mercoledì 11 maggio 2011

Brookeful o della sfortuna buia

Che conforto, quando un amico – serio professionista – ha confessato senza neanche troppe remore di studiare con attenzione “Beautiful”. Studiare è il termine esatto, perché la soap opera offre una miriade di riflessioni sull’esistenza umana. Ormai la seguo raramente, ma fin dall’inizio mi risultava facile cogliere i corsi e ricorsi storici. Di recente, mi sono riaffacciata per un paio di puntate e ho condiviso – non senza una beffarda risata - un episodio clou con il mio amico. Detta in breve, Brooke tradisce il marito Ridge con il fidanzato della figlia (e due, ma questa è un’altra storia) con un solido alibi; quella sera era buio e il ragazzo incautamente si era infilato la giacca dello stesso Ridge. A peggiorare la situazione c’era il fatto che Brooke indossasse la catenina della dolce figliola.
Com’era possibile accorgersi di non essere con i rispettivi partner? Cosa, trent’anni di differenza? Banale, oggi si invecchia meno rapidamente e poi la chirurgia estetica fa il resto.
Perché studiare “gesta” come queste? Perché la natura umana è misera, anzi uno spasso, e chi bolla “Beautiful” come teatro dell’impossibile si sbaglia di grosso. Persino la storia dell’Unità d’Italia offre – a ben guardare – un certo spessore all’episodio in sé, la storia quella vera e gustosa vista da due narratori d’eccezione come Fruttero e Gramellini. Apprendiamo che un ministro – all’incirca un secolo fa – fu colto in atti roventi con la cameriera, dalla moglie. E che alibi offrì alla sua signora? Cara, era buio e l’ho scambiata per te.
Visto che la storia si ripete? E poi diciamolo fino in fondo. Brooke – con almeno una sorella al seguito – ci spiega ciò che un vecchio proverbio diffuso pure dalle nostre parti riporta: vaccate, se volete essere fortunate.
Chiaro, bisogna esaminare quale sia il nostro concetto personale di fortuna, è questo il punto. Tuttavia, di Brooke in genere non ne conosciamo? E ci affidiamo, sulla fortuna che prende il largo, alle riflessioni di Boezio: “Ti ha abbandonato colei da cui nessuno potrà mai essere certo di non venire abbandonato”. Anzi, nella Consolazione della filosofia risuona il monito: “quanto più una persona è fortunata, tanto più delicata è la sua sensibilità”. Vuoi vedere che è per questo che Brooke piange sempre? Va be’, ridiamo pure delle loro “sfortune”, ma al riparo non c’è nessuno. Un paio d’anni fa una ricerca britannica indicò che un bambino su dieci non era figlio di suo padre. Su Radio Deejay la sintetizzarono magnificamente (ovvero ridussero le distanze), avvisando: “Attenzione, un ascoltatore su dieci non è padre di suo figlio”.
Andiamo avanti. E il cielo non voglia che in “Beautiful” - o Brookeful? - prossimamente vada in scena un blackout.

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