Alice Bel Colle, tra Moscato e Barbera |
Appunti di Viaggio di Marilena Lualdi Tra natura, dubbi e musica (Nature, music and doubts) (Questo sito si serve dei cookie per fornire servizi. Utilizzando questo sito acconsenti all'uso dei cookie)
Alice Bel Colle, tra Moscato e Barbera |
Sei appena arrivato, chissà se tornato è l'espressione più giusta. Toglieremo un po' di polvere, la lasceremo scivolare via con le cattiverie e le indifferenze e ci troveremo a conversare, tra ricordi e scherzi.
Sotto quest'estate che brucia i pensieri, mentre prima fingeva di liberarli, mi trovo.
Non so mettere a fuoco nitidamente le sensazioni, finché inciampo in un'altra vita, in un'altra storia. Una giovane donna che assicura: o muori o rinasci.
E io, finché posso, ho voglia di rinascere.
Non sopporto più quelle legate al combattimento. La vita non è armi in pugno, forse un lento scorrere o un impetuoso incedere ma senza travolgere nessuno.
Ti ho incontrato dopo una giornata di amicizia e gratitudine, una festa di una persona generosa. Non sei un guerriero solitario, bensì un testimone.
Ci vuole molto più coraggio, a essere testimone. Soprattutto, il coraggio lo devi trovare tu dentro te stesso: non te lo deve gridare qualche inutile generale.
Testimone solitario, una pagina di vita su uno spettacolo meraviglioso ma non scontato: tu vegli e racconti con il tuo essere lì, una potenza dall'apparenza quasi casuale, quindi decisiva.
I testimoni solitari, che non chiedono nulla, provano a scrivere righe tremanti e a volte se ne pentono. Ma molto più spesso, chiudono il quaderno o il pc in fretta e ci sospirano sopra, cercando di allontanarsi con il pensiero.
Testimone solitario, che mi ricordi il compagno di una vita, ora custodito da altri: grazie per avermi ricordato, in una giornata di amicizia e gratitudine, che non sarò mai sola.
Non è la fine del mondo, ti sussurro, mentre vorrei accarezzare quella testa da cui sono uscite note ed emozioni quasi infinite. Bisogna fermarsi, a volte: l'ho imparato io qualche anno prima.
Io che vi ho conosciuto di rimbalzo, nelle band che vi adoravano. Io che ho imparato a sognare, a modo voi, con voi.
E poi vogliamo parlare del primo anno terribile della mia vita. No, aspetta: prima un lampo di gioia.
Quando scrivo il mio primo articolo non di cronaca o affine, su di voi. Il mio collega e amico Luca mi ricompensa così: con un biglietto per il vostro concerto a Milano. È una serata pazzesca e con me c'è la mia migliore amica, quella che non mi ha abbandonato mai, la mia Roccia indiscussa per oltre quarant'anni.
Ok, torniamo avanti. Io vado a un banale controllo medico e mi trovo al pronto soccorso. Solo tu, Steven, sembri capire ciò che accade: c'è un Buco, nella mia anima, specchio del mio corpo.
Da allora, non mi avete mai lasciato. E adesso vi fermate, com'è giusto che sia. Non si può restare uguali, non si può tornare indietro.
Bisogna fermarsi.
Ma la tua voce, veramente, non si può arrestare. Non dentro di me, non quell'energia che mi ha spinto a ribellarmi così a lungo, a dichiarare: sono in sella ancora, non illudetevi.
Tuttavia, non ho parole, non davvero: sarà per quello che la radio mi grida dentro ciò che non trovare dentro di me. Sono i vostri Gemelli Diversi, i Kiss, con Crazy Nights.
Sometimes days are so hard to survive, oh yeah
A million ways to bury you alive, hey
The sun goes down like a bad, bad dream
You're wound up tight, gotta let off steam
They say they can break you again and again
If life is a radio, turn up to ten
La tua voce, veramente, Steven, non può più risuonare, ma noi andiamo ad alzare il volume della radio della vita e la sentiamo più che mai.
Grazie e andiamo avanti a sognare.
Adesso, ti ho lasciato andare, bimba Marilena. Definitivamente, o così mi sembra, che di definitivo non c'è nulla nella vita.
Però, tra lacrime e sangue, ho provato a permetterti di volare via.
Non si può restare bambini, attaccati a ciò che sembra vincolarci in quella condizione. Che fortuna, ho usato il verbo giusto: vincolarci.
Io, invece, voglio cercare di essere libera e allora non posso tornare bambina. Voglio esserlo.
Voglio ascoltarti piccola Marilena (o Menamena o Malena o Mari come mi chiamavano i miei piccoli amici, Malu era troppo da grandi), perché ne sai più tu di me. Sognante, annoiata, generosa, egocentrica, dedita a uno o più sogni, pretenziosa. Accarezzare le onde, parlare con le volpi, scrivere storie per liberare il cuore, camminare scalza tra un filo d'erba e di apprensione, volere tantissimo un abbraccio e fuggirne, stringere un albero e lasciarlo libero, ascoltare i saggi ma non farmi dire da nessuno "so io quello che è giusto" (del resto, un saggio non lo farebbe mai) e molto altro.
Non si può restare bambini. Bisogna esserlo. Prendere sul proprio palmo se stessi minuscoli e ascoltare. Ci potrebbe essere un mondo che si spalanca: anche un solo sussulto sarebbe un terremoto buono.