martedì 25 febbraio 2020

L’omino dei giornali

È alto più di un metro e ottanta, ripiegato sul suo motorino, ma per me è l’omino dei giornali. Un minuscolo e inossidabile riferimento in questi giorni più che mai, nella sua consegna a domicilio. Ha sfidato la rivoluzione digitale, i cambiamenti di abitudini, forse persino le ere geologiche. Tutte le mattine passa dai suoi clienti alla stessa, scrupolosa ora, con l’acquazzone o l’afa. 

A volte lo vedo sfrecciare alle 6.30 in punti dove ripasserà alle 8, ma so che esiste una spiegazione. La bussola del suo percorso è inossidabile.

Se accade qualcosa (ogni tre anni o giù di lì, credo) per cui sfora di 5 minuti, il cliente dall’attesa passa all’apprensione e telefona nel negozio davanti al quale solitamente passa in quel lasso di tempo:  avete visto l’omino dei giornali?

Lui mi ricorda un po’ le campane del mio paese, che offrivano rintocchi anche notturni. Qualcuno protestò e le zittì. Io trascorsi giorni disperati a uscire in ritardo, perché nonostante orologi e sveglie in casa il mio io occulto era strutturato su quel suono ricorrente e abituale.

Come quello del passaggio dell’omino dei giornali, ripiegato sul motorino, con la sua libertà impastata di sacrifici, sorrisi, vento sul volto.

Nessun commento:

Posta un commento