Partire e ripartire: due azioni che spesso si fondono nelle storie esplorate da Alessandro Scaglione con il suo libro "Italia, che impresa!" (GueriniNext). Si inizia a scolpire un sogno oppure lo si prende in mano da chi l'ha affidato, o ancora gli si mettono nuove ali dopo un ostacolo, una battuta d'arresto o un'ispirazione differente.
Un moto perpetuo si propaga da queste pagine, in modo contagioso. Come ben rammenta Alma Maria Grandin, raccontare storie di imprese di successo è sempre stato il chiodo fisso di Alessandro. Già nella prefazione, affiora una tra le parole chiave che guidano in questo viaggio, valore. È un termine potente, che questi tempi hanno talvolta soffocato o deviato, ma qui emerge nella sua natura più autentica.
Il viaggio è appassionante, anche perché sa sorprenderci, che ci parli di personaggi (ma sono persone) famosi o figure meno note, di aziende con centinaia, migliaia di dipendenti o poche decine. Ci stupisce ad esempio vedere Giorgio Armani a 84 anni mentre sistema gli abiti sui manichini delle vetrine, ma poi sì, ci arriva quel delizioso "promemoria": questa volta però gli abiti e il negozio sono i suoi. È un riferimento in tutto il mondo, Armani, ma ci sono gesti che gli appartengono da sempre e che lo rivelano ancora oggi per la perenne attenzione al particolare, la passione, il gusto.
Ecco che camminiamo accanto ai protagonisti "contro un destino avverso" o ci sentiamo trascinati dall'esempio degli "inarrestabili". Personalmente, trovo irresistibile una frase di Benedetta Bruzziches: «Molte volte ho perso tutto e ricominciato. Ma non ho mai perso la mia battaglia affinché il perché e il per chi avessero la meglio sul come».
Partire e ripartire...
Ma poi non può non emozionare Mario Pavesi, con la quinta elementare, che parla per lo più in dialetto, fa calcoli alla perfezione per la sua azienda e ha dei numeri magici e silenziosi: quelli vergati sull'agendina per portare avanti iniziative di responsabilità sociale. Altro tratto distintivo, quest'ultima, che si chiami così o che abbia preceduto questo nome.
Questi imprenditori non si prendono cura solo di mura e prodotti, ma di una famiglia dai confini vasti e irrinunciabili, che comprende i dipendenti, i clienti, i fornitori, il territorio, le realtà che hanno bisogno di un sostegno per poter coronare necessità e sogni degli altri.
Famiglia. È il filo rosso di questo e di altri racconti, e non può non emozionarmi la dedica di Alessandro.
«A mia madre Maria Vittoria, che con mio padre decise di adottarmi quando avevo nove mesi, insegnandomi il senso della famiglia come comunità di persone prima che vincolo di sangue».
Sì, è un libro che ispira, motiva, sprona, quello di Alessandro Scaglione, che si voglia guidare un'azienda o realizzare un proprio sogno (labile, la frontiera). Un'ispirazione per tanti, perché trasmette il valore di fare impresa come di fare la differenza.
Tutto sul libro QUI.
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