lunedì 31 ottobre 2016

L'incubo delle cimici

E se l'incubo delle cimici fossimo noi?

Notte e i pensieri non più nostri

Quanti pensieri non sono più nostri. Quelli catturati da un post, da una telecamera che sfiora e deforma una nostra impressione, persino quelli finiti in un cassetto.

E viaggiano lontano da noi, nudi, portandosi via qualcosa di noi. Neanche la notte può coprirli, mentre vanno alla deriva, distanti e più distanti ancora.

Pensieri non più nostri, tanto che mi viene da dubitare che lo siano mai stati.

Notte e i pensieri non più nostri.

Steven, Joe e ridere insieme (cambia il mondo)

La fotografia più entusiasmante per me - in questo vibrante tour degli Aerosmith in Sudamerica - non è quella con Obama. E non perché debba fare commenti lagnosi su selfie e dintorni. Gli Aerosmith non hanno disertato nemmeno la scuola: siete contenti?

Ma chi se ne frega di questa immagine scattata mentre si parla come se si volesse cambiare il mondo. Ce n'è un'altra, che dimostra come si possa farlo.

Steven Tyler e Joe Perry, sul palco. Suonano, cantano, si fissano, ridono.

Ridere insieme: Dio mio, che cosa c'è di più bello? Seppellire i guai, le avversità, i veleni, ciò che ci ha divisi. Perché ciò che abbiamo fatto insieme è centomila volte più importante.

Ridete ancora, Steven e Joe. E' così che si cambia il mondo, vero?

1000 oceans - canzone per la notte

Il respiro della notte, ogni respiro, è un appiglio per non perdersi nella notte. E bisogna attraversare spazi e tempi immensi per ritrovarsi.

Mille mari, no, oceani. E mille anni, così oscuri, prima di ritrovare la luce.

Non ci mancherà niente e nessuno, ci sfioreranno anche le stelle.


1000 oceans, Tokio Hotel, canzone per la notte

Più forti in ginocchio

Le macerie, segno della nostra impotenza, di quanto siamo piccoli. Poi scorgo le persone in ginocchio e sento tutta la loro forza.

Avere la forza di pregare davanti a ciò che si è sbriciolato, perché è rimasto qualcosa di più grande, che nessun potere può piegare.

In ginocchio, non umiliati, ma fiduciosi. E così immensamente più forti, tanto da rimettersi in piedi.

Come se ci fossero i supereroi

Voglio tornare in quel cinema, dove ho costretto anche i miei genitori a sorbirsi questo film. Era il giorno di Santo Stefano, deroga ai riti familiari concessi nel pomeriggio.

C'è il film dei Kiss. Liquidata la cosa in questo modo, ormai 36 anni fa, vedo i miei pazienti papà e mamma  restare nel cinema cassanese buio e solo con uno spettatore, anzi due: perché era accompagnato da un cane. Le battute vengono risparmiate.

Però c'era un'altra faccenda, che avrei scoperto più tardi. I Kiss mica erano musicisti, erano supereroi. Roba da fumetto, certo, ma sapete quanto sono preziosi i fumetti. Quanto ci hanno riparato, coccolato, spronato, convinto che l'umanità potesse essere salvata, persino da se stessa.

Oggi ci sono musicisti impegnati, alcuni con successo. Altri più che altro a parlare, sentenziare, dividere, costruire muri mentre criticano muri. E' tutto così distante o sono opportunamente invecchiata. 

Ma facciamo come se ci fossero ancora i supereroi. E potessero persino suonare.

domenica 30 ottobre 2016

Notte e non siamo più fragili

Tremano le poche certezze, vuoi che non siamo più fragili? Eppure possiamo dare una risposta differente, se invece di guardare alle nostre paure ci rivolgiamo a quelli al nostro fianco, magari più spaventati di noi.


Non siamo più fragili, siamo migliori.

Notte e non siamo più fragili.

You see me crying - canzone per la notte

Come un sospiro finale, prima di ammettere che stai piangendo davanti a un altro.

E questo spettacolo è così duro da vedere, come duro da capire è chi piange. Non si fa consolare da nessuno, nemmeno da chi afferma che gli mostrerà tutto ciò che sa.

Perché ciò che sappiamo è così poco, in confronto alle lacrime.

I'll show you everything that I know.

You see me crying, Aerosmith, canzone per la notte.

Dialoghi reali - I santi non pensano (ai loro posti)?

Di fronte al crollo e al dolore, sento il tuo grido di rabbia, impastato in parole bambine.

- ma i santi non pensano ai loro posti?

Hai dato voce alla sofferenza incredula di ciascuno. E dentro lo gridi più forte, così le parole si sciolgono, con il punto interrogativo.


I santi pensano ai loro posti. Me lo dice, soffocata, quella stessa tua voce bambina.

sabato 29 ottobre 2016

Il mattino ancora senza parole

Il mattino ancora senza parole apre la porta ai ricordi. Li fa entrare senza accorgersi di quanto siano aggressivi: potrebbero svegliare tutti.

Me, di sicuro. Si insinuano nelle orecchie del cuore e rompono il silenzio, tra le coperte dell'autunno.

Il mattino ancora senza parole, ti obbliga a guardarti dentro e a cercare riflessi e speranze, mescolati nel tuo risveglio.

Notte e (anche se non sei) l'ultimo barbiere

Lo so che non sei l'ultimo barbiere, signor Nino. Che altri egregiamente svolgono questo mestiere. Che neanche ti sei allontanato troppo.

C'eravamo sfiorati alcuni anni fa, a pochi passi dal luogo dove era nato mio nonno, sotto il canto ostinato delle campane. Avevamo parlato della sua arte, della tua arte. C'era un filo che vi legava e io lo sfioravo.

Adesso un amico mi annuncia che te ne sei andato, anche tu. Il nonno che prendeva per il naso il re, magari lo fa bonariamente anche con gli angeli. E io penso che tu, l'ultimo barbiere, forse lo aiuterai con un sorriso.

notte e (anche se non sei) l'ultimo barbiere.

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Oro nero - canzone per il giorno

Quando non vivono, parlano di te. Castelli in aria e giudizi come cemento, per chi non ha la voglia né il tempo di ascoltare.

E quando non sapranno più che dire, sentenzieranno che sei cambiato. Come se si fossero mai soffermati a conoscerti prima.

La gente parla quando non ascolta neanche se

Oro nero, Giorgia, canzone per il giorno.

Penserò per me - preghiera

Quando uscirò da questa corsa, che preme sul mio respiro, affronterò un periodo delizioso in cui penserò solo per me.

Signore, voglio pensare solo per me

Fai che io non pensi solo per me.

venerdì 28 ottobre 2016

Notte e la Topolino

Un'anima gentile mi scrive e si corregge.

L'auto di cui le parlavo, che un padre speciale voleva, era una Topolino.

Così io afferro un altro filo e piango di gioia.

La Topolino, la prima auto orgoglio di mio padre. E il filo stringe anche don Carlo Gnocchi.

Cambiano i nomi, non i grandi cuori.

Io ti sento, vicino a me.

Notte e la Topolino

Luigi e il cotone che fiorisce

Un premio prestigioso, un video che è un premio non meno prezioso e poi il grazie che risuona più forte di tutto.

Una cerimonia intensa, oggi, all'assemblea dell'Associazione italiana Chimica tessile e coloristica, con le sorprese che abbracciano Luigi Giavini, fresco dei suoi ottant'anni.

Senza di lui, niente museo del tessile, ricordano le immagini. E quanti altri tesori sarebbero andati perduti.

Poi ecco che lui, tra una targa (il premio Sessa), un discorso, un abbraccio ci ricorda cosa dobbiamo fare.

Andare avanti, con i giovani, credendo nella scuola, restando stretti insieme. Il maestro Ginetto Grilli annuisce. Poco dopo fuori, vedo i vertici di un istituto superiore che stanno studiando insieme un nuovo progetto per la città. 

I semi del cotone, ancora. A Luigi sono fiorite le piantine di questa specie, speriamo che siano contagiose in città.

Un grazie particolare a Piero Sandroni, Giampietro Castignone e al Ginetto.


https://m.youtube.com/watch?v=NeKeR_guvO8


giovedì 27 ottobre 2016

Home tonight - canzone per la notte

Arriva sempre l'ora in cui bisogna finire qualcosa, rimettersi in viaggio o tornare a casa.

E se cercano di trattenerti, lascia lo spazio di un ultimo brindisi.

Poi corri perché nel cuore della notte ritroverai casa.

Home tonight, Aerosmith, canzone per la notte.

E poi una striscia sottile

Questo orizzonte grigio riposa sulla mia veglia non più notturna.

Finché una striscia sottile, confusamente dorata, lo interrompe e sbircia su di noi.

Ma siamo noi a guardarla estasiati, come se fosse un tesoro che riempie tutto il cielo.

Tacchi lunghi e ben distesi

Ho sempre creduto di cadere per la fragilità delle ossa. Non mi accorgevo di quella dell'anima, di quanto potesse incidere l'anima.

Allora fuori tacchi lunghi e ben distesi, tanto non importa cadere. Ma il tratto testardo in cui si resta in piedi.

Notte e anche l'ultimo dono

Oggi piangiamo, ridiamo, gridiamo per questo dono che ti è stato fatto.

Poi ci fermiamo e ci rendiamo conto. È riconoscimento a te, ma dono per noi.

Anche l'ultimo dono, lo giri ai nostri cuori. Chissà quanti altri doni ci attendono.

Notte e anche l'ultimo dono (è per noi).

mercoledì 26 ottobre 2016

Rosa per caso

Una nuvola rosa, capitata per caso sul mattino. Potrebbe essersi smarrita.

O potremmo esserci ritrovati.


Se la nostra amicizia è finita su Facebook

Se la nostra amicizia è finita su Facebook, scandita dai mi piace e da dotti commenti, allora forse è giusto che lí finisca.


Notte e se sono la più lucida

Accade che mi dicano.
- sei la più lucida.

Grazie del complimento immeritato. Perché se sono la più lucida, abbiamo un problema.

Notte e se sono la più lucida.

martedì 25 ottobre 2016

Noi come i nostri smartphone

Siamo come i nostri smartphone. Facili a scaricarci, in balìa di un vortice di funzioni inessenziali.

Fighetti fuori e tutti uguali dentro.

Sovraccarichi di dati, pochi quelli che importano davvero. Senza per questo saper cancellare la fuffa che ci intasa.

Siamo come gli smartphone.

Però loro sono un accessorio diventato sostanza. Noi trasformati in accessorio.

Notte e quando non c'è più speranza

La nebbia si scioglie a fatica sulle strade che trasportano i ricordi. La luce è fioca, i giudizi grevi.

Non c'è più speranza, sussurra una voce che non so neanche se definire maligna.

E se non c'è più speranza, che faremo? Ne ritroveremo una.

Notte e quando non c'è più speranza (è ora di ritrovarla)

Ci sarebbe il telefono

Ci sarebbe il telefono. Questo strano aggeggio che in teoria era nato per parlare. Abbatteva le distanze, oggi le contempla scocciate.

Uno mette i propri affari su Facebook e si indigna se non capisci che sì, c'eri anche tu nel pubblico fruitore.

non ha capito che preferisci essere protagonista, senza applausi.

Ci sarebbe il telefono, per dirci qualcosa di importante, se proprio non riesci  a uscire.

Per sentire le voci, forse persino gli aromi che percepiva un vecchio clown.


La neve che sale (vivi, Chiara)

Penso che non ci siano più parole, quando sento quelle meravigliose e potenti di papà Marco e mamma Stefania.

E quelle ultime, scandite proprio con la forza della loro bimba.

Chiara, vivi, vivi, vivi. Tre volte, il che mi riporta alla fede e a Colui che ha voluto che noi vivessimo.

Invece, fuori mi devo sorprendere ad ascoltarne tante, ciascuna preziosa. Sono quelle dei bambini. Stanno affidando i loro palloncini bianchi, con foglietti che restano candidi nonostante ci abbiano scritto sopra: perché quei pensieri sono puri come i loro occhi, che frugano nel cielo.

Il cielo, è pallido d'amore come loro e sento una bambina dire: guarda i palloncini, sono neve che sale. La natura che capovolge tutto, si fa accettare con il loro sguardo. Che continua a seguire avidamente quelle creature leggere, non fragili.

Chiara, non era fragile. Chiara forse gioca con i palloncini o forse non ha tempo di giocare, perché forte com'è ha già troppo da fare. Deve costruire una casa per altri piccoli e poi deve prendersi cura della famiglia, e chissà cos'altro ancora.

Deve vivere. Chiara, lassù, vive.

http://www.unacasaperchiara.it

lunedì 24 ottobre 2016

E mi manchi già

Dentro questo cielo scuro e denso di malinconia penso che la vita, piccola creatura, è anche questa cosa qua.

Non ho fatto in tempo a darti nemmeno una carezza.

E mi manchi già.

Non ce l'ho fatta

Ho pensato che proprio non ce l'avrei fatta. Finché ho deciso che mi sarei rivolta a te.

Aiutami a farlo, o sfacciatamente ti dico: fallo tu.

Comunque, lo facciamo insieme.

Non ce l'ho fatta, finché ho visto te.

Mani ghiacciate

Una persona ti appare fragile nella sua umanità e la immagini con le mani ghiacciate, che le sfiori per scaldarle, visto che sei impotente con il cuore.

Che brivido, quanto avverti che le tue mani sono più fredde delle sue. Quando lo specchio di quel tocco  ti restituisce la tua fragilità.

Notte e il pianto di un bambino

Mentre le preghiere si incamminano per la piccola Chiara, mi scuote un suono in chiesa.

È un pianto, il pianto di un bambino. Al momento mi fa male, poi mi appare in tutta la sua dolcezza.

Ora so perché. Questa frase, non la dimenticherò mai, e si conquista uno spazio lentamente dentro di me.

Marco e Stefania, nel salutare la loro bellissima principessa, ci spronano a rendere possibile con loro una nuova incubatrice per salvare un altro bimbo. Tanti altri bimbi.

Forse quello era un pianto di gratitudine. Di un angelo.

Chiara, quante cose già mi fai insegnato. Tu non piangi, perché stai sorridendo.

Notte e il pianto di un bambino.

Solo a un bivio del lago

Solo, a un bivio del lago. Perché c'è sempre un bivio, anche nell'acqua.

Tutti attorno i compagni strillano, ma tu hai qualcosa che puoi urlare solo dentro il cuore. 

Solo di fronte a un velo affamato di argento, che prova ad attutire i graffi di autunno.

Dialoghi reali - il fratello

- ciao per favore puoi chiamare il signor Giovanni Rossi?

- quale dei due fratelli?

Giovanni 1 o Giovanni bis.

Mi arrendo.

domenica 23 ottobre 2016

La mia roccia indiscussa

Di fronte alla mia conclamata goffaggine la mia amica oppone dati scientifici. Circostanze in cui le ho portato frammenti di luce e anche qualche caloria.

Ricorda alcuni episodi e io già mi ritrovo lì vicino a lei.

Anche per dirle: tu ogni giorno hai fatto di più per me, amica mia. Mia roccia indiscussa.

Notte e scambiarsi le vite

Un giorno che non puoi lasciar scivolare via, che è entrato con le sue voci, i suoi sguardi, persino le cifre di solito così glaciali, le riflessioni.

Andare oltre, ci siamo detti mentre pensavamo a questo momento di confronto con il Decanato e il cammino che abbiamo intrapreso come commissione Vita sociale e cultura. Oltre i confini, l'emergenza, l'emotività. Tante riflessioni e storie si sono intrecciate e sono grata a ciascuno. L'orgoglio, la paura, l'amore, la testardaggine che ne viene nutrita, la partenza, la voglia di restare e di tornare… Quanto scorre in una giornata piovosa eppure con un sole suo.

Colgo come un fiore, senza staccarlo dal giardino profumato di oggi, la bella idea delle prof e delle ragazze del Verri, quando due giovani leggono ciascuna la storia dell'altra per "Un passo indietro". Si scambiano non un racconto, ma le vite.

Scambiarsi le vite, con le proprie sofferenze e le benedizioni, inciampando, aggrappandosi a un gommone, sentendo che la terra è vicina anche quando è lontana. Si ricomincia sempre e in ogni luogo, anche quello che chiamiamo casa.

Notte e scambiarsi le vite.

Goin' blind - canzone per la notte

C'è sempre un tempo in cui pensi di diventare cieco e ti congedi da chi ci vede benissimo.

Giochi con le cifre e con le scuse. Sai persino frenare il ritmo della tua canzone e vestirla con dolcezza.

Dio mio, come mi piace questa canzone, di 42 anni fa, anche con i suoi paradossi, i suoi nonsensi.

Sì, tu pensi di essere diventato cieco. E' buffo o triste o semplicemente umano che tu chieda all'altro: ma non vedi che…?


Yes, I think I'm goin' blind
And I know how it's to be


Goin' blind, Kiss, canzone per la notte.

Dialoghi reali - fino in fondo

ma lo sai che non ascoltiamo né leggiamo più nessuno fino in fondo?

- già.


Poche ore dopo mi manda sms

- sono ancora fuori, ha vinto il Milan.

- ha vinto 1-0, gol di Locatelli 

- ma ha vinto?

- dialoghi reali subito.


sabato 22 ottobre 2016

Mi fido ancora

Piovi così fitto che sembri voler inseguire le nostre lacrime.

Piovi così fitto, come se anche tu non potessi accettare un angelo così piccolo.

Eppure lo porti via ugualmente. 

Piovi così fitto che mi fido ancora di te, mentre si confondono le lacrime del mondo.

Quando nasci tu (il mondo racconta)

Poche sera fa, ero tra te, Luigi, e il nostro cantastorie. Pensavo: ma come posso essere così fortunata e di cosa mi lamento poi, quando ho accanto due maestri così.

Luci che ammiri, senza avvicinarti troppo, ma attenzione: ammirazione è una parola scarna, fredda. Perché sui loro passi, ti senti dentro anche se sei piccola e inadeguata.

Innamorati della loro terra, del battito dei suoi telai, che si senta ancora o no.

Luigi, oggi tagli il traguardo degli ottant'anni e sei ragazzino quasi quanto Ginetto.

Nasci il 22 ottobre, quando venne alla luce anche il mio nonno Giannino.

Quando nascete voi, quando nasci tu,  il mondo racconta una storia nuova. E io come una bambina ad ascoltarla. 

Notte e non ho guardato il cielo

Questa volta non ho idea se la luna ci fosse o magari avesse optato per una gitarella.

Lo confesso, non ho guardato il cielo. Mica di correre il rischio di scorgere una stella e abbaiarle dietro: già lassù?

Non ho guardato il cielo perché pensavo ad altro, o perché non pensavo affatto, rosa da troppi pensieri.

Ma in qualche modo, ti vedo.

Notte e non ho guardato il cielo.

venerdì 21 ottobre 2016

Scherziamo ancora, nonno

Caro nonno Giannino, sai che sto conoscendo meglio una persona che porta il tuo nome. Tu sei nato prima, quindi mi perdonerà se ti concedo un vantaggio.

Del resto, tu mi hai insegnato - che io lo capissi o meno - a commuovermi, a giocare a carte, a provare un solenne magone e a bere un bicchiere quando un pericolo era scampato.

sono trascorsi tanti anni e avrei voluto sentire da te la storia di quando hai preso per il naso il re.

Ma me l'ha raccontata mio padre, Nino, e non c'è una voce che potesse farmi sorridere di più.

Buon compleanno in cielo.

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Egocentrismo

La convinzione di essere al centro del mondo. Prima di allontanarsene.

Notte e ti avrei accompagnata

Una volta al sicuro dalla sofferenza, ti avrei accompagnata dappertutto.

Dove vuoi andare piccola? Vuoi un prato, un cielo, una stella?  Una stella no, è troppo lontana.

Eppure nulla è distante, per l'amore.

Eccoci qui, nella luce, e non ti lascio sola. Riposo solo un poco, finché mi risveglio.

Ti hanno portata al sicuro dall'irragionevolezza del mondo. Lo ammetto, lì non arrivavo.

Adesso tu accompagni me.

Notte e ti avrei accompagnata.

Survival - canzone per il giorno

Che poi la vita per me non è una gara

Ma recupero da anni che mi sembrano così stranamente lontani l'intreccio delle voci di questa canzone. Solo, la ribalto tutta nelle parole, perché la vendetta mi ripugna.

Ma certo, scelgo di sopravvivere, di vivere, meglio, costi quel che costi.

And I choose to survive
Whatever it takes

Survival, Muse, canzone per il giorno.

Il dolore innocente (salvaci piccola)

Questa mattina il volto di don Carlo Gnocchi su una busta me lo ricordava o ci provava.

Il dolore innocente.

Ci sarà una ragione per il dolore innocente. Oppure la fede. Potevo scrivere anche: e la fede.

Ma vacillano entrambe.

Piccola Chiara, vacillano.

Forse dico qualcosa di grave o perduto, ma solo tu, piccolo angelo, puoi rendere salda la fede soltanto.

La ragione, si arrende.

Un piccolo angelo vola via. E solo piccoli angeli possono salvarci.

giovedì 20 ottobre 2016

Prima che vediamo

Prima che vediamo nel giorno, prima che vediamo nel cuore, passa più dello spazio di una notte.

Ore incalcolabili, poi un'alba scompigliata arriverà e forse potremo chiederle di fermarsi. 

Prima che vediamo nel giorno, dobbiamo vedere nel cuore.
 

Notte e non ci ho pensato troppo

Sono così abituata a pensare, che poi mi affeziono al suono dei miei stessi pensieri.

Quindi irrompe un momento così: quello in cui non ci ho pensato troppo. Non mi piace chiamarla verità, nemmeno giustizia, perché sono troppo piccola.

Ma è ciò che devo e voglio fare.

Notte e non ci ho pensato troppo (allora lo faccio).

Dialoghi reali - dichiarazione

 - Comunque sarai rompiscatole, ma non ti scambierei con nessun altro al mondo.

- Piantala.

sentmentalismo puro.

La signora Nanda e l'arte della maglia (tu sei capace)

Alla signora Nanda ho confessato che sta diventando la mia filosofa di riferimento. Dopo l'arte di attraversare, me ne ha offerta un'altra.

Perché lei sferruzza che è un piacere: maglia, uncinetto, punto di qua e di là. E io vorrei andare a lezione, ma sono frettolosa e impaziente.

Di più, le ho confessato che ho l'ansia di prestazione, in una famiglia che dell'uncinetto e della maglia era regina. A nove anni, in montagna sono andata a ripetizioni dalla moglie del macellaio. La mia sciarpa azzurra era stupenda, voragine centrale a parte.

- Balen, lascia perdere.

Non me l'ha detto con la voce, ma con gli occhi, che è peggio. Mi sono anche applicata: a ogni intervento chirurgico che subivo, prendevo in mano io i ferri della situazione e cercavo di gestire la convalescenza. Non potendomi muovere, avevo il tempo di coltivare la pazienza. Ma ogni volta mi sentivo o mi facevano sentire un fallimento: che è poi la stessa cosa.

- Signora Nanda, non sono capace.

Lei mi fulmina con lo sguardo: non dire  mai che non sei capace, tu puoi farcela benissimo.

Ancora una volta, mi parla di maglia e uncinetto e non solo.


http://neicassettidimalu.blogspot.it/2016/10/la-signora-nanda-e-l-dell.html

Una foglia gialla, una foglia libera

Una foglia gialla, immensa e allegra si aggrappa al parabrezza. Sembra sbirciarmi con il suo sole dentro, che non riesce a trattenere. Io la osservo e vorrei che rimanesse così, giocando con il tergicristallo, abbracciata per farsi rimirare.

Ma lei, è troppo libera. Eccola prendere il volo; prima sottraendosi un poco alla presa, non troppo convinta, quindi staccandosi di netto. E mi verrebbe da sentire un urlo di gioia.

Neanche il tempo di vederla volare e c'è già il cielo dorato.

mercoledì 19 ottobre 2016

Notte e se ci fosse un finale diverso (o almeno un senso)

Preghiamo tutti per te, piccola creatura. Che rivuoi le braccia della tua mamma, godute troppo brevemente.

Adesso aspettiamo ancora, un finale diverso da quello che è entrato violentemente nelle nostre paure, mentre lotti come puoi. Se ci fosse un finale diverso, crederei senza tentennare.

Se ci fosse un finale diverso, o almeno un senso,  tutti e due.

Notte e se ci fosse un finale diverso.

Dei vostri selfie con Obama (o l'invidia)

Un uomo saggio mi ha spiegato l'invidia, con una storiella. L'uomo che è disposto a cavarsi un occhio, pur di vedere cieco completamente un altro.

Mi sembrava chiara, questa immagine dell'invidia. Ma non ora che ho visto i post, principalmente contro Bebe Voi e contro Agnese Renzi: forse pochi messaggi superano tristemente la spiegazione rispetto a questo.

Vi stracciate le vesti per un selfie con Obama o per un vestito alla Casabianca, social seminatori di odio, come piace definirvi al mio amico Paolo, solo per un motivo.

Perché là, non siete voi.

Ci avreste intasato ogni bacheca, per mostrare il vostro trofeo. Avreste indossato i peggiori indumenti. Avreste preso una settimana di malattia, persino, per aggiungere qualche giorno al tour americano.

I vostri selfie - mancati - con Obama. E quindi cercate di toglierli agli altri.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2016/08/silenzio-parla-agnese-ma-ci-sembriamo.html

martedì 18 ottobre 2016

Il gioco dei grazie

Se non entra un raggio di sole la mattina, può intrufolarsi qualcosa di più sottile. Un grazie, impalpabile e allegro, come un risolino di un bambino.

E tu lo accogli stupita, perché grazie, lo dovresti dire tu.

Lo mormori e ti sembra che attraversi l'aria in un gioco lento di mattino.

Notte e prega

Oggi ho portato questa preghiera,  fresca di stampa , a molte persone in una terra che non mastica la mia. Nonostante il nostro sia un dialetto ostico, mi piace riaffidarlo alla terra, ai suoi frutti e persino - a malincuore, da cattiva creatura - a quelli che li calpestano.

Orazione. 

Non un sogno di avere tutto ciò che serve per aiutare gli altri, così non si ha il tempo di aiutare.

L'unica preghiera: avere la fede di non prendersela, ma di chiedere a Dio di colmare dove noi cadiamo.


Notte e prega.

La signora Nanda e l'arte dell'attraversamento

Finché un giorno la signora Nanda mi redarguisce sulle strisce pedonali.

- tu non sai attraversare.

- come no, è che se non si fermano...

Il rimprovero prosegue: ma tu resti lì ad aspettare, invece via decisa. È un tuo diritto. E loro devono fermarsi.

Con il suo piglio, in effetti, le macchine si fermano oserei dire magicamente. Ma signora, le dico mentre approfitto del passaggio, non tutti fanno così.

- sì, ma tu sei dalla parte della ragione.

Sulla strada, mantengo sempre qualche riserva, perché se proprio devo aver ragione, preferisco da viva.

Ma mi sa che la Nanda mi sta dicendo altri. Quasi quasi continuo a camminare con lei.

lunedì 17 ottobre 2016

Notte e se sei confusa tu

Con le idee felicemente attorcigliate, torno sotto il cielo scuro e scorgo la luna. In mezzo a nuvole birbanti, sì ostenta piacevolmente la propria confusione.

E io la prendo in giro, dicendole: se sei confusa tu, che viaggi di secoli in secolo, figurati Malu che non ha ancora capito se sia atterrata qui.

Così sprofondo nei sogni felici, forse persino fiera della mia incoscienza.

Notte e se sei confusa tu.

La vita vissuta in dialetto

La vita vissuta in dialetto. Nella magnifica serata organizzata dall'associazione In tra da nögn, Ginetto Grilli suggestiona e garantisce momenti di ilarità intesi,da cui si impara qualcosa.

Una su tutto: questo, proprio, tutti veniva vissuto dai nostri avi così, in dialetto. Oggi noi lo farfugliamo, se va bene, lo ascoltiamo volentieri, di solito dopo i quaranta, ma come si fa a rompere questa barriera che abbiamo creato?

Bisogna viverla, la vita in dialetto. E tramandarsi le storie così, cambiandole anche qualche volta, perché i dettagli sfuggono alla memoria nonostante il saldo esercizio. San Cirillo che arriva a Sacconago, perché anche il borgo reclama le reliquie: ascoltate questa storia che Ginetto narra sempre e sempre si rinnova.

C'è tutto, in questa serata. La capacità di stare insieme, di analizzare il sacro rito della schiscetta con Luigi Giavini, di gridare sulla carta un "forza Giorgio" animatore di spirito e di apprendere una buona notizia, un fiocco rosa che riguarda altri due amici.

Toh, quasi quasi lo stiamo vivendo davvero, questo nostro dialetto che ha parole non misteriose, ma così conosciute, più di altre, che ti solleticano qualcosa dentro prima che tu razionalizzi così. 

Questa vita vissuta in dialetto, se volete la salviamo. C'è persino una orazione finale.

O Signui, métighi ti chèl ca  a manca.

Combinazioni

I numeri in fila su un display: una combinazione che racconta un'armonia sfacciata ed effimera.

Un metro cambia tutto. E non può più tornare.

Più nascosta e silenziosa la combinazione che racchiude il respiro della natura. Numeri invisibili che restano a contemplarti, poiché tu non vedi loro.

Meno di un millimetro cambia tutto. È tutto può tornare.

domenica 16 ottobre 2016

Quello che conta per un Uomo

Poi incontri uomini che non sono tanto in forma o così dicono. E tirano in ballo i mali di stagione, al che bisogna ironizzare sulla scarsa reattività maschile agli acciacchi.

Ma quando se ne vanno, tu lo capisci.

Non è perché non stanno bene, ma perché sono preoccupati per la moglie che si sta sottoponendo a delicate terapie.

Quello che conta per un Uomo è essere al fianco di colei che ama. Anche a costo di starnutire più forte, per non farsi capire.

Notte e se taci

È la notte più di tanto altro a raccontare la musica tra i silenzi. Il dolore nascosto. Uno scoppio di gioia.

Se taci, puoi ascoltare tutto e imparare. Forse persino ritrovare voglia di parlare.

Notte e se taci.

Giochi tra i miei piedi

Giochi tra i miei piedi, con quel fare casuale. Come se fossi io a infilarmi tra le tue aspirazioni.

E io ti obbedisco, fingendo di non accorgermi.

Che giochi tra i miei piedi, per affidarti a una fragile sicurezza.

Cucciolo.

Dialoghi reali - A proposito di cassetti

 - Ma dove diavolo hai messo quel documento?

- Nel secondo o terzo cassetto.

- Ma non c'è

- Sarà il quarto.

A proposito di cassetti.

Dialoghi reali - mi stai ascoltando

- mi stai ascoltando o fai quel cavolo che vuoi?

- la seconda.

Dialoghi reali - devo vederlo

- ti ricordi X?

- no, ma mi dice qualcosa. Dovrei vederlo.

- non puoi, è morto 

Porte chiuse

Come ti infervori e arrabbi, cucciolo, quando trovi una porta chiusa. E graffi, spingi, ti industri per trovare un modo di aprirla e raggiungere ciò che ami o ti incuriosisce. Se non riesci, piagnucoli giocando la carta del "Pietà, aiutami".

E noi a sorridere di te, mentre ci stai raccontando ciò che siamo. Perché tutta la natura ci racconta qualcosa, oltre il nostro smisurato ego umano.

sabato 15 ottobre 2016

Notte e l'imprevedibile è sincero

La notte accentua la sensazione dell'imprevedibile, come se il mondo potesse capovolgersi addosso a te. E lo può fare davvero.

Ma l'imprevedibile è anche una rosa, sfiorata per non reciderla. Un sorriso che fiorisce da uno sconosciuto mentre acceleri il passo. Un brivido di diversa natura, che ti aspetta dietro l'angolo.

Tu non sai cosa sia l'imprevedibile. Sai solo che è sincero.

Notte e l'imprevedibile è sincero.

Vorrei come Dylan

Sì che vorrei essere come Bob Dylan, ma mica per la sua arte irraggiungibile o per un Nobel che passa.

Vorrei qualcosa di ancora più ardito.

Vorrei luoghi e momenti in cui non mi possono trovare per le varie incombenze, perché sono immersa nella vita.

Vorrei poter scrutare l'orizzonte in silenzio totale e trovare una parola giusta, che presto cambierò e poi abbandonerò perché ho troppo da ammirare. 

Anzi, più di tutto vorrei non dover dire qualcosa. Che tanto stanno già parlando tutti. Ah, tocca a me? Che cosa vi aspettate? Bene, aspetterò ancora un po'.

Sono nel deserto e lì i suoni vagano incerti, come noi.

Chissà se Bob Dylan sa sempre dove andare. A prescindere dal vento.

A volte, dove non ti possono trovare, se non sotto l'ombra di un sorriso, vorrei andare io.

Chi sogna più alto

Mentre sbircio la luna ai primi approcci con la sera, mi fermo a osservare un puntino.

Non è un uccellino, ma un aereo. Sale con lineare costanza, poi si ferma e procede sotto la luna. Come ad arrendersi che nessuno fa sognare più alto di lei.

venerdì 14 ottobre 2016

Rannicchiato il giorno

Rannicchiato è il giorno nel freddo e nei tuoi grovigli.

E se non ha voglia di levarsi, ti chiedi perché debba nutrirla tu. Nel bozzolo sei al riparo da quasi tutto, tranne la malinconia.

Il palloncino addormentato

Attraverso strade smunte e anche i prati a fianco esitano. Non c'è traccia di colore, finché incontro un palloncino rosso.

Sopra un capannone, felice nella sua incertezza: non riesco a scorgere il filo che lo lega e penso che magari resta lì perché lo vuole.

O forse è solo addormentato e riposa sospeso su un serio capannone, aspettando un'occasione di ripartire.

Notte e niente condizionale

Quando vado a pezzi nell'indecisione, penso: se tu fossi qui, mi diresti come fare.

Poi sento dentro di me la voce tua: sono qui e ti dico come fare.

Niente condizionale, quando c'è il tuo amore.

Notte e niente condizionale.

I Nobel e quello che resta

Ho un'opinione sul Nobel a Bob Dylan? Sì, basta frugare in qualche cassetto o magari prendere la magnifica pagina che scrisse in tempi non sospetti Giuseppe Battarino su "La Provincia", con una mia zampata guastafeste di stampo bonjoviano.

Ho un'opinione su Dario Fo? Sì, anche se non l'ho mai "cassettato", anzi questo già dice qualcosa.

Oggi dico solo riposa in pace Dario, e saluta Franca.

Per il resto, tre quarti di ciò che leggo oggi sui Social a proposito della dipartita di Fo e del premio a Dylan mi propina la consueta dose d'amarezza.

Ciascuno ha diritto alla propria opinione, ma i toni aiutano a fare la differenza. 

Del resto, con tutto quello che abbiamo fatto per l'umanità dalla tastiera, abbiamo  diritto a insultare e/o mancare di rispetto a chi ha scritto o fatto qualcosina nella sua vita e magari - che ci piaccia o no - per gli altri.

I Nobel vengono (assegnati) e vanno.

Resta la nostra inadeguatezza, che ha trovato un ottimo amplificatore. La nostra frustrazione e incapacità di essere civili.

giovedì 13 ottobre 2016

Notte e se hai tanta fretta

Riesci a organizzarti oltre il limite umano e tempestivamente ti avvicini al luogo dove hai un incontro. Ti stai già complimentando con te stessa, quando noti una coda sospetta.

Scopri presto che la via di cui ti annunciavano la chiusura e per fortuna non metteva in crisi il tuo tragitto del giorno prima come avevi temuto, è questa qui davanti ai tuoi occhi. Non ti muovi se cinque metri ogni minuto.

E ti indigni perché pensi a tutto ciò che hai fatto per arrivare là in tempo. Ora sei lì bloccata e ti senti molto stupida, soprattutto per le energie buttate nella corsa.

Avevo una tale fretta, ora mi fermo. Vorrei cambiare la formulazione, perché da questi ostacoli mi piace prendere il meglio.

Ma perché avevo tanta fretta? E voglio vedere la bellezza di ciò che mi sta attorno? O meglio ancora, di ciò che ho dentro?

Notte e se hai tanta fretta, ti fermi.

mercoledì 12 ottobre 2016

Social creanza

Se uno ti scrive una mail alle 6, per creanza Social dovrebbe risponderti subito quando gli replichi alle 6.02.

Piccolo pensiero d'oro

Conficcato in quelle nuvole, ci devi essere tu. Piccolo pensiero d'oro, che si rifiuta di farsi estrarre da quel groviglio buio.

Ma ci riuscirò perché non servi a nulla nascosto, come ciascuno di noi.

Afferro un bandolo, minuscolo e sfilacciato, e so che ti porterò con me, dentro un mattino grigio.

Notte e il freddo troppo sincero

Nemmeno io sopporto il freddo, perché è troppo sincero. Sarà per questo che si mischia al buio: per liberarsi di questa immagine pesante.

Vorrei confondermi ancora un po', in un'aria tiepida e dissoluta, prima di sentirmi dire le cose in faccia dall'autunno.

Notte e il freddo troppo sincero.


Dialoghi reali - Persone da paura

- Le persone mi fanno un po' paura.

- perché un po'?

Tempi lontani, che non cambiano mai

La stessa sorte, balla come la brezza nei capelli di Steven Tyler.

Risuona Kings and queens.

Ci fosse mezza differenza tra gli uomini, anche re e regine sono immersi nei proclami e negli sfarzi, ma vivono, amano e muoiono. Nel tempo in mezzo, si sforzano di trovarle, le differenze.

Anche il palco dove stanno suonando gli Aerosmith, credo che sia intangibile alla fine.

Possiamo scendere o salire, ascoltate o esibirci, ma tutti viviamo lo stesso spettacolo.

Kings and queens, fa quasi esitare prima di passare alla canzone successiva. Ode di tempi lontani e tempi che non cambiano mai.

Rock on, Aerosmith.

martedì 11 ottobre 2016

Notte e incontrare i talenti

Questo mese di ottobre è bizzarro. Da una parte non vedo l'ora di chiuderlo in cerca di illusioni di un respiro più pacato. Dall'altra, mi (s)travolge con incontri che mi fanno salire a dismisura il termometro della gratitudine.

Quanti talenti ho ascoltato e vissuto questa sera, durante l'evento "I mastini fanno bene" del Panathlon La Malpensa da Renault Paglini. A tavola la fortuna di poter conoscere due atleti della pallanuoto Bpm Sport Management, Niccolò e Cristiano: il primo è stato anche alle Olimpiadi. Se li spingiamo a raccontare i loro allenamenti, i sacrifici che sostengono, sudiamo freddo. Le loro parole sono intinte nella simpatia e nel rispetto, senza falsità. Compreso il fatto: evviva il fairplay, ma cribbio se incontri fuori dalla piscina il tuo avversario alle Olimpiadi, stai alla larga.

Perché è una questione di testa. Come per Fabrizio Sottile, che ha partecipato alle Paralimpiadi. Ascolterei la sua voce pacata nel dialogo con Giovanni Castiglioni per ore: siamo come siamo, ma la differenza la fa proprio la testa.

Guardo Daniela  Colonna Preti, che con la Polha offre ore preziose ai bambini di difficoltà attraverso il nuoto.

Ma poi devo allargare lo sguardo, a persone che posso nominare e no.

Posso nominare Cinzia, che con la sua bicicletta e il suo ardore sembra poter scalare il mondo. E secondo me, lo fa davvero, non solo con i chilometri dichiarati.

Tanti che conosco, altri che imparo ora a vedere meglio.

Quasi quasi, scoprirò il mio, di talento.

Notte e incontrare i talenti (ti fa scoprire il tuo)

Arriviamo (we're coming your way)

Siamo in arrivo da te. Brasile e ogni angolo del pianeta.

We're coming your way: la promessa che suona minacciosa come una risata improvvisa. Steven Tyler che si arrampica sulla scaletta dell'aereo, con la frenesia ritrovata e la stanchezza cacciata via.

Stiamo sempre arrivando da qualche parte, attesi con trepidazione oppure destinati a sorprendere.

Arriviamo, non sempre per restare. Ma ciò non ha alcuna importanza, perché quei momenti trascorsi insieme sono scolpiti in qualcosa che ci sfugge eppure è più reale di noi.

Stiamo arrivando, carichi o esausti, neanche vediamo la differenza. E' che stiamo arrivando da voi, questo conta.

Rock on, Aerosmith.

lunedì 10 ottobre 2016

Danzare oltre tutto

Il vento gelido offre un ritmo sferzante e gli ultimi fiori sanno come combattere.

Danzare oltre le foglie rattrappite, gli aghi freddi nell'aria, le esitazioni implacabili d'autunno.

Danzare oltre tutto, non nient'altro addosso che i propri colori.

Notte e quasi come la luna

Quasi come la luna, mi sono ritratta abbastanza. Avevo tante cose da dire, ma mi sembrava che la mia voce percuotesse l'anima e sono stata zitta.

Invece, ora ho soltanto voglia di urlare, per tirar giù polvere e sonno.

Quasi come la luna, improvvisamente timida, scopro causa meravigliose e mutevoli, forse anche la mia

Notte e quasi come la luna (arrivo)

Momenti senza via di fuga

Sono pochi, ma quanto meno cocciuti. I momenti senza via di fuga.

Tipo quando devi congedarti per sempre dalla vecchia patente. E poi vecchio, a chi. Se è carta straccia lei, mica lo sarò io: ricaccio il dubbio, per precauzione. 

Guardo la foto, senza trascurare un po' di masochismo malinconico. Cavolo, diciotto anni  e uno sguardo fessacchiotto, perché adesso la fiducia non riesco a definirla altrimenti, va bene, almeno nelle fasi di cinismo.

Devo strapazzarla un po', quell'immagine, non per stringere un altro, effimero documento in cui la foto - per inciso - fa pure schifo perché è minuscola e in bianco e nero. Meglio, così non si vede bene il decadimento, sussurra Arguta Paffuta.

No, voglio mandare via quella tizia dall'aria da Alice (purtroppo, non Cooper), giusto un poco perché ho bisogno di riflettere. E senza via di fuga, solo con un interrogativo: quando ho preso la patente, era per andare da qualche parte, mica per girare a vuoto. E neanche per scappare da me stessa, anche se la via è la più breve.

domenica 9 ottobre 2016

Senza il canto della pioggia

Senza il canto della pioggia, ci si abitua al silenzio. Si perde di vista la luce vera. Si sente l'aridità dei momenti privi di un apparente perché.

Ma il canto della pioggia sa anche diventare duro, spaventare e far richiudere in se stessi. E' in grado di straziare, specialmente se l'uomo gli dà una mano.

Questa è la sorte di mettersi in ascolto, immergersi nel canto della pioggia o nella sua assenza, senza potersi mai sbilanciare sulla bellezza nell'aria o sui pericoli più seri e severi.

Con il canto della pioggia, senza il canto della pioggia, uniti dalla riconoscenza di creature e dalla nostra fragilità.

Notte and I'm back

Anzi, baaaaack per la precisione. Leggo l'urlo postato da Steven Tyler mentre va alla conquista di Buenos Aires e condivido la sua esplosione di gioia.

Questo ragazzino arruffato, che sta ancora pensando a cosa fare da grande, nonostante i quasi settant'anni, mi contagia. Sto saltando anch'io come un'ochetta e grido che sono tornata.

Tornata dove, Steven. Tu, sul palco, tra la tua gente, con i tuoi compagni di gruppo a diffondere urbi et orbi la febbre degli Aerosmith.

Io sono approdata in un luogo che conoscevo poco e che mi sta svelando caparbio: me stessa.

Io ho altri "anta" appiccicati, ma sento di poter urlare felicemente e con la tua medesima febbre.

I'm baaaaaack.

Notte and I'm back.


Il lago impalpabile

Il lago impalpabile, diviso tra le nuvole e l'ultimo fervore della vegetazione. Non strappato, ma come riparato da un lenzuolo e da una coperta che non si incontrano.

Indecisi se lasciar respirare i morsi del primo freddo o attutirli.

Il lago impalpabile, eppure riesco ad accarezzarlo con gli occhi e con il cuore. 

Bon Jovi per, mai contro

In questi giorni pregusto l'album dei Bon Jovi, non solo per nostalgia adolescenziale.

È che il fin troppo bravo ragazzo - per usare un'immagine a me purtroppo cara - nello star system mi sembra una boccata d'ossigeno. Di aria fresca.

Lui è sempre stato un supporter appassionato e non la penso alla stessa maniera in ogni occasione. 

Ma oggi, in questo veleno virtuale e virale, vedo la differenza rispetto a tanti altri.

Non ha bisogno di dare del maiale ai candidati, neanche quelli che trova insopportabili. Preferisce lavorare a favore di chi ritiene degno e capace di governare il Paese. Magari fa così anche perché convinto di chi sostiene...


Sono certa che si preoccupi del popolo palestinese. Ma non gli viene in mente di boicottare il popolo israeliano, con proclami o reunion sbandierate.

La musica è la musica, libera e creata per far star bene.

L'impegno politico percorre un'altra strada, ma non conduce a una meta diversa.

Potrei citare l'impegno di Jon per i poveri o altro ancora. Ma per quanto lodevole, in questo incivile mondo oggi gli sono grata per qualcos'altro, più prezioso ancora.

Si chiama rispetto. Ed essere per, mai contro.

sabato 8 ottobre 2016

Notte e ti credo già

E ti credo già. Prima che tu abbia aperto bocca, sento il discorso fitto dei tuoi occhi. Non hai bisogno di rifugiarti nelle parole e nemmeno io.

C'è un silenzio che mi rende plausibile tutto il miracolo che ogni giorno si rinnova da tanti anni, fra me e te.

Non ho più niente da dire, se non questo: che ti credo già, prima che tu mi abbia parlato.

Notte e ti credo già.

Testarda come una margherita

Sogno solo di essere testarda come una margherita, anche in autunno, che danza tra i fili d'erba fino all'ultimo e non si accorge facilmente delle foglie rinsecchite. 

Ma quando le capita di scorgerle o ne viene percossa, riprende a danzare dentro di sé. E anzi le invita nel suo vortice quieto.

Don't you let me down - canzone per il giorno

Non si chiedono grandi azioni a chi ci ama.Anche un gesto goffo, che contiene il mondo: cerca di sollevarmi il mento.

Non lasciarmi a terra… Anche se ci sono finito io.

Perché in certi momenti puoi pensare che non ci sia domani. Ma è così, solo senza coloro che ami.

when you smile so bright
Raise my heart up to my throat

Don't you let me down, Kiss (Peter Criss), canzone per il giorno.

venerdì 7 ottobre 2016

Quanti giorni ho contato

Sotto la carezza grigia del cielo, penso a quanti giorni ho contato.

Mentre è un unico giorno che si rinnova, al tocco nostro e del cielo.

Notte e quello che un'antica lingua dice

Non so quanti anni siano trascorsi dall'ultima volta in cui ho fatto un'intervista in dialetto. Un dialetto che non è il mio, ma lo accarezza, stretto da una comune saggezza.

E quello che dice un'antica lingua come questa, non fugge dagli occhi, al contrario lo fa brillare più forte. Quello che non si può tradurre in italiano, perché il cuore è refrattario ai vocabolari ufficiali. Quello che quando devi metterlo su un foglio vacilli, perché è troppo libero anche per lasciarsi intrappolare nell'inchiostro.

Così, quando devi versare quel liquido prezioso sotto forma di italiano, in gran parte, ti senti più  povero.E solo il ricordo dello sguardo, che suonava silenzioso,  ti aiuta a non perdere quella saggezza.

Notte e quello che un'antica lingua dice (non si perde)

E io già non ho più colori

E io non ho già più colori nella mia scatola per finire questo disegno, questa danza di sfumature e di luci che cantano nelle piante incollate d'amore al cielo.

E tu, mi sembra che sia quasi solo all'inizio, artista subito impeccabile e inesauribile.

giovedì 6 ottobre 2016

Dialoghi reali - Meteo reale

- ma quanto fa freddo!
- perché è autunno, Mari.

Lo sentivo 

Notte e quello che possiamo fare

Un giorno in cui sembra interrompersi qualcosa. Un cammino, un sorriso, una ragione.

Ti chiedi cosa si possa fare e te lo spiega un amico saggio, al quale - per un giorno - dovresti dire tu qualcosa.

Solo, continuare a fare.

Notte e ciò che possiamo fare (è continuare a fare)

Ciao Enrico e lottare fino in fondo

Una settimana fa, l'hai scritto e promesso in una mail.

Lotto fino in fondo. Reso più solenne da un "ma" prima.

E l'hai fatto, Enrico. Anzi, sento che lotti ancora, anche nella pace di questo momento senza fine, dopo tanto soffrire.

Imprenditore che ha saputo creare e condividere. Penso alla passione nell'impegno di Macibombo per aiutare il Mozambico. 

E porto nel cuore questo, di fronte a ogni ostacolo.

Ma io lotto fino in fondo.




Cryin' - canzone per il giorno

Rigiro la vecchia cassetta che mi regalò mio fratello, il nastro esita qui.

Mi sembra di parlare di preistoria. Invece sto danzando con l'eternità.

Nel perenne lamentarsi dell'uomo che si sente bistrattato dall'amore, si insinua qualcosa che ha il sapore della verità per tutti.

Non esiste una stanza, un minimo spazio dove respirare tra la gioia e il dolore. 

E si piange, di gioia o dolore.

Cryin', Aerosmith, canzone per il giorno.

mercoledì 5 ottobre 2016

Mattine troppo sbiadite

Compare una mattina sbiadita, troppo sbiadita per non capire che a volte tocca a noi afferrare i colori.

Spargendoli sul cielo e sui pensieri, per ricominciare un pensiero o un cammino. Per vivere in punta di piedi, ma questo per guardare più lontano.

Mattine troppo sbiadite, che ti disorientano per farti ritrovare innamorato delle sfumature.

Notte e ci fosse il vento (qualcuno che corre per me)

Corro verso il buio, spacciandolo per luce. Finché mi piomba addosso il vento, con la sua voce roca. E lo contemplo spingersi avanti, mentre io ancora sto pensando dove posare il prossimo passo.

Ci fosse il vento, oserei. Alzerei voce e pugno, per far volare le mie decisioni.

Invece son qui. Incerta persino se sia davvero vento.

Ci fosse il vento, qualcuno correrebbe per me. Fossi anch'io,


Notte e ci fosse il vento.

Il fiume e il signor Attilio

Attilio, anche lui si è messo in viaggio, e io lo immagino sul fiume. Sul suo, il nostro fiume. 

L'Olona. Quello che dà vita e conforto. Quello che dà lavoro. Quello che chiede di essere aiutato a fare solo del bene. E una notte che ne conosco la rabbia, torno a casa con difficoltà. estrema Ma la mattina dopo, sono a Fagnano, dal signor Attilio e dai suoi figli, che stanno cercando di salvare ciò che hanno creato con tanta fatica, dall'impeto del fiume.

Riascolto i discorsi appassionati sull'Olona. L'unica foga deliziosa e paragonabile, nelle parole che prima riguardavano i figli, poi i nipoti. Non troppe, non si usa così. Misurate, come per differenziarsi dall'immensità dell'affetto.

Il fiume e il signor Attilio. Adesso che lui è in viaggio, non riesco a dividerli nella mia mente. 

Il fiume riguarda tutte le persone che vi si affacciano. Il fiume era già bene comune prima che noi provassimo a concepire questo concetto. Sul fiume, vengono idee magnifiche e la capacità di tutelarle.

Buon viaggio, buon riposo, signor Attilio. 

La penombra e la bellezza

La penombra non toglie bellezza, forse ne aggiunge persino, perché ci rende più curiosi.

E se riusciamo a sorprenderci, più spesso è per le promesse della ritrosia. Di chi è disposto a dirci tutto, purché sappiamo fermarci ad ascoltare.

La donna automobilista e il garbo

Che poi guarda, quella signora rallenta alle strisce pedonali. 

Sì, sta parlando al cellulare ma non guardiamo tutto. Frena un poco, poi alza la mano e saluta. 

Prima di continuare a sfrecciare sulle strisce pedonali.

martedì 4 ottobre 2016

Suonando al vuoto (rock on Aerosmith)

Provare la chitarra davanti al vuoto, destinato a durare poco.

Presto lo stadio si riempirà di euforia, dubbi, attese. Tutto confluirà lì, davanti al palco in cerca di un abbraccio di quelli che ti stritolano. Forse scivolerà dentro anche una risposta.

Joe Perry sembra così solenne, nell'ultima prova. E ti chiedi cosa sia più impegnativo: scuotere una folla o suonare davanti al vuoto per l'ultima prova, solo con te stesso.

Rock on, Aerosmith.

Lo sguardo dentro

Il sole butta lo sguardo dentro e potresti dire che lo fa per caso.

Ma sosta con tanta tenerezza e accarezza un cuscino vuoto, gioca con i capelli di una creatura addormentata, rincorre i passi di un'altra già in cammino.

Il sole butta lo sguardo dentro e dentro butta tutto il suo mondo.

Notte e quello che non hai mai potuto dire

Quello che non hai potuto dire, neanche voluto per la precisione. Perché sei un orso e perché quelle poche volte che ti è sfuggito un mozzicone di frase, ti è stato rinfacciato con gli interessi. Perché ti è stato conficcato nell'anima e a levartelo procura ancora più dolore.

Quello che non hai mai potuto dire, ti esce tutto di un botto un pomeriggio sotto il sole, in un parcheggio, davanti a qualcuno che fino a un'ora prima neanche conoscevi. Eppure lui ti ha rivelato qualcosa di sé che non avrebbe mai pensato di mostrare. E chi sei tu per sottrarti ai buoni esempi.

Notte e quello che non hai mai potuto dire.

Dialoghi reali - a proposito

- Ma possibile che non mi ascolti mai? Hai sentito l'ultima frase che ho detto?

- sì, a proposito ho parlato ieri con tizio.

- che c'entra?

- è un rompiscatole come te.

A proposito.

lunedì 3 ottobre 2016

Notte e (solo) uno spicchio

Correre abbastanza da non stupirsi che della luna sia rimasto solo uno spicchio.

Vuoi vedere che l'ho consumata persino io con il girare, magari vano. Ma so anche fermarmi e scrutarla fin nelle pieghe del suo fascino discreto. Perché chi mi dice che quello sia solo uno spicchio, o un improvviso pudore di un'immensa bellezza.

Solo uno spicchio o tutto ciò che può renderti felice.

Notte e uno spicchio.

Non stavo neanche

E se mi fosse piaciuto farmi calpestare, non stavo neanche a rimettermi in piedi.

Portate i figli a scuola

Ho contato fino a dieci. Dieci auto che non si sono minimamente fermate, già, neanche l'esitazione di un rallentamento, mentre eravamo al passaggio pedonale.


Molti erano genitori che portavano i figli a scuola.

Fate bene a portarli a scuola in tanta fretta. Perché voi non state dando loro la lezione principale: l'esempio.

domenica 2 ottobre 2016

Un ronzio e un messaggio

Un ronzio, prima ti infastidisce. Chi vorrà mai entrare da me a quest'ora.

Poi lo ascolti con orecchie più sagge. Chi vorrà mai sentirsi così vivo a quest'ora.

Una piccola creatura, più grande di te.

Notte e sarebbe facile (la contabilità)

Potendo partire dalla leggerezza, concludevo la settimana scorsa con la sconfitta delle mie due squadre del cuore. Che oggi, per inciso, hanno vinto con grazia.  

E cinque minuscole creature sono state salvate.Ma ce n'è una più fragile di tutte, che sta lottando per non lasciare il mondo appena sfiorato.

Sarebbe facile una contabilità di benedizioni, per stare a galla. Tanto puoi sempre armeggiare sui conti, se vuoi resistere. Oppure cedere e riconoscere che è troppo facile una contabilità di benedizioni.

E consolarti pensando che ne basta una, non per spazzare via le altre ferite, ma per farti assaggiare una briciola di eternità.

Notte e sarebbe facile (la contabilità)

sabato 1 ottobre 2016

Pochi battiti d'ali

Nell'aria contratta del mattino pochi battiti d'ali. E potresti pure illuderti, forse è il residuo di un sogno.

Eppure ti convinci che sei sveglissima e qualcosa è accaduto. Qualcosa che in realtà avviene tutti i giorni, senza il minimo rumore.

Pochi battiti d'ali e il desiderio di tendere la mano, quasi potessi sfiorare gli angeli. 

Fun in Bogota (rock on, Aerosmith)

Having fun in Bogota. Poche parole e tre sorrisi, che sfociano nella risata.

Mi sembra di vedere ragazzini, travestiti da saggi per un giorno. Gli Aerosmith, nella Colombia che sa stupire più di altri Paesi in Sudamerica. E loro fragili e immensi a scherzare.

Steven Tyler, con i capelli selvaggi che non vanno d'accordo con i western. E Joe Perry che sembra dire: sto bene, ero solo un po' stanco.

Divertirsi in Bogota, perché si ha voglia di accendere una canzone, un'emozione, un impalpabile spostamento d'aria che è un pensiero.

Come ragazzini, diventati adulti in fretta e quindi desiderosi di tornare indietro.

Rock on, Aerosmith.

Notte e penso tutto

Afferro questo pensiero e lo lego ad un altro. Mi trovo una matassa in pochi minuti. E forse non escogiterò mezza soluzione, ma intanto frugo in tutti i problemi esistenziali del mondo.

Penso tutto e non metto nulla in vendita. Gioco con la matassa finché non mi addormento. E forse sarà inghiottita dalla notte.

Ma intanto penso tutto.

Notte e penso tutto.

Grazie ai giovani. Di ogni età


Quasi non ci credo. Corro indietro nel tempo, in Scozia, a quindici anni fa. E subito dopo serbo quella riflessione dentro di me e vado nelle scuole quasi timidamente.

Scusatemi, vorrei parlarvi del capitano Robert Falcon Scott. Vorrei parlarvi dell'importanza di essere secondi. Cioè di essere uomini e donne in ogni circostanza, senza lasciarsi intrappolare da medaglie e bandierine. Di come ciascuno di noi può andare in Antartide per un ideale. E' così che un viaggio tra gli studenti è diventato un libro, in occasione dei cent'anni dalla scoperta del Polo Sud.

Lo ripeto, dopo quindici anni, sul palco del teatro Lux di Sacconago. Davanti a me ci sono tanti giovani, quelli che a scuola hanno conseguito il massimo dei voti, oltre agli atleti che hanno partecipato alle Olimpiadi. Ragazzi che hanno dato tutto di sé e oggi sono qui, premiati dal Comune della mia città, Busto Arsizio. E nel mio rione, guarda un po'. Frugo nella platea per cercare il maestro, non lo vedo e devo citarlo.

- Se non puoi andare davanti a tirare, mettiti dietro a spingere.

Mica posso dirlo in dialetto, che se sbaglio è una tragedia. Già sono emozionatissima, al fianco dell'assessore Paola Magugliani che ha scelto proprio "L'importanza di essere secondi" come dono per questi magnifici ragazzi. E quanti altri ne sfilano ancora: con tutti i loro sogni dipinti negli occhi, come il capitano Scott.

Ogni premio mi porta una gioia, ma devo citarne uno in particolare. Quello al Comitato dei pendolari di Busto: un modello di lotta civile, è grazie a loro, cortesi e costanti che la città ha riavuto i treni indebitamente tolti. Persone che hanno lavorato per gli altri, che sanno cosa sia il bene comune, senza mettersi in vetrina.

E poi visto che parlo di giovani, una giovanissima.

Si chiama Olga Fiorini. Non citiamo la sua età, anche perché non ne ha. Ha solo progetti e le brillano gli occhi quando rivolge un appassionato discorso davanti al sindaco Emanuele Antonelli. Per uscire dalla crisi, mica cita strategie manageriali. Io mi aggrappo a due parole cardine: insieme e amore. La ripete tre volte, quest'ultima. 

Grazie ai giovani, di ogni età.


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