Trafitta da un'illusione di anni Ottanta, mi sono trovata dritta qui. Naked city, era una delle canzoni che mi aveva richiamato ancora alle medie, trasportandomi dolcemente verso il rock.
Suonava bene, in qualche modo distante, mentre stasera si è posata sulla mia pelle con la pioggia indecisa. Tornando dal centro, sprazzi di luci e musica nei locali all'aperto: pochi tavolini occupati, un parlottare discreto che sfugge alle orecchie disattente, una bici ferma e sconsolata, le auto che si diradano manco fossero tutte cabriolet.
La città nuda, è questo camminare in una serata che non accetta di essere buia. È incontrare poche persone, ma esserne grata. È la strada che all'improvviso sembra più breve, perché hai visto l'imponente palazzo all'orizzonte, quello che comincia a rassicurarti che sei vicino a casa. Certo, sul balcone non ci sei tu a sbirciare preoccupato.
Ma neanche potresti farlo: perché la città è nuda, e tu invece ami fantastiche stoffe da cui ritaglio scampoli per le mie bambole. La rivesti con tenerezza, mentre ascolto la mia canzone, una delle tante che ti facevano scuotere il capo e ora ascolti con me. Questa sera, nessuno diventerà di pietra, forse siamo persino meno soli.
All the victims have turned to stone,
No one is happy, they're all alone
I'd sacrifice my social position tonight
In New York, millionaires, and lonely people with lonely stares
I'm not lookin' for love and I'm lost in this night
In the naked city (in the city) (Kiss)