Si capovolge tutto o resta sospeso. Dall'infelicità senza desideri alla consapevolezza senza pensieri.
In quella fessura sottile sgorgano momenti inafferrabili, né voglio tendere la mano per fermarli.
È la prima volta che sono andata a casa di una bambina e l'ho trovata, ma sua madre mi ha gelata: ha fatto altre amicizie. Da allora, quanto percepivo l'indifferenza o la negatività, mi sono spesso allontanata per prima.
È il nonno che mi porta a fare il sonnellino, di fronte all'enorme quadro degli avi che poi ho scoperto piccolissimo: i loro occhi luce tenue nel buio.
È il corridoio lunghissimo o il prato selvaggio pieno di profumi e insidie.
È il mio sguardo incerto da adolescente, con una sua solennità.
È il primo concerto e quello che ancora non si sta palesando.
È il primo errore, la prima volta che mi accorsi di non vedere bene. Quella in cui mi resi conto che dentro le anime leggevo anche meno.
È il primo grido d'amore, su un terrazzo che voleva strappare il velo di afa.
La prima opera, regalata da fiere mure.
È tutto che mi fissa un attimo, quindi passa via. Come lei, minuscola creatura, che storicamente mi ispirava un diligente terrore. Io mi avvicino e si muove lentamente, come se non sapesse come considerarmi, un'ombra impalpabile o un pericolo. L'ho osservata mentre prendeva un respiro e si arrampicava con dignità.
È tutto che mi fissa un attimo, quindi passa via. Come me.
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