non può celebrare. Chi non ha un mosso un dito, sventola bandiere. Chi sventola solo parole, viene celebrato. E chi odia, può piazzarsi comodamente ai posti di comando.

Ma più di tutto, siamo divisi, lacerati, se possibile più di 71 anni fa.

Cielo, se c'è da combattere, da soffrire, da liberare, più che mai.

Notte e non siamo liberi.

domenica 24 aprile 2016

La luce più forte

La luce è più forte dopo un vento sfrenato. La luce è più forte quando l'aria si tinge di freddo.

Più libera e leggera, viene a bussare ai nostri dubbi e ci invita a guardare. Ma noi, lamentandoci che è troppo forte, chiudiamo gli occhi e continuiamo a sognare.

La vecchia maestra e il concorso

La vecchia maestra, che vecchia non è, mi confida il suo pensiero sul concorso. Plasmato su tempi moderni, rimanendo fuori dal tempo.

Mi dice: ma non ci capisco più niente.

E io oso pensare: non sei tu che non capisci più niente. E' questo nostro mondo che non sa iniziare nemmeno a provarci.

Non udiva

Non udiva le tue parole, ma il peggio è che non ha udito il tuo silenzio, più assordante.

Notte e ciò che porta il vento

Il broncio da cucciola, che svanisce alla vista della pallina. Le azalee che gridano con i loro profumi, più che per i colori. L'amica fedele che aspetta e sopporta i miei sproloqui. E tu che controlli se i micetti siano coperti.

Tutti doni del vento, di colui che l'ha creato e si avvolge del suo manto invisibile.

Ma io lo sento, ciò che porta il vento. E Chi lo manda.

Notte e che porta il vento.

When doves cry - canzone per la notte

Solo chi ama ogni creatura, con uguale rispetto, ogni piccola meraviglia di Dio può forse accorgersi di questo.

Animali che assumono pose curiose, quando colgono l'energia dell'amore. E noi più effimeri di loro, a chiederci e chiedere di più, a urlare tra di noi. Anche quando le colombe piangono. Ma forse non le sentiamo affatto.

When doves cry, Prince, canzone per la notte.

Questo cielo nero non farà sul serio

Mi dico che questo cielo nero non farà sul serio. Ma non sono abbastanza autorevole: ho bisogno che qualcuno mi assicuri che questo cielo nero non farà sul serio.

E incontro un uomo che sta facendo ricrescere l'orto. Lui mi risponde subito: questo cielo nero non fa sul serio, porterà via tutto il vento.

E io gli credo, gli crederò anche se mi troverò sotto la pioggia.

Perché ho bisogno di credere a lui e a quello spicchio azzurro, ritagliato in fondo al cielo.

sabato 23 aprile 2016

Ciao Mauro

Non so pronunciare sagge parole: ti avevo visto pochi mesi fa, già ferito eppure così forte ai miei occhi.

Eri forte, Mauro. Lo sei. Quando ho cominciato questo mestiere, tu già eri il riferimento, la certezza, non solo nel mondo della comunicazione e delle aziende. Quello che parlava per le imprese, che amava la cultura, che vibrava per la musica. Serio e generoso, preciso e gentile, come sapevi essere tu.

Quante parole inutili, mentre una sola conta: grazie, Mauro.

Ciao Mauro.

Don't jump to judge (non saltare nel giudizio)

Sai cosa significhi essere travolti da un dolore? Sai cosa significhi non poterlo combattere?

Io, fino a un certo  punto. Mi fido di Paul Stanley, che  - per poter continuare a stare sul palco e a vivere a modo suo, a modo nostro - si è fatto sostituire l'anca con la protesi. Tanti di noi, comodamente sul divano, ci borbottano, se non ridono su.

Com'è tragico invecchiare, quando tocca a te, anche solo diventare più fragili. Quando provi a ribellarti, come da contratto.

Non so cosa ti sia successo, Prince. So che quando parlottano, sento l'invito gentile di Paul Stanley.

DON'T JUMP TO JUDGE.

Non affrettatevi a giudicare, un salto che toglie ossigeno alla mente.

Provate a soffrire, se ne avete il coraggio.

Oppure tacete: anche questo, ai nostri tempi, è coraggioso. Di fronte alla scomparsa di un artista e alla sofferenza di un uomo.

Se ci portano via tutta la musica

Se ci portano via tutta la musica, quella che ci ha fatto ridere, urlare, innamorare, che ce ne faremo di questo silenzio?

Loro ci diranno: ma qui da noi la festa continua.

Immagino di sì, ma intanto queste mura sono mute. E anche la voglia di vivere rischia di perdere la voce e di non farsi più notare in un universo rumoroso, ma senza musica.

Notte e ciò che non è importante

In questo universo di pallosi coltivatori di certezze, mi è prezioso scrutare per pochi minuti l'ispettore Barnaby. Per la precisione, anche il suo aiutante.

Nello sforzarsi a risolvere un caso, fa pressing. E lei, interrogata su un particolare: non è importante.

Ciò che non è importante non ci è chiaro. Per questo, affermiamo il contrario.

Notte e ciò che non è importante.

I tempi più belli (dammi un bacino)

Sulla piccola via, la più bella del mondo quando ero piccina, una donna si aggrappa al proprio cancello e invoca il tuo nome.

Tu sei già salita in auto e non senti, allora ti avviso. A fatica scendi, ma andiamo lì e hai una luce ancora più bello. Da tanti anni non vi vedete, i vostri destini legati fin da quando eravate bambine. E poi lei, con tutti gli anni sulle spalle, chiama il genero per far aprire quel cancello.

Non basta vedersi, parlarsi, sorridere. Ah i nostri tempi, i tempi più belli.

- dammi un bacino.

Lo dice in dialetto, e invece io lo riporto così, come per cercare di prendere distanze e non commuovermi.

Vi vedo abbracciate, come quando forse eravate bambine. E lo sono anch'io.

Ciao cagnolino tigrotto

E Billo va così, quando pensavamo di poterlo tenere stretto. Quando il peggio sembrava passato.

Penso a quanto ha lottato per stare con Marco e Caterina, i suoi amati. Penso a quanto hanno combattuto questi straordinari ragazzi per il loro cagnolino, il loro mondo.

Parlavamo di Billo con speranza pochi giorni fa allo stadio, quando giocavano i tigrotti. 

Ma oggi so chi è tigrotto: una creatura coraggiosa che ha voluto abbracciare la vita fino all'ultimo. E continuerà a farlo, perché per lui la vita è la sua famiglia, su cui veglierà sempre.

Fragili creature, che sanno darci forza. Che sanno farci sorridere, anche tra le lacrime.

Ciao Billo, cagnolino  tigrotto.

venerdì 22 aprile 2016

Il giorno dopo, la Terra

Il giorno successivo ai mille festeggiamenti di parole, la Terra forse si risveglia frastornata. Anche per questo ci regala il suo silenzio, senza tempo, che resta anche quando si intrecciano suoni e canti.

Il giorno dopo, la calpestiamo con la stessa noncuranza: anche un istante dopo, direi. E lei stoicamente ci porta in braccio, come una madre che non rivela mai la propria stanchezza.

E come bambini capricciosi, noi le chiediamo: ancora. Anche se dovremmo togliere qualche peso dalle sue braccia generose e prenderci cura di ogni sua ruga. Specialmente quelle causate da noi.

Il giorno dopo, Terra, dovrei solo amarti di più. Invece, la testa vaga già lontano, scordando dove sono i piedi e il cuore.


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Ciò che mi ha indisposto

Una cosa terrificante, insopportabile, mi ha indisposto. Roba da non poter tollerare, in questo ipocrita mondo. Non lo mando giù, ad alcun prezzo. Poi mi distraggo e devo volare lontano con la mente.

Quando torno sul luogo del delitto, c'è solo un problema: non mi ricordo più la cosa terrificante, insopportabile, che mi ha indisposto.

Per cui torno a vivere con una risata.

Notte e amore è se canto io

Poi tu pensieroso mi dici: sai che non mi ricordo quella canzone di Prince? Titubante, non voglio intornarla, quindi danneggiarla. Ma vinco le mie stesse resistenze e ci provo.

E tu ti illumini: oh sì. Forse per ricordarlo sono riuscita a trovare un timbro decente. O forse mi vuoi proprio bene.

Notte e amore è se canto io (e tu ti illumini)

Come guidi è specchio di come vivi (e io sono autolesionista)

In un posteggio preso d'assalto per un convegno, mi sono trovata bloccata. Una tizia aveva infilato l'auto a ridosso di un palo, rendendo impossibile il passaggio lungo la via agli altri comuni mortali.

Ci sono due osservazioni che vorrei fare.

Uno, si guida davvero come si vive. Se uno pensa di poter dominare il mondo e vivere con le proprie risorse incurante degli altri, ne occupa anche lo spazio di movimento.

Due, nessuno mi ha detto che la colpevole fosse una donna: l'ho stabilito io da brava autolesionista. E quindi merito la massima punizione: trovarmi bloccata da un cretino che pensa di dominare il mondo e vivere con le proprie risorse, incurante dell'altro, e che io immagino donna.

Totti e il mio amico del Torino

Una sola cosa sa farmi domare le emozioni: l'amicizia. Ripenso a quei minuti travolgenti, con Totti e le favole che si stanno stingendo, poi mi viene in mente chi ha pagato per questo.

Il Torino, perché le favole hanno quasi sempre un retrogusto triste.

Allora scrivo  al mio amico tifoso del Toro: sono stata così felice, ma non volevo che soffriste voi, perdonami. Lui mi risponde: Totti ha reso felice anche me.

Mi soffermo sulle magie, senza titoli, senza ambizioni sfrenate, solo amore per un pallone e chi ci sa ancora fare incantesimi.

Totti e il mio amico del Torino, mi sembrano una cosa sola, finché durerà. E di più.

Vittima della vanità

Vittima di molto posso cadere, ma spero non di lei, della vanità.

Perché è più spietata, più devastante.

Più vicina.

Se qualcuno cerca di non farti sorridere

Se qualcuno si ostina a sforzarsi di non farti sorridere, puoi aiutarlo, anche con una preghiera.

Ma come puoi condividere con lui?

L'unico sorriso sarà lontano da persone, che ti trattano da pungiball e non vogliono lasciarti libera di sorridere.

giovedì 21 aprile 2016

Dialoghi reali - il tuo articolo

- Ho letto il tuo articolo.

- Sì (tradotto, aiutooooo).

- Mi ha fatto piangere.

 - Mio Dio, faceva così schifo? (tradotto, non ci credo, era un complimento, dimmi)


Notte e la pioggia è rimasta senza colore

Era andata avanti, Vanity, e la pioggia a uno sguardo attento già pareva perdere colore.

Quel colore che ci dava la grinta di mordere il mondo e futuro. Non c'è niente da dire, mentre pretendono anche te, dall'altra parte, Prince.

La pioggia in origine era grigia. E così è tornata.

Riposa in pace.

Notte e la pioggia è rimasta senza colore.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2016/02/vanity-casa.html

La verità troppo chiara

Quando la verità appare troppo chiara, persino sfacciata, una voce compatta e senza incrinature, ho imparato che vale la pena guardare dall'altra parte.

Un po' di oscurità, per non rimanere abbagliati da una luce fasulla.

Eppure il nonno (saper cominciare)

Non c'è nessuno al mondo che mi possa mancare più di mio padre. Eppure stanotte penso ai nonni.  A nonno Mario in particolare, perché è rimasto in fondo ai cassetti per pudore.

Il nonno che mi insegnò a non alzare la voce, nemmeno se non senti. A giocare a carte (con nonno Giannino, pure), ma senza ratelare.

Lezione principale: se compri una brioche una nipote, devi comprarla uguale per l'altra. Che sei hai ventimila lire, le dividi equamente per le due discendenti.

Il nonno, per saper cominciare bene.

nessuno mi manca come mio padre. Eppure il nonno, oggi...

Il giornalismo è sempre un'altra cosa

Commentiamo, pontifichiamo, prendiamo le distanze, perché siamo immersi in qualcosa che ci chiede di ricordarci perché follemente abbiamo iniziato.

Il giornalismo, è sempre un'altra cosa. Lo gridiamo al mondo, per non metterci a cambiare. O a ritornare a quelle radici.

mercoledì 20 aprile 2016

Spiritoso o sarcastico

C'è una differenza fondamentale tra essere spiritosi e sarcastici. Quella che passa dal rispetto degli altri.

Quelli che restano indietro

Fossimo convinti come gli alpini. Vedessimo nitidamente come gli alpini.

Tanti rimangono indietro, nelle nostre vite. Scompaiono, senza avvisarci, quasi mai. E ci troviamo davanti una strada troppo vuota per noi vaccinati al traffico.

Ma come, quelli erano coloro ai quali tenevamo moltissimo. Guide, specchi, amici, compagni di viaggio.

Quelli che restano indietro, devono aver ragione gli alpini, corrono avanti e ci portano la luce.

Credevo alle parole (prima che l'anima)

Da sempre preda di pensieri e parole, per ventisei anni persino ne ho fatto un lavoro. Poi ho cominciato a incontrare - davvero - le creature. Non sapevano dirne mezza, di parola. Peggio, a loro non importava o così pareva.

Credevo alle parole, prima che l'anima si palesasse sotto forma di creature fiduciose. Su questa terra, non per ambizione, ma per amore.

Credevo alle parole, prima che l'anima. Finché l'anima non mi ha spiegato, con un abbraccio.

http://www.youcanprint.it/youcanprint-libreria/narrativa/chi-ha-bisogno-di-willy-ebook.html

Ciò che è regalato

Ciò che è regalato, ha una sola esigenza.

Dopo un secondo, un minuto, un tempo tanto incalcolabile quanto (giura) breve, regalalo indietro. A qualcuno che non riceve doni, da troppo.

Notte e il primo fiore

Devo scavare tra rami robusti, scolpiti tozzamente tanto che legno e tentativi di foglie si fondono contro il cielo. Devo cimentarmi in un girotondo e provare ad abbracciarli, anche solo a fare il gesto.

Con loro, sento ancora incerta la primavera, mentre tutt'attorno è un'esplosione dolcemente furiosa di petali.

Devo abbandonare il gioco, ma prima un ultimo sguardo. E lo scorgo, il primo fiore. Rosa, delicato, che quasi non oso respirare per timore di scompigliarlo. Non riesco nemmeno a restargli a fianco, per la felicità.

Notte e il primo fiore.

Il cibo e il pianeta della porta accanto

Nutrire il pianeta: l'abbiamo ascoltato, visto, abbiamo firmato una carta di cui ora sento parlare così poco a sei mesi dalla fine di Expo.

Poi lo vedo. Vedo mani che offrono il cibo, perché è di tutti e nessuno ne deve rimanere privo. Occhi che accompagnano questo gesto, perché mangiare da soli è poco umano. Uno sforzo quotidiano, che sgorga da settimane con naturalezza: ciascuno può offrire il proprio contributo, di tempo, di sostegno, di attenzione.

È nella mia parrocchia, Sant'Edoardo, e mi fa pensare al concetto di prossimo. Nutrire il pianeta, è nutrire il prossimo. Nutrire anche il quartiere, la tua via, il tuo condominio dove magari qualcuno non ha quasi nulla e cerca di non farlo capire: ma il cuore ha occhi che sanno scavare per aiutare, con rispetto.

Nutri il tuo vicino, da qualsiasi luogo del mondo venga, perché vicini siamo tutti.


martedì 19 aprile 2016

La mia amica coraggiosa con una risata

Della mia amica sapevo che fosse creativa, che fosse buona come il pane e più, che non potesse fare male ad anima viva. Potevo sapere anche che è coraggiosa.

Ma adesso lo so con certezza. E me l'ha insegnato, anche con una risata.

Cosa sapevo, cosa so dell'Ecuador

Dell'Ecuador non sapevo nulla, poi ho appreso qualcosa, briciole da Expo e un mare di emozioni da una mamma innamorata.

Dell'Ecuador so che soffre, come il Giappone. Chissà perché entrambi mi sono parsi Paesi cortesi, e tormentati oggi dalla nostra indifferenza.

Dell'Ecuador so che ha tremato. Di noi che non ci scuotiamo mai.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/09/marocco-ed-ecuador-e-son-viva.html

Quo vadis

A volte, spesso osiamo chiederti: quo vadis, dove vai Signore.

Perché ci sembra troppo facile, troppo bello, e troppo scomodo che tu venga da noi.

Notte e il tempo sarà un galantuomo (un giorno)

Non è che non bisticci mai con mio fratello lassù. Anche l'ultimo pirla che ha provato a ferirlo, si trova il suo posto al sole.

Allora gli dico: caro, ma dove il tempo è galantuomo? Ti sembra che il tempo sia galantuomo? Guarda l'ultimo pirla, che ha provato a ferirti, come trova il suo immeritato posto al sole.

Prima sento la tua risata, poi le tue parole: sì, ma lui resta un pirla. E io ti sto abbracciando, dal mio vero e indistruttibile posto al sole.

Notte e il tempo sarà un galantuomo (un giorno).


Scusami germano reale

Un poveraccio, pieno di parole ma vuoto come la sua anima si paragonò in un piccolo dibattito politico a un cormorano, sulla scia del petrolio in Iraq.

Ma nessuno sa come si sente un animale, una creatura con anima, quando i dittatori che si chiamano uomini, le hanno tolto aria e acqua.

Sembra che il Signore ci abbia consegnato l'universo. Ma forse ce lo diciamo noi, solo perché sappiamo scrivere o così crediamo.

Scusami, germano reale, scosso da una marea nera, perché ti ho ferito, forse ucciso anch'io.

lunedì 18 aprile 2016

Cantare controvento

Cantare controvento, danzare sotto il respiro di una primavera confusa, cavalcare le correnti quando è ancora buio.

Così fa la natura, e noi se vogliamo. Lo chiamano coraggio e forse il suo vero nome è vita.

Notte e preferisco i gesti

Mi avesse detto qualcuno che invecchiare è questo. O almeno che poteva capitarmi questo. 

Sembra che io di parole viva. Invece, tra le parole affogo. Mi perdo e mi pare di non poter fare niente per il mondo, neanche quando mi è così vicino. 

Ho fatto indigestione di parole. Sono pesanti e mi schiacciano la coscienza. Preferisco i gesti, più umili, fiduciosi, disincantati.  Solo con loro posso provare a vivere.

Notte e preferisco i gesti.


Cambiano le cose

Quanto cambiano le cose, in un anno. Ti volti ed è passato il mondo.

Ma in un giorno, le cose cambiano di più.

Baci a tutti i nonni

Un papà e i suoi due bimbi al cimitero, per il saluto ai nonni. Il fanciullo più grande, e quindi più distratto, corre e gioca a nascondino.

La piccola lancia un bacio ai nonni, poi prosegue e altri baci porge davanti a ogni lapide. Dolcemente sconcertato il padre, quindi le concede: sì, bacia tutti i nonni, i nonni di tutti.

Nonni amati o dimenticati, trovati o mai cercati, rivivono di cuore bambino.

È l'orgoglio

È l'orgoglio che mi frega.

È l'orgoglio che mi salva.

domenica 17 aprile 2016

Tutto il tempo social

Tutto il tempo che impieghiamo a piazzare like, foto, battute grandiose e banali, dibattiti immensi o pretestuosi. Tempo che perdiamo, solo a volte - quando siamo umani - lo facciamo fiorire.Tutto questo tempo social strappato a una telefonata, a uno sguardo, a un sussurrare: come stai.

Troppo spesso, come  se vivessimo in eterno, su una bacheca infinita. E non inchiodati ai nostri limiti e alle mani tese degli altri, in silenzio, perché le mani tese non si vedono su un social.

Fidati, e sento

Fidati. Sai che parola tremenda? Che peso e che leggerezza può contenere allo stesso modo. Ripenso al fatto che due persone me l'hanno rivolta in situazioni e maniere differenti, nel giro di poche ore.

Una, non la conosco. Conosco il suo dolore, ciò che l'ha ferita, come l'ha fatta arrabbiare, reagire, costruire. Un giorno era al bivio delle mie paure e mi ha detto: fidati di me.

Come posso? La mia fiducia è a brandelli che neanche si posano su me stessa. In qualche modo l'ho fatto.

Poi, me lo dice un altro uomo, del quale ho molta stima. Ce l'ho, perché vedo il bene che fa. Gli racconto una cosa che mi accade, un  monito che una creatura cara mi rivolge e lui usa questa parola per prima: fidati. Fidati della creatura cara, che vuole prendersi cura di te, ma tu devi compiere un passo.

Fidati, e sento una scossa dentro. E' una parola troppo importante e me la scrivo nel cuore, oltre che nei cassetti.

Il rock, come sempre

Sto cercando frammenti di ricordi tra vecchi quaderni. Ecco che cascano volantini di concerti e ingialliti articoli.

Tutte notizie rock di 25 anni fa, anche di più. Band ancora unite, gruppi tramontati o in procinto di dirsi, dirci addio.

Il rock come sempre mi commuove e mi carica. Il rock per sempre. Anche quando  si spostano tasselli non secondari e ti trovi Axl Rose negli AcDc. 

Qualcosa di innaturale che fa sventolare le bandiere controvento.

Eppure il rock è per sempre.

Notte e la tempesta non ti aspetta

Divisa tra la legge di Murphy e una imbarazzante tendenza alla megalomania, oggi mi sono convinta che la tempesta sarebbe esplosa in un momento di incommensurabile distanza tra me e l'auto.

Quando non è accaduto, ero scossa comunque da una contrapposizione di sensazioni: felicità di averla scampata e delusione per aver coltivato la previsione sbagliata.

La realtà è sempre più semplice e la sfioro, ascoltando un brontolio del cielo che non so interpretare.

La tempesta non ti aspetta. L'attesa è una fregatura umana o una sua straripante gioia.

 Si posa dove vuole, quando vuole, ti fissa negli occhi senza vederti nemmeno. Danza e inciampa, ride e si infuria.

Noi, sempre testimoni imperfetti e impotenti. E forse non ci resta che ammirare il cielo prima dell tempesta, stupendo e dissoluto, senza sapere se essa verrà davvero.

Notte e la tempesta non ti aspetta.

Perdere tutto

Se vengo da te, quando vinci.

Se voto, perché penso che si raggiungerà il quorum.

Se stringo una mano a te, perché qualcuno mi vede.

Se volto la testa, tanto non mi vede nessuno.

Se dico: ma tanto lo fanno tutti.

Se ti sorrido, pensando a come chiederti un favore.

Se non ti ascolto, tanto so già tutto.

Tutto ho già perso, a partire da me.

sabato 16 aprile 2016

Notte e chiedo perdono al Giappone

Si chiude la giornata, con una nota di amarezza. Ho cercato notizie del Giappone e del dolore che l'ha nuovamente colpito a causa del terremoto, tra i siti nazionali, ma ho fatto molta fatica a capire cosa fosse successo, spesso in fondo ad altri lanci della cui importanza stento a rendermi conto.

Non c'era stato lo tsunami, mancava la drammaticità? Tutto diventava meno interessante?

Ma non sto parlando di qualcosa di interessante. Sto parlando di empatia. Di preoccupazione per i feriti, gli intrappolati, di lutto per le vittime, della volontà di sapere per una preghiera.

Troppo gentile, il Giappone, troppo distante. Poco incline a urlare il proprio dolore, poco vicino.

Avrei voluto sapere di più, senza dover scavare tra le notizie, per mandare le mie piccole energie a questo popolo. Ma non posso fare altro che fermarmi, piangere e chiedere perdono al Giappone.

Notte e chiedo perdono al Giappone.

Quando smetto

Quando smetto di fare qualcosa, accade perché non sono capace. Ma spesso è anche perché lo vorrei fare bene.

Quando smetto, io inizio. Come il giorno che lascia cadere il buio.

Le mani servono davvero

Ho scritto, stracciato, aperto e chiuso porte, rimosso polvere e macchie, plasmato statuine prima di distruggerle, cucinato, lavato, dipinto, cancellato.

Le mani a cosa servono, è il quesito di una vecchia canzone, una di quelle staffilate intense che scriveva Bigazzi, e ti scuotevano.

Un video con una mucca coccolata da un ragazzo, mi fa scegliere un'azione: accarezzare. Ce lo dicono gli animali con i loro sguardi. 

Forse accarezzare supera anche quel congiungere le mani per pregare. Perché credo che il Creatore sia commosso dall'amore tra le sue creature, che diventi la preghiera più bella. 

Le mani chiave dell'anima più delle parole. Servono davvero.

venerdì 15 aprile 2016

Tornare sui propri passi

Quelli che sono convinti che torneremo sui nostri passi, non si sono mai mossi di lì.

La finta

Quando capisci che tutto è una finta, allontanati sul serio.

La lumaca e il piccione

Sto correndo per non perdere un treno e vedo lei. All'inizio, come una striscia d'ombra sul marciapiede: invece è una lumachina.

Freno anch'io, forse per rispetto dei suoi tempi, ma anche perché ho paura: chi non la vedrà, la investirà. E può arrivare qualche animale che le nuoce.

Ma la natura non consente di fermarsi, esattamente come la tabella di marcia.

Più tardi scorgo un piccione che cerca di smembrare un pezzo di pane sull'asfalto. Istintivamente, ora che non ho più tanta fretta, mi blocco: così se arriva un'auto lo metto in fuga. Invece, il cielo ci sorride di macchine neanche l'ombra. Quando devo andare, per sicurezza, lo allontano e gli butto il pane sul marciapiede.  Ma il piccione sembra non guardarlo più, a caccia di nuove opportunità.

Così è, forse, quando ci si intromette nella natura. Persino quando si ama.

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Le donne, il calcio e chi è gentiluomo

Posso così indignarmi, il commento perfetto è il tuo. Da gentiluomo quale sei.

Mihajlović ha detto che le donne non dovrebbero parlare di calcio.

E tu: gli uomini non dovrebbero parlare delle donne.

Tu sei il mio gentiluomo. sempre.


I maschi e non parlare male dell'Italia

Penso a tutti gli uomini che ho incontrato oggi. No, tutti no, sono troppi. In fiera contemplavo la varietà di volti e linguaggi. Ma ve ne sono alcuni universali.

E penso al giovane cinese che mi ha fermato in tutta fretta nella sala: un gesto premuroso per svelarmi che mi era caduto dalla borsa un pacchetto di fazzoletti.

Penso alla porta troppo pesante perché io riuscissi ad aprirla al primo colpo (sono solo una povera donna, sì quella che non può parlare di calcio, mi scusi). E all'uomo indiano che si è affrettato a correre avanti per tenerla spalancata per il mio passaggio.

Poi, penso all'unico sconosciuto signore italiano con il quale ho parlato. Meglio, ha parlato. Non so se volesse broccolare o meno: so che aveva un piatto zeppo di cibo al buffet, eppure ha continuato a parlare. Anche cortese per carità: voleva andarmi a prendere qualcosa. Io volevo solo un po' di pace.

Il premier ha raccomandato: non parlate male dell'Italia.

Maschi del mio stupendo Paese (vi chiamo così, in questo modo capite come ci sentiamo trattate da femmine forse): potete anche comportarvi bene? Con l'attenzione che molti di voi sembrano aver dimenticato, salvo quando ci dite cosa non possiamo fare?

Notte e ho trovato il mondo (ma)

Sono stata in un luogo stupendo e immenso: vi ho incontrato il mondo. Linguaggi, espressioni, abiti, dubbi universali.

Ho trovato il mondo e sono rimasta ad ammirarlo. Forse, gli ho sorriso. Ho trovato  il mondo, ma l'ho lasciato dov'era, anzi più lontano, dove apparteneva, perché non volevo farlo diventare come me.

Volevo che crescessimo insieme.

Notte e ho trovato il mondo (ma l'ho lasciato dov'era, dove apparteneva).

La trivella e un ex

Cavolo se sono infuriata come ogni volta mi chiamate a votare in un contorto modo su ciò che fate finta di non poter trovare risolvere.

E mi incavolerei di più a sentire un presidente dirmi cosa fare.

Figurarsi un ex presidente.

Le trivelle, la democrazia. Il tacere che non fu scritto.

giovedì 14 aprile 2016

Tu canti più forte

Quando canti più forte, piccolo merlo?

Nella nebbia, nella pioggia, nell'indifferenza. E il muro più spesso da attraversare con voce e cuore è l'ultimo.

Notte e la Barbie a tavola

In Scozia sarebbe già multata la famiglia: ma stasera in una delle nostre birrerie, c'è una vocina più forte delle altre. Ha pochi anni, la bimba, e non dimostra neanche un milionesimo della nostra stanchezza.

Ha capelli tagliati alla perfezione e una treccia ai lati. Il nasino all'insù e il vocino potente. Ma più di tutto, ha una bacchetta magica: una Barbie, naturalmente anche lei con taglio impeccabile. La agita, la fa riposare, la esibisce di nuovo.

La Barbie, a tavola, sembra quella più a proprio agio. 

La Barbie, a tavola, come tanti anni fa.

Notte e la Barbie a tavola.

Le occasioni e la superficie

Mi stordisce la quantità di occasioni di imparare, assaporare, meravigliarmi, conoscere.

E mi chiedo perché io rimanga sempre sulla superficie di questo mare. Forse perché mi ci buttano, cerco  di consolarmi. Forse perché siamo più consoni alla superficie, quando non vogliamo guardare dentro la nostra profondità.

Tutti abbiamo un posto che ci ama

Mi imbarazza la mia domanda: qual è il tuo Paese d'origine? Io so che questo ragazzo dal volto limpido e dalle mani d'oro è italiano. La difficoltà di scrivere il suo nome mi spinge però verso le sue origini.

Perché, penso, tutti proveniamo da un posto bellissimo: un posto che amiamo e che ci ama, anche se a volte dobbiamo andarcene.

Moldavia, mi risponde. E io, che non la conosco affatto, mi sento dire: un Paese bellissimo. Lui annuisce e io non sono ipocrita. Gli confesso: l'ho conosciuta attraverso Expo. Il ragazzo sorride: ma noi siamo un Paese così bello, quel padiglione mi ha deluso perché non dice tutto ciò che siamo.

Anch'io sorrido e faccio un'altra confessione: quante volte vedevo il cartello con le girelle moldave, mai però le ho assaggiate. Temo - concludo - di essermi persa qualcosa di speciale.

Sì, mi assicura lui.

Tutti abbiamo un posto che ci ama. E nessuno può capire quanto sia bello.

Generosi o

E' giusto essere generosi. A patto di non diventare pirla.

Perché c'è una bontà che fa male a tutti, compreso  quelli ai quali la riservi.

Il calcio, gli uomini e le donne

Ogni giorno sento qualche persona, nota o meno nota, sentenziare: le donne non dovrebbero parlare di calcio.

Anch'io coltivo un pensiero:  tanti uomini non dovrebbero praticarlo.

Quando i treni vanno come la città

Un anno fa i pendolari facevano un pressing concreto e massiccio per riavere i treni. L'assessore regionale Alessandro Sorte arrivò a Busto Arsizio, in quel momento nella tana del lupo, grazie all'appello che raccolse il consigliere regionale Luca Marsico.

Oggi i treni sono tornati, come promesso alla stazione Nord della mia città. E anche Sorte e Marsico. Tutto bene? No, non è tutto perfetto. Dai convogli talora singoli e invivibili alla sicurezza che è diventata la situazione scottante. Ma i miglioramenti ci sono stati e la gente sa ringraziare. 

È la prima volta che viaggio seduto, ha commentato Sorte sorridendo. E il percorso Busto-Milano Centrale è parso più veloce di un anno fa.

Questo viaggio però per me è stato importante per due motivi.

Uno, per sperare. C'è chi accetta di confrontarsi, di ascoltarti nella buona e nella cattiva sorte (Sorte anche 😄), di provare a risolvere e speriamo continui così. Perché solo così si può davvero migliorare questo e altri servizi.

Due, il Comitato pendolari della mia città. Tanti hanno lottato per ottenere qualcosa per tutti. E quando dico della mia città, intendo anche di località vicine.

Li guardo: persone con vite e idee diverse, unite per un bene comune. Le mie sono parole, i loro fatti.

Quando vedo questo, mi sembra che la mia Busto vada come un treno e sia da esempio. O meglio che il treno vada come la mia città.

Assessore, guardi che i bustocchi vegliano. Per tutti. 
Grazie.




Ti conosco

A volte mi dico: ma sì, ti conosco. Torno a piedi e non mi perderò.

Naturalmente, mi smarrisco con disarmante puntualità. Dovrei irritarmi, con te o me stessa. Invece, rido come una bimba sciocchina che si appaga delle marachelle.

ti respiro, ti ricordo, mi manchi, ti ritrovo, Milano.

Ti conosco. Per questo amo perdermi.

mercoledì 13 aprile 2016

Nella stanza dei lego (nulla può accadere)

Tutta questa fibrillazione sui Lego mi sprofonda in un'epoca lontana. Tanti anni fa, quando c'era una ragione oltre alla natura libera e ai nonni, per andare in valle.

Un abbraccio, una corsa verso l'orto, una carezza ai gatti, infine su in casa. Nella piccola sala, costellata di soprammobili impeccabili: roba da esitare quasi, quando balenava l'idea di muoversi.

Eppure c'era una scatola dove mattoncini colorati costruivano un'altra vita. I lego. Li rivedo, se fisso qualche istante.

Costruzioni inventate contro i vuoti della vita.

I lego, piccoli castelli in aria. Chissà dove sono finiti, in qualche sacco della pattumiera buttato quando non ero abbastanza grande per capire.

Nella stanza dei lego, nulla può accadere.

Ci

Ci speravo, forse ci contavo.

Ci riproverò.

Sognatrice

E' vero, sono una sognatrice, maldestra nell'individuare i confini dell'alba e dei desideri.

eppure nessuno ha scritto davvero, su qualche foglio anche solo abbandonato per caso, che bisogna vivere di giorno.

Mi sono confusa

Mi sono confusa. Altrimenti non mi sarei trovata.

Notte e finalmente la pioggia

Il cielo si incupisce, ci offre un effimero arcobaleno. Poi finalmente mantiene le promesse.

Piove. Furiosamente, come grida il rock. Gentilmente, come fotografa Rimbaud. Generosamente, come mi sento di dire stasera.

Come a colmare le lacrime che non riusciamo a versare o forse a nascondere.

Finalmente la pioggia. E noi possiamo fingere di sorridere o persino farlo davvero.

notte e finalmente la pioggia.

martedì 12 aprile 2016

La staffetta degli amici

Non ci siamo visti in questi giorni. Ciascuno è stato troppo impegnato: anche a confortare gli amici comuni.

E nell'addio a una persona cara, chi ha telefonato essendo lontano, chi è andato a casa nel bosco fatato, chi infine è stato al funerale. 

Subito a condividere le note di luce, nel dolore. Ciascuno ha fatto la sua parte, e anche quella dell'altro.

Che bello sport appare questo, la staffetta degli amici. Arrivare al traguardo per ripartire insieme.

Notte e la misura delle cose

Nessuno obbliga ad avere, accennare, sfiorare la misura delle cose.

Il peso di una parola o di un'azione.

Ma la vita ci consiglia caldamente di non scordarci la misura delle cose. E di non schiacciare gli altri con pesi che esistono solo nella nostra mente.

Notte e la misura delle cose.

lunedì 11 aprile 2016

La strada illuminata

Poi ti svegli con un dubbio, un tormento. E cerchi di mandarlo via, perché i sogni sono migliori, ovviamente.

Non puoi sognare a comando, allora cerchi di opporre altri pensieri.

Finché se ne infila uno benevolo, misericordioso, che non viene dalla tua rattoppata anima.

E sai cosa devi fare, una strada illuminata nella notte.

Fortress around your heart - canzone per la notte

Chissà come ho fatto a costruire una fortezza attorno al tuo cuore. Volevo proteggerlo, e adesso chi lo raggiunge più?

Ci volle un giorno a edificare la città. Poche ore ad attraversarla.

Chissà come ho fatto a costruire una fortezza attorno al mio cuore. Ma ho ancora mattoni per un ponte.

this prison has now become your home

L'abbatteremo o la supereremo.

Fortress around your heart, Sting, canzone per la notte.

Notte e più di Milano

Lo so, solo a Milano tra le città la primavera sembra montarsi la testa. E non paga dei colori che sfoggia, si carica come se fosse estate.

Sì, lo so, Milano sa scavare strade verdi nelle pietre e non c'è nulla, almeno nel suo cuore, che mi appaia grigio.

Eppure stasera, mi affaccio sul mio borgo, quando la luna si è appena sistemata comodamente in cielo. Guarda indecisa la mia chiesa vecchia e quella chiamata anche nuova, pur non essendo poi così nuova agli occhi di questo rapido mondo.

Più di Milano, c'è solo il mio borgo, che si fa viziare dalla luna.

Notte e più di Milano.

Azzurra e gli ultimi raggi di sole

Avete conosciuto la salamandra azzurra? La troverete nelle pagine di Willy, che vi indico.

Io però ieri ho conosciuto qualcuno che deve perlomeno far parte della sua famiglia. Ho impiegato qualche ora a dirlo, a mettere a fuoco quanto è accaduto, perché fa male. Nonostante sia naturalezza, sia natura.

A trovare la bestiola è stata la cucciola. E io l'ho subito allontanata, credendo morta la salamandra mutilata nella parte posteriore. Non potevo lasciarla lì e con un pezzo di corteccia l'ho sollevata dall'erba. A quel punto mi sono accorta che muoveva il testolino, lentamente. E al primo momento ho pensato: starà soffrendo, tantissimo, con il corpicino straziato, devo trovare la forza di mettere fine a questo dolore.

Non l'ho trovata. Ho anche pensato: ma chi sono io per compiere questo gesto? Il sole stava spuntando dalle nuvole e una decisione l'ho presa: l'avrei messa al riparo dai predatori per sentire quegli ultimi raggi, pregando il nostro Creatore che fossero più forti della sofferenza.

Gli ultimi raggi di sole, se non per Azzurra, per questa creatura così simile. E poi il riposo, con l'ombra di un sorriso, più forte di tutto.

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Qualcuno da abbracciare

Ci sono fiori che sbocciano in un palazzo, come Bottega artigiana, come la mostra "Afghanistan, la poesia del cambiamento". Le immagini di Ugo Panella con delicatezza abbracciano i tessuti e poi si lasciano dividere per  ritrovare  il tutto.

Mi lega lo sguardo la foto di una donna, la cui storia mi viene spiegata da Mariagrazia. Non posso piangere, di fronte a quel sorriso che ha saputo superare indicibili sofferenze e che parla di futuro. Un futuro che qui si cerca di costruire insieme, sostenendo i progetti di Pangea.

Un'immagine che diventa un cuscino: forse può sembrare bizzarro tutto ciò.  Ma mi piace la spiegazione che ancora viene offerta: un cuscino si può abbracciare.

E' bello sfiorare e tenere stretti a sé tessuti. Ancora di più le persone.

Qualcuno da abbracciare, salva la vita, anche la nostra.
https://www.facebook.com/Bottega-Artigiana-1062414233784389/?fref=ts

domenica 10 aprile 2016

Al posto giusto

Si sciolgono i raggi del sole sulla parete mentre scorgo tante parole sullo schermo. Credo che faranno la stessa fine.

Dichiarazioni d'amore per cose che non lo meritano: cose. Dichiarazioni di guerra da noi, più fragili di uno stelo di fiore.

Se riuscissimo a mettere al posto giusto, noi, le cose, non parleremmo molto, troppo impegnati a vivere.

Non è la notte che si ritira

Non è la notte che si ritira, raccoglie frettolosamente le sue cose e ci lascia svogliata un po' di spazio.

E' il giorno che ha voglia di nascere. Il cuore che batte più forte. Il sogno, che vuole trasformarsi in desiderio.

Ma dove sei finita?

- Ma dove sei finita?

Dove non ti andava di cercarmi.

Notte e una certezza

Appare come un bosco incantato a guidare verso l'ultimo saluto, come un assaggio dell'eternità. E mentre cerco di mormorare preghiere sul volto di un angelo, sento da lontano le parole della figlia tanto amata.

Certezza. Questa mi colpisce. Non è in contrasto sulle lacrime che danzano sul suo viso dolce.

Lei è certa di dove sia il padre tanto amato, di dove saremo tutti, dove siamo destinati e forse già ci troviamo fin dal primo giorno.

Una certezza, che riposa nel mio cuore, sempre tormentato tranne quando appaiono boschi incantati e creature più fiduciose di me.

Notte e una certezza.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2016/04/il-primo-lasciare-la-festa.html

Il primo a lasciare la festa

Scivola in una notte la notizia: se n'è andato un signore gentile. L'ultima volta che lo vidi, fu con il sorriso a una festa speciale, una festa di un amico.

Era sofferente, ma coraggioso: e del dolore, in quell'occasione, nulla ricordo. Perché quella era proprio una festa, che radunava persone così differenti e devote all'amicizia.

Adesso lui se n'è andato. E' stato il primo, a lasciare la festa.

O il primo, a raggiungerne una che non finisce mai.

sabato 9 aprile 2016

Notte e imperturbabile come l'ispettore Barnaby

Mentre ti ascolto, lampeggia insidioso l'ispettore Barnaby. Forse è suo cugino, mica ho capito bene, ma l'imperturbabilità è la medesima.

Gli fanno fuori una dopo un'altra le vittime di turno e lui non si scompone. Io, si intende, ero già in panico quando un compagno di banco si è scottato da solo.

Barnaby come la signora in giallo e altre brillanti invenzioni, che tuttavia devono esistere davvero, almeno in un angolo della mente.

Il  mondo precipita, ma loro no. Finché trovano la soluzione. E quando sono sicuri del colpevole, ecco, solo in quel momento percepisci una debolezza: un battito di ciglia, un gesto fuori programma, una sfumatura soltanto. E quella, mi sa, è la loro forza.

Notte e imperturbabile come l'ispettore Barnaby (potessi essere).

Always on my mind - canzone per la notte

Ci sono tante piccole cose che avrei dovuto dire, e non si sono mai mosse dalla mente. Per questo e molto altro mi scuso.

In un ritmo che non appartiene alla mia anima rock, trovo comunque pace. Tu sai che sei sempre stato nella mia mente. E che lo sei ancora, con la stessa insistenza che trova però pace.

Non ho mai trovato tempo abbastanza: ebbene, ora tutto il mio tempo è tuo, quasi quanto me.

Always on my mind, Pet Shop Boys, canzone per la notte.

Gioia senza parole

Nella strada pigramente semivuota, fuori dal laboratorio di analisi sosta un uomo dai baffi gentili. Un'attesa composta, che si sfalda solo quando esce la compagna. Lo sguardo di lui corre al foglio che lei stringe tra le mani: un pezzo di carta, uno specchio di vita, che ora la signora sventola con un sorriso, un gesto di vittoria, prima dell'abbraccio.

Lei ce l'ha fatta. Non occorre gridarlo.

La gioia è senza parole e attraversa anche me.

Dialoghi reali - povera Busto

- ma come siamo conciati.

- chi?

- Busto. Povera Busto. Ha fatto bene quello là ad andare a vivere a Olgiate.

- chi?

- il parrucchiere.

Tanto di capello.

venerdì 8 aprile 2016

La prima a svegliarsi

C'è qualcosa di fatato nello svegliarsi per primi. Stare in silenzio per non turbare la magia. Cogliere la danza del respiro altrui. E se si resta davvero immobili e devoti, forse si può entrare nei suoi sogni.

Forse, si è già nel loro film: sarà per questo che affiora un sorriso inconsapevole.

Volevano tutti

Volevano tutti dirmi qualcosa, insegnarmi, impormi o anche solo riempire tempo e spazio.

Tu, che sai far fiorire parole, ti sei fermato ad ascoltarmi.

Il tuono premuroso

A me questo tuono non incute timore, né trasmette particolare agitazione. Non solo perché ho raggiunto il mio fragile tetto.

E' che questo tuono racchiude un placido borbottare, come una dichiarazione d'amore. Ci sono, piantala, che ti lamenti a fare?

Non fare scemate, ma io ci sono. Meglio di cento canti studiati o parole intinte nel falso miele.

Ancora mi vuoi bene

Guarda che non sono convinta che il tempo sia galantuomo. Ti ricordi che al tempo nemmeno credo? Borbotto lungo la via ed entro in un bar, con la cucciola che ovviamente cerca di attirare ogni attenzione, riuscendovi.

Compresa quella di un signore, che riconosco più tardi. Non lo vedo da dieci anni. Lui dà alla piccola un pezzo di pizzetta, chiedendomi il permesso. Poi io oso chiederle se lui sia…

E lui risponde sì: e chi è lei? Balbetto il mio nome, al momento neanche decentemente. Quando lo ripeto, lui - che ti era così caro - risponde illuminato: ah sì, la nominava spesso, le voleva un gran bene.

Oh sì, anch'io.

Tu mi volevi bene. Mi vuoi ancora bene. Perdonami se talvolta ho bisogno di sentirmelo dire da qualcuno, ora che non ci sei più.

L'ultimo merlo

L'esplosione ribelle della pioggia mi riporta al parco, intravisto all'imbrunire. Sì, mi sollevava scorgere il cestino finalmente ripulito dopo due settimane.

Ma mentre mi allontanavo, un suono felice mi fermava di nuovo: era un merlo, l'ultimo merlo rimasto nel giardino. Scuro come la sera, tranne il becco giallo sole, mi scrutava come se sapesse molto di me e cercasse conferme o volesse dirmi qualcosa.

Io ho pensato a quanto poco so di lui e di tutte queste splendide e fragili creature che inseguono la vita nel cielo e persino sulla terra martoriata (da noi).

Chi ti ripara dalla pioggia?

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Notte e non c'è niente da ridere (per questo...)

Scarseggiano le certezze nella vita, bisogna trovarle a tutti i costi.

Una è la data delle elezioni amministrative. Due mesi decisivi dopo aver già deciso chi non votare per alcuna ragione, posso aggiungere altri alla lista e arrivare alla scelta finale. Ah no, prima devo decidere in modo altrettanto definitivo cosa fare al referendum. Ah no, prima devo controllare se la tessera elettorale è a posto. Ah no, prima devo ricordarmi dove l'ho riposta, perché era un posto terribilmente sicuro.

Mancano due mesi alle elezioni e ho già troppo da fare.

Sì lo so, non c'è niente da ridere nel delirio politico. Per questo ci rido su.

Notte e non c'è niente da ridere.

Siamo troppo piccoli

Una delle persone a me più care, è una donna che da più di ottant'anni porta il suo sorriso, le sue energie, la sua generosità a tutti. Ha lavorato tanto e lo fa ancora. E ha allevato diverse generazioni: ancora adesso se passa un brizzolato signore, lei lo indica "è un mio bambino".

Questa persona esempio per tutti noi, è affetta da nanismo. Non sapete quante volte ho incontrato gente lesta a definirla solo così. Sarò una filosofa ingiallita, ma la differenza tra sostanza e accidente cerco di tenerla stampata nell'anima.

Lei è una persona. Chi usa altri modi per chiamarla, è piccolo, piccolissimo.

Dopo tanti anni non riesco a mandarlo giù. Non dimentico i bimbi idioti che prendevano in giro la persona per me più preziosa facendo il verso a come camminava. Non lo dimenticherò mai: ero una bambina anch'io.

C'è chi si scandalizza su chi in politica - destra, sinistra e tutte quelle posizioni che non esistono più, ammesso siamo mai esistite -  sfotte gli altri in base ai presunti difetti fisici, a caratteristiche dell'aspetto. Io mi rattristo perché lo fa l'umanità, che pur oggi dovrebbe essere tanto colta, con la massa di informazioni a disposizione per crescere.

Invece per attaccare il noto giornalista in TV ci si aggrappa ai nei. D'altro canto ho sentito piovere battute sull'atleta privo di gambe, quando naturalmente cade in disgrazia. Troppo piccoli, troppo grandi, troppo grassi, troppo magri. Gli esempi si sprecano.

Siamo pieni di brillanti idee per denigrare gli altri, perché siamo vuoti di umanità.

Siamo troppo piccoli, sempre più piccoli, per cercare di costruire un mondo migliore.

giovedì 7 aprile 2016

Gli inviti social come i volantini

Nelle buche finiscono tutti questi volantini del nulla. In genere, abbracciano tutto ciò che ci lascia indifferenti e sono una seccatura aggiuntiva, una tappa ulteriore verso il locale pattumiera di turno.

E i social che ci propinano di così diverso? Ti vedi arrivare le richieste di like per le cose più disparate, ma pochi sono inviti ritagliati apposta per te, per i tuoi gusti, per affetto e altri nobili motivi.

Pochi ti aprono una porta con il sorriso. Più spesso, ti invitano coloro che ti hanno insultato fino a un secondo prima (e anche dopo). Coloro che ti hanno bellamente calpestato. Coloro che sanno che per i tuoi gusti o per affetto non vorresti mai essere coinvolta e avvisata con questa gelida notifica. Coloro che neanche bene sanno cosa, chi sei, a quanto pare. Se nella tua vita hai fondato l'associazione per la difesa dei puntini, come mai ti chiedono di mettere "mi piace" sulla caccia e distruzione dei puntini?

Gente che ti trattava come un funzionario o che ti ha sputato addosso le cose peggiori, ora ti invita a mettere like.

Tutti uguali, nell'indifferenza, nell'oblio. Come tanti volantini ficcati nella casella delle lettere.

Però, dai, è più comodo: non devi neanche avventurarti nel locale pattumiera.

Silenzi da attraversare

Ci sono silenzi da attraversare, sfuggendo alla notte. E ci sono silenzi che ti attraversano, caparbi nel non sottrarsi mai a nulla, neanche all'oscurità.

Sta a te decidere se stare fermo, senza una parola, senza un pensiero che non sia forgiato dal silenzio. Sta a te scegliere se questa si chiami pace o inferno. Ammesso che importi qualcosa, importa che si chiami vita.

Notte e ci pensa la pioggia

Quante riflessioni e quante vanità si sono intrecciate sulla mia strada, anche oggi. E i passi nell'aria finalmente fresca non le hanno messe in fuga.

Solo ora, un rumore amico mi persuade: la pioggia è arrivata e le manderà via. Scioglie tutto e stinge inutili colori. Li abbraccia un attimo solo prima di annullarsi e liberarmi.

Quella vecchia tentazione di danzare e quella voglia di ricominciare. Ci pensa la pioggia, a fare tutto ciò.

Notte e ci pensa la pioggia.

Close my eyes forever - canzone per la notte

Metti che io chiuda i miei occhi per sempre. Tu rimarrai ancora qui?

Qualcosa di folle ed eterno mi dice così. Le voci si mischiano, con naturalezza, come le paure e le convinzioni.

Io chiuderò gli occhi per sempre, eppure tu sarai sempre qui, accanto a me. Questa è la realtà, più forte di ciò che vediamo.

Would it all remain unchanged?

Close my eyes forever, Ozzy Osbourne e Lita Ford, canzone per la notte.

mercoledì 6 aprile 2016

Dialoghi reali - Hai ragione

- Comunque, sai che avevi ragione?

Tripudio. Gioia sfrenata. Un futuro di speranza si apre.

- Su che cosa?

- Cosa? Non mi ricordo.


Quando ride il profumo dei fiori

I fiori abbracciati al loro profumo, un profumo che finisci per dimenticare, vittima anche di questa abitudine. Sarebbe troppo stucchevole respirare così la primavera in ogni momento, ti dici correndo verso il nulla.

Poi, a un'ora inaspettata, esci e ti assale. Curioso, quasi invadente, ma di gioia, pestifero e irresistibile: il profumo di fiori ride e fugge, sotto il tuo naso; invita persino a farsi inseguire.

Quando ride il profumo dei fiori, senti che potresti volare in tutto il mondo eppure restare liberamente qui.

Notte e il bello di scoprirti

So tutto di te, so quando sto per ridere o arrabbiarmi, quando mi devo ritrarre (ammesso che ci riesca) e quando devo insistere (ci riesco benissimo). A volte, so persino come tirarti su il morale.

So tutto di te. Ma non ho perso il gusto di scoprirti. Una nuova sfumatura. Una nuova smorfia. Una variazione sul tono della risata.  Vado in cerca o mi assalgono queste esplorazioni.

Il bello di scoprirti, ogni giorno, ogni notte, è una fonte di gratitudine.

Notte e il bello di scoprirti.

Il parco a puntate

Il parco dei Marinai è rimasto chiuso per lavori, diversi giorni. Giorni in cui la cucciola-  e non solo, considerando i borbottii raccolti - si è risentita anche per l'incertezza della riapertura. Ma bisogna consolarsi nella vita e il pensiero era: per essere belli bisogna pazientare.

Lo riapriranno sistemato è impeccabile. La parte umana, forse. Nell'area cani, c'è la selva oscura. O meglio questa vegetazione selvaggia che in campagna farebbe anche audience. Dove corrono gli animali un po' meno, tanto più considerando i pericoli. E non è che gli umani addentrandosi lì si sentono più sicuri.

Quindi lo sguardo corre al recinto, compreso il legno che si sgretola o la rete metallica malconcia sul fondo.

La domanda è: ma i lavori non si possono fare bene una volta sola?


Delia, l'anima e il teatro

Di tutte le parole nobili sul cartello che ora lega ancora più forte Delia Cajelli al Teatro Sociale di Busto Arsizio, ce n'è una che mi emoziona di più.

Anima.

Il corpo non è niente senz'anima. Né le mura. La materia splendida quando è strumento dell'anima e della sua luce. 

Quando passo davanti al Sociale, alla sua storia, e sento che c'è quella luce nonostante tutto, sento il futuro.

Delia, che gioia vederti lì, nella tua casa, nella casa che hai reso ospitale e viva per tutti.

La tua anima, sempre. A rendere anche i sogni più veri in un mondo che ha bisogno di essere salvato. Anche grazie al teatro.


martedì 5 aprile 2016

Come se fosse ancora Expo

Sto passeggiando nella folla e mi trovo paralizzata dalla sorpresa: ma che meraviglia, il giardino di Israele. E ancora non ho scoperto gli elementi essenziali della Colombia. Sono convinta - che sciocca - di conoscere a menadito l'Europa. L'Asia è lontana, ma si vuole lasciare scoprire, tutta.

Basta una serata a condividere vecchie conoscenze dell'Esposizione universale e nuovi segreti.

Chi se ne frega di chi prende in giro: ho imparato più in sei mesi che in anni di pareti scolpite attorno a me.

Come se fosse ancora Expo. E' ancora Expo. Solo ora capisco quanto io sia cambiata, quanto stia cambiando.

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Piove libertà

Quando sono invasa dai pensieri della notte, sento un canto strano. Non possono essere ancora i merli. E ronfano gli ubriachi.

E' la pioggia. Uno scroscio impeccabile, un grido che divampa e poi dissimula la gioia. Il vento scompiglia l'acqua come se fosse la chioma di una donna amata.

Piove, è libertà.

Il brutto dell'età

Il brutto è dell'età è che talvolta, anche a costo di sforzi durissimi, riesci a tacere. Ma non riesci a fingere.

Notte e un ballo liberatorio

Non è solo che Baby non si lascia mettere in un angolo o che ricordi quando osavi piccole trasgressioni che per te erano enormi.

E' che Dirty Dancing si conclude come tutto dovrebbe finire: non terminando davvero, okay, ma soprattutto con un ballo liberatorio. Non fa così anche Grease?

Quando tutti vogliono importi il loro blando repertorio, tu arrivi e dici: scusate, metto un altro disco. Anzi, ci danzo su, come dovreste fare voi.

E c'è chi ci crede, chi ti segue.

Notte e un ballo liberatorio.

La libertà non si può ammirare

La libertà non si può ammirare, dentro di sé, come una scultura ben riuscita.

Si plasma, si scioglie, si scolpisce ferendosi, si cade, si rinasce.

La libertà costa, costa tantissimo. E se la ammiri, perdi tutto

lunedì 4 aprile 2016

Sale e whisky (se sai aspettare)

L'amico whisky è rimasto in rispettosa (no, non dispettosa, correttore, o forse hai ragione tu) disparte per qualche settimana.

Oggi mi ha chiamata, ma si sentiva solo. Allora  è spuntata una tavoletta di cioccolato, non il salmone che sognavo.

Ma era un cioccolato al sale.

Il sale del mare, che si pensa oceano. E il whisky che dall'oceano viene.

I contrasti sono un'armonia sciolta in un bicchiere di Talisker, se sai aspettare.

Se impari ad aspettare.

non è solo che detesto i conflitti (precisione)

Non  è solo che detesto i conflitti.

E' che detesto in particolare i conflitti con i pirla. Quelli che non si risolvono.

Arguta Paffuta

I compiti più difficili

Anche oggi il mattino partirà con una serie di compiti difficili. Non taroccare la sveglia. Sorridere nei primi cinque minuti della giornata. Non guardare subito la posta.

E, più difficile di tutti, non telefonare al mio amico laziale: ah, il derby, basta il pensiero e sorrido nei primi cinque minuti della giornata.

Notte e sono capace di urlare

Ho la voce bassa, forse per protesta contro il chiasso tutto attorno. E con gli anni, di conseguenza, si è affievolita ancora di più.

Ma so urlare. Ah se sono capace di urlare. Due, tre volte all'anno quando non sopporto più l'arroganza. 

E quando trovo chi mi calpesta e alla seconda volta non lo fa per sbaglio, allora mi accade di peggio.

Il silenzio. In fondo sto urlando, ma sono già troppo lontana perché tu mi senta.

Adesso urlo.

Ssst. Notte e sono capace di urlare


domenica 3 aprile 2016

L'anima (abbassiamo la testa)

Guardo il volo curioso di un merlo, come gira il becco, come non finge ma ti osserva davvero. Guardo gli occhi di un cagnolino che sembra vedere il mondo in un umano, un altro cane, un fiore calpestato. Guardo il passo di un micio, solo in apparenza casuale e svogliato: anche lui si ferma a scrutare senza finzioni.

Guardo e penso che sì, forse le nostre anime sono diverse.

Noi - custodi che si sono ubriacati di vanagloria e recite - dovremmo abbassare la testa, davanti a loro.

Sembrava pazzo, quel fiore

Sembrava pazzo, quel fiore, rosa di coraggio. Non soddisfatto di essere sbocciato anzitempo, si sporgeva fuori dal vaso con ulteriore incoscienza.

E gli altri boccioli si ritraevano ancora di più, come per sottrarsi alla visione di un film dal finale scontato.

Oggi, sono tutti protesi verso il sole, con i loro petali allegri. Ci voleva tanto.

Ci voleva il coraggio di un fiore, che sembrava pazzo.

Per chi voto - Dialoghi reali

- Ha già deciso per chi votare?

- No.

- Le posso suggerire la persona giusta?

- Non mi faccia cambiare idea.

Un anziano ha bisogno

Sai che gliene frega, a un anziano, del messaggio via social per interposta persona: salutamelo! un bacio! digli forza!

Un anziano, specialmente quando è in un momento difficile, avrebbe bisogno di una telefonata. Di una visita. Di un abbraccio. Di un sorriso. Di ascolto. Di un: posso fare qualcosa per te?

Un anziano ha bisogno di tutto questo. E forse non solo lui.



Dialoghi reali - Padre e figlio

Nel parco pubblico un bimbo corre o ci prova, prima di aggrapparsi alla mano di suo padre. Gesti che anticipano già le parole.

- Papà.

- non ti lascio solo.

Parole che abbracciano i gesti.

Notte e la notte è più sincera

Quando tutti inciampiamo in sguardi e giudizi, infine troviamo un messaggero di pace. È la notte, che non ha paura di parlare,ma la compassione è più forte e prevale in lei.

La senti, mischiata ai profumi di primavera, che guarda e dice la verità. Oh sì, è più sincera la notte, ma nel buio vede le luci di una persona, di un paesaggio,di ogni creatura. E le porta nei sogni, scordando ogni oscurità.

Notte e la notte è più sincera.

Non va bene così

Non posso fingere che mi vada bene così. Perché non mi va bene per niente. E non posso rischiare di non farmi andare bene me stessa, ciò che sono realmente.

Il Paese del contro

Il Paese del contro un tempo mi annoiava. Oggi, sarà colpa del fatto che invecchio, mi allarma. Tanto più quando non lo constato solo nei mega centri di potere, ma nelle città come la mia.

Ci sono le primarie di uno schieramento, anche se non appartengo a niente per deviazione filosofica e per coerenza di mestiere, mi arrivano inviti a raffica. No, grazie.

C'è un motivo in più per non partecipare per me. prima e durante litigano, mentre fanno i conti subito c'è chi commenta "questi sono tutti contro l'altro schieramento".

Contro, contro. Pro che cosa, non si sa mai però.

Bene chi ha partecipato perché credeva in qualcosa, qualcuno, a prescindere da chi. Ma chi guarda già contro...

Sarò vecchia e folle, ma penso che questo contro abbia stritolato il mio Paese. E continui a stritolare bellamente la mia città, oltre a qualche altro difettuccio di cui parlerò.


La luce del bosco

Dicono fosse una giornata spenta, ma la luce, bisogna saperla cercare.

Solo il bosco sembra regalarla. Nel bosco non c'è il silenzio che regna tutto attorno: mormorii di vita, strilli di gioia, sottili schiamazzi di preoccupazione. Nel bosco ciascuno ha qualcosa da dire, senza sovrapporsi agli altri.

Quando ci sdraiamo sotto il grande pino, c'è uno strappo nel cielo offuscato e il sole ci sorride.

La luce è quel sorriso, il suono che placa il silenzio umano, la gratitudine di sentire la terra umida e i suoi movimenti di primavera.

sabato 2 aprile 2016

Notte e il mondo sei tu

Chi si accapiglia, chi ci piglia il tempo di un favore, di un passaggio, di un voto, chi finge che non esistiamo, chi magari alla nostra esistenza crede fin troppo per cercare di perseguitarci oppure ottenere qualcosa.

Tutto mi scorre via. Il mondo mi scorre via, perché mondo non è affatto.

Quando entri, quando sorridi, quando parli, quando sei taciturno eppure parlano i tuoi occhi e parlano a me, di me. In ogni istante.

Il mondo sei tu. E ti ringrazio.

Notte e il mondo sei tu.

I biscotti della Vale

Così la Vale in pasticceria comincia a sfornare biscottini che sanno appagare palato e occhi. Intaglia la frutta con la fame per il futuro. E si appresta a diventare sommelier, apre nuove strade.

La Vale, bella e semplice perché veri sono i suoi desideri. Non ha bisogno di stratruccarsi, nemmeno di effetti speciali con le sue  prime creazioni.

I biscotti della Vale sono specchio della sua bellezza: quella di una giovane che sembra preparare biscotti, ma in realtà sta scoprendo gli ingredienti per il suo futuro. E li mette insieme con grazia, a volte con timidezza, senza però mai tirarsi indietro.

Nonna, scusami

Nonna, scusami se sono piccola e stupida: tu sei lì che combatti all'ospedale, e mamma torna mentre io sono immersa ridendo nel libro di barzellette e lo porgo a questa piccola grande donna.

Nonna, scusami, ma non so cosa significhi combattere. E nemmeno stare male. E nemmeno avere un cuore fragile, da tanto tanto tempo. Penso che tu sia magrissima solo perché sei un essere superiore, forse già un angelo.

Nonna, scusami se sono così superficiale. Diventerò grande e migliorerò.

Nonna Argia, sono trascorsi tanti anni, più di 40, da quando sei diventata un angelo, davvero.

Io forse vagamente so cosa significhi combattere. Non essere più superficiale, no.

Non farti schiacciare

I soliti sicuri del nulla intimano: non farti schiacciare.

Come se ci si potesse far schiacciare dall'amore, la creatura più lieve.

Non fare più, vivere ancora

Mi sono un po' seccata di aspettare.

Mi sono un po' seccata di ascoltare.

Mi sono un po' seccata di bussare.

Aspetto solo la fioritura, quella meno sfacciata e più devota.

Ascolto solo la musica e le parole di chi è bambino dentro.

Busso solo all'aria che gioca con la mia pelle e il mio respiro. 

E gioco anch'io, vivendo.

venerdì 1 aprile 2016

Ma mica sarai grigio

Ma mica sarai grigio cielo, per canticchiare così, ridere piano come un sussulto, giocare con i suoni.

Tu hai voglia di ricominciare questo giorno, anche più di me. Il broncio di colore forse serve solo a farsi coccolare, a strappare un altro sorriso, un buongiorno morbido.

Le elezioni non sono Natale

Le elezioni non sono Natale.

Forse voi diventate più buoni o così fingete.

Ma io no.

Arguta Paffuta.

Roberto e la zampata di umiltà (Roma, mi manchi)

Mi manca la Roma. Posso avere la Roma? Roberto Pruzzo compie tot anni, mica glieli rinfaccerò adesso. Ma io sono ferma a più di trent'anni fa, quando incontro la squadra nella mia città, grazie a una scelta di campo (leggi di soggiorno) ufficialmente incomprensibile di Liedholm.

Lo rivedo dopo tanti, tantissimi anni. Entro nella sala stampa della Pro Patria, anche se sono lì come tifosa, e non ho il permesso di entrare. Il presidente biancoblù buono è misericordioso, quando dico che vorrei dare un'occhiata.

Pruzzo - allenatore della squadra avversaria - sta uscendo, io urlo: Robertoooooo (il presidente della Pro arrossisce con garbo). Si ferma e parliamo della Roma, a lui scappa un sospiro.

Oggi rileggo la bellissima frase su Totti, quella zampata di umiltà. Condivido il suo compleanno e più di uno juventino - sì, dai, non cominciai l'intenso percorso giallorosso più di trent'anni fa anche per rompere le scatole? - condivide con parole emozionanti. Sono felice di tanta armonia.

Roberto, mi manchi. E mi manca la Roma, quella senza calcoli apparenti e con un pizzico di follia.

Notte e vi ricordo tutti

Mica si riesce a ricordare tutto e tutti, assicura una saggia vocina. Anche lo stretto lasso di una giornata diventa immenso, tra volti e nomi.

E' vero, per questo voglio provarci, oltre i limiti umani.

Quello che mi ha fatto ridere, ridere forte, mentre scorrevano tanti dolori.

Quello che ha criticato l'unica crepa di un muro pieno di colori da sballo.

Quello che ha subìto un mio infantile pesce d'aprile e ci ha riso su, o così ha finto.

Quello che mi ha lasciato correre verso un po' di pace e quello che ha cercato di impedirmelo.

Quelli che mi hanno riempito di biscottini tra un caffè speciale e gli occhi più belli nella mia vita che attendono con pazienza il mio ritorno a casa.

Quella che mi bacchetta sempre, ma poi butta lì: nessuno si prende cura come te.

Quella che mi aspetta, con il guinzaglio, la pallina, ma il cuore più di tutto.

Quella che non dicono, non fanno, non fingono: ma ti mandano sane energie e dolcissime preghiere. Che ufficialmente credano, oppure no.

Tutti tranne quelli che non se lo meritano: ma questo, lo sanno solo loro.

Notte e vi ricordo tutti.

L'uscita di scena

Poveri gli attori che non sanno uscire di scena. Lontano da quel sipario, si aggirano sperduti nel buio.

All my loving - canzone per la notte

Vorrei sfoggiare auguste ragioni per scegliere questa canzone. Tipo sperare che i miei sogni si realizzeranno, sempre.

Invece, mi viene servita sul piatto di una pubblicità. E mi viene in mente una notte romana, in cui c'era un gioco spericolata: cantarla ogni volta con una sola vocale selezionata. Sciocchini e meravigliosi, come i ragazzi devono essere.

Comunque, vi mando tutto il mio amore E vi scriverò ogni giorno (non è una minaccia).

Ricorda che sarò sempre sincera. Nel bene e nel male.

All my loving, Beatles, canzone per la notte.

A chi mi ha fatto troppo male

A chi mi ha fatto troppo male, e con vari mezzucci continua a cercare di farmene o comunque di svolazzarmi attorno con dubbie intenzioni, auguro il bene, una vita gioiosa, con tutte le soddisfazioni che - posso aggiungere ahimè, ops? - rende loro felici.

Lontano da me. Grazie.