Identità perdute, eppure salvate da un'ultima, irresistibile carezza della macchina fotografica. O meglio di uno sguardo, quello di Davide Comotti che a Crespi d'Adda ha saputo attraversare volti e ricordi, stemperati nel tempo.
"Immagini destinate a scomparire dal cimitero di Crespi d’Adda" è il sottotitolo della mostra di Davide che ha accolto all'Unesco Visitor Centre i partecipanti al festival "Produzioni ininterrotte". Sabato 30 novembre alle ore 17 presenta "Identità Perdute" a Nembro nell'ambito degli eventi fuori Crespi, un viaggio nel viaggio.
È stupefacente camminare tra quelle immagini che accompagnano la morte, la accentuano in ciò che sembra tentare di scivolarle via: la memoria. Ma in quelle foto "catturate" da Davide la dissolvenza è frenata da un particolare che resiste per un tempo indefinito, dal sussulto che provoca in noi e improvvisamente proprio grazie a quel dettaglio ci rendiamo conto di prendere consapevolezza di quella persona e di volerne sapere di più.
Occhi neri ci chiedono di guardare e ricordare. E non dimenticare.
Nel cimitero, mentre qualcuno affretta il passo, il loro è un invito a rallentare e a osservare il luogo, con rispetto.
Affascina ogni angolo di Crespi, il suo ordine metodologico che sa sfociare in bellezza, ma al cimitero tutto sembra scomporsi e ricomporsi in un disegno. Tutti diventano uguali, ma anche queste immagini contribuiscono a far pensare che forse non è così. Che ciò che si è stati, può sbiadire, eppure proprio per questo sollevare la nostra voce. Entra in scena quel "Dovere di memoria" di cui parla Giorgio Ravasio, presidente dell'associazione. Crespi d'Adda. È lui a commentare: «Il passato ci insegue. Non scompare mai».
Ci troviamo così a cercare di fermare con un dito una goccia (di acqua o di tempo) che scivola su un disegno: non incontra colori, ma bianco e nero pronti ugualmente a sfaldarsi. Tutto se ne va, se ne andrà, ma noi grazie a Davide abbiamo fissato con i nostri occhi un momento irripetibile sulla tela delle vite. Abbiamo salvato quelle identità perdute, e anche un po' la nostra.
Nessun commento:
Posta un commento