martedì 30 aprile 2019

Stare nella gioia (il bello di un'intervista)

Intervisti un saggio che sa porsi domande, molto prima che tu ci provi.

Quando ti chiede di fronte a una tua battuta quanti anni tu abbia, si rende conto che sfiori l'età di sua figlia. E ti rivolge un saluto che non dimenticherai.

- stai nella gioia.

È per lei, per te, il mondo intero. Ti ha detto dove sarà tra poche ore, vicino al Papa e a una speranza.

Tu, dentro questa giornata, hai ficcato un sacco di impegni e progetti.

Ma ti addormenti con il sorriso sulle labbra, perché ripensi a quel saluto.

Stai nella gioia 


domenica 28 aprile 2019

Perdere lo stupore dei pinguini

I pinguini, li ho, li abbiamo conosciuti 117 anni fa. Non conosco un’introduzione a queste bestiole così capace di farmeli quasi accarezzare.

La curiosità li attirava verso la nave… ci fissavano con gli occhi spalancati dallo stupore.

Sono parole del capitano Robert Falcon Scott, all’arrivo in Antartide sulla Discovery. La nave che ancora oggi si può visitare a Dundee, fiera accanto al nuovo museo V&A che vi si è affiancato con grazia.

I pinguini erano così fiduciosi che fecero festa ai cani, con pessimi risultati su cui sorvolo. Ma c’è un’altra osservazione che non li riguarda e non mi fa meno male. Subito i marinai abbatterono le foche che riposavano lì attorno. Mi procura dolore soprattutto il motivo per cui ci riuscivano: erano fiduciose, perché non avevano alcun predatore, alcun nemico lì.

Fino a quel momento.

Queste scene e un’altra di cui vi parlerò, mi tornano in mente udendo la notizia di questi giorni: lo scioglimento precoce del ghiaccio, in Antartide, che ha portato alla morte per annegamento di migliaia di giovani pinguini imperatore. Un fatto di tre anni fa, riportato oggi con mestizia dalla British Antarctic Survey, con conseguente sparizione della colonia.

Penso a quelle bestiole che spariscono, inconsapevoli, forse con un’ombra di tragico stupore. Tutto aveva un proprio corso, le stagioni venivano accolte con fiducia. Fiducia come quella mostrata da quelle foche.

Ma c’è l’altro episodio che sento di dover citare, come sto facendo da oltre quindici anni nelle scuole. Da quando, cioè, vado a parlare del capitano Scott e della sua seconda missione mirata non solo ad esplorare l’Antartide, bensì ad arrivare al Polo Sud. Cosa che non avvenne, perché Amundsen piantò la bandiera per primo. Ai ragazzi, come poi feci nel mio libro, amo portare l’esempio, il coraggio, l’umanità di Scott. Che, per inciso, si sottraeva alla vista del sangue delle foche, perché non sopportava la crudeltà verso gli animali. http://www.nomosedizioni.it/limportanzadiesseresecondi

Ma c’è un coraggio nel coraggio: quello di Cherry-Garrard, Wilson e Bowers, che – mentre tutti aspettavano il momento propizio per partire con la spedizione verso il Polo – fecero un’insolita gita nell’inverno antartico. Andarono in cerca delle uova dei pinguini imperatore. Rischiarono ripetutamente di perire, al gelo e al buio, sfiorando dirupi e altri pericoli. Ma ce la fecero.

Solo Cherry-Garrard (che raccontò tutto ne “Il peggior viaggio del mondo”) poté tornare in patria, perché Bowers e Wilson morirono con il capitano e il resto della squadra (Evans e Oates) di ritorno dal Polo.

L’esploratore cercò di consegnare le uova in un museo britannico (e non fu impresa facile): avevano messo in pericolo le proprie vite non per una bravata, ma per aiutare la scienza a studiare questa specie. Per il bene del nostro pianeta.

Quanto suonano amari questi sacrifici oggi.

Lo stupore dei pinguini è scomparso con loro, in quella colonia. E noi stiamo qui a scannarci spesso in partigianerie (l’ultima di moda, pro e contro Greta).

Come se avessimo ancora fiducia, in qualche colpo di scena del pianeta dilaniato.

In noi, è difficile averla. Il ghiaccio si sta sciogliendo sotto i nostri piedi e chissà se basterà saper nuotare. Intanto abbiamo già perso qualcosa di irrecuperabile, in quelle bestiole e in tante altre, di cui abbiamo tradito la fiducia.



giovedì 25 aprile 2019

Il gesto "da nulla" di Carla

Mi infilo a fare una spesa drastica con quel senso di colpa che puntuale cerca di farsi strada. Non mi piace far lavorare gli altri nei giorni di festa, mi dico, anche se sto lavorando pure io.

Afferro quello che posso, perché in questo periodo ho un braccio fuori servizio e mi devo arrangiare. Solo che l'ultima volta che ero passata di qui, il mio braccio funzionava ancora. Allora, distratta, non taro sulla mia nuova condizione gli acquisti. 

Quando arrivo a una cassa vuota, il mio sollievo è momentaneo. Mi rendo conto che avrò vita difficile a infilare i prodotti nei sacchetti, per non parlare poi di quando dovrò trasportarli in auto, ma se li organizzassi bene potrei farcela. L'ansia sgomita, vedendo che stanno giungendo altri clienti.

Mi rivolgo alla cassiera: "Mi scusi, ci metto un po', ma è che sono infortunata e posso usare un braccio solo".

Lei, che lavora il giorno di festa, mi sorride e mi dice: "Non si preoccupi, l'aiuto io". Si rende conto presto anche che ho un sacchetto in meno: io di solito il pacchetto lo portavo a parte, ma in questo caso non ce la farei.

Anche se ho già pagato, estrae un terzo sacchetto: "Le sistemo io questo, non si preoccupi. Neanche della gente. Aspetterà".

Grata e ben disposta alla commozione di fronte al suo aiuto, guardo il cartellino per ringraziarla. E lì vacillo di più.

- Grazie, Carla. Lei ha il nome di mia mamma. E di un'amica cara.

Il suo sorriso si apre mentre dice: "Ma io non ho fatto nulla".

- Il suo nulla, per me, oggi è stato molto. 

Un gesto da nulla, quando devi sempre dare tutto

martedì 23 aprile 2019

Sinceramente la pioggia

Ci sono giorni che gridano, finché arriva lei. La pioggia, quella leggera e frusciante, mai aggressiva.

Un libro scritto per confortare in mezzo alle lacrime versate per inganno, proprio o altrui.

Sinceramente la pioggia, è l'unica musica che ascolto quando la stanchezza mi scava dentro e risale. Quando i pensieri si affollano e hanno bisogno di nuotare via.

Non infilo la testa sotto il cuscino, perché la voglio ascoltare ancora. Una goccia di conoscenza, un'altra, per sfuggire al vuoto arido che abbiamo creato.

Sinceramente la pioggia, possiamo essere noi.

domenica 21 aprile 2019

Pasqua, adagio adagio

Non inizia abbastanza sottovoce, perché mi grida dentro un dolore  non abbastanza lontano.

In chiesa sono vicino alle Tue ferite, non ancora alla Tua luce. 

Ma fuori scorre piano il piccolo mondo e riconosco il passo di un amico. Insieme, prendiamo i giornali, un caffè, manciate di ricordi.

Il sole non è abbastanza pallido per oscurare ciò che conta.

Pasqua, adagio adagio.

mercoledì 17 aprile 2019

La prima volta a scuola, da sola

Una bambina a noi cara oggi ha compiuto il primo tragitto a scuola, o meglio da scuola, da sola. Ce lo racconta il papà, nei suoi occhi lottano malinconia, trepidazione e orgoglio.

Mi si confondono i ricordi, perché da bambina la scuola mi fissava a cento metri. Per questo arrivavo spesso in ritardo, per la disperazione del bidello Severino: tanto, era già lì.

Quando andai alle medie, papà si ricavò il tempo per accompagnare me e le mie compagne. Il tragitto, talvolta una piccola battaglia tra le adolescenti e il genitore. Non mi ricordo, quando tornai da quella scuola da sola. Nella mia bramosia di indipendenza, rammento solo quando al liceo potevo viaggiare da sola, grazie alla mia auto grintosa di seconda mano.

Tuttavia, una scena stampata in mente c'è. Proprio alle medie, quando andammo al cinema insieme. Forse era "Ecceziunale veramente" o forse era una serata in pizzeria, sul finale dell'anno scolastico. Praticamente in extremis.

Io ero fierissima, di tornare a piedi da sola. Eppure il momento più bello è stato levare lo sguardo e vedere mio padre sul balcone che mi aspettava.

La prima volta, da sola. E un angelo, sempre a vegliare.

lunedì 15 aprile 2019

Le ceneri e il fumo

Questo fuoco sta incenerendo anche me. Pensavo che nulla potesse farmi più male del rogo di Notre Dame.

Chiudo gli occhi e sento frammenti di storia impastati con i miei sogni ragazzini. Capetingi e Plantageneti, ferocemente uniti e divisi. Intanto Parigi fiorisce.

Io non so rassegnarmi alle ceneri, anche se so che pure noi in cenere finiremo.

Ma ancor meno al fumo di chi si rallegra. Fumo che forse crea per coprire il proprio vuoto.

domenica 14 aprile 2019

Tutto il dovere del mondo

Ascolto un amico riversare tutto il dovere del mondo.

Eppure esso è nulla rispetto a tutto il dovere che abbiamo, verso di noi.

sabato 13 aprile 2019

La pioggia è fatta (come un seme)

Sotto le gocce indispettite corriamo, finché capiamo che erano carezze.

Perché la pioggia è fatta per rannicchiarsi. Trattenere il respiro, raccogliere tutte le energie, restare silenziosi per un altro istante, ancora.

Poi, come un seme sollevarsi e spingere via la terra per gioire.

Ma adesso, sto ancora qui. Un'ultima goccia come un ultimo bacio. E dei brividi non riesci a stancarti mai.

venerdì 12 aprile 2019

Quella strana pace lì

È scivolato via un altro tassello della vita.

In una cabina delle foto, un uomo accarezza il volto di una donna, ricoperto di lacrime.

Milano ha un gran bisogno di alzare il volume. Forse persino anch'io.

Eppure quando esco, non sono abbagliata da luci e rumori. Forse, fuori sta accadendo di tutto, ma io ho una strana pace dentro.

Quella strana pace lì, che dovrebbe risiedere altrove; invece riposa nelle mie agitare acque.

lunedì 8 aprile 2019

Quello che ti spiega anche la musica


La musica, quella folle e sincera. Oggi passo due volte alla Scala in momenti così diversi.

Il primo è per il racconto di sei anni di bilancio della Fondazione Cariplo. Bilancio suona male - per restare in tema - a una filosofa come me. Preferisco la loro espressione: insieme. Quando ascolto Guzzetti e le altre persone che hanno incarnato questa sfida buona, vedo le mie mani tristemente pulite di azioni.

Ma poi la musica mi consola, mi spiega: ancora posso cambiare questo ritmo e fare del bene. Lo
Sussurrano ke Voci bianche, poi il coro di San Vittore con gli artisti della Scala. Va, pensiero: racconta tutte le prigionie che dobbiamo scardinare prima di tutto dentro di noi.

La sera, il concerto del Salone del Mobile. Questa volta sento che potrei toccare gli strumenti.Rossini comincia a spiegarmi che devo correre dappertutto, ma ora sono lì, da lui. E forse il nonno Giannino sorride, da qualche parte.

Fermati e ascolta.

Io sono ottusa, ma quando anche la musica ti spiega, rischio persino  io dimimparrr: la Vita, prima di tutto.

domenica 7 aprile 2019

Il coraggio uno (se) lo dà - like a song


Lorenzo, lo conosco da una vita. Sua moglie - perché ho pensato che lo sarebbe stata già  al primo lampo di incontro su un pullman di tifosi tigrotti - potrei dire da poco meno: ma non c'è niente di meno in questa storia.

Lorenzo Pisani ha scritto "Like a song" e presenterà il suo libro, la loro storia domenica 14 aprile alle ore 18 nel Bar Loco  di Marnate. Mi piace  pensarlo come il debutto di un tour, perché qui la vita supera gli ostacoli anche grazie alla musica.

Tu sei felice, innamorato, capisci la tua strada, ma poi improvvisamente non è quella che ti aspettavi. Il sogno che stai per realizzare, viene spinto avanti da uno sbuffo di vento e devi combattere, ancora. Combattete, amici. Arriverà.

Il mio ha vissuto tre tempeste, l'ultima me l'ha portato via per sempre. http://neicassettidimalu.blogspot.com/2016/08/due-o-tre-cose-sul-fertility-day-e-chi.html?m=1

Non ne avevo mai parlato fino allo schiaffo di cui sopra, ma la prima volta in cui l'ho fatto davvero, senza temere più nulla, è nella prefazione di Like a song pochi mesi fa.

Perché il coraggio te lo devi dare, ma se Manzoni poneva un ragionevole dubbio su questa possibilità, ci sarà stato un motivo.

Allora, il coraggio te lo devi far anche dare. Dagli amici.

Questa coppia l'ha avuto, raccontando la dolcezza e le ferite dell'esistenza. Con un aiuto da parte della musica, guarda caso la grande alleata della mia vita: Lorenzo vi parla di U2, io ho avuto bisogno di metallo pesante per scardinare tutto.

Viaggiare tra quelle pagine e quelle note, mi ha fatto capire quante cavolate mi fossi messa in testa, in vent'anni tra dottori e ospedali. 

Mi ha mostrato che se sono stata zitta, è anche per quel dannato senso di colpa che avevo e altri mi hanno aiutato a far crescere.

Oggi sono libera, il che significa felice. La vita è una canzone e se qualcuno ci infila ritmi stonati, smettilo di ascoltarlo.

Il tour sta iniziando e io capisco perché ho iniziato da fan dei Kiss: bisogna truccarsi, senza indossare maschere. E se il trucco si stinge per una lacrima, forse saremo ancora più belli.

Mi truccherò, ancora.

Io lo so, me lo sussurra anche una farfalla, la piccola Chiara che vive ancora, oltre i nostri sguardi, perché sua mamma le ha raccomandato di farlo anche quando tutto fosse parso finito.

Il ricavato di questo libro andrà proprio alla Casa di Chiara. 

Il coraggio, uno se lo può dare forse. Ma gli amici ci riescono ancora di più. Anche quelli piccini, nati già così grandi.

Ho capito che dovevo dire addio al sensi di colpa, truccarmi senza mascherarmi e salire sul palco della vita. Anche con il trucco stinto.

Trent’anni volano in una pagina. La vita è design

Trent'anni fa, da studentessa universitaria di Filosofia fissata sul giornalismo, varcai la soglia di una redazione a Milano.

La chiamata era arrivata a noi delle Comunicazioni sociali, ma rispondemmo la mia amica Sara e io.

Lo ricordo bene, quell'anno, propedeutico al quotidiano. Mi fa pensare ancora alla fortuna del principiante, a quel cosmo che tifa per te, deciso a sospingerti verso i tuoi sogni, come assicura Coelho.

Dovevo raccontare bagni e cucine da sogno, ma rileggendo il mio primo attacco, ci scorgo tutta la testardaggine della futura cronista. Ho trascorso un anno proprio delizioso. Con persone che mi insegnavano ma mi ascoltavano. La cortesia e il rispetto erano di casa, da Alberto Greco Editore. E quando passava lui, l'editore, era ancora più gentile. A lui e a tutto il suo staff sono così grata.

Mi convinsi che il mondo fosse così. Entrai nel quotidiano e mi ricordo che al mio primo stipendio da collaboratrice fui disorientata. Ma andai avanti. Trovai capi che erano signori, altri un po' meno.

Ma soprattutto trovai me stessa. Da quindici anni sono passata dalla cronaca all'economia, studiando con la passione di una filosofa. E mi sono ritrovata lì, sul sentiero del design. Ho conosciuto personaggi strepitosi, maestri riconosciuti  in tutto il mondo e altri che il mondo non conoscerà mai.

Trent'anni volano in una pagina. E oggi, alla soglia di un nuovo Salone del mobile, penso che la vita sia design, nel senso più profondo del termine: qualcuno la Progetta e tu puoi realizzarla, se vuoi.


venerdì 5 aprile 2019

Sono una goccia

Sono così inebriata da Leonardo che oggi scorgendo “Vinci...” su un cartellone ho pensato a lui. Mentre  si trattava di un concorso.

La mia autoironia va perdonata, perché è la mia principale arma di difesa. Ho visto cose magnifiche, ma la prima che mi ha scavato dentro è Aqua, alla Conca dell’Incoronata.

Le Chiuse firmate da Leonardo, l’acqua che diventa delicatamente protagonista, e io... io mi sento una goccia. Minuscola, potente, capace di cantare. Il buio mi spaventa, mi esalta, mi fa sentire così.

Una goccia, che cerca le altre, anche se dichiara di volerne stare lontano.

Sarà un Salone del Mobile strepitoso, perché Milano è già così coraggiosa da non voler lasciare scivolare via neanche una goccia.

giovedì 4 aprile 2019

Le nutrie o quello che non fa paura

Finiamo a parlare di animali, con il tassista. Io confesso il cammino che sto compiendo, sotto le contestazioni. Lui ascolta, sincero.

Ma è da lui che mi arriva il racconto più commovente. Prima mi precisa che i topi gli fanno una grande paura.

Ma loro, le nutrie, no. Nei prati attorno a casa arrivano in massa, spesso famigliole intere. Nessuno disturba, sobbalza al passaggio degli umani, mentre sta brucando.

Come se a loro non fregasse niente, perché stanno vivendo grate la loro vita su questo prato.
 Così lui non riesce ad avere paura e forse nemmeno io.

mercoledì 3 aprile 2019

La canzone che ti cerca

Ti ostini a cercare una canzone, ma è lei che ti cerca. Come una ragazzina impertinente, che si ostina a voltarti e fissare proprio te.

Quante volte hai ascoltato quella canzone e solo oggi ti dice la cosa giusta. La cosa che non avevi mai voluto ascoltare e ora ti scorre dentro con naturalezza.

martedì 2 aprile 2019

Dentro un rossetto

In queste ore la vita mi viene dipinta in bianco e nero. Mi ribello, ma non riesco a uscire da queste righe smorte. Poi Emy Bossi mi convoca in farmacia via social: prendete un rossetto e vi darò i disegni, i colori di Silvia.

Emy non lo sa, ma poche cose mi turbano come essere taggata. Questa però non è solo cosa buona, è fantastica. 

Giornata mondiale di consapevolezza sull’autismo.

Io Silvia, la sua mamma, non le conosco ma le seguo, fino a pensare di poterle abbracciare. Il mio maestro ha tratto ispirazione e amicizia dai disegni di Silvia. E so che dolci deliziosi sono forgiati dal coraggio e dalla determinazione.

Quando non sto bene ed esco nel mondo, c'è una medicina che uso per vivere. È un rossetto.

Oggi avevo proprio bisogno di un rossetto, per non vivere in bianco e nero.

Grazie Silvia.