martedì 22 novembre 2011

Voices... da Lupo a Grasso e Morrison

Questa mattina ho visto un lampo, un film in cui compariva Alberto Lupo e francamente mi sono sentita spaesata. Perché Alberto Lupo è voce, o al massimo tv bianco e nero. Mai avrei pensato di vederlo a colori in un film d'azione.


Così ho fatto il bis con un programma televisivo del '71, avevo tre mesi dai... va be', tre qualcosa. Test psicoattitudinale: chiudere gli occhi e far risuonare dentro di sé la sua voce. Un incanto.


Quante altre voci, come adoro la radio anche per questo. Quando eravamo all'università, svolgevamo questo esercizio con la lezione di Aldo Grasso. Lui non lo sapeva, ma a volte ci infilavamo le cuffiette tra una lezione e l'altra per ascoltarlo alla radio. A prescindere dai contenuti - ci perdoni, prof - noi lasciavamo scorrere dentro la sua voce. Talora, tentavamo anche durante le lezioni da lui tenute, ovvero ci piazzavamo dietro a un corpulento compagno e ci azzardavamo a chiudere gli occhi. Il contenuto - questa volta, giuriamo prof - acquistava più potenza, se lasciavamo danzare la voce.


Ci sono voci fatte per essere ascoltate. Io adoro quelle profonde, che scavano nel cuore. Sia quella di un Jim Morrison, che scopre luoghi della coscienza inauditi, o di uno Scarpia trascinato dalla brama della fine. In diesen heiligen Hallen.... La sacralità si nasconde anche nella voce di un radiocronista, o di una persona che passa e ti trafigge con il suono del suo viaggio quotidiano.

Voices, più forti di ogni senso illusorio e della nostra ossessione di vedere.

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