venerdì 24 settembre 2010

L'estate tra il cielo e la panchina

Sulla mia panchina sotto il cielo si è disteso l’ultimo giorno d’estate. Tutte le creature si alleavano per strapparlo al sonno. Le capre si avventavano con famelica prudenza sulle foglie, per sottrarle all’aggressione artistica dell’autunno. Il falco accantonava il nobile lamento, calando piano piano per sbirciare la scena, mentre come seguendo una legge di bizzarri equilibri, nubi di moscerini salivano a lambire il cielo. Che rimaneva distante e confuso, rovesciato sull’immensa pancia azzurra, dove si scorgevano macchie di luce biancastre e candide tracce di pneumatici: vuoi vedere che invisibili veicoli l’avevano solcato.
I ricci cadevano di malavoglia, e non regalavano frutti, non ancora, ma pungevano i piedi appena ricoperti dai sandali, come per ricordare di riporli ormai. Gli altri restavano aggrappati ai rami lassù. Lassù. Sopra la panchina ecco il cielo spalancare le ali e sprigionare un abbraccio languido, come l’ultimo giorno d’estate.

martedì 21 settembre 2010

(quasi) piccoli animali anche con meno paura

Lui si chiama Ora, lei Dopo: una frazione di secondo divide il loro passaggio sulle piante. Lui è bruno, lei fulva e più piccola, ma non penso che ci sia storia: comanda lei. Sono i miei vicini e se parto, a loro non manco; né si stracciano le code, se io ci sono. Sono troppo occupati a mettere da parte per l’inverno nocciole, ghiande, prossimamente castagne. Di notte, grattano sul tetto senza alcun ritegno e se borbotto mi sembrano rispondere: «Eh, tu sotto la finestra hai in ordine motorini aggressivi, folla scatenata del bar, mamme con suv dal motore perennemente acceso e con il clacson perennemente in azione, e vieni qui a lamentarti di noi?». Touchée.
A dire il vero, avevano tenuto il broncio a causa di una disavventura vissuta per un ghiro: loro non perdonano gli umani che vogliono fare i campagnoli e poi sono cittadini fino al midollo, bleah. Poi sono ricomparsi e con una strafottenza deliziosa: un giorno hanno anche finto di non vedermi (ma lo sapevo che mi inquadravano con gli occhietti e non poteva fregargliene di meno) e sono scesi lungo il castano a chiacchierare. Si sono lasciati persino fotografare e hanno riso della sottoscritta: «Che cos’è, non hai mai visto uno scoiattolo? Chissà quando incontrerai un lione». Spero proprio di no, darling. Perché sono sicura che questa frase l'hai detta tu, Dopo.

martedì 7 settembre 2010

Mike e l'allegria sotto le nuvole

Il lago si è rannicchiato sotto le coperte, non per sfuggire al saluto, e nemmeno per vane tristezze: fosse per lui griderebbe Allegria, come cantano migliaia di uccellini per niente stizziti a causa della pioggia.
Tutto è vita, tutto è luce, se si vuole. E tu, caro Mike, che te ne andavi un anno fa in queste ore, secondo me ti sei fatto portare lì, vicino al lago Maggiore, non per guardarlo meglio, ma per invitare noi a farlo. La tua postazione ora è quella perfetta, siamo noi a volte a faticare nello spingere lo sguardo oltre le nuvole, nel farci strada tra la pioggia e nello scorgere l’allegria che è uno dei motori del mondo, una leggerezza nutriente, così lontana dalla superficialità.
Stasera faremo un brindisi speciale anche per te, per la televisione che è stata e che potrà ancora essere, se lo vorrà. Se lo vorremo. Brinderemo agli spettacoli che sanno prendere quota, formando e divertendo, e a quelli che sanno fermarsi, magari per non sottrarsi all’omaggio dovuto a un giovane pilota giapponese dal volto solare.
Brinderemo ai ricordi e alla voglia di andare avanti, di esplorare vette nuove e dedicarle anche a chi ci ha preceduti. C’è da scommettere che il lago arrossirà della sua pigrizia, e magari non oggi, forse nemmeno domani, ma presto, prestissimo arrossirà di un tramonto settembrino, con una fiammata d’estate. Ciao, Mike.