lunedì 30 aprile 2018

Notte e colora il cielo

Qualcosa di irreale da essere reale: il Merlino non c'è più. E noi riuniti con le nostre maglie, le nostre sciarpe, per una volta non perché le amiamo noi: le ama lui.

In un pomeriggio troppo caldo per essere vero, in un addio troppo doloroso per essere vero, io sento solo una piccola puntura di consolazione.

Che chi fa e ama, con rispetto, umiltà, senza chiedere, solo dando, vince tutto.

Anche quando la vita vola dentro quel cielo, lui resta qua a colorare il cielo. 

Notte e colora il cielo.

domenica 29 aprile 2018

Notte e creature tutte

Incontrando storie e sofferenze, riscatto e coraggio oltre ogni immaginazione tra ogni tipo di creatura, mi viene da imbastire una preghiera così.

Creature tutte, che siete sulla terra, ma lo sguardo corre su al creatore. Soprattutto quando colui al quale siete stati affidati secondo accreditate versioni, vi percuote con la sua cattiveria. E il primo che ferisce è se stesso, con l'inconsapevolezza di chi si crede al centro del mondo.

Creature tutte, che mi insegnate con i vostri sguardi, la vostra voglia di vivere, la vostra fiducia che miracolosamente risale.

Pregate per noi, così fieri da pensare di non aver bisogno di nessuno. Né di voi, né di chi ci ha creati, tutti.

Notte e creature tutte.

Sullo sfondo

Una meraviglia attira la tua attenzione. Tu ti concedi a lei, ai suoi colori, alla sua morbidezza. Ai suoi contrasti.

Ma sullo sfondo hai ciò che non cambia, ciò che ti accompagna, ciò che resta con te che tu te ne accorga o no.

In primo piano tanta bellezza sfavillante. Sullo sfondo la semplice eternità.

sabato 28 aprile 2018

Notte e non so solo ciò che devo

Torno che sta impallidendo il tramonto, ma si insinua un buio dentro. Gli Iron Maiden sembrano ricordarmi la paura del buio.

Eppure c'è altro. C'è che questa iniezione rock mi rammenta sempre qualcosa che mi proietta avanti.

Fare tutto ciò che devo, o provarci. Ma ribellarmi.


Notte e non so solo ciò che devo.

Devota alla vita

Io ti vedo così. Con la tensione  di accogliere ogni raggio di sole, ogni respiro, ogni desiderio.

Degli sguardi, ti importa poco credo. Ma ti osservo lo stesso perché non so dirti altrimenti la mia ammirazione. Non solo, non tanto per la tua bellezza, ma per questa tua dedizione alla vita.

venerdì 27 aprile 2018

Notte papà e perché ti piace

Tra le dannazioni che ti sono capitate, papà, c'è quella di una figlia innamorata del calcio. Non che non ti piacesse, ma non eri tifoso di una squadra.

Abbastanza disperato quando mi misi a tifare Roma, mi accompagnasti comunque nell'hotel dove si ritirava la squadra.

Del resto, il peggio era in agguato. Feci l'abbonamento per andare a vedere la Pro Patria. Il peggio, perché tu eri rimasto scottato da un derby movimentato con il Legnano. 

- almeno stai in tribuna.

Va bene, papà. Un anno, forse due, poi eccomi ai popolari. Ogni domenica, memore di quel derby, stavi male finché non tornavo nonostante tutte le mie rassicurazioni.

Ma un mese prima di andartene ecco che ti ricoverano all'ospedale. Un sabato notte impresso a fuoco nella mia mente. La domenica ero con te, nella stanza dove soffrivi.

E tu mi guardasti: non gioca la Pro?

- sì.

- contro il Novara?

- sì.

Per chi non è avvezzo al calcio dalle mie parti, è un derby di quelli tosti.

- e non ci vai?

A quel punto mi indigno: papà, ti hanno ricoverato e io dovrei andare dalla Pro? Perché?

I tuoi occhi potenti come le tue parole: perché ti piace.

In un lampo mi passano davanti tutte le lotte, le ribellioni, perché io dicevo di fare sempre il contrario. E tu ti arrabbiavi, ma forse ti compiacevi. Perché ero curiosa, fiera e ostinata, come te.

Notte e perché ti piace.

Ladri di sole

Sotto un cielo grigio vado da mio padre per il suo compleanno. Lui è nato in una notte di tempesta e so che quelle nubi non lo sfiorano nemmeno, nel luogo del suo riposo.

Ma sorrido pensando al fatto che sua cugina, che tanto amava i colori, da pochi giorni ha una bellissima pianta nuova, con i petali che sembrano tanti soli e un velo giallo di primavera, con il suo nome. Allora passo da lei, come se la sua foto mi potesse restituire quel sorriso.

Solo che la pianta non c'è più. Il vuoto davanti alla lapide è come un pugno nello stomaco. Non so quante piante mi abbiano rubato negli anni, al cimitero: persino un alberello di Natale sparì il giorno dopo.

Ma oggi è diverso. Oggi in cielo si festeggia mio papà e alla tavolata immagino anche lei. Che il sole ce l'ha lo stesso, e per sempre, lo so.

Noi, no. Una specie confinata sotto un cielo grigio che non conosce rispetto. Ladri di sole, di raggi di umanità.

giovedì 26 aprile 2018

E pensa un po': sbagliamo

Ogni giorno faccio fatica a trovare il varco nella giungla dei verdetti. 

E quella mamma, perché non è stata attenta; come si fa a perdere un criceto; come si può viaggiare così forte e così lentamente poi; come si può smarrire la via; come si può... Tutto insieme, vagliato con uguale violenza dai verdetti.

Pensa un po', sbagliamo. Mi sembra una osservazione così scontata, che quasi la mormoro soltanto. Poi ci penso su e capisco che devo gridare.

Sbagliamo! Impastati di terra, tremore e libertà, non misuriamo sempre passi e forze. 

E a volte non sbagliamo affatto, ma accade che le cose vadano male.

Inciampiamo perché osiamo camminare ancora. Sotto il fuoco dei giudizi, senza fingerci impenetrabili, noi sbagliamo ancora. E con addosso una strana felicità di essere così impegnati a imparare dai nostri errori, a ripeterli ad alta voce come formula, da non sentire i verdetti di chi è sempre immobile a parlare.

Notte e si torna sempre un po' per qualcuno

Un amico è appena partito. Tra poche ore sarà nel tuo Paese preferito, quello che confessavi anche alle infermiere in quel giorno strano, l'ultimo trascorso interamente insieme prima che tu te ne andassi, settantadue ore dopo.

Mi informo su quando arriverà laggiù. E lo so già, prima che mi risponda, che sarà iniziato il 27 aprile il suo soggiorno. Il giorno del tuo compleanno.

Il mio amico è fiero di questa coincidenza, io solo felice. Poche persone mi hanno fatto da padre come lui. Anzi, solo lui e un altro caro amico che abita in un luogo sempre fiorito ai miei occhi. Mi ricordo un pomeriggio in cui dovevo prendere una decisione così delicata: io e lui in un bar provvisorio, i suoi occhi che hanno poi dato voce alla mia persuasione, "Segui il tuo cuore".

Lui arriverà, poserà i piedi su quella terra e penserà a te, papà. Si torna sempre un po' per qualcuno, in una terra, in una sfida, in un sogno. Si torna sempre un po' per qualcuno, anche quando si crede di inseguire un proprio desiderio. E' che questa terra è piccola e si cozza contro troppo spiriti, ma a volte ne abbracci uno buono e resta con te.

Buon compleanno, papà, in una terra da te amatissima, accanto al mio amico, uno dei pochi che mi hanno fatto da padre, dopo che tu te ne sei andato.

Notte e si torna sempre un po' per qualcuno.

mercoledì 25 aprile 2018

Liberate la mia bici

Qualche anno fa ho fatto una scelta di vita, comprando una bici.

Era rossa fiammante come il coraggio che non osavo indossare. Da anni schiava dell'auto, non osavo pedalare. Ma ho saputo reagire.

Poi ho viaggiato per le vie più silenziose  del mio rione (direi paese, se fossi indigena abbastanza), ma a ogni gracchiare di motore mi fermavo.

Allora mi diressi verso la zona industriale, l'unica che aveva piste ciclabili. Ma giorno dopo giorno comparvero troppi cartelli "azienda vendesi": che passeggiata era, con il magone.

Rimisi nel garage la mia bici e mi destreggiai tra auto e zampe. Ma ogni tanto la guardo e le chiedo scusa.

Perché senza bici in giro troveranno alibi per non realizzare piste ciclabili.

E senza piste io troverò alibi per non scendere in strada con la mia bici rossa fiammante e respirare e aiutare la mia città a respirare.

Notte e l'orto del mio amico

Ci sono visite che vivi come un'occasione  di benedizione. A casa di un amico che ha attraversato il tempo anche coltivando l'orto, mi fermo a ricevere istruzioni preziose.

Si chiamano affetto, ricerca, preghiera. Anche mormorata in dialetto, così è più autentica. Quando esco nel terreno che brilla di semi illuminati dal sole, mi sento così saggia da vedere la mia insipienza.

Tutto questo muoversi, non ha senso. Senza coltivare.

Notte e l'orto del mio amico.

martedì 24 aprile 2018

Curiosi di vivere

Forse solo per curiosità si mette fuori la testa dall'inverno. Forse si osa troppo, anzi non abbastanza.

Curiosi di vivere, curiosi di respirare, di conoscere un altro colore ancora.

Curiosi di esserci, il tempo di una stagione e per sempre...

lunedì 23 aprile 2018

Notte e la luna un po' stanca

La luna questa sera un po' stanca, forse persino già sfibrata dalla primavera, su guarda in giro. Poi si posa sui grandi pini, scossi da questo caldo innaturale anche loro.

E noi a contemplarli, per nulla stanchi, perché abbiamo ancora fame di spettacoli così. Di una luna che si posa, stanca o un po' pigra, o persino desiderosa di un'attenzione differente. Stasera.

Notte e la luna un po' stanca.

domenica 22 aprile 2018

Dall'alto della bellezza

Quando ho finito di correre e giocare, mi trovo sotto una carezza speciale.


Un fiore così morbido da farmi scordare tutte le durezze.

Dall'alto della bellezza, tu scendi immergendoti nei nostri limiti. Come un angelo che non vuole stare distante, e neanche giudicare.

Dall'alto della bellezza, mi sento piccola e protetta.

Colori urbani

Quando si affaccia questa stagione, io mi godo l'esplosione di colore di una delle mie strade preferite. Una gioia che dura una manciata di giorni, ma hanno il sapore dell'eternità.

Oggi esco dal l'incrocio e i miei occhi si fermano, disorientati. Si intrufolano altri colori, segnaletica di varia natura che con la natura non c'entra. Ma poi sorrido e penso: questi sono colori urbani.

Una tavolozza che fruga nelle creazioni dell'uomo, anche solo per tentare di sopravvivere, e una volta all'anno cede al desiderio della natura.

Notte e dove il mondo si incontra (ti trovi)

Guardandomi indietro, incontro una settimana in viaggio.

Domenica all'alba in partenza per Vinitaly. Poi è cominciata la straordinaria esperienza del Salone del Mobile. 

Straordinaria... Conto gli anni in cui l'ho seguito. Ma non mi saziano le cifre. Cosa ho vissuto, cosa mi ha fatto riflettere, l'ho scritto per La Provincia di Como, su domani ancora.

Adesso c'è solo uno sguardo indietro della piccola Malu, che riflette, quasi sogna.

Ho incontrato il mondo, forse persino me. Immersa in una speranza, quella per cui noi siamo così. In viaggio per incontrarci, ancora.

Notte e dove si incontra il mondo (ti trovi)

Coraggio silenzioso

Prove di coraggio silenzioso, nel vociare della primavera. Il germoglio di azalea che va avanti ad esplorare.

Solo un piccolo strappo sul gruppo, senza strafare di colore. Costi quel che costi, sbirciare dentro la Vita.

sabato 21 aprile 2018

Notte e strade che fai per sbaglio

Un mese fa, ho percorso una strada così per sbaglio che neanche me ne ricordo la ragione. Rammento, questo sì, la sensazione di stupore, quasi torpore. Erano tanti anni che non passavo di lì e chissà se sarei riuscita a tornare a casa senza compiere giri tortuosi.

Stasera abbiamo dovuto percorrerla per un'emergenza. E certo il fatto di averla fresca nella mente mi ha aiutata.

Mentre il buio spiava dentro i nostri pensieri, ho pensato a quante cose si fanno per sbaglio. E quanti sbagli possono aiutarci. Quante cose accadono per caso e quanti casi non lo sono affatto.

Notte e strade che fai per sbaglio.

venerdì 20 aprile 2018

Mi sveglio da principessa

Sempre più spesso, mi sveglio da principessa.

Mi guardo attorno e mi dico: vediamo cosa farò.

I momenti obbligati, allontanati con giudizio, e una marea di possibilità che pigramente mi sfiorano.

Indolente quanto basta per non farmi ingabbiare, già sto creando un'eternità che neanche sapevo esistesse.

Sempre più spesso mi sveglio da principessa. E sogno, ancora.

Se (non) ci fosse sensibilità femminile

Poche espressioni mi irritano come questa: sensibilità femminile. Non è  (solo) perché ci sono donne che hanno sensibilità pari al ghiaccio dell'Antartide, e prima del mutamento climatico.

No, è che quando te la propinano, tu senti le sfumature che stanno dietro.

1 ti vogliono sminuire. Perché ritengono la sensibilità quattro piagnistei e pensano che tu - in qualità di donna - sia quella cosa lì, desiderosa di annegare il ragionamento nelle lacrime. E pensare che se valesse l'inglese, sensible è un'essenza deliziosa. Pragmatico, ragionevole, tutto il contrario di quello che ci serve la cultura italica.

2 ti vogliono fregare. Dai, c'è questa grana… nessuno lo vuole fare, non vorrai tirarti indietro. Ci sono le castagne da togliere dal fuoco. Sei tu la candidata ideale, di fronte al silenzio-dissenso generale: hai sensibilità femminile e non vuoi intervenire?

La risposta è proprio no.

Io non ho sensibilità femminile. Ho sensibilità e basta. Quanto e come, non lo so, non è neanche affare mio.

Ho masticato rock e calcio, forse anche per gridarvelo. Ma adesso lo dico e basta.

Se (non) ci fosse sensibilità femminile, si starebbe meglio. Anche perché chi vi si appella, non avrebbe alibi e magari combinerebbe qualcosa di buono.

Notte e la bellezza che arrossisce

Milano che sembra non arrossire mai. Indaffarata, ombrosa e capace poi di illuminarsi come una stella artificiale.

Ma poi entri a Palazzo Marino che ospita le premiazioni del Salone. Alzi la testa e vedi altra bellezza ancora. La stessa che forse altre volte hai guardato distrattamente, ora ti afferra con la sua nuova mise.

E fuori c'è un'aria che ti spinge lontano nel tempo, a momenti che neanche sai bene identificare eppure ti appartengono.

Sono di ieri. Ma forse già di domani.

Notte e la bellezza che arrossisce.

giovedì 19 aprile 2018

Notte e il tempo in custodia

Ti senti responsabile, perché il tempo non è tuo. E ti sembra giusto darlo via. Poi, ti viene in mente che il tempo è solo in tua custodia.

Da maneggiare con cautela, per rispetto a Chi te l'ha donato.

Il tempo in custodia, un tesoro che devi anche soppesare: non basta donarlo di continuo, bisogna donarlo quando è giusto.

Notte e il tempo in custodia.

Che fine ha fatto la speranza

Perdendomi nei paradisi del design, ritrovo casa. Sì, per caso - si direbbe - mi trovo davanti alla chiesa amata da mio nonno, San Bernardino alle Ossa.

In questi momenti rimpiango ciò che non ho mai fatto, nella mia beata incoscienza di eternità. Posare la testa sulle ginocchia del nonno e chiedere: ma perché ami proprio quella chiesa?

Ci entro e prego, ma poi devo passare all'ossario. Perché non esiste pace finché non sei lì, a capire dove tutto finisce. Cerchi di contarli, quei teschi, e non riesci, tanto da pensare ereticamente che quello sia l'infinito.

Invece, lo sguardo si spinge in alto, alla Luce. 

E ti chiedi: che fine ha fatto la speranza. Eccola, sopra la polvere che siamo.

mercoledì 18 aprile 2018

Notte scoperti dalla primavera

Devo percorrere un tratto ancora lungo, troppo lungo per le mie forze. Ma mi è sempre più facile dell'attesa. Rileggo quella che ora mi sembra una metafora e riprendo il viaggio.

E' solo sul finale, che scorgo un volto amico; anzi, in breve sono due. Mi riportano a una festa magica, due anni fa, e agli incontri di satira e amicizia, non meno saporiti.

Avrei proprio fretta, ma non posso che fermarmi ad ascoltare. Stanca, cerco di mettere a fuoco, finché capisco che qualcosa di speciale sta avvenendo tutt'intorno.

Mi ha scoperto la primavera. E io non posso ritrarmi, costi che qualche costi.

Notte  scoperti dalla primavera.

martedì 17 aprile 2018

Essere all'altezza (come un'azalea)

Sul lago Maggiore l'azalea ha già osato guardare avanti. Sulla mia collina, è mezza addormentata.

Questione di altezza, di brividi e di risate notturne: quelle di un inverno che non se ne vuole veramente andare. 

Io sul lago aspiro un profumo che non si concede e ammiro le foglie lucenti quasi più di quei colori tenui che si stanno facendo avanti. 

Penso a quante volte bisogna essere all'altezza. E a quante altre si possa dire: no, io fiorisco quando voglio io, quando è il mio tempo. 


Crescerà la cortesia

Strattonata da folle di vario genere (e talvolta i singoli non brillano), mi siedo per un breve tratto sul vagone.

C'è un ragazzino con una sorte di uniforme, che non so individuare. Forse una scuola, forse un altro ente: chi lo sa. E' che così vestito mi sembra più adulto e serio.

Presto dobbiamo scendere. Lui va verso le porte, mi avvio infine anch'io. Appena si apre la carrozza, lui mi guarda poi fa un passo indietro: prego, signora.

Io rimango spaesata e mi sento mormorare: grazie, caro.

Mi sembrava così adulto e in effetti lo è; poi ci penso meglio.

Mi sembrava così adulto e invece non si comporta come la maggior parte degli adulti.

Crescerai, ragazzino e crescerà la cortesia.

Notte e senza troppe parole

A volte penso così intensamente che non trovo nulla da dire. Fuori, mi percuotono un sole troppo assillante, l'indifferenza che corre e le certezze servite nelle esistenze altrui.

Troppe parole attraversano l'aria e io mi ritraggo. Non per viltà o indecisione, ma perché non mi appartengono. Le lascio volare via, mentre raduno manciate d'azioni. E qualcuna andrà avanti più velocemente di me, in questo silenzio ritrovato.

Notte e senza troppe parole (io Vivo)

lunedì 16 aprile 2018

I buoni si sorprendono

Una scusa, un passaparola efficace e si arriva alla festa a sorpresa per Romeo. Che dopo tanti anni taglia un traguardo. Ma chissà di quanti altri impegni si caricherà.

Perché Romeo è generoso. Prima pensa a dare. La festa a sorpresa lo sorprende davvero, gli occorre un po' a riprendersi.

Sfilano le immagini di questi anni sul video, due di amici che sono volati via accentuano la commozione.

Mi piace vedere tanto affetto a lui e mi viene da pensare così: che i buoni si sorprendono, perché sono troppo impegnati a donare  per credere di dover prendere qualcosa. Anche solo un grazie.

Notte e la stella sopra la giungla urbana

Nonostante l'ora tarda non riesco a procurarmi uno straccio di parcheggio. E lì non si può, qui passa il camion dello spiazzamento.

Mi tocca non solo parcheggiare lontano, bensì attraversare aree cupe. Mezze invase dalle erbacce e da un silenzio pesto. 

Quando mi giro, vedo una ragazza camminare sulle passerelle che nessuno usa. La sfiora la gru del palazzo a fianco,  e sopra una stella.

Poesia urbana, con una luce tremante che sembra più potente di tutto.

Notte e la stella sopra la giungla urbana 

domenica 15 aprile 2018

La bellezza che riflette

Attraversando i corridoi, ondeggio tra la bellezza del lago Maggiore e dell'arte. Finché colgo uno scorcio che le abbraccia entrambe. Riflessi del paesaggio nello specchio, con l'aria pensosa di una statua.

Mi fa balenare l'immagine della bellezza che riflette e induce a fermarsi. A condividere con lei un'estasi o una malinconia, a emozionarsi e a ripartire con gratitudine.

Notte e come un cristallo

Ci sono notti di cristallo, quelle in cui archivi una giornata in cui sei stata curiosa e coerente. La fatica addosso che scivola senza abbandonarti, ma con un sorriso resta a dialogare con te.

Sistemi le foto di vini e storie - che sono poi la stessa cosa, forgiata insieme dalla terra - e resti ad ascoltare l'eco di profumi e sensazioni. Un calice si staglia contro il soffitto e il vino si scompone come un cristallo, senza andare in frantumi. Dentro, la luce che ci ha messo chi ha dato tutto di sé, lavorando con la natura.

E come un cristallo mi tengo ogni emozione incontrata a Vinitaly, mettendo un pizzico di luce in ogni cosa che faccio o almeno provandoci.

Notte e come un cristallo.

sabato 14 aprile 2018

Notte e quello che ho sempre voluto fare

Ci vuole una storia fantastica, a farti venire il dubbio. Che cosa ho sempre voluto fare? E che cosa invece ho ostinatamente fatto?

Quello che ho sempre voluto fare, ha sfumature e profumi, che non si lasciano catturare. Eppure ora mi sembra di sfiorarli.

Butto fuori quella nebbia che mi occultava non l'orizzonte, bensì ciò che avevo nel mio minuscolo bastimento.

Quello che ho sempre voluto fare, ora sta qui davanti a me. E io lo seguo, in punta di piedi all'inizio, poi di corsa. Lasciando indietro quello che gli altri hanno sempre voluto che io facessi.

notte e quello che ho sempre voluto fare.

venerdì 13 aprile 2018

I bambini che ti scrivono nell'anima

Invitata alla Settimana della lettura tra i bambini, porto con me il capitano Scott. Non posso presentare  le storie più recenti che ho scritto  - penso - troppo dure per i più piccoli.

Porterò "L'importanza di essere secondi" che mi fu tracciata nell'anima più di quindici anni fa e proprio passando dalle scuole decisi che dovevo metterla nero su bianco.

Questa mattina sono all'Ada Negri, l'istituto del rione dove mi sono trasferita da qualcosa come vent'anni. Eppure - mi dico - non vivo ancora lì, ci abito.

Sì, racconterò di Scott, dei suoi amici, del Polo Sud, di come arrivare primi sia fantastico, ma rimanere fedeli agli altri e battere la paura nel gelo antartico lo sia ancora di più. Poi vedo gli occhi chiari di una bambina, tingersi di lacrime quando il capitano sta scrivendo le sue righe d'addio.

E decido di cambiare registro. Di passare alle storie successive, di narrare le più divertenti. Di sobillare dolcemente le ragazzine raccontando delle donne più determinate di Braveheart in Scozia. Naturalmente, narrerò solo le storie a lieto fine.

Lei alza la mano: ma come termina la storia della giovane Isabella, che sfidò tutto e tutti per andare a reclamare un diritto che gli uomini ripudiavano, posare la corona sulla testa di re Bruce.

Non mi posso tirare indietro, così incalzata, e sono pronta a incassare nuove lacrime. Allora giro la frittata: adesso ragazzi, parlate voi, fatemi delle domande.

E di domande mi riempiono. Molte, terribilmente sagge, roba che io le ascolterei per ore, per crescere. C'è una ragazzina che ha tante storie in testa e deve assolutamente metterle per iscritto. C'è chi vuole conoscere il libro precedente, qualcuno indaga sul primo.

Il primo - spiego -, l'ha scritto mio padre e parla di mio nonno. Io l'ho solo concluso. Uso un'espressione che svela la bambina che sono: non so parlare di morte. Dico, che l'ho terminato quando mio padre se n'è andato.

A fine incontro, una bimba alza disperatamente la mano: ma poi il tuo papà è tornato?

No, piccola, non è tornato. E' proprio lassù.

E io piccola mi sento, davanti a voi. Specialmente alle ragazzine - scusate la discriminazione, maschietti - che se ne vanno malvolentieri, a un paio che improvvisamente mi abbracciano, a quelle che mi dicono: ma tornerai?

Io oggi più che mai so che posso scrivere tutto ciò che sento e voglio.

Ma i bambini, ti scrivono nell'anima.

Notte and long way to go

Un amico, artista dei colori dell'anima, mi rimprovera dolcemente: sì, però Marilena, Alice Cooper. Io come posso spiegargli che anche lui è un artista dei colori dell'anima?

Non posso. Non devo.

Allora metto su questa canzone e mi incammino, sapendo che la strada è ancora lunga, la strada si può interrompere in qualsiasi momento. Sembra una contraddizione, invece procedono insieme. Nel silenzio che parla, nelle lacrime, nelle ombre che si muovono  nel nostro sonno.

C'è sempre qualcuno che è toccato per l'intera esistenza e non sanno chiamarlo se non scemo.

Come se non sapesse di essere il più saggio… condannato a camminare ancora.

Per favore, amico mio, non sprecare energie con me, perché dobbiamo ancora camminare molto.



Notte and long way to go (Alice Cooper)

giovedì 12 aprile 2018

Presenze lievi

Nel peso delle assenze ci sono tante presenze lievi. Non graffiano l'acqua dell'anima, ma la accarezzano. Non ti incalzano, ti sospingono con lo sguardo.


A volte con un colore o uno sbuffo di vento ti ricordano che ci sono.

Presenze lievi, che sollevano le tue ali.

mercoledì 11 aprile 2018

Notte e quello che protegge la pioggia

Dentro questa pioggia fitta e coerente, si rifugiano riflessioni ed emozioni. Come in una grotta dove l'acqua casca a pochi centimetri, ma lascia i pensieri asciutti.

La pioggia, quando alza così la voce, mi sembra quasi voglia proteggere qualcuno. Infilare dentro tutto ciò che non si può ascoltare, con un atto di pudore, inondare di attenzioni il suolo e le creature posate su di esso, forse distrarle persino.

Quello che protegge la pioggia è un angolo di noi stessi, che non vuole emergere. Che rimane rintanato, anche solo ad ascoltare il suo suono, per non sentire il proprio balbettio.

Notte e quello che protegge la pioggia

Notte and we can't rewind

Chissà se han levato dalle nostre vite le cassette per quel motivo: per non illuderci che si possa riavvolgere il nastro.

Chissà se han levato dalle nostre vite le cassette per quel motivo: per salvarci dall'idea che si possa riavvolgere il nastro.

Ogni giorno, irripetibile. E ogni giorno, da non ripetere, mentre corre avanti il nastro della vita.

Notte and we can't rewind.

martedì 10 aprile 2018

Circondati dalla bellezza

Ti avvolgono momenti che sprigionano bellezza. Un luogo che toglie il fiato nel cuore di Milano, un vino che fa danzare le sue sfumature più vere.

Quando sei circondata dalla bellezza, quasi non sai più dove guardare. Ma vedi dentro di te.

Notte e le cose impossibili (Tipo la Roma...)

Stasera sono in un luogo magnifico per un ricordo speciale, ma lontano dalla Roma. 

Quando ricevo un whatsapp dai miei amici juventini, penso che siano dei burloni. Ma poi insistono e cerco di sbirciare un sito.

Certo che i trucchi si sono fatti sofisticati, altro che i tempi dei film di Abantuono quando taroccavano le schedine. La tecnologia... 

Pensa che qualcuno abbia hackerato tutti i quotidiani italiani.

Ci vuole un po' a capire che tutto è possibile. Soprattutto quando è impossibile. Io da piccola della Roma mi sono innamorata per i miei eroi che passavano qua vicino agli umani, perché ero un bastian contrario e anche per questa cosa qua.

Che ogni tanto, con una fiammata, incendio tutto ciò che è impossibile e riparto da capo o sono solo, incredibilmente felice.

Notte e le cose impossibili (tipo la Roma 3-0 contro il Barcellona)


Notte e le cose impossibili (Tipo la Roma...)

Stasera sono in un luogo magnifico per un ricordo speciale, ma lontano dalla Roma. 

Quando ricevo un whatsapp dai miei amici juventini, penso che siano dei burloni. Ma poi insistono e cerco di sbirciare un sito.

Certo che i trucchi si sono fatti sofisticati, altro che i tempi dei film di Abantuono quando taroccavano le schedine. La tecnologia... 

Pensa che qualcuno abbia hackerato tutti i quotidiani italiani.

Ci vuole un po' a capire che tutto è possibile. Soprattutto quando è impossibile. Io da piccola della Roma mi sono innamorata per i miei eroi che passavano qua vicino agli umani, perché ero un bastian contrario e anche per questa cosa qua.

Che ogni tanto, con una fiammata, incendio tutto ciò che è impossibile e riparto da capo o sono solo, incredibilmente felice.

Notte e le cose impossibili (tipo la Roma 3-0 contro il Barcellona)


Se Richie e Jon Bon Jovi suonassero insieme ancora (un mondo migliore)

Sai cosa mi importa della Hall of Fame: sì, traguardo simpatico, ma c'è una parola magica, molto più potente. Insieme.

Ho contato i ritardi, nel rendere merito alle band. Non riesco nemmeno a scompormi vedendo "entrare" i Dire Straits solo adesso o l'esclusione pazzesca di turno. I Bon Jovi dentro, ok senza scandalizzarmi del (troppo) tempo.

Io sono sedicenne, ancora. Sono a Losanna. Questo capellone biondo qua davanti, quando si muove, che voglio vedere i Kiss. Per non parlare del batterista che con il suo ardore mi sta allontanando dalla posizione strategica appena conquistata.

Cosa mi ricordo di quel concerto quando calcolavo i minuti prima che i Bon Jovi se ne andassero via: prometto che vi compro il vostro primo disco eh, fatto, ma ora sloggiate.

Forse qualcosa che scopro solo quando l'incantesimo finisce in frantumi, quando Richie Sambora se ne va.

Insieme. Che fine ha fatto quella parola magica? Da allora, ascolto diligente Jon, l'ammiro per il suo impegno sociale, un paio di sue canzoni sono un riferimento nella mia vita.

Ma io sono ancora sedicenne oggi e li rivoglio insieme. Così quando sento che questo è accaduto, che Richie e Jon hanno suonato per una volta uniti, io credo già in un mondo migliore.

Come quando i Kiss si presentarono anche con Ace e Peter (e il cielo sa che nonostante il dolore sono convinta che la separazione fosse stata necessaria). Come quando Vince Neil ritornò dai Motley Crue. Non come quando Axl Rose si è messo a cantare per gli AcDc.

Nessuna verità o certezza, solo un bisogno. Quello di credere in un mondo migliore, in cui nella musica è possibile ciò che non riusciamo a fare nella vita. Suonare insieme, per rendere felici gli altri, forse persino noi stessi.

lunedì 9 aprile 2018

Notte e le cose ostinatamente importanti

Non fili, ma aghi del passato, si intrecciano sotto la pioggia. E ti fanno venire in mente cose importanti, importantissime. Quelle per cui infuriarsi, dire basta, quelle da non dimenticare mai.

Ora le osservi, sotto queste gocce sincere, e le vedi ostinatamente conficcate nella tua vita. Ma sono già in procinto di scivolare via.

Improvvisamente così fragili e tremanti, da poterti congedare senza troppa fatica. Anzi, ti chiedi perché non sia accaduto prima.

Le cose così importanti, ostinatamente importanti, che ti hanno fatto tanto arrabbiare… la loro origine, non ricordi più.

notte e le cose ostinatamente importanti.

Strane creature

Mi attardo sulla collina, per cogliere una tarda primavera. Quando spuntavano le tue gemme, io mi sentivo già al sicuro.

Era primavera.

Di più. Io pensavo che tu fossi un ciliegio, dalla notte dei tempi nel giardino, e mi rammaricavo che tanta bellezza non producesse frutto.

Adesso, non so più chi sei. A essere precisa, neanche io. Mi accosto alle gemme che si trasformano in fiori e vedo strane creature abbracciate. 

Strane creature, quasi quanto noi. 

domenica 8 aprile 2018

Notte e non posso fare di più (ma)

Mentre sto per chiudere un altro cassetto, lo so. Anzi lo sento (che dalle mie parti è peggio, quindi meglio).

Non posso fare di più. 

Non voglio fare di più.

Ma voglio fare meglio.

Notte e non posso fare di più (ma).

sabato 7 aprile 2018

Chi sembra chiedere qualcosa

Si presenta con il suo musino, il becco proteso a chiederti qualcosa, lo sguardo stupito: sei seduta a un tavolino e non hai niente da offrirmi?

Tutto questo leggo in te, piccola creatura sul lago di Como, e ti chiedo scusa: no, non ho niente. Eppure non te ne vai, deluso; mi giri attorno ancora un po', mi osservi e mi riempi il cuore di tenerezza.

Mi sento così felice che capisco solo quando te ne vai: a volte, chi sembra chiederti qualcosa, ti dà molto.

Gemme controluce

Prove di vita controluce, gemme che si staccano dai rami ancora oscuri e si sgranchiscono sul cielo.

Timide solo in apparenza, già abbracciate al rito della rinascita. Comparse a un richiamo antico che non riusciremo a riconoscere mai.

Perché loro ne sanno più di noi. Per questo non parlano, ma si destano senza indugio.

Notte e ti curi sapendo chi sei

Le voci dell'identità scorrono in biblioteca e io mi muovo nella sala durante un cambio di relatori. Sono in una materia prima particolarmente favorevole, i libri.

Invece di divorare i titoli tuttavia, i miei occhi vengono rapiti da un'etichetta sugli scaffali: medicina e salute. 

Penso a come in questi anni sia stata brava a curarmi, ovvero a volerlo, a partire dalla domanda più scomoda. Chi sono.

Una donna in una città dalla parlata così unica, da voler comunicare con il mondo.

Medicina e salute è cercarsi. Ascoltare chi ha camminato più di te e seguirlo con garbo, ma ogni tanto andare avanti per capire.... Se tu abbia capito davvero.

Notte e ti curi sapendo chi sei.

venerdì 6 aprile 2018

Notte e quelli che sanno far sorridere

Gli occhi non mentono e sanno brillare di lacrime, che tu pianga o tu rida. Stasera, arrivata di fretta tra pensieri e magone, oso sorridere. Poi inizio a ridere, a non restare ferma, a inseguire con lo sguardo la bravura degli atleti sul palco.

Io lo so, che è una sera speciale. I dieci anni dei Reattori al Teatro Fratello Sole. Una storia di amicizia che sul palco riversa talenti e sacrifici .Perché anche se è una passione, il palco è esigente.

Io rido, rido forte. A volte mi interrompo, guardo dentro di me, di noi. Rivivo il dolore di non poter abbracciare una bambina speciale. Ma poi, è lei ad abbracciarci.

Lo sento nell'applauso, in una corrente di emozione che ci attraversa, nel richiamo degli amici sul palco, nell'atto silenzioso di una donna gentile che fino a pochi istanti prima mi aveva fatto tanto ridere con la sua bravura e ora ha un piccolo, immenso gesto di delicatezza.

Quelli che sanno far sorridere, spesso hanno pianto tanto. Ma ripartono ogni giorno, ogni sera. Imparano nuove storie e le offrono senza chiedere nulla, se non la gioia di un pubblico che apprezza, un gesto di attenzione a chi vorrebbe sorridere ancora.

Notte e quelli che sanno far sorridere.
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giovedì 5 aprile 2018

Se (non) si chiamasse dialetto

Si chiama dialetto. E se non si chiamasse dialetto? Forse non si chiama, dialetto. Lingua, cultura... Mi piace questo termine, voce.

Io leggo, ascolto, assaporo, scrivo un poco, ma parlo raramente il dialetto, nei luoghi dove mi sento più libera, come nello stadio e nella mente. Sabato 7 aprile in biblioteca (quella che se esiste, lo deve a Roggia, un professore piemontese e mondiale che a Busto ha dato tutto per riflettere) ci confronteremo, assaporeremo, ci rimbrotteremo su quella e quell'altra pronuncia…

Perché a Busto siamo così. Diversi da tutto il mondo attorno, giusto perché il mondo amiamo. E ci dividiamo pure tra noi, perché la pronuncia di Sacconago ad esempio sa differenziarsi. Ma dove sembriamo dividerci, ci ritroviamo.

Se non si chiamasse dialetto, chissà quanta importanza gli verrebbe attribuita anche da chi oggi ne sorride.

Io lo chiamo dialetto, voce, identità, energia. E più di tutto, voglia di ritrovarsi dentro qualcosa tracciato da altri, in cui possiamo sentirci liberi. 

Notte e quella volta che forse i reduci (raccontami ancora maestro)

Uno dei miei maestri sta porgendo con delicatezza perle sui social network. Roba che se ci fossero altri Facebook, mi iscriverei subito.

Corro indietro, per una manciata di attimi, al mio maestro Antonio. Che se ho imparato, nonostante me stessa, a imbastire qualcosa di cronaca, è grazie a lui.

Ma ammetto che mi piacevano di più gli aneddoti, quelli così reali da essere impossibili, degli anni settanta-ottanta.

- Quando stavo uscendo una sera e il centralinista mi disse: aspetti, ci sono i combattenti e reduci che vogliono parlare con la redazione.

Il giovane cronista, tutto il giorno impegnato a correre nell'era (Dio la benedica, un po') senza cellulari, e deve raccogliere l'avviso della riunione dei reduci? Forse per stanchezza, si rassegna a rispondere, con la penna svogliatamente impugnata per prendere nota.

- Siamo l'armata x dei combattenti… ecc.

Porca miseria, questa è la rivendicazione di un gruppo terroristico. Io lo vedo, Antonio, mentre si accende nervosamente la sigaretta e riparte.

Notte e quella volta che forse i reduci (raccontami ancora maestro)

mercoledì 4 aprile 2018

La siepe dove è sempre primavera

In un posto non troppo romantico, ho scoperto le prime tracce di primavera. Ho fatto persino una scoperta più strabiliante: che la primavera non se ne va mai.

Quante volte sono passata vicino a questa siepe, piazzata per caso davanti a un edificio postmoderno, e sentivo cantare un gruppo di uccellini rock e cocciuti. A qualsiasi ora, qualsiasi condizione meteo. Anche quando ero quasi sicura che fosse inverno.

Adesso la sfioro e sento il cinguettio, ma così è vincere facile.

Io sono certa che in quella siepe è sempre primavera. O forse è in un angolo del mio cuore.

Notte e la ribellione di un amico (è anche la mia)

Un amico, che ha i capelli bianchi e un cuore dannatamente ragazzino, mi confida tutta la sua rabbia. Perché vede l'ipocrisia e i meccanismi che frenano ciò che ha contribuito a costruire.

Io la sento la sua ribellione, me la riversa addosso e lo ascolto come una musica inaspettata. Mi piace che non si perda la voglia di ribellarsi. Mi piace che lo dica proprio a me.

Perché a questo punto io devo raccontargli: guarda che adesso mi sto ribellando. E subito invitarlo: ribelliamoci insieme.

Mentre tanti distruggono fingendo di mettere mattoni, io sento che ribellandoci stiamo già costruendo qualcosa.

Notte e la ribellione di un amico (è anche la mia).

Pregare anche così

Da piccola pregavo anche così. La parola Barbera mormorata dopo papà e pappa. La perpetua che mi porgeva in Piemonte i biscottini da intingere. E don Cauda che spiegava alla mamma come i "fioretti" quaresimali non dovessero per forza riguardare il vino, che fa bene. Meglio rinunciare a qualcosa che procuri il male.

Mi piacciono i vini che assomigliano a una preghiera,  ne portano i tratti, la gravità, il profumo grato. Poi versano poche parole, appena accennate.

(Ora) pro nobis. 

Pregare anche così, con un Ruché che ti ricorda un uomo con la tonaca arrotolata alle ginocchia, per proseguire il lavoro del Signore. Un uomo che si spense dopo la processione di un Venerdì Santo, nell'anno più buio della mia vita, quando papà lo seguì. E forse insieme bevono anche questo, mentre pregano con noi.

http://neicassettidimalu.blogspot.it/2015/08/viaggio-nellarte-del-ruche.html

martedì 3 aprile 2018

Notte e anche se non ti ho visto

Anche se oggi non ti ho visto, anche se la pioggia ha portato via il tuo profumo, anche se sono stata indaffarata o persino perduta.

Tu sei rimasto qua. A osservarmi trattenendo un filo di impazienza, che deve esserti rimasto appiccicato dalla terra, nel non vedermi bene.

Adesso che chiudo gli occhi, è così chiaro.

Notte e anche se ti ho visto, sei più reale di me.

lunedì 2 aprile 2018

La strada tracciata

La strada tracciata: la guardi e ti sembra una sicurezza, anche se porta indietro. La osservi meglio e potrebbe essere una gabbia.

Il treno cammina stancamente e tu sei immobile a guardare cosa lasci: questa è la trappola, più di tutto.

Meglio pensare a ciò da cui ti allontani, per raggiungere la prossima meta. Basta che quella meta sia tu, senza reti e sbarre a inchiodare i pensieri.

Notte e ogni giorno

Ogni giorno, regalato e sudato. Ti sfugge dalla dita, mentre pensi di essertelo guadagnato. Senti di coloro che già l'hanno perso e non hanno fatto meno di te.

Ogni giorno, una conquista, un dono sfacciato. Uno scivolone, perché quando cadi lo sguardo finisce lassù.

Ogni giorno tra le mani, o posato goffamente sulla pelle: basta  un filo di vento a portarlo via.

Ogni giorno mi appartiene, anche se non dipende da me. E ogni giorno ha senso, anche grazie a me.

Notte e ogni giorno.

domenica 1 aprile 2018

C'è una luce dentro

C'è una luce dentro una creatura che osa  ancora, che sprigiona i suoi petali e le sue energie.

Che non si chiede come o per quanto, ma che annusa l'aria con riconoscenza. Lei ha dentro il perché, racchiuso nella luce che ospita, ancora.

Notte e un in(d)izio

Un indizio di primavera, quando incontro i germogli sotto il cielo.

Un indizio. Un inizio.

Una lettera che separa come un velo, lieve e indistruttibile. Come vorrei essere.

Notte e un in(d)izio