Quando metto la “modalità sopravvivenza” on, ripercorro i momenti in cui l’ho sperimentata con alterna consapevolezza.
Ho già aperto il cassetto di quando mi trovai nel mezzo dell’alluvione della valle e uno sconosciuto premuroso mi soccorse. La prima parte con l’acqua alle ginocchia, l’auto ferma, l’impossibilità di comunicare con mamma nel paese a fianco mi è parsa la più terribile.
Ma oggi ripenso a quando lo sconosciuto, placata la pioggia e riavvata la macchina, volle scortarmi, caricando anche la sua famiglia spaventata.
Lo fece anche perché aveva la lucidità di prevedere che i ponti tra la valle e la città fossero ancora allagati. Infatti mi invitò a seguirlo e mi condusse attraverso un piccolo ponte che era rimasto asciutto. Forse l’ho ritrovato, dopo tanti anni, e lo ripercorro con un senso di gratitudine.
Esistono piccoli ponti, sconosciuti, apparentemente fragili, che mettono al sicuro. Non si fanno notare, ma anime generose li usano per mettere al riparo gli altri.
Piccoli ponti da scoprire nella notte e da serbare nel cuore.
Salvano forse perché non si fanno notare.
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