giovedì 29 dicembre 2022

Dal primo giorno insieme e per sempre. Io voglio giocare

 

Dal primo giorno insieme. L'ho scoperto tardi, che quando nacqui tu eri in Italia. Sei persino venuto nella mia città, quando io ero ufficialmente immersa nel basket, ma il Brasile mi chiamava con la forza del calcio e dell'amicizia.

Papà e i suoi giri del mondo che sostavano lì. Caio e quei legami di lavoro che diventavano qualcosa di profondo, un amico importante, continuo. 

- Manda Carla e Marilena qui da me.

Io non ci sono mai andata, come se non ne avessi bisogno. C'era già stato mio papà e se non aveva dominato in uno stadio, era stato campione sulla scalinata che conduce al Cristo di Rio de Janeiro. L'avevano un po' sfidato gli altri, per papà quello era apparentemente un ostacolo insormontabile diventò un'impresa che sempre ricordò: il bambino che non ha mai potuto correre, è arrivato in alto fino al Cristo mentre gli altri crollavano.

Roba che tu, O Rei, l'avresti incoronato. 

Poi Caio veniva in Italia, mi gridava "Campioni du Mundo", si rotolava nella neve mai vista come un bimbo, parlava di te e del suo Brasile. Mi regalò una penna a forma di indigeno, con cui mi presentai ostinata all'hotel Astoria - guarda un po', corsi e ricorsi LEGGI QUI - una manciata di anni dopo a chiedere gli autografi alla Roma, Falcao in testa. Naturalmente rimasi delusa che lui non esclamasse: «Ehi, ma questa è una penna del mio Paese». Del resto, lui era il re di Roma, tu del mondo: il re dei re, come ti ha definito Ardiles, uno dei miei giocatori preferiti. No che corre il pensiero all'82: ok, troppo tardi, è successo.

L'unica che colpevolmente pianse nell'82 e dovette penare prima di ricordarsi quale dovesse essere il suo naturale tifo ai Mondiali. Io.

Perché c'eri tu, perché c'era il calcio. Quando andai al liceo e mi obbligarono a scrivere una tesina sul cinema, non esitai un attimo: Fuga per la vittoria. I confini tra la realtà e la fantasia che si sciolgono e io a riguardare ogni attimo: più della rovesciata, oggi sento risuonare quelle tue parole.

- Io voglio giocare. Sto molto meglio, posso giocare.

Ci riuscirò anch'io, un giorno, a dire ancora così. 

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