lunedì 25 aprile 2016

Il legame che non diventa social

Conosco virtualmente il mio amico da trent'anni. Abitava in un Paese vicino, pur provenendo da una terra lontana: era mio pen friend.

Voce selezionata dal mio liceo, per far pratica di francese. Per anni ci siamo scritti, poi persi in apparenza: lui si è trasferito più lontano. Facebook -  grazie a un suo gesto - ci ha fatti ritrovare.

Lui non sa uccidere nemmeno uno scorpione, io ci sto provando. Lui libera, io tento e piango spaventata.

Per giorni, per ogni istante, si è preso cura di una colomba. Io mi spazientisco un istante dopo aver pensato ciò che devo fare, ciò che mi attende.

Ma io, che cosa aspetto?

Il mio amico cerca la mia spalla, l'appoggio più insicuro del mondo. Io sorrido, di gioia, come ogni volta in cui un dono inaspettato si posa accanto a me.

Ci sono legami sfilacciati per permetterci di fingere qui. E legami che non diventano social. O forse il vero social c'era molto tempo fa e funzionava meglio.


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