lunedì 31 dicembre 2012

Un'ombra di luce

Un'ombra di luce, sia la fiamma del tuo camino o una stella incerta se essere artificiale. Un raggio che si posa su una poesia o su un libro addormentato.

Su un angolo della chiesa immobile, su una carezza timida, su un pensiero che non dà nell'occhio.

Quest'ombra di luce ci tiene al riparo.

Auguri, maèstar

Ul me maèstar. Oggi compie 87 anni e sarà inondato di auguri. Quando ho la gioia di vederlo, occhi e orecchie si mettono d'accordo: Zitti, che chissà quali tesori stanno per brillare.

Pagine assopite si stirano e si affacciano. Storie spettacolari e umili sono sospese sull'onda della sua voce, che ci accompagna in ogni tempo. Qualche giorno fa, sotto un palazzo grigio e imbarazzante, lui si è fermato e me ne ha narrato la storia. Ho visto personaggi prendere vita all'ombra della mia chiesa.

Maestro, che tu abbia in mano un libro o un melograno, io ci vedo sempre il tuo cuore.

Grazie, Ginetto Grilli

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Da grande voglio essere come voi, campioni

Combattendo la fretta sospetta del tempo, mi piace seguire gli sport e gli atleti che scopro o riscopro. Passo dopo passo.

Li ritrovo così uguali, sempre fedeli ai sacrifici e alla voglia di mettersi in gioco. Ammiro le lotte dello sport solitario per eccellenza, il tennis. Sorrido allo spirito determinato che emanano moschettieri e moschettiere... Ascolto un amico i cui occhi si illuminano, per i preparativi del campionato di pallanuoto.

Li ritrovo così diversi... Perché non si accontentano mai e cercano sempre nuove frontiere.

Campioni cari, da grande vorrei essere come voi.

Grazie.


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Perdersi un po'

C'è sempre un momento in cui tentenno, un bivio stranoto in cui esito.

Perdersi un po', dove è impossibile, mi viene facile. A volte giro intorno a una rotonda, per convincermi che non mi smarrirò.

Ma ogni giorno mi accade, avanti e indietro da questa vita. Ogni giorno mi perdo un po',e un po' mi ritrovo.

Oman daa curdèta

Om, uomo. E òman da curdèta. C'è tutto un sospiro in mezzo a una parola semplice e un'espressione che si moltiplica.

Marionette, ovvero persone che non hanno una volontà propria, dice ul pà Carloeu. E mi sembra di vedere una rete fitta fitta di fili sopra di noi, tanto che uno non riconosce il proprio.

Om, e quando si declina al plurale, il pericolo di corde che spuntano.

domenica 30 dicembre 2012

Quando sei entrato, l'aria è uscita - true Night

La mia canzone della notte è sulla scia perversa di True Blood, metafora troppo intelligente per non essere vera.

Quante volte ho sorriso quest'anno, al solo balenare della sigla.

Quando tu sei entrato, l'aria è uscita. In una frase è racchiusa l'emozione per qualcuno che ti ha afferrato all'istante, mozzandoti il fiato.

I Wanna do bad things with you. Non così cattive, poi.

True Night.

L'ora in cui vergognarsi

È questa l'ora in cui vergognarsi, se di vergognarmi fossi capace. Dopo vari sapori e brindisi, dietetici o alcolici, c'è questa sete terribile, che in Germania per la prima volta avevo sperimentato.

Una sete terrificante di qualcosa di nascosto, fresco e spumeggiante, che non è vino, sic. È l'ora in cui sogno una coca cola, e nemmeno zero, per essere fiscali.

E percuotendomi psicologicamente, bevo e vi auguro
BUONA NOTTE.

Da Arguta Paffuta

Robert sa invecchiare, e così i suoi amici

La regola del silenzio ha un pregio: è ottimistico. E forse ha un difetto: è ottimistico.

Ha un altro pregio: Robert Redford che sa invecchiare, non diventando parodia di se stesso. E con lui tutti i suoi amici, direi. Non riconoscere Julie Christie è stato terribile ma anche rassicurante. Persino Nick Nolte in versione antica fa bene al cuore. E ogni ruga di Susan Sarandon è un canto delizioso.

La regola del silenzio mi fa sorridere sul mio mestiere, se anche sperare non lo so.

Sul film mediterò. Intanto penso che Robert sa invecchiare, e così i suoi amici.

Patti, because the night

Mi duole dire che questa splendida canzone è una di quelle che meno mi piace di Patti. Ma quando si avvicina la notte, bisogna pur darle una ragione. E Patti Smith ci riesce, sempre. O se non altro, ti inietta altre domande, il che è persino meglio.

Compie 66 anni, questa grande donna con la quale condivido grandi intese e grandi disaccordi. Insomma, la adoro. Del resto, dopo anni arrugginiti "Pissing in a river" è l'unica canzone che riesco a suonare a colpo sicuro, senza spartito e senza latitanze di memoria. Perché è questa, la canzone che preferisco, nella sua poesia rimbaudiana.

Buon compleanno, Patti.

Sa te cerchi?

La poesia dialettale è anche donna. Sfoglio le pagine di Carla Mocchetti, il suo  "Rassù", che è un viaggio da condividere verso dopo verso, con l'aiuto dei dipinti di suo padre Luigi.

Le ho rilette in questi giorni e porto nel cuore per il finale dell'anno "Sa te cerchi?". Un cammino nei ricordi, un silenzio in casa nuovo e inaccettabile. Sa ta cerchi, racconta.

Conta su (senza accenti giusti e dieresi, sorry, in questo strumento anglofono).

A cercu i robi ch'ho perdu... Lei dice: che non troverò mai più. Io le scosto una lacrima dal viso, lentamente, e non lascio entrare la malinconia.

Però, sa te cerchi, è una domanda bellissima, dalla notte dei tempi.

L'emozione dei secondi

Ho preso una pausa dicembrina per le serate legate al libro "L'importanza di essere secondi - Storie di eroismo e non solo" della Nomos, ma presto ci rimetteremo in viaggio.

Fermarsi presuppone anche - e ulteriori - emozioni. Tu sei immobile, ma il libro continua a camminare, con il capitano Scott, principi noti e meno noti, i campioni di sport sempre sotto i riflettori e non, i creatori più o meno nascosti di musiche indimenticabili.

L'emozione è la pennellata intensa di Marco Ostoni sul Corriere Lettura. E ogni mail che mi è arrivata, ogni commento scritto o a voce, ogni lode o critica. Tutto aiuta a camminare insieme.

Con il 2013 il libro tornerà a viaggiare, e noi pure. Sono contenta, per i personaggi miei e di tutti coloro che si accosteranno. Intanto ricordo le due associazioni (In cammino con suor Marcella onlus e Amici di Rossella onlus) che con i miei diritti d'autore sosterrò, anche loro compagne inseparabili di viaggio.

Grazie, a tutti, e buon anno.

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La luna tra i campanili la mattina

Nel mio paese, la luna non se ne vuole andare la mattina e chiacchiera con l'alba, incerta tra i due campanili.

La via è stretta e vuota, ma il silenzio non deve ingannare: c'è già un mondo in fermento, e si rifugia lì nella chiesa vecchia. Quella nuova è la compagna prescelta per l'ultima conversazione dalla luna nel suo rossore, mentre qui il sole si è già accordato con il cielo.

Un fiume compresso tra mure antiche, che si riversa poi con discrezione. C'è un locale famoso qui, tanto che - spiega una signora - vengono dall'estero per cenarvi. Mi immagino folle di americani o asiatici o altre popolazione ancora, poi specifica: Busto.

Qui siamo in un rione di Busto, ma in un villaggio, in un mondo a sé. E non mi stupirei se si rialzassero solide mura, su cui la luna scivolerebbe l'ultima volta.

Il mio maestro

Appena finito di suonare l'organo, il mio maestro si cala come per magia. E io come bambina stupefatta osservo l'antico meccanismo.

Gli avevo promesso il libro sulla lentezza e lui mi aveva avvisato: se pur lentamente, vieni per tempo, che la chiesa è affollata. Allora, lentamente mi sono avvicinata e sono arrivata con  netto anticipo, come mi succede più che mai di questi tempi.

Oltre alla messa, pure le lodi nella chiesa stranamente luminosa. E il maestro arriva con la sua barba solenne, dopo essersi sfogato in un assolo. Accarezza il libro e offre il caffè: tutti gli rendono omaggio.

Anche una bambina, che sbircia ancora l'angolo segreto da cui è spuntato.

Non sono interessata

Chiedo perdono quando non posso fingere. Non sono interessata. Sono in uno stato di grazia bruciante e mi sfuggono la maggior parte delle cose.

Sono in contemplazione, in un mondo ansioso, e vivo strani momenti, strani appuntamenti. Senti, brucia anche la pelle d'attesa, eppure è sazia.

Dovrei fingere, per educazione o affetto, di essere interessata alle corse collettive. Ma non riesco. E non posso che opporre un sorriso di scuse, ritraendomi.


Va come va, e ancora

La cagnetta sembra meno interessata a mordere le caviglie, il cagnolone ancora legato alla speranza di una carezza, mentre il giorno non si lascia smorzare.

L'auto profuma di mele e inverno riluttante. Non mi rendo conto della stagione in cui cammino, finché mi convinco che è davvero il momento della rinascita. Hanno sistemato una vecchia cascina e orgogliosamente vi hanno scritto sopra il nome: va come va.

Va come va, e va ancora.

sabato 29 dicembre 2012

Ssst, che ti svegli (e la bambina ti sgrida)

Abbassa la musica, che dorme la piccola. Piano con quel passo. La voce, tienila a freno.

Mille stratagemmi, e la senti sempre urlare, rigorosamente a quest'ora. E se ora le parole sono un misto di confusione (ai nostri sensi mortali, si intende), c'è un momento in cui mi sembra di sentirla forte e chiara: ma voi adulti non andate mai a letto a un'ora decente e ci lasciate in pace?

Credo che per pace, intenda fare casino. Dormo.

L'uomo che non vede

Stasera ci congediamo con zio Steven Tyler. Prima ci dice di sognare, ancora. Poi di affidarci a un uomo che non vede e ci può insegnare tanto.

Al suo miagolio, sono già convinta.

Alcune cose non sono come sembrano.

Notte. Dream on

Il vischio di un amico

Il vischio di un amico, niente manfrine, luci intermittenti e cianciare. Te l'ha lasciato al cospetto del lago.

Non ti ha nemmeno avvisato, tanto sapeva che saresti arrivata. Lo stringi e sai che è per te, da dividere tra la tua casa e la tomba di tuo padre,

Quando papà se n'è andato, per un po' ti hanno soffocato di parole. Ma il tuo amico è stato tra coloro che ha scelto di essere tuo padre. Si è preso cura di te, è corso ogni volta, ti ha viziata, rincuorata e ha condiviso un bicchiere con te, in nome di tuo padre,

Il vischio, unico segno di festa vera, intinto nel silenzio.

Il titolo di amica

Non mi giro facilmente se mi chiamano dottoressa, anzi mi viene da sorridere, con sano pragmatismo americano. Non ho medaglie, solo minuscole che mi vengono da lontano e non appartengono a me, ma mi accompagnano ogni giorno.

Non sono regina, e quando sono stata presidente di qualcosa, ero turbata. Sono sempre e solo la principessa degli stracci, figlia unica del marinaio.

Ma quando sento amica, con slancio del cuore, Dio mio, per quel titolo darei tutto.

L'unica fretta - Scotland and The King

Una cartolina dal profumo antico mi riscalda il cuore. Arriva dal Loch Lomond, e porta auguri dolcissimi e saggi.

The King is born, grida la facciata. E tutto ciò che viene. I pastori accorrono. Letteralmente, arrivano in fretta. L'unica fretta che mi piace di questi tempi, perché poi si prendono tempo ed energie per ammirare quel tesoro, quel piccolo re, e dedicargli il proprio amore.

Auguri di un anno di pace, sussurra il Loch Lomond. Vedo i miei amici appena tornati dagli Usa, ancora tribolati per il jet lag. Non un frettoloso sms, o una mail mandata per dovere, senza raccontarsi. Non è da Amici. Affidano il loro affetto a una cartolina dal profumo antico e promettono presto notizie, il loro cuore già in pegno a noi.

A sciua Strafuttenza

Una delle poesie che preferisco di Angelo Bottigelli è addiu ricunuscenza, anche perché vedo che era arrivata in tempi non sospetti, 60 anni fa per la precisione, un'altra che si spacciava per signora: a sciua Strafuttenza.

A lei si inchina il nostro mondo oggi, spiega il mio prozio (che differenza a volte i suoi versi, trasformati in scudisciate, rispetto a quando dipinge). Un povero mondo che - precisa - al var no'un fasoeu.

Il fagiolo oggi s'è pure rinsecchito, ma non ci abbattiamo. Se siamo indecisi a un bivio, sono persuasa che nel dubbio sia meglio scegliere la riconoscenza. La Strafuttenza su quel trono sta bene anche da sola, e da sola resterà.


Marziani, anche se Marte è vicino

Gusto queste prolungate giornate, che guardano sbigottite, chissà se compiaciute, sommari movimenti.

Mi gusto gli amici, i sentieri, le conversazioni, gli sguardi, i morsi di primavera. Sto con gli altri, come starei con me, calma.

Le corse, le convenzioni, le costrizioni. Le tavolate in cui sei obbligato a ridere per sentirti uguale, mi hanno sempre più comunicato la voglia di essere marziano.

Persino ora che Marte è vicino, in fondo.

Basta essere indaffarata, sono me, incerta e teneramente allegra o malinconica, come e quando lo voglio.

La festa è appoggiare la fronte sul tuo petto e non fingere. Sono così, un angelo dispettoso di Rimbaud che accarezza la pace e ascolta te in ore come altre, tutte uguali e importanti.

Le commoventi incertezze della filosofia

È un'espressione che mi scuote nel profondo, attinta dalle righe intense di Sansot.

Mi ricorda perché un giorno varcai la sigla di quella facoltà, mentre papà comprensibilmente sospirava. Non mi servirà nel lavoro... Vorrei mi servisse nella vita. A interrogarmi, sempre. A stupirmi.

Non imprimerà sicurezza nel mio passo, ma spero mi inviti sempre a proseguire.

Becket e le parole di un re

Traitor Traitor Traitor. Quante volte ho ripetuto il triplo grido di Assassinio nella cattedrale.

Thomas Becket, santo ricordato oggi, e le parole di un re, Enrico II. Forse la maledizione di ordini da interpretare nella stirpe dei Plantageneti? O forse solo l'errore, e l'orrore della storia.

Sapete anni dopo Giovanni Senza Terra che grido potrebbe aver lanciato. E la stirpe di Enrico a onorare le spoglia di un santo, caduto per un ordine o uno zelo sotto forma di furia.



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Angeli, navi e scale

Cocci di canzoni cadono. Angeli caduti, navi di cristallo e sfugge sempre dalle mani quella scala per il cielo.

Ragazze convinte che tutto ciò che luccica sia oro. E intanto scoprono dove vanno gli angeli caduti: continuano a cadere.

Can you hear me? In quella caduta si sente appena lo sbadiglio di un sogno.

Notte tra angeli, navi e scale.

Lo stupore a una stella

Come un bambino, mi aggiravo tra le luminarie per fotografare vistose grida. Ma ero indecisa e non riuscivo a scegliere tra tutto quel chiasso.

Finché camminando piano, ho fermato del tutto il passo. In fondo al telo nero della sera, si percepiva appena il sospiro di una stella. E con ritrovata meraviglia l'ho ammirata.

venerdì 28 dicembre 2012

Ciò che è perso

La insegue, per avere ciò che non voleva affatto. La rincorre per consegnarsi, veramente o per scherzo.

Sono trascorsi anni e lei ci ride su, senza amarezza. Gli ricorda come lui abbia buttato a mare ogni occasione. Adesso, a lei non importa più e a fianco ha un uomo generoso e solido. Non era fatta per rincorrere farfalle. Solo per un attimo osserva questa farfalla impazzita, che inverte le regole e la insegue.

Il sole che l'ha abbagliato, si chiama "ciò che ho perduto". Ha un sapore immenso e irresistibile.

Arguta e io scrutiamo questa scena, per interrogarci sulla follia umana. Sperando che non sia un virus in tutti noi.

Il vero champagne degli amici

Sul tavolino Negroni e champagne, per un rito. Quello che se non riusciamo a mettere in piedi a Natale, recuperiamo poco dopo. La città finalmente si è data una calmata e arriva sempre qualche sorpresa. Una telefonata, un amico dell'amico con il quale la conversazione procede con scioltezza.

Non esistono false luci. Lo champagne è una delizia, ma andrebbe bene anche l'acqua. Perché è la nostra amicizia che scorre, fedele al ritmo della vita.

Quel momento che scivola dal giorno

Quel momento che scivola dal giorno, quando ho ancora cose da fare ma senza esagerare. Quando ti devo ascoltare, con la luce che cambia tono, e le tue parole la accompagnano. Quando i passi sono coperti e coccolati da un torpore di sera.

Quel momento, che condivido con persone care, strette di mano e tenere chiacchiere, è mio, solo mio. Epure scivola, scivola e mi unisce a te, ancora.

Servire è un po' morire

Me lo sussurra Arguta Paffuta, mentre sto leggendo il mio libro.

Lei quando vede giullari ride se lo fanno per ridere, piange se fanno sul serio, assicura che il peggio che possa capitare è oltretutto servire i giullari. Gli Iron Maiden cantavano la bellisssima, Powerslave, esprimendo la rabbia del faraone che si credeva onnipotente e invece scopriva il limite dell'umanità, sottomesso al potere della morte.

Argu', non sono così filosofa oggi. È vero, servire è un po' morire, a meno che tu stia servendo il prossimo disinteressatamente. Ma se i giullari fanno pena, i servi che applaudono e mangiano alla loro tavola, non ti ispirano anche più pietà?

Lasciami leggere e godere questo sole.

School days - l'antenato di facebook

Ma che meraviglia erano i diari di scuola. Ho ripescato pure quelli. Dalle medie al liceo, il massimo.

School days... Forse sembravo seria, magari lo ero pure. Ma i diari erano un luogo di incontro. Lo sforzo era relegare materie e argomenti scolastici nelle prime righe, poi stendere con cura 1. Testi di canzoni 2. Riflessioni sconsiderate sui musicisti 3. Dialoghi con i compagni di scuola, ai quali si passava il diario per completare l'operazione.

Insomma, il diario era una cameretta e una piazza. Antenato riservato di facebook


Non chiedo una volta, figurarsi due

Ho sgridato Arguta Paffuta, perché è diventata ancora più riluttante a cedere e chiedere. Ci sarà un motivo se la seconda parola ha solo due lettere a separarla dalla prima.

Dai Arguta, che poi mi contagi e innervosisci. Forse non ti ha sentita la prima volta, la persona trascinata da ritmi, ossessioni, agende (no, non ci sono politici di mezzo, tranquilli), sforzati di ripeter la velata questione.

E lei... E lei... E lei... Lo dico tre volte, a mo' di tradimento o riparazione, scegliete voi.

Lei: faccio fatica a chiedere una volta, figurarsi due.

Sdegnata si allontana, e io pongo una domanda a me stessa: posso imparare a non chiedere partendo da lei?

Una rima antica ma non troppo

Se avete bisogno di tempo per addormentarmi e non vi spaventano note vigorose, ascoltate la Rima dell'antico marinaio.

A mettere mano e suono al capolavoro di Coleridge, gli Iron Maiden forse non hanno avvertito tremito alcuno. Vi condurranno così lungo i mari, i sacrilegi, le colpe e i perdoni o forse eterne condanne. I ritmi vi scuoteranno la coscienza, come quei versi, e quando avvertirete la pace, tra gli scricchiolii della nave, può darsi che vi accorgiate come tutto possa tramutarsi in inganno.

Eppure saprete vivere il riscatto. Se come colui che ascolta il racconto del marinaio, questa mattina vi risveglierete più saggi.


Secret network

Sistemare i diari, che erano gli antichi social network. Cioè privatissimi e segreti. Solo che se non stavi attenta, la mamma te li leggeva. E a volte qualcuno li condivideva con le amiche.

Io no, perché sono stata sempre un orsetto. E sempre ho ostentato una calligrafia da urlo, nel senso che chi la vedeva per la prima volta strillava.


Solo Arguta Paffuta ci dava un'occhiata. Anzi giurerei che era lei a farmi tremare la mano mentre scrivevo.

Vecchi diari ingialliti. Profumate ancora.

giovedì 27 dicembre 2012

Reviens... Sei tornato

Quando sei via e aspetto il tuo ritorno, il cuore cavalca al ritmo delle parole di Rimbaud indirizzate a Verlaine.

Reviens, reviens, cher ami, seul ami, reviens. Torna, caro amico, unico amico. Tu alzi le sopracciglia, perché detesti il francese e di quell'amore tu avresti qualcosa da ridire.


Fa niente.

Sei ritornato.

Il mio cesto magico

È entrato in casa come un mero contenitore, di dolcezze. È diventato il mio cesto magico.

Ora che si è guardato attorno e ci ha come sorriso, anche perché osservava il presepe sul tavolino... Ha scelto cosa diventare. Mentre il tavolino svolge quel ruolo, io vi accompagnerò al suo posto. Sta vicino al divano di cui in parte condivide i colori, ospita le tazze di caffè o i bicchieri di whisky, o il telecomando o ancora un buon libro.

Poi si spoglia dei pesi e mantiene il suo sorriso, pronto a sprigionare un'altra magia.

Scottish kindness

Vorrei un po' di gentilezza scozzese. Vera, non formale. Some Scottish kindness, please.

Un sorriso caldo da una vetrina. Un robusto grazie dal finestrino, o un altro gesto che inequivocabile ti dicesse: vai avanti tu. Go on, you Say while smiling.

Vorrei un'ultima birra prima del suono del campanello nel pub. Uno sguardo a una luminaria, senza essere spintonata in centro. Vorrei che parlassimo di tempo o cose essenziali (cosa c'è di più essenziale del tempo, in fondo?), mentre sorseggiamo qualcosa, e non ci spiattellassimo i fatti altrui.

Vorrei un po' di gentilezza scozzese. Un fondo tenero di gentilezza su cui spalmare la vita.

Life is better with Scottish kindness.

Amarsi, ancora

Lo guardo stringerle la mano, lo sguardo che trasmette dolcezza, con un velo fragile di malinconia. Amarsi a ogni età, in ogni situazione. Anche quando pensavi che nell'estrema debolezza ti saresti trovato tu e lei ti avrebbe assistito.

Ma è la vita che decide. Fuori il mondo scalpita e con le sue ansie a volte mi disgusta. Agire, parlare, e poco amare. Lì dentro, gli occhi offuscati dal dolore di lei si sono illuminati nell'amore di lui. Due saggi, che si amano, ancora.

Un chilo che pesa

Ho perso un chilo in questo primo round di feste. Mi chiedo: dove ho sbagliato? Cioè, non dove ho sbagliato adesso ma nei mesi precedenti.

Vero, non mi sono abbuffata in questi giorni, ma nemmeno in quelli alle spalle. E non scomodatemi il moto, please, che con questa zampetta frenata sono stata ad andamento fermo, non lento.

Siccome sono una ragazza assennata e poco incline a giudizi generalisti, penso che la linea SIA UN'ENORME INGIUSTIZIA, ecco.

Questo è un chilo in meno che pesa, e l'unico modo per farmene una ragione è forse riprendermelo.


Jim Monti

Un mio amico mi accusa di avergli fatto balenare immagini poco tollerabili: tipo Monti in pantaloni di pelle, versione re lucertola.

Ma io ci penso sul serio, anche a questi fili della vita. Monti è del 43 come Jim Morrison, ve l'ho già fatto notare. E per tornare a casa nostra, come Lucio Dalla o Lucio Battisti (vi voglio far soffrire, stesso mese di nascita) e molti altri.

Resto oltre confine. Per poche settimane non entra nel gruppo Jimi Hendrix, immersa invece Janis Joplin. Mi fermo qui perché sento le proteste.

Ora, Jim si sarebbe presentato a salvare il Paese con rigore e lacrime? No, gridiamo sdegnati. Janis avrebbe bisticciato sugli esodati?

Due punti fondamentali. Uno, non è che a essere coscritti si sia tutti uguali. Due, ho citato rivoluzionari rock che non ci sono più e qui si inserisce il padre di tutti i quesiti: crescendo, ci si dà tutti una calmata?

Allora, sterzo. Nato nel '43 Mick Jagger, ancora vivo e scalciante.

E comunque se Monti torna, sale o fa quel che i suoi vocaboli ricercati esprimeranno, magari adotterà come inno ufficiale Love me two times dei Doors. In fondo quest'anno c'era un repubblicano (classe  70) che qualche anno fa per la campagna si affidò a We're not gonna take it. Finché i Twisted Sister (Dee Snider, classe 55) gli chiesero di smettere.

La scherma da tenere sempre accanto

La vita serve tante occasioni, magari travestite da rompiscatole e problemi. Se non mi avesse detto stop con più decisione nei mesi scorsi, non mi sarei gustata tanto le Olimpiadi.

Mi ricordo che la sera avvertivo una tale fatica... Fisica. Come se avessi affrontato tutte le gare io. Ma era splendido lasciarsi travolgere da sport ed emozioni.

Sono stata felice di godermi pienamente la scherma, di riscoprire e scoprire volti. Sono grata ai miei moschettieri, che mi hanno illuminato più di una giornata. E mi hanno aiutata a lottare per gli sport trattati da secondi in Italia, come ho esplorato nel mio libro. Per goderseli sempre, c'è una sola via. Trattarli da primi, tutti, e non solo ogni quattro anni. Se teniamo gli occhi aperti, la scherma e altri sport ci danno sempre lezioni e gioie come il solito calcio, e anche di più.



L'importanza di essere secondi - Storie di eroismo e non solo (diritti d'autore per suor Marcella ad Haiti e gli angeli dell'hospice sostenuti da Amici di Rossella)
http://www.nomosedizioni.it/book.php?ID=12NMS412&cat=1

Naguta da fà

Ul cupiòn. E' una poesia di Giuseppe Azzimonti, nel libro Girimbèla.

Ogni lirica, ogni pagina è da gustare. Mi piace oggi rileggere "Cupiòn". Il copione, di una vita. Quello che hai tu, e solo tu davanti. Ti inchioda, ti porta a specchiarti, a fuggire, e non puoi.

C'è un momento in cui puoi metterlo in discussione, altri in cui non c'è... naguta da fà. Niente da fare. Rimani con il copione davanti, lo accarezzi mentre vorresti stracciarlo. A volte, tutto si capovolge. E non ti resta che andare avanti a interpretarlo.


mercoledì 26 dicembre 2012

Una settimana da sogno e altri no grazie

Settimana da sogno in mari raggiungibili, uccellini che si salutano a nome di giocatori e miss, siti facili e veloci, luccichii in tv che non mi portano lontano.

no grazie, tutto ciò che state offrendo, non mi interessa. I miei sonni non si nutrono di slogan. Voglio una canzone, una vera, che scavi e si nasconda per crescere meglio. Voglio  un po' di calduccio, ancora. E una carezza.

Quando tutto questo arriva, non vi sto già più ascoltando. Sto sognando, ovvero vivo.

Peter l'indiano

Non ci sono risate più forti rispetto a quando Peter Sellers fa l'indiano in Hollywood Party. Umorismo puro e inimitabile, di quelli che raggiungono il loro scopo pieno perché ti fanno pensare.

Ti riportano all'essenzialità e scoprono il vuoto di tanti riti.

Peter l'indiano, mi accompagni verso il sonno con un sorriso. Tra schiume colorate e una risata goffa.

Notte

Una sola domanda

Codice rosso, mille riflessioni e insegnamenti.

Ma nello scambio cruciale di idee tra avvocati, su che cosa avrebbe fatto il padre, un legale migliore, un personaggio impeccabile, piove quella carta leggera.

una sola domanda: tu che cosa faresti?

una trasposizione di tempi e ruoli. L'unica domanda che vale, è quella che investe noi.

La vita è anche un tie break

Nella mia città, nel mio palazzetto mi lascio trascinare dalle emozioni, più forti di ogni stanchezza. Soffro, mi perdo, mi ritrovo, cullo con le forze recuperate la speranza di uscire sorridente. So che uscirò comunque sorridente, il bello del tifo è anche questo.

Ma stasera sento che vorrei a tutti i costi questa vittoria, perché ritorno a casa, perché sono le mie farfalle, perché sono una bambina che ancora è rimasta ancora al Natale.

Sono una bimba e vorrei scatenare un inferno di luci, anche la mascotte in campo se necessario.

Finché c'è il tie break. La vita è anche un tie break. E lì non mi assale la paura, ma solo una fredda certezza. Sì, improvvisamente freddezza.

La vita è anche un tie break. Quando sai che potresti perdere tutto, hai più chance di vincere.

PS GRANDE YAMAMAY, GRAZIE.

I colori

I colori che si rincorrono ancora, dai tuoi occhi alle sfumature del tuo volto. Dai pacchetti alle luci che accendiamo.

I colori che si lasciano inghiottire dall'inverno, ma in realtà prendono solo tempo. Una giornata che può esplodere in colore, da un momento all'altro.

I colori che affido al mio piccolo grande amico perché possa cantare così.

I colori che cerco sulle copertine, prima di tuffarmi nelle parole.

Tutto è colorato, se lo voglio.

Tutto il Paradiso

Leggo nelle domande che i devoti rivolgevano a padre Pio: chi sta più vicino al vostro altare, mentre celebrate messa?

Lui risponde: tutto il Paradiso. Una frase così semplice e completa, una declinazione dolcissima del Vangelo. Tutti, perché nessuno smania per stare più vicino, in alto, per vedere meglio o farsi vedere.

Tutto il Paradiso è lì, e quasi fai fatica a distinguere i volti, anche se alcuni ti sono così cari che li cerchi ogni giorno. E tutto il Paradiso forse ti aiuta.

Danzando negli stracci

Volevo scegliere una canzone tranquilla, invece mi rifugio nel ritmo di "Rag Doll". E' una canzone travolgente, quella dell'album della vera rinascita degli Aerosmith. Gridava alla Permanent vacation, ma non ti lasciava mai fermo.

Il video di questa bambola di stracci è folle e simpatico come loro, e anche se non posso danzarlo, lo sento vibrare dentro di me. La zampetta guizzante acconsente e batte il tempo sul pavimento, i colori mi riempiono più di una festa comandata (seppur amata).

Salto e rido nella mente, vorrei ballare tutto il giorno e tutta la notte. Finché non sento la voce severa: MA NON MI DOVEVI AIUTARE?

Adesso solo davvero negli stracci, ma non smetto di ballare.

Prova a dire muüa

Sfida linguistica e filosofica in corso. Provate a dire muüa che è un bello scioglilingua. Trattasi della mancia che il capofamiglia distribuiva la domenica, afferma ul pà Carloeu.

Avvenimento che scorreva dopo la messa e tocca ogni componente della famiglia, a seconda dell'età, par i sò vizi. Vizi sta per i piccoli piaceri e già qui meriterebbe un'analisi a parte.

Non tutti meritavano la muüa, però. Chi aveva sgarrato pigliava ul... macinatu. Che viene dalla tassa sul macinato, quella che colpiva i poveracci. Ecco che quando qualcuno chiedeva ciò che non gli spettava o era considerato illecito, la risposta era questa: vieni qui che ti do ul macinati.

Non gioco più

Finale di serata con obbligo di old tv. Ovvero quella più bella, a prescindere dal fatto se fosse così o lo vogliamo pensare.

Tra frammenti minimalisti, mi piace socchiudere gli occhi con Mina, e "Non gioco più" scorre. Mi è sempre piaciuta questa canzone, languida nella sua decisione. Lascia aperta una porta, dove però non osi entrare.

Non gioco più, davvero.

Notte.

Non sono Dracula

Se cerchi di studiare la lentezza, non ha un gran senso reclamare dagli altri la velocità. Diamine, un po' di coerenza, sibila Arguta Paffuta stirandosi.

Prova del nove un momento di accelerazione, che ha visto la giustamente sdegnata reazione di mamma. Eh un attimo, ha replicato,  non sono mica Dracula.

Ci siamo guardate un istante, poi lei scoppia a ridere e si corregge: Mandrake.

Ma la risata mi ha già riportato al ritmo più umano.

martedì 25 dicembre 2012

Non sono per i buoni propositi

Non sono per i buoni propositi, perché da bambina poi li dimentico, li travolgo come un giocattolo bucato e abbandonato, li perdo tra l'erba afflitta.

Non posso coltivare buone intenzioni, perché pasticcio con attrezzi e concimi sbagliati, mi distraggo nel momento fondamentale e combino guai.

Non sono per i buoni propositi. Preferisco stare accanto a te e cercare di imparare.

Tradito in tutti i modi

Mentre ti contemplo e se sento il freddo della grotta, rifletto dentro di me. Ti ho tradito in tanti modi, forse in tutti i modi.

Se chiudo gli occhi ora, li vedo uno dopo l'altro. Eppure non riesco a contarli tutti.

Riapro gli occhi e ti guardo nel presepe. Non capisco. Non capisco proprio perché saresti dovuto venire anche per me.

Raccontamelo ancora, ti prego. E scusa se a un certo punto ti apparirò distratta. È che ti tradisco in tanti modi.

Satisfaction

Ho meditato angelicamente sul biglietto. Verrò ricompensata, sussurra Arguta Paffuta.

Difatti, vedo il mio giudice che lo apre e alza le sopracciglia. Che cosa c'è scritto qui?

Silenzio testardo da parte di una che si è impegnata a domare la calligrafia, giuro.

Allora percepisco un sospiro, quindi scandisce le parole. Non ne sbaglia una. Sorriso e gratitudine, sono pronta ad allontanarmi felice.

E sento dietro le spalle: che scrittura da canaglia.

Ecco. I can't get no... Satisfaction...

Rose rosse da un gentiluomo

Sotto la pioggia leggera e insistente trovo un gentiluomo. Ha il cuore grande e indossa felpe di grazia. Bevo un Caffè come aperitivo e ascolto le sue storie.

È un dono di Natale, imprevisto e quindi ancora più dono. Alla fine, sbocciano rose rosse che lui porge con grazia.

Rose rosse, e un cuore che batte forte d'amicizia.

Il posticipo di Arguta

Oh, ci ho pensàto io a regolare i tempi di Natale. Primo, ho spostato tutti i regali a casa di mamma e papà, così tutti li aprono a mezzanotte, Malu sarà costretta ad aprirli a mezzogiorno. Gioverà anche alla sua dieta. Siccome ho un cuore persino io, ne ho sottratti solo due, nel segno della tigre, così questa mattina li ha aperti e non mi ha rotto i pacchetti.

Poi le sto rubando il cellulare, perché dobbiamo andare in due posti importanti, e se dobbiamo rispondere con l'ansia del subito, finiamo domani.

Infine, come colpo di grazia, ora le spengo Mr. iPad. Vi piace il posticipo organizzato da Arguta Paffuta?

Contate con me... Dieci, nove... Puff.

Late Christmas

Con la partecipazione speciale della zampa esitante, è Natale. Tardo Natale. Devo recuperare ciò che non ho fatto, chi non ho abbracciato e non ce la farò nemmeno oggi.

Non mi angoscio. Ero così stanca che ho bucato la messa speciale, quella con il Bambino, ma pensate, suonava Babbo Natale. Ne troverò un'altra.

Late Christmas è non perdere quel ritmo umano, proprio a Natale. È accettarsi con i propri limiti, felici del fatto che è nato Qualcuno che ti sostiene, con l'aiuto di tanti angeli.

Buon Natale, puntuale o no.

lunedì 24 dicembre 2012

E se non arriva?

È gioia rallentare, la costrizione che diventa tempo in più con chi ami. È bello l'ultimo brindisi in un locale che resiste agli assalti.

Spettrale quando i rumori ti percuotono, musiche selvagge e tacchi trascinati, petardi formato famiglia che esplodono, e devi alzare la voce per farti sentire.

In quei momenti ho paura. Che il Bambino non arrivi più. Che sfugga a tutto questo per trovare un deserto, e che questo deserto sia lontano da noi.

Tendo una mano e la ritiro. Piccolo, ritrova la strada da me.

Esiste esiste

Mi ha consegnato una letterina magica, ma io fissavo la barba bianca, emozionata. Ascoltavo storie, come da tempo non ne sentivo.

Un condottiero, un medico, un musicista e una contessina: per questi ultimi due, accorrevano nella chiesa per le prime messe di mezzanotte in città, apprendo. Un universo si popola, ancora.

Riaperti gli occhi, il sorriso di un saggio e i colori di una letterina.

Babbo Natale esiste, esiste.

Keep calm and be Beautiful

Dieci minuti di concentrazione soltanto. Beautiful. Visto come è diventata isterica Hope (figlia di Brooke)? Le è spuntato pure un brufolo. Gagliarda Stefi (figlia di Ridge e Taylor, le precisazioni tra parentesi servono a me, per non confondermi, il padre di Hope era il marito di sua sorella, tutto chiaro  ora).

Beautiful ha un pregio: è lento, lentissimo. Mi pare che sia trascorso un secolo. Riparto più cauta e serena.

Uno strappo alla regola

Ho calcolato che con lo strappo ci metto il doppio del tempo a fare le cose. E mi adeguo. Forse per questo contemplo perplesso la frenesia. Oggi leggerò anche il doppio di Sansot per entrare nel Buon uso della lentezza.

Non sei obbligata a impararlo. Ma se ogni tanto non ti dai una calmata, qualcun altro provvede per te.

Allora, uno strappo alla regola. Rallento.

Keep calm and forget Mandrake

Calmi tutti, è quasi Natale. Mandrake l'ho mandato via, resto solo io e mi stringo nei miei poco augusti panni. (angusti, dice Arguta).

Vi osservo correre e agitarvi, ma questo si chiama il colpo di grazia non solo al Natale, ma all'umana ragionevolezza.

Si fa quel che si può.

Il resto lasciamolo a Mandrake, che per la strizza di questa responsabilità è fuggito in Patagonia.

Un principe senza Robin Hood

Un personaggio del libro nasceva proprio oggi. Dono di Natale, sottoposto poi ad alti e bassi di affetti della vita. E di essi poi re.

Parlo di Giovanni Senza terra. Sovrano, non principe, che dei secondi è uno dei leader ufficiali.

Chi ha letto il libro sa cosa penso di lui e come anche gli storici oggi siano più prudenti.

Intanto oggi è un bimbo nato la Vigilia, e gli faccio gli auguri oltre le nubi. Senza Robin, che con lui non c'entra,
http://www.nomosedizioni.it/book.php?ID=12NMS412&cat=1

Attenti alla canzone sbagliata

Ovvero guai a cliccare qualsiasi cosa caratterizzata da hashtags illusori. Tipo Silent Night dei Bon Jovi.

L'avevo pure preso, l'album che la conteneva, sulla scia del primo rumoroso incontro. Toh anche una canzone natalizia. No, ma è l'unica che mi ricordi dell'Lp. Perché pensi. Era tristissima e - Perdonami Jon - penosa, melensa fino alla disperazione.

Natale, nisba. Torno a Bing Crosby

domenica 23 dicembre 2012

La penultima notte

Quella in cui non accade niente, tanto che spingi lo sguardo avanti, ansiosa all'idea che manchino ancora 24 ore.

La notte da bruciare, o da soffocare di sogni, per arrivare all'evento.

È la notte più preziosa, quella in cui sei libero, anche di andartene o di approdare all'ultima notte.

Notte d'attesa, notte più vera.

Quello che non si può

Dopo il primo turbolento pasto natalizio arriva tanta voglia di lei. Parlo della coca cola, e dopo il ben di Dio che scorreva sul tavolo mi vergogno.

Arrivo anche alla considerazione che oltre a non star proprio bene come conclusione, non andrebbe nemmeno presa causa un farmaco. Retaggi di giovinezza gassata da false verità, sussurra una vocina. Finché arriva la voce più sonora di Arguta: e bevila.

Fatto. Risultato raggiunto, non ne ho più voglia, ora. Vuoi mettere quello che non puoi?

Una chiesetta scura

Una chiesetta oscura, che all'improvviso diventa miniera di luce, volti di chi sa fare qualcosa in silenzio per gli altri.

In una strada scura, odore di kebab e benzina che fugge verso l'ingorgo. La pace è qui, un attimo.

Orso yogurt

Io sto a casa, non mi muovo più. Mi dava dell'orso, quella, voglio essere l'orso yogurt.

Liberarmi dalle frenesie - sembra quasi che Sansot e la Lentezza li stia leggendo io, non lei - e pensare, sorseggiando il tè alla cannella. Mettendo apparentemente in fila le emozioni, ma lasciando poi loro lo spazio e il tempo di vagare.

Ho corso una vita intera, avrò il diritto di rallentare. Forse il diritto no... Ma il dovere. Cavolo, parlo come lei, ma sono Arguta Paffuta. E, a modo mio, beata.

Beatevi un pochino anche voi, se volete.

Soldi tanti o pochi

Notizie che transitano sugli schermi. L'imprenditore rapito da banditi nella sua villa. La cassaintegrata uccisa dal fratello per soldi.

Soldi. Tanti o pochi. Valgono più della tua vita.

Il senso di Arguta per il Natale

Io non vengo. Arguta ha incrociato le braccia e assicura che non parteciperà ad alcun giro natalizio. Siete troppo melensi e per me non c'è posto, mi ha sibilato.

Dai Arguta che ho la zampa a metà servizio, anche se la pomata miracolosa della squadra avversaria dà i suoi frutti piano piano.

Nadia. Dai Arguta che incontriamo pure la contessa, ti sembra melensa lei, ti bacchetterà all'infinito.

Nulla. Dai che non sono riuscita ad andare a Milano per il rito che ti piace tanto, ma cerco di farlo prima del 2013.

Niente. Esco... E capto appena il suo mormorio: tu vai pure... Io resto qui e viaggio nei Natali, visito le persone che tu non puoi più visitare, quelle che coloravano il tuo Natale e ora vi vegliano.

Buona primavera (merry Christmas)

Tra gli auguri di Natale, si fa largo un messaggio di un padre saggio e ferito, che sta cercando di mediare antiche e attualissime sofferenze, perché il dolore di un genitore non ha mai tempo.

Lui e sua moglie, due volti cordiali e dignitosi, un cammino mai esibito verso un equilibrio tra le croci che hanno dovuto sopportare.

La frase che si è legata al mio cuore? La primavera non è lontana... Sì, lo eleggo ad augurio natalizio meraviglioso, navigando via dall'inverno che questo Natale lenisce.

Tu mi torbi

Anche solo venti minuti allo stadio, a ringhiare con le tigri, ti danno una carica diversa. Gli amici che vegliano quando affronti qualche gradino, il pier che è un superangelocustode con cappello da Babbo Natale, la Pamy che è il cantore ufficiale della grinta tigrotta, Luca che ti scorta e ti fa una sorpresa, Sergio che con un abbraccio ti accoglie, la ex piccola Vale che non riesci a incontrare ma ti scrive tenera... Com'è lunga questa lista.

Me and my boys... La canzone dei Twisted Sister ci sta tutta. Me ne vado con il cuore traboccante di gioia e al Pier che mi sfotte su torbati e dintorni, lancio il mio nuovo slogan.

TU MI TORBI. Come la mia Pro, come i miei amici in uno sfondo biancoblù.

sabato 22 dicembre 2012

Totti numero 1, Danny per 400

Sazia pur nella guerra fratricida tra le pareti domestiche, ringrazio i due capitani, Oggi e Futuro.

Totti il numero uno per sempre, mi fa pregustare un sogno giallorosso per la notte intera. Danny De Rossi per 400 ha il sapore dell'infinito. Gradevole ascolticchiare la partita da due tifosi romanistissimi e seguirla di tanto in tanto con gli sfiziosi tweet di Andrea Vianello.

Una goduria, punta anche dalla paura quando ti aspetti il solito delirio autolesionista. Invece no, poi ti viene evocàto luissserikke e il terrore raddoppia. Niente di persona, (ex) mister.

Vado a letto e conto le maglie di Danny. Giallorossa 1, giallorossa 2... Con manica in eccesso.

Notte

Fuori dalla nebbia

Da una fredda coperta a una dolcissima. Fuori dalla nebbia che è subdola e feroce nel suo silenzio, eppure ha anche lei il suo pregio. Contribuisce a imprimerci lentezza. Ci spiamo stupiti sull'autostrada e scopriamo di dover condividere un cammino.


Poi ci separiamo, al momento giusto. Via quella fredda coperta, torno da te.

Nebbia a chi

Ieri sera la solita nebbia nella solita via che pur manteneva un discreto strato di neve. Mi ha disabituata a sperare, toh.

Questa mattina ho lasciato a casa tristissima gli occhiali da sole e ho vagato nella foschia. Finché arrivo in centro e qualcosa mi colpisce. La facciata del santuario di Santa Maria, luminosissima. Il sole ci stava giocando, rispettosamente. E io sono stata felice di dovermi proteggere gli occhi con le mani.

Il sole improvvisamente, o nebbia a chi... Basta coltivare un minimo raggio di speranza.

Ma è lì (volevo essere cattiva)

Cerco disperatamente un cestino che avevo lasciato in un posto a colpo sicuro. Ma non è più lì. Dopo vario girovagare, cedo e chiedo: ma dov'è quel cestino?

La voce arriva con sfumature di seccatura: è lìììììì.

Riprendo le ricerche, ma niente. Non lo vedo sul tavolo, tra gli altri oggetti, non lo vedo sulla poltrona, non lo vedo da nessuna parte. Rilancio la richiesta.

Risposta: è lìììììììììì, ma non lo vedi? Finché arriva il mio tuono preferito e seccatissima mi dice: è lì, nascosto dietro la poltrona.

Lì. Nascosto. Non lo vedi.

Poco dopo, lei cerca lo scotch e non lo trova. Mi chiede dove sia. E io, che voglio assolutamente essere cattiva: è lì.

- Non lo trovo
- Strano. E' lì nascosto sotto i pacchetti.

Se cadi, se ridi

sta accadendo un po' troppo spesso, per non ripensare alla frase di papà. Due persone su tre che incontro mi guardano che cammino alla bell'e peggio e ridono.

Fermo restando che non è una tragedia, che cribbio c'è da ridere? Ieri l'ho visto fare anche da un dottore, che è pure un tipo simpatico o così pare, anche se non lo conosco bene.

E a lui l'ho detto, ecco: guardi, mio papà lo rimarcava sempre. Se cade un animale, tutti a piangere. Se succede un umano, tutti a ridere.

Se piangi. Se ridi. Anzi se cadi.

Il mondo bello strano

Aspetto un amico davanti a un bar. Una signora anziana si ferma e mi squadra: noi non ci conosciamo vero?
- No, signora, confermo un po' nervosa come tutte le volte in cui non porto gli occhiali e non sono sicura di ciò che dico (Arguta sta ridendo: perché con gli occhiali ci vedi meglio, ah ah?).
Lei annuisce, poi esclama: io però le faccio gli auguri, ok? Auguri auguri, le auguro il meglio.
Diligentemente e quasi commossa, incasso gli auguri da una sconosciuta.
Pochi istanti dopo, mi sfreccia davanti un signore in bicicletta e frena di botto. Mi maledico per gli occhiali lasciati a casa e strizzo gli occhi. Il signore però non mi conosce, perché la sua frase prende altra piega: mi offrirebbe un caffè al bar?

In un mondo normale dovrei ignorarlo. Ma è un mondo bello strano e io mi sento in dovere di spiegargli: sto aspettando una persona, mi scusi. Lui riparte e io mi sento colpa, in questo mondo bello strano.

Padrabà

La  mormori, questa parola, e vedi già la scena. Arriva, si sistema, finge di non sentire e vedere niente che richieda il suo impegno.

Padrabà, sentenzia ul pà Carloeu. Ovvero "persona che ama star comoda e vuol essere servita". Mi ricorda una scena che mi raccontò una volta un amico. Di un suo collega che in azienda si spostava solo con un foglio in mano e se qualcuno cercava di affidargli un compito, replicava: sono impegnato. E sventolava il foglio.

Solo che poi il mio amico scoprì come il foglio fosse candido.

Le persone rapide e il tempo libero

Sansot mi ha inferto un'altra coltellata. Chi è rapido ha più tempo libero? Al contrario, spesso sembra più sommerso da eventi, incombenze e rogne varie degli altri.

Il tempo che potrebbe risparmiare con la sua velocità, sembra inghiottito talvolta da un buco nerissimo. Rallentare può follemente aiutare a guadagnare tempo? Qualche timido tentativo mi mostra di sì. Ma ci proverò di più.

Grazie Sansot, forever

Elogio della lentezza, Saggiatore

The Crying game

Arguta si è tuffata per terra, picchiando i pugni: Boy George? Embè? primo, piaceva da matti alla mia sorellina, quindi zitta. Secondo, the Crying game è una delle canzone più pazzesche del mondo, a prescindere da chi la canta poi materialmente: mi piace in ogni versione e scandisce alla perfezione il film, che poi in italiano è "la moglie del soldato", ma non facciamoci caso.

Parte già con la sua bella dichiarazione di intenti: so tutto ciò che c'è da sapere sul gioco delle lacrime. Il  volto di bambola di Boy George e quello non meno intrigante della protagonista misteriosa sono un ultimo omaggio a ciò in cui credo fermamente: ciascuno ha il diritto a essere ciò che vuole, basta che non faccia del male agli altri. Che insomma le lacrime siano tutte sue.

La prof di piano amava Doris Day

Ne andava matta, la mia prof di piano, e io da rockettara antitutto ne sorridevo. Con rispetto, perché la mia maestra era il mio mito. Sarei stata ore ad ascoltarla, che parlasse o che suonasse.

Lei diceva: io adoro Doris Day. E io, indossando la felpa più nera e ribelle che avevo, mi rifiutavo: troppo ostentatamente felice, quella donna. La vita è altro che mangiare margherite.

Poi mi sono lasciata fregare da qualche film e soprattutto da Hitchcock. Que sera sera, ciò che sarà sarà. Ma cantando quel motivo, lei trova il filo che si beffa del fatalismo e le fa trovare il tesoro, ponendolo al sicuro.

La prof di piano amava Doris Day, e aveva sempre ragione.

venerdì 21 dicembre 2012

La notte è questo sogno strano

La notte è questo sogno strano, tu che ti affacci e sorridi, ma non ti lasci mai catturare. Tu che parli, ma senza mai lasciare le parole scritte su un foglio. Tu che ti muovi felice, ma non puoi essere raggiunto.

La notte è questo sogno strano. Un cagnolino capriccioso, note che si arrampicano sul Natale, volti così noti da essere sconosciuti e un mondo simile a una palla, che rotola e ride senza ragione.

La notte è questo sogno strano, miscuglio di bizzarri sogni. Io vorrei che fossi solo tu.

Quando la musica è finita

Ero appena venuta al mondo, e pure la musica era appena iniziata. I Doors erano in Europa e li sfioravo. Ma la musica più bella l'avevo io, le prime note la voce di mio padre, che corteggiava le mie orecchie.

Mi addomesticò così, senza che me ne accorgessi. I Doors tacquero, e non me ne accorsi. Recuperai quel suono e mi lasciai cullare.

Anni dopo, le canzoni mi inseguivano, ma la musica più bella taceva. E non c'era cd che me la restituisse.


Gli amici a questo servono

Arrancando, arrivo in un negozio e i titolari mi squadrano e accolgono così. Lui: anch'io ho avuto uno strappo simile, tre mesi per tornare come prima.

Abbasso la saracinesca della mente. Poi incrocio due amici. Lei, una persona solare: anch'io ho avuto uno strappo simile, me ne sono fregata, pomata e son tornata subito a posto. Lui, un fratello e una luce, scuote la testa: hai fatto la lastra? Sai che a mia figlia è successo, sembrava niente, invece...

Gli amici a questo servono. Ma ti voglio bene ugualmente, si intende.

Volevo essere buona

È Natale e io voglio stupire con effetti speciali. Negozio, vuoto, tutta mia la città. Devo fare quattro spesucce, entra una signora e io mi sento la reginetta del ballo quando dico a mia mamma: lasciamo sbrigare prima a lei, che magari deve prendere poco.

Mezz'ora dopo, non accopperei la signora, ma non mi sentirei nemmeno di augurarle buon Natale.

Volevo essere buona. Volevo.

Inversu

Lo sono, indubbiamente. Indiavolata perché non posso fare tutto ciò che devo, allora ho preso in senso letterale il termine del pà Carloeu e ho deciso che devo fare tutto ciò che posso.

Inversu è un'arma a doppio taglio. Ti puoi trovare inversissimo, e difatti tutto andrà ancora più a rovescio. Finché non ti rivolgerai una bella pernacchia allo specchio. E si raddrizza un po' di storia.

L'ora X

Inutile appigliarsi a stratosferiche illusioni. L'ora X, la definitiva prova che siamo ancora qua, eh già, sarà solo se e quando inizierà Beautiful.

Ma non basta. Potremo anche scamparla. Tuttavia, se un giorno accenderemo e Ridge e Stephanie se ne saranno andati, o Brooke si sarà data alla castità, allora potremo dire che i Maya avevano lanciato una lunga occhiata. Sul nostro piccolo schermo.

Addobbi a metà

Quest'anno lascio gli addobbi a metà per cause di forza maggiore e perché stanno bene così. Ma mi rincorre il pensiero di quando ripresi a farli, un anno dopo aver perso te.

Non me avevo la minima voglia, finché incontrai lei, che ugualmente si era sottratta a quel rito. Senza sua figlia non riusciva. Eppure la figlia aveva tanto amato il Natale, così le proposi: entrambe avremmo superato quel blocco, e avremmo addobbato le nostre case. Un altro Natale ancora, e lei non ci sarebbe stata più. Nemmeno lei, con il suo cuore spezzato e nello stesso tempo teso a dedicarsi agli altri.

Continuo a rivivere quel momento, l'impegno solenne di quel giorno prenatalizio. E penso che questi addobbi sotto voce siano per ascoltare una musica che mi sottragga alla malinconia.

Arguta e il micio scorbutico

Ho mostrato ad Arguta Paffuta la serie di vignette su Pinterest dedicate al Gatto Scorbutico. Lei non ha battuto ciglio, né drizzato il pelo, credo per non lasciarsi smascherare.

Il grumpy cat è ciò che vorremmo essere noi almeno dieci volte al giorno, in primis con i seccatori. La fine del mondo è vicina? Goooood. Sbarra gli occhi quando sente ovvietà, e peggio ancora moine.

Perché il grumpy cat ha capito benissimo che quando uno è sdolcinato, tre volte su quattro vuole fregarti. Vuoi mettere i croccantini alle morbide illusioni della vita?

Il gatto e il sughero

Devi tendere l'orecchio per captarlo, perché è lieve come un sospiro d'amore. Il gatto che gioca con il sughero, birbante notturno che lotta contro la noia, contro il sonno.

Un gesto secco, smorzato dalla pigrizia o forse dalla grazia. O forse ancora, sono la medesima cosa.

Buon so no, giocando nella notte.

Più calda dell'inferno - inno ufficiale

Non è giusto che sia questo l'inno aspettando l'ora dei Maya? Anche perché è una delle tipiche canzoni che illudono. Quei cattivoni dei Kiss la scrissero negli anni '70. Una ragazza irresistibile, al cui caso si interessa subito Mr. Stanley. Corte accanita, lei sembra titubante ma poi mostra la fede nuziale.

Ritirata di Mr. Stanley. Cattivoni proprio eh? Allora tutto è relativo, anche l'ultimo giorno. E se non vi piace la canzone che ho scelto, occhio che torno ai Tokio Hotel,

Hullo... The end is near...

giovedì 20 dicembre 2012

arrabbiati e ripartiti

Le persone più care oggi sono arrabbiate. Stufe. Protestano e agitano il pugno contro il cielo. Hanno ragione, per motivi diversi, a irritarsi e non le contraddico.

Ci vuole un momento in cui spaccare tutto. Basta che non sia arrabbiati e sconfitti. Io so che non sarà così, perché loro sono abituati alle lotte più dure. Questo forse è un modo per ricaricarsi, che lo sappiano riconoscere o no.

Le ascolto, le amo e guardo la loro furia scorrere come un ruscello. Credo che presto tornerà sotto le sue forme naturali, un fiume d'amore. Che vorrei tanto, tanto che essi rivolgessero soprattutto a se stessi.

Arrabbiati e ripartiti. Vi amo in ogni maniera.

Avvertenza pazienza

E' da quando facendo di finta di nuotare nel Mar Rosso (ho detto finta, Arguta Paffuta, abbassa quel sopracciglio, grazie) mi son sentita lodare dagli egiziani sul mio volto pacifico, che avrei dovuto agire.

Ma sì, quelli che hanno le facce tranquille come me dovrebbero esporre un cartellino, così per avvisare e spegnere illusioni.

non sono paziente. Avvertenza per l'uso. La pazienza è in cima alla mia lista. Delle cose che mi mancano, e quindi da acquistare.

Avvertenza pazienza: non c'è e se qualche volta vi sembro paziente, è perché sto pensando a dove andare a trovarla. Son distratta, non paziente.  Però se può servire...

Il batterista perso o ritrovato

Oggi compie la sua buona dose di anni Peter Criss, il gatto vero e indubitabile dei Kiss. Il mio non è un riferimento critico all'attuale batterista, Eric Singer, che apprezzo per vigore, precisione e ragionevole umiltà.

Peter, che esce con biografia dura e pura, non mi manda in brodo di giuggiole. Eppure gli ho voluto e gli voglio bene. Prima di tutto, perché è stato il mio primo. Poi sapete che se ne andò e arrivò la volpe Eric Carr, il mio caro secondo.

Ma Peter ha cantato capolavori come Beth e Hard Luck Woman; il suo solo album negli anni '70 è uno dei migliori dei Kiss, perché la sua voce graffiante probabilmente esplode senza limiti. Di quell'Lp mi piacciono diverse canzoni e chissà perché stasera mi viene in mente " That's the kind of sugar papa likes", forse perché più scoppiettante. Ma mi commuovo pensando a "I can't stop the rain", come tutte le volte in cui mi dispero perché non riesco a fermare la pioggia o il pianto di qualcuno.

Quando Peter se ne andò, fui colta da disperazione adolescente per due giorni. Poi uscì il suo album solista vero, e lo presi diligentemente, forse più per vederne il volto, l'ammetto. Però adottai senza remore "by myself". Mi piace la calma rigenerante con cui affronta il cambiamento, il ripartire, ancora, e basandosi sulle sue sole forze.

Bravo Peter. Anche se io sto dalla parte di Paul e Gene. Perché loro, il mio sogno, l'hanno fatto continuare, con tutti i difetti che possono avere.

Auguri, gatto! Lost or found with you. Perso o trovato con te.

Meraviglioso mondo a ritmo di

Mezz'ora con i miei compagni di passione biancoblù, strappati a una sera ghiacciata, una persona dolcissima che viene a prenderti per essere sicuri che non caschi come un baccalà, ciascuno che ha da dire qualcosa.

Qualcosa di unico. Non c'è stanchezza che tenga, non c'è freddo o rogna, pensiero triste e magone.

Ciascuno dei tuoi amici ha detto una cosa speciale, che tu lo capisca subito o no. La luna è ghiacciata e persino la nebbia è andata a dormire, quando esci.

Puoi scegliere il ritmo, puoi sposare la versione di Louis Armstrong o quella dei Ramones, ma con ragionevole certezza puoi sparare un sospiro: che mondo meraviglioso.

Non sarà un'avventura

Il mondo è proprio gentile e tutti si premurano di sapere come sto, ma anche come mi sono procurata questo rallentamento dei movimenti.

In questi casi mi rendo conto della vita poco avventurosa che conduco, e Arguta Paffuta si contorce dalle risate perché sei su dieci mi hanno chiesto gentilmente: ma ti sei fatta male sciando?

Per la precisione, non ho mai infilato (non so neanche se si dica "infilato") gli sci in vita mia, quindi capite perché lei rida a crepapelle. Qualche anima pia ha optato per il piano B: ti sei fatta male mentre correvo?

Ho dovuto deludere anche chi si è avvicinato di più al problema, le scale. Fuochino, ma neanche sono caduta.

Della serie, Arguta, ma che vita poco avventurosa facciamo? Lei annuisce e canta: non sarà un'avventura...

mercoledì 19 dicembre 2012

Pensa per te

Stasera mi addormento con un rimprovero dolcissimo. Un amico dagli occhi immersi nel blu della ricerca ha sgridato benevolmente me e la mia sorellina: dovete pensare di più a voi stesse.

Cerco di opporre uno o due ragionamenti, ma lui insiste. Poi lo guardo in quegli occhi che si spalancano sugli altri e gli rinfaccio: ma scusa, tu come ti comporti? Perché lui è quello che corre sempre, che tu lo chieda o no; quello che si commuove e torna bambino, se incontra un ragazzino. Quello che si lascia ferire, e finge poi che vada tutto bene.

Lui mi ripete: pensa per te. Io gli rispondo, con affetto: parla per te.

E' una cantilena che ci rincorre, sul sentiero di un sorriso.

Fai con quello che hai

Ok, oggi non sono un bello spettacolo. Spero di prendere qualche applauso più di ieri, dai miei muscoli, ma non è detto.

Il fatto è che tutto passa, tranne una cosa, ma quella non ti dà possibilità di rifletterci, quindi...

Il fatto, ancora più importante, è un altro. Fai con quello che hai, mi dice Arguta. Per lei è più facile, si intende, tanto tutto lo rifila sulle mie spalle. Ma ha ragione, come (quasi) sempre.

Ora farò qualcosa con ciò che  ho. Quello che non ho... può aspettare.

Cosa posso fare?

Vi auguro una buona giornata, partendo dalle note di Beth. Che cosa posso fare?Se lo chiede Peter Criss in "Beth" (si avvicina il tuo compleanno, esplode la tua biografia, ma io amo sempre il secondo Eric Carr, sorry Peter) e innesca una domanda importante nella nostra cavalcata quotidiana.

C'è un lavoro da chiudere, c'è un seccatore da sentire, c'è uno che sembra avere in mano l'emergenza del mondo, c'è che ho ancora ho bisogno di un minuto. Aspettami, che cosa posso farci?

Qualcosa posso fare. posso ricordare il tuo sguardo mentre rientro a casa. Posso pensare a quella cosa importante che non riesci a dirmi in un minuto, ma prima hai bisogno un abbraccio, la giusta atmosfera...

Posso sempre farci qualcosa.

Torno da te, la nostra casa torna una home.

e il libro tuonò

Ci  ho provato, ad accendere la tv, anche per risolvere l'arcano rai e far contenta mamma, tirando fuori una ricetta segreta.

Ma i canali  oscurati erano quelli più interessanti. I film mi piacevano come mettere i piedi in una pozzanghera. Le cosiddette trasmissioni di approfondimento mi facevano sprofondare.

E soprattutto il libro che mi aspettava, si è rotto le scatole. A un certo punto ha tuonato: o io o lei. E chi sono io per spezzare il cuore di un libro?

Insetti umani

  • Le parole finali, è vero, non sono incoraggianti.  E strisciando sulla faccia del pianeta, insetti chiamati razza umana. Persi nello spazio. Persi nello spazio... E nel significato
  • Ma il Rocky Horror è troppo ironico per essere disperato. Io la vedo così, dopo tanto ballare, cantare, sbagliare, vivere, morire. Chi si prende sul serio, è perduto. Frank forse finisce male per questo, e Riff Raff sembra vincere, ma non è felice. Brad e Janet hanno una chance di rinascere, e forse non se la sono meritata: è che a volte la vita le offre. 
  • Altrimenti si è come insetti, facilmente schiacciati e resi insignificanti da se stessi.
  • Sorridere, anche se fa male ai muscoli.
  • [Last spoken lines.] And crawling on the planet's face, some insects called the human race. Lost in time. And lost in space... and meaning.

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