Ha aspettato, meglio, le loro domande, che sono arrivate prima esili, poi sempre più ardite. A quel punto, il romanzo si è rivolto direttamente a me: «Guarda che stanno chiedendo proprio di te e vediamo se troverai le risposte».
Non so, se io le abbia rintracciate davvero, da qualche parte dentro di me. Mi sono emozionata quando mi hanno chiesto cosa provo, come leggo la vita e il cielo quando sono sdraiata su un prato. Ho sorriso quando hanno indagato sul motivo per cui ho deciso che la creatura misteriosa Willy era proprio quella... così strana, anonima, nascosta e speciale. Qualcuno che puoi confondere tra tutti e tra tutti distinguere.
Ho sorriso, perché ho dovuto rispiegarlo anche a me, tornare indietro di corsa prima che l'immagine mi sfuggisse.
Ma poi quando mi hanno rivolto uno di quei "perché" che tolgono il fiato. Perché hai deciso di scrivere, nella vita? Come hai deciso che era quello che volevi fare e avresti fatto?
Che risposta posso dare, io Marilena a tratti Violetta, a questi ragazzi, quando non lo so nemmeno io? Come quando ti innamori e tutto parte dal suono di una voce, da una parola piovuta per caso, da uno sguardo che ti sembra di conoscere da sempre eppure è tutto da scoprire. Quel groviglio di sensazioni che cercano di indossare la veste della ragione e forse ci riescono davvero.
Ritrovarmi con Willy tra i perché dei bambini, il bosco che si imbroncia di sera e così mi ridà luce. Senza risposte che restino al mio fianco, è la domanda che mi tiene compagnia, sempre.
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