Dal vecchio pc ondeggia un messaggio anche più obsoleto: «Quando vuoi». La prudenza si è venuta a insediare nella casa della mia anima, così non vado a esaminare il messaggio che innescò tale risposta.
Quest'ultima è rimasta sospesa, insieme a tutto il resto.
Quando vuoi, mi diceva un amico che non ho più a lungo incontrato, perché poco dopo i muri sono stati costruiti d un virus e dal disorientamento degli uomini.
Quando vuoi, balbetto sempre meno, cercando di afferrare anche le gocce della pioggia, come fossero respiri.
Prima, era tutto scontato, finché non si infrangeva per te, mentre tutto il mondo continuava imperterrito a correre. Adesso, si fa sempre più fatica ad assicurare così: «Quando vuoi».
Quando vuoi, visto dal passato: una dolce arroganza, che chissà se è davvero soffocata oppure ha assunto altre forme. C'è, che voglio camminare adesso con te, sotto la pioggia o nel vento urlante.
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