Sono timida quanto basta nei voraci anni Ottanta: anche per questo motivo, colpisce la mia richiesta a papà, ovvero se mi dà un passaggio fino a un hotel dove c’è la Roma. Mio padre - questa ostinazione giallorossa di recente acquisizione - la prende per quello che è un tratto caratteristico di Marilena: un bastian contrario. Sarà una pia illusione.
La storia è già stata raccontata da me più volte, con un angelo custode che ringrazierò per sempre: perché è lui che fisserà oltre quei magici e voraci anni Ottanta quest’affetto per la Squadra della capitale (un caro saluto sempre al mio amico laziale). Giorgio Rossi.
Ma la prima cosa bella, la prima immagine che mi rassicura come la Roma esista oltre il piccolo schermo, è Sebino Nela fuori dall’albergo. Naturalmente, omaggiando la mia timidezza mi paralizzo, lo guardo mentre parla con persone ai miei occhi tanto sconosciute quanto benedette dalla sorte, perché Sebino dedica loro tempo e attenzione. Quando lui rientra nella reception, io come una sorta di Olivia Newton-John alla quale pare evidente che Grease stia durando un po’ troppo, mi trasformo nel mio personaggio (realmente) preferito: Rizzo.
Mio padre non crede che io possa entrare e con una scusa cercare la squadra, ma io lo faccio. Dalla prima cosa bella alla mia prima follia visibile.
Da allora, la Roma scorrerà in me, con foto, autografi, poster, maglie autografate e – più di tutto – le tappe nella capitale da Giorgio che mi porta scoprire i luoghi più veri. E che all’occasione tira fuori dal cruscotto la mia lettera di adolescente: «Caro signor Rossi, sono Marilena Lualdi di Busto Arsizio e sono romanista… Grazie per quello che ha fatto per me».
Lo farà per quasi 40 anni, Giorgio. Per la Roma, ha fatto infinitamente di più. Anche per Nela, che lo cita nel libro, «personaggio gigantesco in tutti i sensi»: gli salverà la vita.
Ma adesso devo pensare perché quando il Roma Club di Como organizza l’incontro con Sebino per presentare il suo libro, con Giancarlo Dotto (edito da Piemme), “Il vento in faccia”, decido che ci devo essere a tutti i costi. Perché in ore piuttosto complesse, per usare un eufemismo, io non possa non andare a Tavernerio da lui e da Lilli, donna che sa prendere decisioni forti, anche a costo di lasciarle definire folli da chi ha paura di vivere.
Lilli ha fondato quel club, traboccante di energie.
Correndo correndo - Sebino – di notte da solo. Con quelle stelle crudeli e sincere che tu hai guardato in faccia.
L’ultima follia è anche di Nela, che accetta di, vuole raccontarsi, forse entrambe le cose.
È spaventoso, è bellissimo. E se tu ne hai il coraggio, vuoi che questa ragazzina impaurita oggi non corra da te?
Voglio ascoltarti, sono in cerca di conferme (guarda, a Falcao resto devota, ma so che non dovevo aspettarmi nulla da lui in quella maledetta finale. Ago, i suoi occhi seri nella notte… Iorio! Iorio dai che ti chiama ancora), ma anche di sorprese. Non devono essere tutte belle, perché sono trascorsi quasi quarant’anni.
È sera, questa volta io ti ascolto e ti parlo pure. Forse, sono ancora una ragazzina, ma tu sei un uomo, perché un calciatore è questo, che altro? Non una macchina spedita su un campo, bensì una persona che sta vivendo, soffrendo, si sta incavolando, sta amando, e quel giorno chissà quale sentimento prevarrà. A me le pagelle facevano già abbastanza schifo a scuola, e guarda che andavo pure bene: il peggio che mi è successo è pigliare un dieci in matematica, assolutamente immeritato, figurati.
La prima cosa bella e l’ultima follia, l’ultima in ordine di tempo, Sebino, perché chissà quante ne combinerò. Una, sta già friggendo in mente.
Intanto, sembra trascorso un giorno e adesso se mi giro, uscirà la squadra tutta da quella porta. Giorgio mi farà cenno di aspettare e io obbedirò, improvvisamente docile. Vedrò un mezzo sorriso sulle labbra di Liedholm: il mago di Bienate gli avrà trasmesso buoni auspici. Falcao non riconoscerà la mia penna brasiliana, ma gli vorrò bene lo stesso. Conti riderà facendo danzare anche i capelli.
E poi c’è Sebino, con il vento in faccia. Quel vento che ti piace, anche quando ti tremano le gambe. Stasera è così, tremano, ma di felicità. Perché la prima cosa bella questa sera mi sembra ancora più bella e l’ultima follia ne chiama già un’altra.
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