Eri una lingua di fuoco, minuscola e guizzante; poi ti sei presa tutta la scena. L'hai riempita, incurante del grigio attorno, salvo ritirarti quando tutto brillava di te, alba cara.
Forse, sei scivolata di fronte, come fa un pittore, sempre capace di stupirsi di se stesso. Io sono corsa a catturarti, con gli occhi che cedono al cuore il tremore di gioia. Ostinata a cercare di fissare gli attimi su grezzi materiali, io, che dovrei invece imparare da te a ritirarmi e osservare per quella manciata di istanti, A stupirmi della bellezza, a cui appartengo persino io.
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