giovedì 6 ottobre 2011

Giochi senza frontiere: come mi sentivo europea

Nel fiume del doveroso e sentito omaggio a Steve Jobs mi commuovo per un rivolo che viaggia per la propria strada. E' morto Guido Pancaldi, e quando accostano il suo compagno di avventura, Olivieri, il ricordo si illumina: Pancaldi e Olivieri, Giochi senza frontiere!

Ero una bambina e mi trovavo estasiata in quel viaggio alla scoperta di un mondo, ovvero l'Europa. E quei due volti simpatici, arbitri di precisione e allegria, mi annunciavano l'esito della gara di turno. Mi tenevano incollata al televisore, con il mio tifo piuttosto fedele.

Sì, perché allora ero filo olandese, per varie ragioni, e il calcio mi confermava. Ma scoprivo anche la Jugoslavia, per un certo periodo, e si respirava un'atmosfera davvero da Olimpiadi. Da competizione sì, però per conoscersi e crescere insieme.


Oggi... mi sento così poco europea in confronto ad allora. Questo contenitore mi suona troppo spesso vuoto, al limite con un tintinnio di euro.

Allora mando un bacio lassù a Pancaldi e Olivieri, impegnati in un nuovo arbitraggio, che si chiami Giochi senza nuvole o in altro modo non importa. Là davvero si è cittadini del mondo.

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