Il tempo resta in sospeso, poi due anni di colpo si sciolgono in un abbraccio. Quei confini che erano tornati a esistere prepotentemente, sembrano sfaldarsi.
La vita si mette a correre, ti insegue, ti racconta quello che è stato e ti dice che non se n'è andato da qualche altra parte: è ancora lì con te.
Allora socchiudi gli occhi e raduni gli amici, fai stare insieme con un gesto o un pensiero le persone importanti in questo intreccio di esistenze anche solo per caso. Coincidenze così perfette che in un film o in un romanzo sarebbero stucchevoli. Adesso, siamo qui con naturalezza, dopo gli anni più duri, in cui ognuno di noi ha perso qualcuno o ha rischiato.
Quando porti a casa il tuo amico più saggio, gli sussurri proprio questo: ma come potevi pensare da ragazzo, al tuo primo giorno di lavoro entrando in una grande azienda e famiglia, che settant'anni dopo saresti stato qui tra caffè e conversazioni armoniose con alcuni di loro e i loro discendenti?
Lui sorride, come tutte le volte che sì, vorrebbe darmi ragione, ma sta anche riflettendo su qualcosa di più decisivo.
Difatti, quando scende dell'auto e il buio già ci sta separando, si volta ed esclama: «Mi stavo dimenticando di dirti quanto ti voglio bene».
Che contano i pensieri, le coincidenze perfette, le assenze e i ricordi che provano a mitigarle, quando la vita ti insegue per porgerti un abbraccio?
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