lunedì 10 febbraio 2014

L'amara epifania del freddo

Ho spesso la tentazione di rimpiangere ed evocare il freddo, ma mi agguanta un'epifania amara e lontana. Qualche anno fa, quando già vi raccontai un incidente banale e diffuso: la caldaia bloccata dal ghiaccio, tecnici rari e di corsa dappertutto, io immersa in una fredda miseria perché non potevo abbandonare la casa con il rischio che tutto peggiorasse.

Ogni tanto, si trovava rifugio in macchina, sotto la neve. Oltre al dolore fisico inferto dal freddo - e avevo un tetto, coperte, una timida stufetta e cibo - mi rammento gli stati d'animi. Disorientamento, rabbia, amarezza fino ad arrivare a una pericolosa rassegnazione.

Mi sentivo misera e incavolata come il profeta Giona dopo la morte della piantina.

Finché il mio sguardo interiore è vagato nelle stazioni, tra i portici, sulle panchine, tra le ferite di chi accoglie rassegnato il freddo come una delle fatali solitudini a cui è esposto.

Così quest'anno ringrazio Chi ha avuto più pietà di loro, almeno dalle nostre parti.

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