Ardito e vulnerabile: dimmi se non ti vuoi o non ti puoi allontanare. Mi avvicino ancora, per capire se ti devo aiutare.
Tu mi sfidi dolcemente, poi voli via ma senza prendere distanze dolorose. Resti a guardare i miei passi incerti e io ti sento più che mai come lui. Vorrei essere capace, come mio padre, di intavolare fischiettanti conversazioni nel suo regno davanti a me, stupita principessa degli stracci.
Tu mi segui dolcemente. Ardito e vulnerabile, come lui, come me. Non hai bisogno del mio aiuto; io del tuo, penso di sì.
In questi giorni in cui troppi sembrano avvertire il bisogno di diventare rapidamente angeli e vedo lei sempre più triste e sola, io mi aggrappo alle tue piccole ali per un poco. Così posso volare via, ma non eccessivamente: solo per una manciata di metri, a guardarmi tutt'attorno e ancor più dentro di me.
Poi, torno da lei a raccontarle una storia in cui potrebbe credere, a mostrarle un film che ricorderà ma la farà sorridere, ad ascoltare silenzi e capricci. Arditi e vulnerabili, tutti noi.
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